venerdì 19 gennaio 2018

Rassegna stampa 19 Gennaio 2018

La Nuova

Nei Dem scoppia il caso Scanu
Per il deputato, corteggiato anche da LeU, il rischio di non essere candidato

La lista dei sacrificabili sull'altare della realpolitik sembra allungarsi. Se il Movimento 5 stelle ha deciso di non ricandidare il senatore Roberto Cotti, anche nel Pd sembra esserci un altro escluso eccellente. Il deputato uscente Gian Piero Scanu. Il parlamentare gallurese in questa legislatura ha guidato la commissione di inchiesta sui pericoli da uranio impoverito. Ha indagato a lungo sulla situazione dei poligoni nell'isola e ha iniziato un braccio di ferro sulla questione delle servitù militari. La commissione ha lavorato a fondo ed è arrivata anche a mettere nero su bianco una proposta di legge che cambia per sempre il quadro normativo. E Scanu ha anche chiesto in modo ufficiale la chiusura di due poligoni, Teulada e Capo Frasca, su tre e la riconversione di quello di Quirra.

Ma l'attività parlamentare non sembra avere convinto il partito a una ricandidatura certa per il deputato, che tra l'altro non ha bisogno di deroga per ripresentarsi alle Politiche. Per ora è in lotta per un posto in uno scomodissimo collegio uninominale, in Gallura, in cui il centrodestra sembra avere più di mezza vittoria in tasca. Ma c'è anche un altro retroscena. Scanu sarebbe corteggiato anche da Liberi e Uguali, che pensano a un candidato di esperienza e con forte radicamento sul territorio per strappare voti al Pd.

Il parlamentare uscente per ora preferisce non commentare, né parlare delle voci di una sua possibile candidatura con LeU. Ma il caso rischia di scoppiare nelle mani del paziente tessitore, il segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca. Scanu non si è presentato nella direzione di Oristano. Un caso che rischia di deflagrare e di diventare un'altra mina per il Pd,che dopo avere perso gli alleati indipendentisti, Pds e Psd'Az, ora rischia di avere anche un ulteriore fronda interna.


Flop Pd, candidature decise da una commissione

ORISTANO
Il Pd non ce l'ha fatta a chiudere la mappa delle candidature. Lo
schema, circolato in queste ore, non sarebbe ancora equo nei posti
assegnati alle correnti. Così per non spaccare il partito, a un mese
dalle Politiche di marzo, dal cilindro del segretario regionale
Giuseppe Luigi Cucca è saltata fuori la soluzione. Questa: sarà una
commissione elettorale, presieduta dallo stesso Cucca, e composta da
due delegati per ognuna delle tre anime a correggere la bozza, se
serve, a riequilibrala, se sarà necessario.

Perché comunque l'elenco
finale degli aspiranti parlamentari dovrà essere il più unitario
possibile. Lo ha ribadito Renzi, nell'ultima assemblea nazionale:
«Dobbiamo rispettare le diverse sensibilità e garantire a tutti un
riconoscimento non solo simbolico ma anche numerico». Mentre nella
bozza di metà gennaio non sarebbe così: due capolista su tre sono
renziani, Cucca nel proporzionale per il Senato e Gavino Manca in
quello di Sassari-Olbia-Nuoro alla Camera. Il terzo, anzi la terza,
dovrebbe essere Romina Mura della corrente dei popolari-riformisti in
cui si riconosce l'area Cabras-Fadda. Per farla ancora più semplice: a
essere tagliata fuori è stata, a questo punto, la corrente
dell'eurodeputato Renato Soru, che in direzione regionale (era
inevitabile) ha alzato la voce.

Prima di ogni possibile cataclisma, il
compromesso è stato trovato proprio nel via libera, deciso senza voti
contrari, alla commissione dell'ultim'ora.Chi e quando. Nelle prossime
ore ci sarà la prima e forse unica riunione del gruppo dei sette.
Oltre a Cucca, gli altri designati dalle correnti e subito convocati
sono: lo stesso RenSoru e l'ex sindaco di Villasimius Salvatore Sanna,
poi Sebastiano Mazzone, ha presieduto le ultime primarie in Sardegna
per la segreteria nazionale, e il deputato uscente Siro Marrocu, i due
in quota renziana. Infine il vicesegretario Pietro Morittu e Cesare
Moriconi, consigliere regionale, scelti dai popolari-riformisti. Senza
più passare in direzione, spetterà a loro decidere lo schema dei 21
candidati da presentare nei 12 collegi sardi. Schema da sottoporre poi
al visto della segreteria nazionale, che se vorrà, è successo altre
volte in passato, potrà modificarlo.

Tutti i passaggi però dovranno
essere molto veloci: a fine mese le liste devono essere depositate
nella cancelleria della Corte d'appello di Cagliari.Lo schema. Il
migliore di tutti sarebbe questo: un capolista per ogni corrente, cioè
l'elezione sicura. Invece a tutt'oggi la mappa è sbilanciata, con la
minoranza interna, i soriani, rimasti a zero nel proporzionale e pare
in inferiorità numeri anche nei collegi uninominali. Il che vuol dire:
per ritornare all'auspicata parità, i renziani che ora hanno due
posti, dovrebbero rinunciare a qualcosa.

Ma non è semplice. Com'è
prassi, il segretario ha diritto a un posto blindato e in questo caso
ancor di più: Giuseppe Luigi Cucca è un senatore uscente. Poi c'è
Gavino Manca, che da sempre è considerato il console di Renzi in
Sardegna e quindi inamovibile per il «giglio magico». Come finirà?
Forse con una possibile proposta unitaria da consegnare nelle mani
della segreteria nazionale per ribadire che «in Sardegna il partito è
compatto», almeno sulla carta. Poi se ci dovessero essere altre
correzioni da fare, a pensarci saranno nella disponibilità del vertice
romano cui spetta sempre l'ultima insindacabile parola.La delusione.
Il Pd ha incassato a denti stretti l'accordo mancato col Psd'Az. Ci ha
creduto fino all'ultimo, ma sul filo di lana è stato scavalcato dalla
Lega: una beffa. Ma, nei corridoi della direzione, nessuno ha
dichiarato di sentirsi in colpa: «Abbiamo fatto il massimo possibile»,
è la giustificazione circolata più volte.

Anche se, nella riunione a
porte chiuse, pare siano volate parole molto più grosse. Soprattutto
nell'ormai immancabile duello verbale fra Cucca e Soru. Con l'ex
governatore che avrebbe contestato al segretario di «essersi
presentato da solo alle trattative con i possibili alleati ed è stato
un errore che potevamo evitarci». Cucca ha replicato: «Sono stato
eletto democraticamente, la maggioranza del partito mi ha dato il
mandato pieno, quindi non c'era bisogno d'altro e non mi faccio
mettere i piedi in testa da nessuno». È stato questo uno dei momenti
più caldi, ma per fortuna del Pd a domare l'incendio si sono messi un
po' tutti. La commissione dell'ultim'ora è stata il miglior estintore
possibile altrimenti chissà come sarebbe finita.L'ultima volata. È
quella più rischiosa per il Pd.

Non può presentarsi al via elettorale
diviso e neanche scontento in una stagione di future possibili vacche
magre. I sondaggi non sono dalla sua parte e se vuole ribaltarli ha
bisogno di tutti. Compresi gli urlatori, i portatori d'acqua e
qualunque sherpa disponibile a sacrificarsi in nome della causa. Per
questo volente o nolente, ha una sola strada percorribile: l'unità, o
saranno guai seri. (ua)


L'appello del movimento «Nella scelta delle donne
si premino le competenze»

Competenze da valorizzare, non riempitivi. È l'appello
lanciato dall'assemblea del movimento Coordinamento-Donne di Sardegna
alla vigilia della presentazione delle liste. «In questo inizio di
campagna elettorale - è scritto nel comunicato finale - sono scomparsi
i temi che riguardano le politiche di genere, mentre tutto il
dibattuto è incentrato sui collegi sicuri, e questo dibattito sui
posti riguarda tutti i partiti». Mentre per il Coordinamento «proprio
la parità di genere dev'essere e dovrà esserlo da qui a marzo uno dei
punti di forza e fermi dei programmi che presto saranno presentati
agli elettori». Per poi ritornare sulla presenza delle donne fra le
candidature.

«Anche la recente conquista della doppia preferenze di
genere, nella legge elettorale regionale, non può essere svilita
caselle da riempire per un obbligo previsto dalle norme» Per
aggiungere subito dopo il contenuto più forte dell'appello ai patiti:
«Nelle diverse competizioni, a cominciare dalla quella di marzo, le
donne dovranno essere individuate in base alle competenze reali, alla
rappresentatività e all'impegno che si batteranno per realizzare
politiche concrete, quotidiane in favore delle pari opportunità»

Psd'Az, Salvini in arrivo per celebrare l'intesa
Il patto in dieci punti, dalla zona franca al bilinguismo. E per
Solinas un seggio sicuro

CAGLIARI
Matteo Salvini è atteso da un giorno all'altro a Cagliari. Ha un
contratto da firmare con il Psd'Az, non in segreto ma nel bel mezzo di
una diretta annunciata pomposa e scintillante. Quando sarà l'evento?
La segreteria della Lega sta lavorando di fino per trovare in agenda
uno spazio abbastanza largo e non di poche ore, per evitare che la
cerimonia appaia fin troppo frettolosa e commerciale. Dovrà apparire
invece con un «accordo politico e federalista di alto profilo», in cui
il segretario del Psd'Az, Christian Solinas, e Salvini credono molto.
Tanto da far trapelare: uno delle prime leggi del nuovo Parlamento
sarà il riconoscimento ufficiale del bilinguismo.

Anticipazione forse
necessaria anche per evitare l'onda della protesta interna sardista,
montata subito dopo l'annuncio, non ancora ufficiale, che il 4 marzo
leghisti e sardisti viaggeranno insieme sullo stesso treno elettorale
e nel convoglio del centrodestra.Le condizioni. Il contratto sarà in
dieci punti e sono quelli che Solinas aveva proposto anche al Pd e a
Forza Italia. La Lega li ha accettati tutti, in blocco, solo alcuni
gli altri partiti ed è per questo che sarebbero rimasti tagliati
fuori. Completamente il centrosinistra, mentre Berlusconi potrà dire:
«Il Psd'Az è un nostro alleato», seppure di sponda.

I dieci punti
vanno dallo Statuto speciale da correggere alla zona franca da
realizzare, dal trasferimento alla Regione di altre competenze su
scuola e ambiente fino alla chiusura definitiva della partita entrate.
Sono impegni che se la Lega andrà al governo, s'è impegnata a far
sottoscrivere dalla maggioranza e da Palazzo Chigi nei primi cento
giorni. Le candidature. Primo: nell'isola l'accoppiata Lega-Psd'Az
presenterà solo sardi. Non ci saranno lombardo-veneti e neanche
oriundi, nelle tre liste per i collegi proporzionale: due alla Camera,
uno al Senato. Secondo: nell'uninominale, su nove candidati i sardisti
saranno due, uno alla Camera, Oristano o Cagliari, e l'altro al
Senato, forse in quello di Nuoro-Oristano. Terzo: il segretario
Solinas, capolista nel proporzionale in Sardegna, sarà riprotetto in
Lombardia o Veneto.

Lì la vittoria del Carroccio è scontata e
garantirà al partito più vecchio d'Italia, prossimo al secolo di vita,
di ritornare in Parlamento dopo ventidue anni.Il simbolo. Nel
contrassegno delle Politiche ci sarà solo Alberto da Giussano e non i
Quattro Mori. Con il Psd'Az intenzionato a preservare i la storica
bandiera fino alle Regionali del 2019. Anno, in cui avrà mani libere
sulle alleanze, con la Lega che ha giurato: «Mai metteremo becco sulle
questioni sarde, sosterremo i sardi nella loro e da sempre anche
nostra battaglia federalista».

Fino al punto, altro impegno, da dare
già questo via libera al Psd'Az: potrà costituire un gruppo autonomo
in Parlamento.I primi suggerimenti. Sono arrivati dal governatore del
Veneto Luca Zaia, l'altro giorno a Cagliari per capire l'aria che tira
prima dell'arrivo di Salvini. «La Sardegna ha bisogno di essere meno
isola, meno isolata e quindi contare su un'autonomia più aggressiva e
più rispettata da Roma. Non può essere che la vostra terra sia
celebrata come una regina nazionale da primavera a ottobre, quando si
santificano mare, sole e spiagge, per poi scomparire negli altri sei
mesi. La Lega vi sosterrà da gennaio a dicembre». (ua)

Unione Sarda

Liste Pd in alto mare Lotta per i posti sicuri
Una commissione “paritetica” dovrà dirimere la lite tra le tre aree
Grandi manovre: le correnti si marcano strette

Nessun accordo nel Pd sulle candidature, solo una commissione
incaricata di indicare una rosa che rappresenti le tre anime del
partito. Questo vuol dire una cosa sola: che i tre posti considerati
“sicuri” dovranno essere spartiti equamente tra renziani, area
Cabras-Fadda e soriani. E che sarà battaglia fino all'ultimo nome da
inserire in lista.

Viene meno, dunque, l'ipotesi di una terna a maggioranza del
segretario nazionale, con Gavino Manca candidato capolista per la
Camera nel collegio del Nord Sardegna, l'uscente Romina Mura nel
collegio sud e il segretario regionale Giuseppe Luigi Cucca, anche lui
renziano, primo in lista per il Senato. I soriani pretendono di dire
la loro. E la soluzione della commissione, approvata ieri
all'unanimità nella direzione regionale di Oristano, glielo consente.

EQUILIBRI Tutto in linea con quanto affermato da Matteo Renzi due
giorni fa nella direzione nazionale: «Dobbiamo rispettare le diverse
sensibilità, garantirò un riconoscimento non solo simbolico ma anche
numerico». Fermo restando che l'ultima parola spetta comunque a Roma.
Della commissione faranno parte sei esponenti dem, due soriani (lo
stesso Renato Soru e l'ex sindaco di Villasimius Tore Sanna), due
popolari-riformisti (il consigliere regionale Cesare Moriconi e il
vicesegretario sardo Pietro Morittu), e due renziani (l'ex garante per
le primarie nazionali per la segreteria, Sebastiano Mazzone, e il
deputato uscente Siro Marrocu).

Il gruppo si insedierà nellle prossime
ore e sarà presieduto da Cucca a presiedere la commissione, e che in
tempi strettissimi dovrà lavorare sulla proposta che comunicherà prima
alla direzione regionale, e poi a quella nazionale.

LE MANOVRE Restando ai collegi sicuri, i soriani faranno probabilmente
una proposta per scalzare dalla cima della lista un nome a scelta tra
Manca (Camera Nord) e Cucca (Senato). È difficile che il senatore
nuorese possa non avere quel posto. D'altra parte è prassi che il
segretario abbia un collegio protetto. Anche spostare Gavino Manca non
sarà facile: il consigliere sassarese è un renziano della primissima
ora, molto vicino al ministro dello Sport Luca Lotti. Se il suo nome
non dovesse essere tra i tre blindati, è quasi sicuro che Roma
rimetterebbe le cose a posto. Quanto al collegio del Sud Sardegna, i
soriani potrebbero voler puntare sui deputati uscenti Francesco Sanna
o Marco Meloni.

Proprio quest'ultimo, eletto in Liguria alle politiche del 2013 - uno
dei pochi a intervenire ieri - ha detto che le tre anime devono essere
rappresentate, e lo stesso ha fatto Soru. L'ex segretario regionale è
stato anche - non è la prima volta - protagonista di uno scontro con
Cucca, accusato dall'eurodeputato di aver condotto da solo le
trattative per le alleanze poi non andate in porto. La replica del
segretario: «Sono stato eletto democraticamente e avevo il mandato
dell'assemblea e pieni poteri per trattare». I soriani, inoltre, sanno
bene che la commissione non risolve i problemi. Si tratta di capire,
ha detto qualcuno alla fine della direzione, se le altre correnti
hanno davvero intenzione di tener fede agli impegni.

GLI ALLEATI La commissione indicherà anche i nomi negli altri collegi,
ma non potrà non tenere conto degli alleati. Luciano Uras, in primis,
vicinissimo alla candidatura nel collegio uninominale di Cagliari, o
Antonio Satta (Upc) per l'uninominale di Olbia per la Camera. E si
profila il caso del deputato uscente Roberto Capelli, referente in
Sardegna del Centro democratico di Bruno Tabacci, sigla che avrebbe
ottenuto dal Pd due seggi sicuri in tutta Italia: proprio per Tabacci
e Capelli. Non è escluso che il deputato nuorese possa correre nel
collegio uninominale di Nuoro (a danno di Franco Sabatini), ma si
parla anche di un posto in Emilia.

IL CASO-SCANU Nel Pd fa rumore anche il caso di Gian Piero Scanu,
parlamentare gallurese. L'ex sindaco di Olbia rischia di essere
escluso dalle elezioni politiche nonostante il grande impegno per la
Sardegna. Il deputato, anche da presidente della Commissione
d'inchiesta sull'uranio impoverito, ha fortemente voluto la legge
sulla tutela sanitaria e ambientale nei poligoni e in tutte le servitù
militari. C'è persino chi ipotizza una stretta relazione fra
l'esclusione di Scanu l'aspro confronto che lo ha spesso opposto ai
vertici militari.
Roberto Murgia

Fuoco amico nel M5S su 6 aspiranti candidati: «Devono essere esclusi»

La «prova di democrazia» affidata alla rete non mette al riparo le
parlamentarie del Movimento 5 Stelle dalle polemiche. In attesa di
conoscere i nomi dei candidati per i collegi (il responso arriverà
domenica dalla kermesse pentastellata a Pescara, mentre per gli
uninominali serve più tempo), in Sardegna arriva la prima segnalazione
per sei partecipanti che non avrebbero i requisiti per
l'autocandidatura, e quindi rischiano l'esclusione.

Per quanto riguarda gli esclusi, ha fatto notizia lo stop al senatore
uscente Roberto Cotti. Lui commenta con poche parole una situazione
che ha avuto la ribalta nazionale: «Sono in attesa di conoscere le
motivazioni, comunque nel fine settimana sarò a Pescara».
LA SEGNALAZIONE A sollevare la questione sono stati due portavoce,
Patrizia Cadau e Marco Boscani, consiglieri comunali di Oristano e
Sassari. «I portavoce hanno il compito di vigilare», spiega Cadau, «io
ho massima fiducia nel garante, qualsiasi cosa decida, ma ho l'obbligo
di segnalare le storture».

Dunque un atto doveroso, anche perché le regole del Movimento 5 Stelle
sulle autocandidature hanno lasciato per strada una scia di
malcontento e per evitare di aumentare le polemiche è partita la
segnalazione. «Si tratta di esponenti che si sono candidati in liste
concorrenti al Movimento in precedenti elezioni amministrative o che
da iscritti hanno fatto campagna contro i Cinque Stelle», spiegano i
due portavoce.

Tra i segnalati figurano Paolo Casu, per i vari partiti in cui ha
militato, Alverio Cau, candidato al Comune di Oristano con una lista
civica, Vittorio Stevelli, nelle file del Psd'Az alle Comunali di
Cagliari. Stesso problema per Antonio Massoni, in lista con
Piergiorgio Massidda; Antonio Mecatti, candidato col Pd a Quartu; e
Marco Cominu, in corsa per il Senato.

Il coordinatore per la campagna elettorale del M5S in Sardegna, Mario
Puddu, precisa che «la segnalazione non implica un'esclusione
immediata, ma dovrà essere analizzata dai garanti. Se ci saranno casi
di violazione allora si procederà con l'esclusione».
LE POLEMICHE Ma non sono soltanto i sei protagonisti della
segnalazione a caratterizzare la battaglia dialettica tra i
pentastellati. Infatti tra gli 82 esclusi, dei 340 che si sono
presentati al vaglio dello staff di Luigi Di Maio, sono diversi quelli
che hanno parlato di “epurazione” o di parlamentarie pilotate. Giudizi
che Puddu respinge al mittente: «Mi sembra eccessivo utilizzare parole
di questo tipo, si tratta di candidature che non sono state prese in
considerazione da chi aveva il compito di decidere».

Nessuna cospirazione quindi, ma soltanto «il dispiacere nel
riscontrare che tante persone sono rimaste deluse», aggiunge Puddu,
che poi dedica un pensiero ai «tanti che hanno accolto la propria
esclusione con sportività e spirito del Movimento». Lasciare a casa
gli aspiranti «è stata una scelta difficile e in alcuni casi anche
sofferta», conclude il pentastellato. Dopo la scrematura, si sono
presentati in 258 agli utenti del portale per il voto on line, 194 in
corsa per il Senato e 64 (suddivisi a metà) per i due collegi della
Camera.

IN RETE Non poteva che propagarsi sul web il moto di protesta di chi è
rimasto deluso dalla modalità con cui si sono svolte le parlamentarie.
In tanti hanno denunciato, soprattutto attraverso il proprio profilo
di Facebook, la lentezza del sistema e la difficoltà nell'esprimere il
proprio voto.

Gli esclusi, invece, non hanno gradito che non ci sia stata
un'adeguata comunicazione sull'esito della valutazione dello staff. E
se il candidato premier, Luigi Di Maio, difende il metodo, sul blog di
Beppe Grillo numerosi commenti lamentano il fatto che sia riuscita a
votare un piccola parte di attivisti.
Matteo Sau

Salvini in Sardegna per brindare col Psd'Az
Patto elettorale: a breve l'arrivo del leader leghista. Fortza Paris si sfila

L'arrivo di Matteo Salvini in Sardegna, all'inizio della prossima
settimana, servirà solo a mettere il sigillo su un accordo già
definito. Sul patto Psd'Az-Lega non ci sono più dubbi, dopo la stretta
di mano pubblica a Cagliari tra il segretario sardista Christian
Solinas e il governatore veneto Luca Zaia. Ma Salvini verrà comunque
di persona a celebrare l'intesa che potrebbe riportare dopo più di
vent'anni i Quattro Mori in Parlamento.

Il patto prevede che, sotto il simbolo del Carroccio, vengano
candidati in Sardegna due esponenti del Psd'Az o più probabilmente tre
(due nei collegi uninominali e un capolista nel proporzionale), in più
col paracadute di una candidatura sicura in Lombardia per Solinas.
Così la caccia al seggio parlamentare per gli eredi di Emilio Lussu e
Mario Melis avrebbe molte più chance di successo rispetto all'analoga
operazione condotta nel 2006 da Giacomo Sanna.

Ma proprio nel nome di Lussu e Melis si alzano le prime critiche per
l'accordo con una forza politica che, pur limando gli accenti
antimeridionalisti, flirta con la destra di Marine Le Pen. Per ora, va
detto, non è esplosa nel Psd'Az una polemica violenta come 12 anni fa.
Però, per esempio, il capogruppo consiliare Angelo Carta ha pubblicato
su Facebook una netta presa di distanza da Solinas (accusato di non
aver condiviso col consiglio nazionale del partito le mosse in vista
delle Politiche).

Scricchiola anche la precedente alleanza sardista con La Base di
Efisio Arbau e con Fortza Paris. Arbau aveva già detto che si sarebbe
candidato ma non con la Lega. E il leader di Fp Gianfranco Scalas
spiega che «dell'accordo con Salvini ho saputo dai giornali, non sento
Christian da sabato e non mi ha detto nulla. Il mio giudizio è
negativo anche nel merito: avevamo concordato che le Politiche
avviassero un percorso verso le Regionali, ma è difficile farlo con la
Lega. E poi era stabilito che ci saremmo presentati tutti sotto il
simbolo dei Quattro Mori, che invece a quanto pare non sarà sulla
scheda». Scalas ricorda inoltre i due punti programmatici, tra quelli
che la Lega avrebbe accettato, che proprio Fortza Paris aveva
proposto: «La battaglia per il bilinguismo e l'attuazione dei sei
punti franchi in Sardegna».

Dal Pd il vicecapogruppo Roberto Deriu esprime «rammarico» per «la
decisione del Psd'Az di fare la stampella sarda di Salvini, errore
politico che sta portando smarrimento nella loro base e nella
sensibilità del sardismo diffuso».

Le parole ufficiali del segretario Solinas sono rimandate all'arrivo
di Salvini in Sardegna; ieri intanto il leader del Carroccio ha calato
un altro asso della sua campagna elettorale, la candidatura
dell'avvocata Giulia Bongiorno come capolista in molte regioni. Il
segretario leghista ha anche risposto in maniera pepata alla
previsione di Silvio Berlusconi («se vinciamo vedrei bene Salvini
ministro dell'Interno»): «Se la Lega avrà più voti - è stata la
risposta - io farò il premier».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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