giovedì 25 gennaio 2018

Perché Claudio Grassi non dovrebbe accettare di candidarsi in Sardegna. Di Emanuele Pes.


Nella primavera del 2006, qualche settimana prima della presentazione delle liste per le politiche, il compagno Claudio Grassi chiese un incontro all'area dell'Ernesto del PRC della Sardegna. Lo chiese, a noi, proprio come coordinatore nazionale dell'area. L'articolazione del Partito sardo e la maggioranza ristretta di cui ancora potevamo disporre rispetto alla componente bertinottiana in Comitato regionale (organo che decideva della proposta alla Direzione nazionale) difficilmente ci avrebbe permesso di far approvare una nostra candidatura, espressione dell'area sarda dell'Ernesto.

Per superare l'impasse, e -a detta sua- per poter comunque contenere i bertinottiani in Sardegna, Grassi ci propose di accettare una candidatura non espressione del partito sardo, indicata direttamente dalla Direzione nazionale, ma della nostra stessa area politica. O anche un bertinottiano. Ma non sardo, così ci avrebbe dato meno problemi. Fece la proposta con molta cautela perché l'orientamento che emerse, già alle prime battute del confronto, fu di contrarietà netta, perché non poteva chiedere a noi, che sostenevano la necessità di un rapporto federale col partito nazionale, di accettare un'operazione che avrebbe negato alla radice una qualsiasi autonomia politica dell'organizzazione regionale.

Così come avevamo la preoccupazione che ne avremmo risentito anche sul piano elettorale. Anzi, ne eravamo sicuri. Così gli rispondemmo che noi avremmo continuato la nostra mobilitazione per esprimere il nostro candidato, e in questo senso avremmo votato negli organismi dirigenti, ma che alla fine sarebbe stato "meno peggio" avere una candidatura bertinottiana ma del partito sardo, anche non decisa in Sardegna, che una candidatura esterna di supposto "equilibrio".

Dico queste cose per sottolineare il fatto che Claudio Grassi conosce abbastanza bene le questioni sarde. E che queste sue esperienze l'avrebbero dovuto convincere a non dare la sua disponibilità nemmeno all'ipotesi di una sua candidatura in Sardegna. È consapevole del disorientamento che un esito del genere produrrebbe. Il consolidamento della sinistra in Sardegna, nell'articolazione di Liberi e Uguali, aveva bisogno di altre scelte, a mio avviso.

In primo luogo di dare continuità all'impegno referendario che, a sinistra, in Sardegna, non è stato facile, non è stato scontato e si è dovuto scontrare con sostegni istituzionali alla controriforma Renzi decisamente preponderanti nei mezzi e nelle capacità di condizionamento. Al buon frutto di quel lavoro si risponde stupidamente, si fa prevalere una logica centralista di selezione delle rappresentanze istituzionali. Si rinuncia alla costruzione e al radicamento; anzi sembra piuttosto non se ne abbia alcuna necessità in prospettiva. È sicuramente retorico chiedere al compagno Grassi di fare un passo indietro. Però lui stesso conoscerebbe gli argomenti migliori per valutare meglio le difficoltà della decisione che sembra essere stata fatta.


Di Emanuele Pes

1 commento:

  1. ????? ma come???? emanuele pes.......fatemi capire......mandate al macero rifo andando alla fine con svendolicchio, poi arriva renzi vis batte la porta in faccia e voi da bambini monelli create liberi(da renzi) & uguali (a dalema) e poi vi lamentate che viene il grande claudio grassi da roma???? Claudio Grassi stima infinita, che michele piras impari a lavorare ( ne e' capace??? )

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