lunedì 22 gennaio 2018

Rassegna stampa 22 Gennaio 2018

La Nuova

Protagonisti in Aula ma esclusi dalle liste
Il senatore Manconi e il deputato Scanu rischiano di non essere
ricandidati dal Pd. Nel M5s il caso Cotti.

È stata la stagione dei diritti, la legislatura delle unioni civili e del testamento biologico. Risultati che il Pd è riuscito a portare a casa nonostante nella maggioranza ci fosse una nutrita componente moderata alla sua destra. Eppure ora, al momento della compilazione delle liste, rischiano di rimanere fuori alcuni di quei parlamentari che più di tutti si sono resi protagonisti di queste battaglie. Come il senatore Luigi Manconi, da sempre in prima linea per i diritti civili e promotore dello sciopero della fame per lo Ius soli, e il deputato Gian Piero Scanu, presidente della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. Nei giorni scorsi ha suscitato clamore anche l'esclusione dalle parlamentarie M5s del senatore Roberto Cotti, attivista pacifista, che si è battuto contro la fabbrica delle bombe di Domusnovas.

Appello per Manconi. Nel 2013 Manconi fu eletto al Senato in Sardegna. Prima legislatura con il Pd, ma negli anni Novanta ne aveva collezionato altre due - una di soli due anni - con i Verdi. Sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi, ha sempre fatto dei diritti civili la sua principale battaglia politica. In questo ultimo scorcio di legislatura Manconi ha tentato fino all'ultimo di portare a casa lo Ius soli, si è inventato lo sciopero della fame a cui hanno aderito decine di personalità, ma senza successo. Favorevole al Campo progressista che voleva costruire Pisapia, Manconi non sarà ricandidato.

Nel totoliste il suo nome non è mai comparso. Né in Sardegna, dove non fa parte di nessuna delle tre aree che si dividono il partito, né altrove. In compenso decine di politici e intellettuali, da Benigni a Calenda, da Saviano alla Mannoia, hanno fatto un appello perché Manconi possa sedere a Palazzo Madama per altri 5 anni. Appello finora caduto nel vuoto.

Scanu fuori. Rischia di rimanere fuori dal Parlamento anche Scanu, due legislature piene, una incompleta e sottosegretario anche lui nel secondo governo Prodi. Ma a differenza di Manconi l'ex sindaco di Olbia rischia per dinamiche interne al Pd, che deve fare i conti con un numero risicato di posti sicuri. E soprattutto con una lotta tra renziani, soriani e area Cabras-Fadda per accaparrarseli. Una spartizione che lascerebbe fuori Scanu, protagonista di una storica battaglia che ha messo un freno ai giochi di guerra nell'isola con l'approvazione della legge sulla trasparenza nei poligoni.

La sorpresa Cotti. Ancora più sorprendente è stata l'esclusione del senatore Cotti dalle parlamentarie dei 5 stelle. Anche perché è stato uno dei più attivi parlamentari sardi dell'ultima legislatura: la sua battaglia contro la Rwm di Domusnovas è finita sulle pagine del New York Times. Lui aveva annunciato l'intenzione di ripresentarsi, ma all'apertura delle parlamentarie il suo nome è scomparso. Cotti non ha commentato, ma in questi ultimi giorni si trovava a Pescara per gli stati generali del M5s, dove però ha continuato a schivare le domande. Chissà che all'ultimo il senatore non trovi posto in un collegio uninominale. (al.pi.)


«Noi e la Lega? Giusto così Proteste insignificanti»
Il segretario del Psd'Az esalta l'accordo elettorale con il Carroccio
di Salvini: «Abbiamo gli stessi ideali e un programma condiviso per la crescita dell'isola»

di Luca Rojch
SASSARI
Accusato di parricidio. Di avere svenduto la storia antica del Partito
sardo d'Azione per una manciata di poltrone in parlamento. Christian
Solinas affronta la fronda di petto. «Sono una modesta fazione, più
rumorosa che consistente». Nessuna paura che la base non digerisca
l'accordo con la Lega di Salvini. Al contrario Solinas è certo che la
decisione di allearsi col Carroccio porterà nuova linfa ai sardisti, e
sia solo l'inizio di una naturale collaborazione tra due partiti che
hanno l'indipendenza nel dna. E pazienza se qualche padre nobile, come
Emilio Lussu, lo sguardo a destra del partito forse non lo
digerirebbe.

Segretario, soddisfatto dell'accordo con la Lega?«Dopo
decenni di marginalità e subalternità i grandi temi del sardismo e il
Partito Sardo d'Azione riconquistano centralità nel dibattito politico
e saranno rappresentati in Parlamento. Questo è un accordo di grande
rilevanza. Riafferma la libertà delle scelte del partito e rompe il
giogo delle scelte obbligate ed eterodirette. Ma anche una
giustificazione culturale. Si innesta nel solco della tradizione
federalista e mette al centro le cose da fare per la Sardegna».Salvini
ha detto che l'accordo andrà oltre il 4 marzo, lui vorrebbe farlo
diventare strutturale, lei è d'accordo?«L'accordo prevede l'impegno a
realizzare dopo il 4 marzo i punti del programma che sottoscriveremo
mercoledì a Cagliari. Il fatto che duri è una garanzia. Oggi, se
guardiamo al panorama politico complessivo in modo obiettivo, la Lega
è il più grande partito federalista.

È quello e che rivendica maggiori
poteri di autogoverno per i territori. Ha fatto suoi i valori e le
riflessioni propri del primo sardismo di Bellieni, Cova, Deffenu e
Vitale Cao».Sempre Salvini ha auspicato che sotto l'ombrello della
Lega e per mezzo del Psd'Az si coagulino le forze indipendentiste
sarde. Secondo lei è possibile?«L'idea sardista di indipendenza non
significa isolamento né autarchia. Vogliamo essere nel mondo con la
nostra identità e una soggettività riconosciuta con pari dignità nel
resto del consesso internazionale. È un percorso che ha bisogno di
diversi passaggi, a partire dalla costruzione di un'indipendenza
economica e culturale dell'isola.

Per questo è impensabile chiudersi
in se stessi e rinnegare a priori rapporti e confronti col resto dei
partiti del mondo, anche con quelli italiani più vicini alle nostre
istanze. Noi sardisti siamo sempre stati storicamente un'avanguardia e
anche su questo fronte non ci tireremo indietro».Perché avete scelto
la Lega e non il Pd o Forza Italia?«Per coerenza con i nostri valori.
Lo statuto sardista prevede l'affermazione della sovranità del popolo
sardo sul proprio territorio, il federalismo, il diritto alla libertà
e alla felicità, la lingua sarda come espressione della coscienza
nazionale. C'è stata una condivisione piena di questi valori e una
prospettiva importante per un progetto politico che li valorizzi e li
declini in azioni concrete per la Sardegna.

In altri tempi, sardisti
molto richiamati in questi giorni come Michele Columbu si candidarono
nelle liste del Partito comunista italiano per garantire
rappresentanza in Parlamento al Psd'Az e nessuno li accusò di essere
disposti a cedere la propria storia e i propri simboli a chi offre di
più».Salvini ha detto che non è certa la candidatura in Lombardia per
il Psd'Az, ha parlato di un seggio sicuro nella penisola, fa parte
degli accordi?«Mercoledì a Cagliari sottoscriveremo gli accordi
pubblicamente. Si scoprirà che l'intesa non è solo un fatto di seggi,
ma si parte al contrario dal programma e dalla prospettiva politica. E
non si parlerà di candidatura al singolare, ma di diversi militanti
schierati tra liste e collegi».

Una parte della base del Psd'Az, e a
dire il vero anche alcuni sindaci e il consigliere regionale Angelo
Carta, hanno criticato l'accordo con la Lega. Non ha paura che nel
partito ci sia l'ennesima scissione?«Una modesta fazione più rumorosa
che consistente, almeno nei risultati politici ed elettorali. Che
sbraita sui mass-media per esistere, ma non partecipa alle sedute
degli organi decisionali del Psd'Az per non certificare la propria
insignificanza. Una masnada dedita alla mistificazione della storia
del partito e dei suoi padri nobili, che di continuo scomoda dai loro
sepolcri per fini strumentali o per piaggeria con i maggiorenti di
altre forze politiche, vecchie e nuove.

Le scissioni sono cose serie,
necessitano di grandi tensioni ideali, in questo caso si tratterebbe
di una ben più modesta e salutare depurazione».Riuscirà a convincere i
sardi a votare lega?«Dai contatti che ricevo direi che sono già in
molti a essere convinti. Registro un grande interesse e vedo
l'entusiasmo su questo progetto politico. Con piacere ho avuto
sostegno e apprezzamento da tanti vecchi militanti sardisti, dai corpi
sociali a noi vicini, dal mondo dell'impresa e dell'associazionismo,
da professionisti e cittadini che pretendono una politica di
concretezza e pragmatismo per dare risposte alle tante domande che
oggi la società sarda ripropone». Salvini sembrava molto preparato
sulle cose sarde. È stato lei a spiegargli le emergenze
dell'isola?«Matteo è un leader preparato e attento, con una visione
politica chiara e comprensibile. Abbiamo discusso a lungo e in
profondità di Sardegna perché il nostro accordo si fonda sui programmi
per l'isola, ma non ha bisogno di spiegazioni».

È convinto che il
centrodestra sarà vicino alle sensibilità del Psd'az su alcuni temi
come la lingua sarda e la riduzione delle servitù militari?«Fino a
oggi abbiamo avuto la certezza che sui nostri temi il centrosinistra
ha affossato, sia in consiglio regionale che in parlamento, le leggi
sulla lingua e sulla zona franca. Sulle servitù militari, a eccezione
di Renato Soru, nessun governo di centrosinistra ha portato a casa
risultati nuovi e apprezzabili dopo Mario Melis. La sfida di oggi è
iscrivere questi punti nell'agenda politica del prossimo parlamento.
Sappiamo di poter contare sul sostegno dei gruppi parlamentari della
Lega, che sono certo avranno un consistente peso numerico».

Lei ha parlato di un accordo elettorale sui temi e non sulle poltrone. Quali
sono i punti più importanti? «Esattamente. Riforma dello Statuto sulla
tutela linguistica e culturale, regionalizzazione delle
sovrintendenze, trasferimento delle competenze e delle risorse per la
continuità territoriale marittima, modifica del titolo III con poteri
di accertamento e incasso di tutti i tributi generati in Sardegna e
abbattimento degli accantonamenti a fronte delle competenze
trasferite. Ma anche l'immediata attivazione dei punti franchi già
individuati, la contrattazione di un regime quinquennale di zona
economica speciale per la Sardegna sul modello della Zona speciale
Canaria. Il piano straordinario per il superamento del gap
infrastrutturale. Il rilancio del Porto Canale. Politiche attive per
le zone interne e il riequilibrio tra centro e periferie per
contrastare lo spopolamento e la disoccupazione».


Unione Sarda

M5S, svelati tutti i nomi Uscenti sardi confermati
Corda e Vallascas guidano l'elenco alla Camera, al Senato c'è Licheri

Eccolo il plotone sardo del M5S, che darà l'assalto al Parlamento:
ieri il blog delle stelle ha reso noto l'ordine di lista dei candidati
(ma non le preferenze ottenute da chi quattro giorni fa ha partecipato
alle parlamentarie). Dopo l'esclusione di Roberto Cotti - che lo staff
ha deciso di non sottoporre al voto online - in Sardegna si registra
la conferma di Emanuela Corda, deputata uscente e adesso capolista nel
collegio proporzionale Sud per la Camera, e di Andrea Vallascas,
secondo, sempre nel collegio Sud. Al terzo e quarto posto, Lucia Scanu
e Michele Ciusa.

Capolista nel collegio Nord è Alberto Manca, nuorese di 34 anni,
laurea in Agraria e master in Tutela dell'ambiente, dipendente del
Corpo forestale. Seguono Paola Deiana, Fabio Columbano e Daria Derriu.
Nel collegio proporzionale unico del Senato, il posto da capolista va
all'avvocato sassarese Ettore Licheri, seguito da Elvira Evangelista,
Roberto Giovanni Cappuccinelli e Antonietta Congiu.l


SUPPLENTI Ci sono anche i candidati supplenti, nel caso in cui
qualcuno rinunciasse. Curiosità: dovrebbero essere 12, ma nel collegio
Sud Sardegna per la Camera sono vuote la prima e la terza casella. Le
altre sono occupate da Daniele Porru e Alessandro Solinas, mentre per
il collegio Nord figurano Riccardo Mureddu, Diana Stara, Luca Azara e
Anastasia Agus. Al Senato i supplenti sono Marco Bardini, Giovanna De
Martino, Francesco Desogus e Angela Salis.

Emanuela Corda ha ringraziato i cittadini che «mi hanno sostenuta:
sono contenta perché questo risultato corona un lavoro di cinque anni,
e conferma che questo gruppo ha lavorato molto bene».
I nomi sono stati pubblicati nel sito di Grillo alle 21, al termine
della convention al Villaggio Rousseau di Pescara, quando la platea
era già sulla strada di casa. «Non era bello svelare davanti a loro
chi ha vinto e chi no», ha spiegato un parlamentare.

SFIDA SULLE ALLEANZE Candidature a parte, è il giorno dell'investitura
di Luigi Di Maio leader, quello che chiude la tre giorni della scuola
di formazione politica di Pescara. Beppe Grillo è assente, c'è invece
Davide Casaleggio, seduto in prima fila ma in disparte. A parlare è il
capo politico che torna anche sul nodo delle alleanze. «Lancio una
sfida ai partiti, ci dovete dire perché non siete d'accordo con il
nostro programma», sottolinea Di Maio dopo aver illustrato le 20
priorità di un governo a 5 Stelle.

Proprio il tema delle alleanze nei giorni scorsi sembrava creare
frizioni - poi smentite - tra il candidato premier e l'ex comico. In
ogni caso Di Maio coglie l'occasione per ringraziarlo e omaggiarlo:
«C'è stato un tempo in cui solo una persona riusciva a radunarci
tutti, Grillo, che sarà sempre una parte fondamentale del M5S».
IL PROGRAMMA È una forza politica meno anti-Ue, certamente più vicina
ai partiti tradizionali e molto concentrata sulla detassazione, quella
che vien fuori dall'ex Aurum di Pescara.

Nel programma non c'è, ad
esempio, quel referendum sull'euro che, fino a qualche mese fa, era
“minacciato” da più di un big del Movimento. C'è, invece, la promessa
di ridurre di 40 punti il debito pubblico e di fare investimenti ad
alto moltiplicatore sforando il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil.
«Ma non vogliamo rompere con l'Europa», assicura Di Maio lanciando,
sul piano economico, l'abolizione dell'Irap per le piccole e medie
imprese, il taglio Irpef per il ceto medio e una “no tax area”
aumentata a 10mila euro. Le coperture? Saranno dettagliate nei
prossimi giorni, spiega Di Maio assicurando che con diverse misure,
come il taglio agli sprechi («di cui siamo la dimostrazione vivente»)
e l'eliminazione dei finanziamenti a pioggia per le imprese, i soldi
si troveranno.

Il leader si mantiene prudente sull'immigrazione, lancia il
potenziamento delle forze dell'ordine e le intercettazioni
informatiche, con virus trojan in computer e cellulare, per «i reati
di corruzione». E alla fine lancia lo slogan della campagna M5S:
«Partecipa, scegli, cambia».
Roberto Murgia

Il comandante anti-Schettino nelle liste grilline: correrà in Toscana
A bordo del Movimento sale anche De Falco

«Benvenuto a bordo». Il comandante Gregorio De Falco viene accolto con
queste parole dagli attivisti Cinquestelle, che lo circondano appena
Luigi Di Maio termina il suo intervento nel corso del quale, durante
la convention del M5S a Pescara, ha annunciato alcuni candidati del
Movimento alle Politiche.

È lui la star, il più amato tra i candidati noti e quello che
incuriosisce il pubblico pentastellato: il comandante che intimò al
capitano Francesco Schettino di tornare a bordo della Costa Concordia
incagliata vicino all'isola del Giglio. Un esempio di coraggio e
coerenza, due valori cari al mondo Cinquestelle. Il simbolo
dell'Italia migliore, seria e onesta.

Il suo nome, quando viene pronunciato da Di Maio nel suo intervento al
“Villaggio Rousseau” di Pescara, viene accolto con un'ovazione dalla
platea. De Falco sarà capolista nel listino bloccato della Toscana 2,
come rivelato in serata dal blog di Grillo.

Tra le altre novità “illustri”, anche il presidente dell'associazione
di consumatori Adusbef Elio Lannutti, candidato nel Lazio, e il
presidente del Forum disabili Vincenzo Zoccano. Confermate inoltre le
candidature di due giornalisti di cui si era parlato nei giorni
scorsi: Gianluigi Paragone, che correrà nel proporzionale in
Lombardia, ed Emilio Carelli, per cui si prepara un posto in un
collegio uninominale, uno di quelli in cui bisogna battere tutti gli
avversari per conquistarsi il seggio in Parlamento.

Quasi tutti ricandidati i parlamentari uscenti più noti, e quasi tutti
in testa alle rispettive liste proporzionali: quindi con elezione
assicurata. Luigi Di Maio capolista in Campania con il suo opposto
Roberto Fico. E capilista sono anche Danilo Toninelli, Vito Crimi,
Carlo Martelli, Laura Castelli, Paola Taverna, Carla Ruocco, Nicola
Morra, Giulia Grillo e altri ancora.

Candidature Pd: se non c'è l'intesa ci penserà Roma
A vuoto la prima riunione dei saggi

Diventa una matassa sempre più intricata la scelta delle candidature
del Pd alle prossime politiche. La prima riunione della commissione
dei rappresentanti delle tre correnti, riunita ieri mattina a
Cagliari, non è stata risolutiva, com'era immaginabile. Probabile che
un ruolo fondamentale lo avrà la segreteria nazionale che potrebbe
decidere di sbloccare l'empasse con alcune decisioni. Dubbi che il
segretario regionale, Giuseppe Luigi Cucca , proverà a chiarire questa
mattina con una telefonata, prima di una nuova riunione prevista
questo pomeriggio.

L'INCONTRO Oltre Cucca, hanno partecipato alla riunione di ieri
mattina gli ambasciatori delle tre correnti che animano il dibattito
nel Pd sardo. Per i popolari-riformisti c'erano Cesare Moriconi e
Pietro Morittu , Siro Marrocu eSebastiano Mazzone per i renziani e in
quota soriana hanno partecipato Tore Sanna , Renato Soru ed Eliseo
Secci . Sul tavolo ci sono molti nodi da sciogliere, tante ambizioni
da soddisfare e possibilità molto limitate di poter accontentare
tutti. La riunione è servita per rendersi conto di quante e quali
siano le difficoltà di trovare un accordo, ma anche per stabilire che
arrivare al 4 marzo con il partito disunito sarebbe un grosso rischio.

IN CAMPO Continuano, intanto, a circolare i nomi degli esponenti dem
che potrebbero far parte della pattuglia dei candidati in Sardegna.
Sembra sempre più insistente la voce di un “sì” da parte del
presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau , che potrebbe
accettare la candidatura al collegio uninominale di Sassari per la
Camera. Sempre nel nord Sardegna, il renziano Gavino Manca potrebbe
essere il capolista nel proporzionale della Camera, mentre Silvio Lai
(sempre che non decida una candidatura al sud) avrebbe l'uninominale
del Senato, a Sassari e Gallura.

Cucca punta al primo posto nel
listino del Senato, mentre nel sud Sardegna in lizza ci sono le
deputate Romina Mura e Caterina Pes , (potrebbero avere gli
uninominali di Cagliari e Oristano) mentre Emanuele Cani e Francesco
Sanna andrebbero nel Sulcis: il primo alla Camera, il secondo al
Senato del sud Sardegna. In cerca di spazio anche Marco Meloni , la
deputata uscente Giovanna Sanna e l'ogliastrino, Franco Sabatini che
potrebbe avere il collegio uninominale del centro Sardegna per il
Senato.

I CALCOLI In Sardegna il partito è diviso in tre parti praticamente
uguali: per questo le trattative devono soddisfare ogni componente.
Tre sono anche le fazioni romane che fanno riferimento al segretario,
Matteo Renzi, e ai suoi avversari al congresso, Andrea Orlando e
Michele Emiliano. L'annuncio di Renzi, sull'intenzione di garantire la
rappresentatività alle due aree sconfitte al congresso, potrebbe
sparigliare le carte nell'Isola visto che non esiste una perfetta
corrispondenza tra le tre correnti nazionali e quelle regionali.
Quindi potrebbero arrivare dei “catapultati” decisi da Roma o una
modifica allo schema deciso in Sardegna se non si troverà un accordo
pieno nella direzione regionale. Oggi il secondo tentativo, con la
speranza di poter fare qualche passo avanti perché il pantano è sempre
più vicino e il tempo per presentare le candidature si accorcia.
Matteo Sau

Novantotto partiti depositano il simbolo

Gli ultimi sono stati Pd e Fratelli d'Italia. Ieri pomeriggio alle 16
al Viminale si sono chiusi i termini per la presentazione dei simboli
in vista delle elezioni del 4 marzo. Sono 98 le formazioni politiche a
fronte di 104 simboli se si calcolano anche i doppioni presentati per
le minoranze linguistiche. E per quanto riguarda le formazioni sarde,
ci sono il Progetto Autodeterminatzione (con lo scarabeo) e il Psd'Az
(che però, nell'alleanza nazionale con la Lega, non vedrà il simbolo
dei Quattro Mori abbinato a quello di Alberto da Giussano).
I contrassegni sono stati affissi sulla bacheca all'ingresso del
ministero, e ora inizia l'attività istruttoria.

Il primo è “Maie -
Movimento associativo italiani all'estero”, a seguire “Unital - Unione
tricolore America latina” e “Sacro romano impero cattolico”.
I primi, venerdì scorso, sono stati i simboli del Movimento 5Stelle,
della Lega-Salvini premier e quello di Casapound Italia. Anche LeU ha
depositato il proprio simbolo, con il nome di Pietro Grasso, in tutte
le circoscrizioni italiane ed estere.

Oltre ai grandi e ai “satelliti” che circolano intorno ad essi, anche
i partiti minori, come “10 volte meglio” e “Siamo”. Torna dopo 26 anni
anche lo scudo crociato e la scritta Democrazia Cristiana. Ancora:
“Statuto dei lavoratori articolo 18 per il Recupero del Maltolto”,
“Movimento mamme nel mondo per l'Italia” e i “Forconi”, “W la fisica”,
il “Partito delle buone maniere” di Giuseppe Cirillo, il “Movimento
mamme nel mondo”, Msi, “Destre unite”, “Il popolo della famiglia” di
Mario Adinolfi, “Movimento Italia nel Cuore”.
Nelle elezioni del 2013, su un totale di 219 simboli presentati ne
furono accettati 169.

D'Alema: la Lega è neofascista Salvini: bevi troppo, mummia
Il leader di Leu Grasso annuncia: corro a Roma e Palermo nel plurinominale

TORINO Liberi e Uguali affronta il rush finale delle candidature per
le politiche e il leader Pietro Grasso annuncia che si candiderà a
Roma e Palermo nel plurinominale. «Sul maggioritario vedremo», prende
tempo. E intanto i riflettori se li prende il suo compagno di partito
Massimo D'Alema, che ammette «l'ambizione di arrivare alle due cifre.
Il mio collegio non lo vuole nessuno, vado in mezzo alla gente e sono
fiducioso». E spiega: «Non partecipo alla criminalizzazione del
Movimento 5 stelle anche perché è senz'altro più preoccupante la
deriva neofascista della Lega».

«BEVE MOLTO» A stretto giro ecco la replica di Matteo Salvini: «Oltre
a produrre vino, forse ne beve tanto. A casa queste mummie che hanno
distrutto l'Italia». E mentre D'Alema duella con la destra, da Torino
Grasso sottolineare che i sondaggi indicano delle tendenze e Liberi e
Uguali «è in costante aumento. Già questo mi rende felice e fiducioso.
Cercheremo di smentire chi dà in vantaggio il centrodestra». Alla
domanda dei cronisti sulla candidatura della presidente della Camera,
Laura Boldrini, Grasso si limita a dire: «Siamo ancora in fase di
definizione delle liste, non vorrei dare notizie che potrebbero essere
smentite o cambiate. Stiamo per depositarle».

MATRIMONI D'INTERESSE E mentre il presidente del Senato boccia gli
apparentamenti («Come i matrimoni d'interesse, sono destinati a finire
appena viene meno l'interesse»), D'Alema punzecchia la radicale
Bonino, che si allea con Renzi e fa entrare Più Europa nella
coalizione di centrosinistra: «Mi dispiace per Emma, la conosco, la
rispetto, siamo anche amici. Ma è una scelta che fatico a capire».

La Nuova

M5s, pubblicati i risultati Ecco i candidati sardi

CAGLIARIIl risultato delle Parlamentarie del Movimento Cinque stelle
non è più un segreto. Seppure senza far sapere quanti iscritti abbiano
votato qualche giorno fa, nell'isola e nelle altre regioni, e senza
neanche traccia delle preferenze raccolte da ciascun candidato, i nomi
sono stati pubblicati dalla piattaforma Rousseau, quella ufficiale dei
grillini. Dunque, collegio per collegio c'è l'ordine d'arrivo, ma
niente di più.Senato. Il primo della lista nel collegio proporzionale
regionale sarà l'avvocato sassarese Ettore Antonio Licheri, 55 anni. A
cavallo fra il 2013 e il 2014, si era tra l'altro autocandidato per la
presidenza della Regione prima che Beppe Grillo bloccasse la corsa del
Movimento in quella tornata elettorale.

Quindi Licheri è un grillino
della prima ora. Al secondo posto, Elvira Lucia Evangelista, 49 anni,
nuorese, avvocato e già consulente legale del Comune, con in più
un'autocandidatura in passato, anche per lei nelle Regionali andate a
vuoto del 2014. Al terzo, il ricercatore sassarese Roberto Giovanni
Cappuccinelli, 49 anni, è nato a Torino, che lavora a uno dei progetti
innovativi sulle biotecnologie nei laboratori di Porto Conte. La lista
di quattro dovrebbe essere chiusa dalla cagliaritana Antonietta
Congiu, 46 anni.

Dovrebbe perché la piattaforma ha pubblicato anche
quattro candidati supplenti, nell'ordine: Marco Bardini, gallurese
sindacalista Meridiana, Giovanna De Martino, Francesco Desogus e
Angela Salis. I supplenti subentreranno nel caso in cui qualcuno del
quartetto vincitore non passi l'ultimo e decisivo controllo del
curriculum, finora solo autocertificato, davanti alla commissione
nazionale dei Cinque stelle.Camera Centronord. Nel collegio
proporzionale di Sassari-Olbia-Nuoro, il capolista sarà l'agronomo
Alberto Manca, che a suo tempo, in provincia di Nuoro, è stato uno dei
promotori del referendum contro l'Italicum, la legge elettorale che
avrebbe voluto Renzi.

Al secondo posto, Paola Deiana, dipendente
precaria del comune di Alghero, con un contratto a tempo dopo la
chiamata arrivata da un'agenzia interinale. Al terzo, Fabio Columbano,
già candidato sindaco nel 2015 a La Maddalena ma senza fortuna, e
infine Daria Derriu, 28 anni, algherese, e spesso a Roma per motivi di
studio, così dichiara nel profilo personale. I candidati supplenti
sono Riccardo Mureddu, è stato uno dei primi a lanciare il forum sui
meetup nel Nord Sardegna, Diana Stara, Luca Azara e Anastasia Agus.
Camera Centrosud. A guidare la lista proporzionale nel collegio
Cagliari-Sulcis-Oristano saranno, nell'ordine, i deputati uscenti
cagliaritani Emanuela Corda e Andrea Vallascas, che stando alle
indiscrezioni avrebbero vinto a mani basse le Parlamentarie.

Anche se il posto di Vallascas, se è questa la lettura giusta dei risultati
pubblicati dalla piattaforma Rousseau, sembra essere insidiato dal
candidato supplente Daniele Porru, dal 2014, iscritto al meeetup
Cagliari-Quartu. Al terzo posto della lista ufficiale. Lucia Scanu, 38
anni, nata Oristano, disoccupata, e al quarto il cagliaritano Michele
Ciusa ma con a fianco e sulla stessa riga, il nome del suo possibile
candidato supplente, Alessandro Solinas.

i nomi I primi dei non eletti possibili supplenti

CAGLIARI. Sono stati scelti i candidati del Movimento 5 stelle per i
due collegi proporzionali della Camera e per il proporzionale unico
per il Senato. La lista, risultato della due giorni di parlamentarie,
è stata pubblicata sul Blog di Beppe Grillo. Conferma per i deputati
uscenti Emanuela Corda e Andrea Vallascas, rispettivamente al primo e
al secondo posto nel collegio del sud Sardegna. Dopo di loro, Lucia
Scanu e Michele Ciusa. Nel collegio nord per la Camera, al primo posto
c'è Alberto Manca, al secondo Paola Deiana, seguono Fabio Columbano e
Daria Derriu.

Per il Senato, dove è stato escluso a sorpresa l'uscente
Roberto Cotti, capolista è l'avvocato sassarese Ettore Antonio
Licheri, seguito dalla nuorese Elvira Evangelista, quindi Roberto
Giovanni Cappuccinelli e Antonietta Congiu. Sono stati previsti anche
i candidati supplenti. Per il collegio sud Sardegna alla Camera sono
Daniele Porru e Alessandro Solinas, per il nord Sardegna Riccardo
Mureddu, Diana Stara, Luca Azara e Anastasia Agus, per l'unico
collegio del Senato Marco Bardini, Giovanna De Martino, Francesco
Desogus e Angela Salis.

Pd, è stallo: il rischio è che decida Roma
La commissione non trova l'accordo sui nomi. Oggi nuovo incontro, il
termine scade domani

CAGLIARIVenerdì o domenica, ieri, non cambia nulla: il Pd sardo è
ancora bloccato sulla lista dei candidati da proporre alla segreteria
nazionale per le Politiche di marzo. La prima riunione della
commissione elettorale - una seconda è stata convocata per questo
pomeriggio - si è conclusa con un nulla di fatto. Nonostante tre ore
di confronto domenicale e quindi straordinario fra le correnti
chiamate a raccolta dal segretario regionale Giuseppe Luigi Cucca. Il
problema è rimasto quella della vigilia, saltato fuori soprattutto
durante la direzione di venerdì a Oristano.

Ci sono troppi pretendenti
e i posti non ci sono per tutti. Ad esempio: su 12 parlamentari
uscenti quasi tutti vorrebbero ricandidarsi, ma non è possibile fra
new entry e spazio da lasciare agli alleati e soprattutto perché le
candidature possibile non saranno più di una ventina fra maggioritario
e proporzionale alla Camera e e al Senato. Oppure sono troppe le
richieste per i collegi di prima fascia, sono quelli in cui l'elezione
di un dem dovrebbe essere sicura, mentre il resto del pacchetto non
piace agli aspiranti parlamentari. In estrema sintesi: oltre alla
ressa, in casa Pd, sembra essere in corso anche una rissa.La
commissione. Oltre a Cucca, intorno al tavolo domenicale si sono
seduti Cesare Moriconi e Piero Morittu per la corrente dei
popolari-riformisti dell'area Cabras-Fadda, Renato Soru e Salvatore
Sanna in quota soriana, Sebastiano Mazzone e Siro Marrocu per
l'alleanza renziani-ex diesse che ha vinto il congresso regionale.

Il confronto è andato avanti per tre ore, ma la fumata bianca non c'è
stata. La decisione è stata rinviata a questo pomeriggio, con una
seconda riunione che dovrebbe cominciare alle 16 e andare avanti fino
a tarda notte.La bozza. Entro domani i commissari dovranno inviare
alla direzione nazionale la lista dei candidati, o altrimenti c'è il
rischio che alla fine a decidere sia Roma. Comporre il puzzle sardo è
tutt'altro che facile: i capolista nel proporzionale fra Camera e
Senato sono tre, con un posto che, com'è prassi, sarebbe destinato di
diritto al segretario regionale. In questo caso, a Giuseppe Luigi
Cucca, che dovrebbe guidare la lista regionale per Palazzo Madama.

Secondo la prima bozza, quella ora all'esame dei commissari, gli altri
due capolista dovrebbero essere Gavino Manca, sarebbe una delle new
entry, per renziani e Romina Mura designata dai popolari-riformisti.
Ma con questo schema a essere tagliati fuori sarebbero i soriani, che
hanno detto no. La soluzione potrebbe essere quella d'inserire anche
il secondo posto nella lista del collegio proporzionale di
Cagliari-Sulcis-Oristano per la Camera, considerato quasi sicuro,
nella prima fascia e assegnarla ai soriani, in particolare al deputato
uscente Francesco Sanna. Bisognerà vedere però se, in dirittura
d'arrivo, la segreteria romana non consideri invece più importante
garantire anche in Sardegna il giusto equilibrio fra le tre anime
nazionali - Renzi, Martina ed Emiliano - e ritenga invece non
indispensabile faro lo stesso con le correnti regionali. Quale
indicazione, nel frattempo, è arrivata da Roma, lo si scoprirà oggi
nella seconda riunione a Cagliari dei sette commissari.

Centrodestra, liste ancora in alto mare
I forzisti devono accontentare Noi con l'Italia, FdI e Lega-Psd'Az. In
corsa anche Brambilla e Sgarbi

CAGLIARI Il vertice del centrodestra è stato rinviato, per colpa di un
aereo non decollato da Roma, lasciando a terra Ugo Cappellacci, il
coordinatore regionale di Forza Italia. La coalizione è stata
riconvocata per questo pomeriggio, ma la mappa dei candidati è di
fatto congelata per tre motivi. Tre dubbi. A cominciare da questo: il
tavolo nazionale non ha chiarito ancora quanti posti nei collegi
uninominali in Sardegna spetterebbero ai centristi di «Noi con
l'Italia», il contenitore dove i Riformatori e l'Udc sono alleati. I
posti dovrebbero essere due: uno alla Camera, forse Oristano, e
l'altro al Senato, con la possibilità di scegliere fra quello del sud,
Cagliari-Sulcis, o del nord, Sassari-Olbia.

Però, ed ecco il secondo
motivo, non si sa ancora quanti collegi invece dovrebbero spettare
all'accoppiata Lega-Psd'Az. Lo si capirà solo mercoledì, con la firma
ufficiale del contratto elettorale fra i due segretari: Matteo Salvini
e il sardista Christian Solinas. Quindi i calcoli fatti finora
potrebbero essere stravolti all'ultimo momento e sempre dal tavolo
nazionale, considerando che anche Fratelli d'Italia aspira ad aver un
suo candidato in uno dei nove collegi uninominali sardi. Il terzo
motivo dell'incertezza è che Berlusconi non ha dato ancora il via
libera alla proposta di candidature per la Camera e il Senato
presentata giorni fa dal coordinatore Ugo Cappellacci. I nomi
ufficiosi sono sempre gli stessi: Cappellacci, Alessandra Zedda,
Pietro Pittalis, Marco Tedde e Giuseppe Fasolino, ma ci sono ancora
gli alleati da accontentare.Coalizione allargata.

Anche in Sardegna
dovrebbero presentarsi con la coalizione di centrodestra i vari
movimenti che Berlusconi ha richiamato intorno a sé nella penisola.
Una di queste liste dovrebbe essere quella della «Lega in difesa degli
animali», capeggiata dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, che
potrebbe aver già individuato gli otto candidati da presentare nei due
collegi proporzionali del Centronord e del Centrosud nell'isola È data
per possibile la presenza anche del movimento «Rinascimento», fondato
da Vittorio Sgarbi e dall'ex ministro Tremonti, ma non si sa ancora se
dentro o fuori l'alleanza di centrodestra. Per il critico d'arte
sarebbe la seconda candidatura in Sardegna dopo quella vincente del
1992 quando fu eletto deputato per il Partito liberale italiano.

La Nuova

Gentiloni a muso duro «Il M5s non ci fa paura»
Il premier: «Rispetto i loro elettori, ma non avranno i numeri per
fare il governo» No di D'Alema: «Non vanno criminalizzati, è peggio la deriva fascista
della Lega»

La storia delle spoglie dei reali al Pantheon «non è affatto conclusa.
Ritengo di non essere l'unico a credere che l'ultima sepoltura dei re
d'Italia debba esserequi». Lo ha detto il principe Emanuele Filiberto
di Savoia prima della messa in occasione delle cerimonie promosse
dall'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del
Pantheon nel 140esimo Anniversario della sua fondazione.

«La sepoltura
a Vicoforte è una sepoltura momentanea - ha aggiunto Emanele Filiberto
- e io spero veramente che non solo Vittorio Emanuele IIIe la regina
Elena, ma anche Umberto II e la regina Maria José possano un giorno
avere come ultima sepoltura il Pantheon». Emanuele Filiberto ha poi
fatto una sorta di appello agli italiani: «Bisogna andare a votare.
Non si può criticare né lodare se non si vota. Purtroppo - ha detto -
in tutta Europa il primo partito è l'astensione. Votare è un diritto
che appartiene a tutti gli italiani e credo sia importante. Bisogna
votare per l'Italia, per il nostro futuro e per i nostri
figli».L'esponente di casa Savoia ha precisato che non si candiderà
alle elezioni politiche del 4 marzo.

«Ci sono tante altre cose
interessanti da fare senza candidarsi», ha detto.di Francesca
ChiriwROMAIl ministro Dario Franceschini a Ferrara nel collegio con il
Pd, il presidente del Senato Pietro Grasso a Roma e Palermo, ma nel
listino per «Liberi e Uguali». Dopo l'annuncio del premier Paolo
Gentiloni di aver accettato la sfida nel collegio centrale della sua
città, la Capitale, si iniziano a sistemare le tessere del puzzle
candidature nel centrosinistra. Massimo D'Alema, esponente di spicco
in LeU, conferma che correrà in Puglia, nel collegio del basso
Salento, boccia la grande coalizione ma chiede al Pd di stemperare la
guerra: «Non facciamoci del male.

Il nemico è la destra» dice. Il
ministro Carlo Padoan invece, secondo le indiscrezioni, dovrebbe
candidarsi a Siena dove potrebbe correre anche Emma Bonino che
tuttavia, per l'uninominale correrà a Milano, o in seconda battuta a
Roma. Con lei la lista +Europa dovrebbe avrebbe strappato posti nei
collegi per altri 6 candidati, tra i quali quelli per Benedetto Della
Vedova, Bruno Tabacci e Riccardo Magi. È quasi sicura anche la
candidatura di Graziano Delrio a Reggio Emilia, città che ha governato
da sindaco e quella di Roberta Pinotti a Genova mentre sono ancora in
ballo le destinazioni di Andrea Orlando, che potrebbe correre a
Savona, quella di Marco Minniti che dovrebbe presentarsi in un
collegio del Nord Italia e quella di Valeria Fedeli in ballo tra
l'Umbria e la Toscana.

La presidente della Camera, Laura Boldrini si
presenterà con Leu in Lombardia nel listino, ma non ha ancora svelato
il collegio. Giulio Santagata, coordinatore di Insieme, annuncia che
si candiderà solo nel proporzionale. Un sudoku che dovrebbe
concludersi nei prossimi giorni e che oggi mette in conto l'assalto
del M5s, già pronto con programma e candidati per i listini (sui
collegi invece il candidato premier Luigi Di Maio, si prenderà tempo
fino all'ultimo giorno). Il premier Gentiloni però si dice «niente
affatto spaventato» da loro e, fatto salvo «il rispetto per gli
elettori M5s», è convinto che «la possibilità che il Movimento arrivi
a guidare il governo non ci sia».

Piuttosto lo preoccupa la Lega e per
questo manda un messaggio a Silvio Berlusconi: «Pensa di arginare i
populismi» come un tempo, ma le proporzioni oggi sono diverse e «lo
dice anche il criterio con cui il fronte sovranista si è diviso con il
fronte berlusconiano i collegi». Anche Massimo D'Alema teme l'avanzata
del Carroccio. «Io non partecipo alla criminalizzazione del M5s anche
perché è senz'altro più preoccupante la deriva neofascista della Lega»
mette in guardia. Salvini gli risponde per le rime: «Oltre a produrre
vino, forse ne beve tanto».

E invita gli italiani a mandare «a casa
queste mummie che hanno distrutto l'Italia». Non è solo contro Salvini
che D'Alema si scaglia. L'ex premier boccia un eventuale nuovo governo
Gentiloni («Se il Pd vince tocca a Renzi») ma soprattutto si scaglia
contro la leader di +Europa. «Mi dispiace per Emma, la rispetto, ma è
una scelta che fatico a capire». Pietro Grasso invece dice di «poter
ricostruire la sinistra, ricostruire la politica, e quindi ricostruire
il Paese».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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