mercoledì 24 gennaio 2018

Rassegna stampa 24 Gennaio 2018

Unione Sarda

CAGLIARI - Zedda caccia Chessa dalla Giunta La rottura politica dopo l'accordo elettorale tra i Quattro Mori e la Lega guidata da Salvini Il sindaco: via la delega al segretario cittadino del Partito sardo d'Azione.

«C'è un'etica della coerenza e della responsabilità che recita fai quel che devi, accada ciò che può». Con queste parole Massimo Zedda ha motivato la scelta di cacciare dalla Giunta Gianni Chessa, segretario cittadino dei sardisti che hanno stretto alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Secondo il primo cittadino è venuto meno il rapporto di fiducia: «L'alleanza con un partito come quello di Salvini crea in me un imbarazzo molto forte, una cosa che non poteva protrarsi oltre».

MAGGIORANZA IN BILICO La rottura col Psd'Az mette in bilico la maggioranza che guida Palazzo Bacaredda, ma la capogruppo sardista Monia Matta e i compagni di partito Aurelio Lai e Sandro Stara hanno preso le distanze dal matrimonio voluto dal segretario nazionale Psd'Az Christian Solinas, chiedendo però al sindaco 24 ore di tempo per decidere sul futuro. Richiesta condivisa anche dall'altra esponente sardista Gabriella Deidda, l'unica che nei giorni scorsi abbia affiancato Gianni Chessa nell'incontro in cui Solinas ha illustrato l'alleanza agli iscritti.

All'appuntamento non aveva partecipato l'altro assessore dei Quattro mori Nando Secchi, uscito indenne dal terremoto di ieri. «Mi ha presentato subito la sua contrarietà, non è venuto meno il rapporto di fiducia», ha spiegato Zedda salvando in corner l'assessore alle Politiche sociali. Durante la seduta il sindaco ha incontrato i sardisti e la maggioranza, illustrando la sua idea di troncare i rapporti con Gianni Chessa, che ha poi annunciato in Aula.

LA REAZIONE DI SOLINAS «Mi è stato riferito che il sindaco Zedda avrebbe chiesto all'assessore nonché segretario cittadino Gianni Chessa e ai consiglieri comunali di rinnegare l'accordo politico stabilito dal Partito sardo d'azione con la Lega e dichiarando che in caso contrario avrebbe revocato la delega assessoriale - ha commentato il segretario nazionale Psd'Az Christian Solinas - al rifiuto di Chessa, sembrerebbe che il sindaco ne abbia comunicato in aula la destituzione. Ricordo che solo grazie al nostro sostegno il sindaco è stato confermato alle ultime elezioni».

Il consigliere regionale sardista lancia poi un affondo contro Zedda. «Che revochi pure le nostre deleghe, che faccia pure campagna acquisti tra i consiglieri comunali: la città saprà giudicarlo per questo tratto democratico - conclude - per quanto ci riguarda chi non rispetta gli accordi assunti e soprattutto le dinamiche interne ad altri partiti meglio farebbe a revocare la propria di delega ed a ripresentarsi al giudizio degli elettori».

Non ha queste intenzioni però il primo cittadino che dopo le reazioni in Aula alla sua comunicazione, con quasi tutto il gruppo sardista pronto a seguirlo, ha detto che «da quello che ho sentito la maggioranza c'è ancora, magari con numeri diversi rispetto a prima». Zedda ha assicurato che non si tratta di una mossa strategica e non vuole lasciare la fascia tricolore: «Non devo candidarmi alle Politiche, non è un doppio salto carpiato per tentare un'altra strada, amo Cagliari e voglio stare a Cagliari: qualunque cosa fosse accaduta, non avrei accettato candidature».

L'ATTACCO ALLA LEGA Per motivare la defenestrazione di Gianni Chessa e il trasferimento delle deleghe alla vicesindaco Luisa Anna Marras, il sindaco ha parlato dell'impossibilità di essere amici di chi è amico della Lega: «Ci sono momenti in politica in cui bisogna mettere prima le questioni di fondo». Zedda ha ricordato che quest'anno ricorre l'anniversario delle leggi razziali del 1938: «Ci sono questioni, quando si tratta di aspetti legati alla razza, che se non vengono presi e affrontati immediatamente di petto rischiano di trascinare il nostro Paese in strade tortuose. Che il Paese ha già vissuto, con tutti i lutti e le tragedie». Marcello Zasso

Leu, Sardegna in rivolta Otterrebbe il collegio più favorevole. Proteste anche sulle altre scelte. L'emiliano Grassi capolista alla Camera: è bufera

All'inizio hanno pensato tutti a un errore. Alla vocale finale sbagliata. Ma Grasso? No, Grassi. Claudio Grassi, classe 1955, di Reggio Emilia, attuale responsabile organizzazione della segreteria nazionale di Sinistra italiana ma con un passato in Rifondazione comunista. È lui il “paracadutato” di Liberi e uguali che nessuno conosce e che - a meno di ripensamenti dell'ultimissima ora - sarà il capolista nel collegio Sud Sardegna per la Camera, forse l'unico nelle condizioni di esprimere dall'Isola un rappresentante di Leu in Parlamento.

LA RIVOLTA Ma nessuno degli esponenti sardi di Liberi e uguali intende sostenere una campagna elettorale per qualcuno che non rappresenta il territorio. Ecco perché per tutta la giornata di ieri i gruppi legati ai grandi esclusi - Yuri Marcialis, segretario Mdp che veniva dato come capolista sicuro nel Sud Sardegna, e Michele Piras (deputato uscente che punta a guidare la lista al Senato) - hanno lavorato per impedire che le liste fossero ultimate. Stando così le cose, tanti sardi potrebbero rinunciare a candidarsi: a quel punto sarebbe arduo completare gli elenchi. Insomma, esiste il rischio concreto che il movimento non si presenti in Sardegna.

Altre scelte romane che hanno fatto storcere il naso, in particolare ai cagliaritani, sono i capilista negli altri due collegi proporzionali: due sassaresi, Antonella Chirigoni (ex Sel ora Mdp) per il collegio del Nord della Camera, e Salvatore Multinu (Si) nel collegio unico proporzionale del Senato. La prima su indicazione dei consiglieri regionali sardi di Art. 1 Sdp. Inoltre, nessuno riesce a spiegarsi come mai Sinistra italiana, che nell'Isola non ha il consenso di Mdp e nemmeno di Possibile, possa essere così sovrarappresentata.

TRATTATIVE Intanto - benché a questo punto le aspettative siano basse - le trattative continuano. Ieri alle 19 a Roma si è riunita di nuovo la commissione elettorale di cui fa parte anche il segretario di Possibile, Thomas Castangia, mentre per le 23 è stato convocato un tavolo politico dei segretari. A quanto pare, infatti, non c'è solo il caso Sardegna.

Sempre ieri sera, ma in Consiglio regionale, il capogruppo di Sdp, Daniele Cocco, ha convocato i vertici di Leu per chiedere a Sinistra italiana, quindi al suo segretario regionale Antonello Licheri, di intercedere con i vertici nazionali affinché il nome di Grassi sia ritirato. Ma Si non sembrerebbe intenzionata a fare un passo indietro. Roberto Murgia


«Sono fedele al Psd'Az: Secchi si deve dimettere»

«È vergognoso. Il sindaco Zedda mi accusa di non essermi dissociato
dall'accordo elettorale tra il Partito sardo d'Azione e la Lega. La
scelta fatta dal Consiglio nazionale - di cui non faccio parte - può
essere discutibile, ma è mia abitudine adeguarmi alla volontà della
maggioranza. L'ho fatto anche in questa occasione. Oggi pago lo scotto
di un'alleanza che posso anche non condividere, però tra il sindaco e
il Psd'Az scelgo il secondo».

Gianni Chessa è appena uscito dall'aula del Consiglio comunale. È un
ex assessore: «Non mi hanno neppure fatto parlare con la scusa che il
regolamento non lo prevede. È l'ultimo atto di una strategia che mira
a spaccare il Psd'Az. Il sindaco ha vinto le elezioni grazie al mio
contributo e ora rinnega tutto. È inaffidabile. Ha contestato la
riunione nel mio circolo di Is Mirrionis col segretario nazionale e un
centinaio di amici per spiegare le ragioni dell'alleanza per le
Politiche. In campagna elettorale voterò e farò votare sardista,
nessun altro».

Rivolto all'altro assessore dei Quattro Mori, Nando
Secchi: «Si dovrebbe dimettere, lo invito a farlo per preservare la
dignità». Avverte i consiglieri sardisti che potrebbero restare in
maggioranza: «Quelli che non rispetteranno le regole dovranno trarne
le conseguenze». (p. pa.)

Era il febbraio del 2008: Gianni Chessa si dimise indossando la maglia
dell'Udc, lo schieramento era il centrodestra, l'assessorato al
Patrimonio. Dieci anni dopo, con la maglia dei Quattro mori, è
defenestrato da una Giunta di centrosinistra. E lascia i Lavori
pubblici. La capogruppo Psd'Az Monia Matta ha preso le distanze dalla deriva
razzista della Lega («Mi vanto di essere sarda, italiana ed europea»)
assicurando al sindaco che il gruppo in Aula «continua a sostenere
questo progetto che ci ha visti vicnitori nel 2016».

«Ora si comporta così, ma il sindaco ha avuto lo stomaco di accettare
di aver vinto col 7,1% di un partito che aveva tre assessori delle
Giunte Floris. Ha una Giunta che si dice di sinistra con gente che non
aveva mai militato nei sardisti, erano di Forza Italia o dell'Udc».
DECRETO DEL PR


Oggi Salvini firma il patto col Psd'Az
Il leader leghista a Cagliari ufficializzerà l'intesa che prevede un
posto sicuro per Solinas

È il giorno di Matteo Salvini e della firma del patto elettorale con
il Psd'Az. Il leader della Lega ritorna a Cagliari due mesi dopo la
convention alla Fiera, quando, di fronte a un migliaio di persone,
aveva aperto la caccia ai voti sardi rivolgendosi in particolare ai
partiti autonomisti. Oggi viene a raccogliere i frutti di
quell'appello al quale ha risposto il partito fondato da Emilio Lussu.
L'accordo sarà ufficializzato alle 11 in una conferenza stampa
all'hotel Regina Margherita terrà con il segretario nazionale Psd'Az,
Christian Solinas. Dell'arrivo di Salvini si sa con certezza solo da
due giorni, ma che le cose andassero in questa direzione era sembrato
chiaro già una settimana fa, in occasione della visita del governatore
del Veneto Luca Zaia.

«Ho un rapporto ormai storico con il Partito
sardo d'Azione - aveva detto Zaia - sono dei bravi ragazzi con cui
abbiamo avuto sempre un buon feeling, ma sarà Salvini a comunicare se
si troverà un accordo». E così sarà.

L'intesa con il Carroccio dovrebbe consentire ai sardisti di ritornare
in Parlamento dopo 22 anni. Oltre a candidature in Sardegna in tre o
due collegi uninominali e nei tre proporzionali (almeno un capolista
sardista), l'accordo prevede una “riprotezione” in Lombardia in un
collegio proporzionale per il Senato con Solinas capolista. Anche se
depositato in bacheca al Viminale, il simbolo dei Quattro Mori non
sarà abbinato a quello di Alberto da Giussano. Una scelta fatta dai
sardisti per poter utilizzare solo lo stemma dei Quattro Mori nei
prossimi appuntamenti elettorali nell'Isola.

La giornata di Salvini a Cagliari prevede altre due tappe. Alle 9.30
un incontro pubblico al mercato di via Quirra, nel quartiere di Is
Mirrionis: l'eurodeputato aveva già mostrato intenzione di andarci due
mesi fa, ma poi era mancato il tempo e si era limitato a un
sopralluogo a Sant'Elia. Dopo la firma, alle 13 è previsto un pranzo
al Lido, al Poetto, per cui sono state già registrate 150
adesioni.(ro. mu.)

M5S, Grillo vara il nuovo blog separato da Casaleggio. Di Battista in
Sardegna a febbraio
Ma sull'Unione europea la Lega litiga con Berlusconi

ROMA Dopo i vaccini, ora è l'Europa che fa litigare Lega e forza
Italia. O meglio: lo scontro è sul rispetto dei parametri di bilancio
fissati dall'Ue, tra cui il famoso limite del 3% nel rapporto
deficit-Pil. Se due giorni fa, a Bruxelles, Silvio Berlusconi ne aveva
garantito l'osservanza da parte di un eventuale governo di
centrodestra, ieri Matteo Salvini l'ha contraddetto: «Se si scopre che
quel limite danneggia le imprese e le famiglie italiane, per noi non
esiste».

NO EURO Hanno un marcato accento antieuropeista anche i due economisti
che la Lega ha presentato ieri come candidati, e che considerano la
moneta unica «un esperimento fallito». Si tratta di Claudio Borghi,
già responsabile economico del Carroccio, e Alberto Bagnai, docente
universitario da sempre assai critico verso euro e fiscal compact. Il
primo sfiderà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan nel collegio
uninominale di Siena.

Il secondo sarà candidato in Abruzzo e Lazio.
IL PD A proposito di Padoan: il ministro ha commentato duramente la
flat tax (ossia l'aliquota fiscale uguale per tutti) promessa dal
centrodestra: «Fa parte di quelle proposte che chiamo bacchette
magiche o fatina blu», ha detto il responsabile di Via XX Settembre,
«sono miracolose e spesso divertenti da ascoltare». Ma il problema è
la copertura economica: «Quando si abbassa una tassa ci vuole la
copertura».

Il ministro ha anche segnalato «la preoccupazione dell'Ecofin per
un'interruzione del processo verso la stabilità e la crescita in
Italia». Ai dubbi sulla flat tax ha replicato da FI Renato Brunetta:
«Padoan si candida da ministro a Siena, città del Monte dei Paschi di
cui è proprietario il Tesoro. Parla da maestrina dal pulpito di un
enorme conflitto di interessi».

IL M5S Sul fronte del Movimento Cinquestelle, fa notizia la nascita di
un nuovo blog di Beppe Grillo, sganciato dal “Blog delle stelle”
(finora erano la stessa cosa) e dalla Casaleggio associati. Ma per il
candidato premier Luigi Di Maio non c'è alcuna spaccatura nel M5S,
anzi il nuovo spazio web di Grillo conferma che il Movimento cresce e
cammina sulle sue gambe.

Quanto al ruolo di Davide Casaleggio, Di Maio lo ha definito «un
amico», specificando che «non prende le decisioni politiche, ci dà un
supporto». Sul piano dei programmi, si prevede un taglio dell'Irap.
Intanto si annuncia il primo arrivo di un “big” pentastellato in
Sardegna per la campagna elettorale: Alessandro Di Battista sarà a
Iglesias e Oliena il 24 febbraio.


Il sindaco di Golfo Aranci pronto a correre nel collegio della Gallura
 Fasolino: «Io alla Camera?
Aspetto il sì di Berlusconi»

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Mancano pochi giorni prima di entrare nel vivo della campagna
elettorale per Giuseppe Fasolino, sindaco di Golfo Aranci, consigliere
regionale e incarnazione della nuova generazione di Forza Italia.
Dovrà superare la prova dell'uninominale, «al 90% sarò il candidato
nel collegio di Olbia per la Camera», e affrontare una campagna
elettorale alla ricerca del mix perfetto tra social e contatto con gli
elettori.

Si sta preparando alla campagna elettorale?
«Sì, e spero sia condotta con toni moderati lasciando spazio ai temi
piuttosto che allo scontro. Anche se le prime avvisaglie fanno pensare
il contrario».

Il collegio di Olbia è considerato tra i più sicuri per voi. Si sente
l'astro nascente di Forza Italia?
«Assolutamente no. Io posso contare sul voto d'opinione, più che su
quello strutturato. Per questo sono contento di avere la candidatura
al collegio uninominale: se vincerò sarà perché lo ha voluto la
gente».

Lo deve volere anche Berlusconi. Pensa che darà l'ok?
«Più che pensare lo spero, perché comunque le candidature le decide lui».
In che rapporti è con il leader di Forza Italia?
«L'ho conosciuto e abbiamo un rapporto di simpatia reciproca. Se da
parte sua ci sia anche stima, lo scoprirò al momento della scelta sui
nomi».

Pensa ci sia differenza tra il suo ruolo di consigliere regionale e
quello eventuale da deputato?
«Il primo tratta esclusivamente temi legati alla Sardegna. Alla Camera
si affrontano le tematiche nazionali, con l'obiettivo personale di
dare priorità all'Isola».

Lei fa parte della nuova generazione di Forza Italia. Che differenza
c'è rispetto alle origini?
«All'inizio c'era un grande entusiasmo attorno a questo progetto e la
competizione era concentrata soprattutto sull'essere candidati,
piuttosto che sulla campagna elettorale».

Poi che cosa è cambiato?
«Adesso è un po' più difficile perché abbiamo attraversato momenti
bui, come le scorse elezioni politiche, e dobbiamo anche far fronte a
un progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica».
Lei ritiene che Forza Italia sia un partito unito in Sardegna?
«Sì, ora lo è. Ma in passato ci sono stati problemi. All'interno ci
sono diverse anime e la differenza la si fa riuscendo a trovare
l'intesa soprattutto sugli argomenti. La gente non ha più voglia di
vedere i politici litigare».

Come sta progettando la sua campagna elettorale?
«Principalmente incontrando la gente e trattando gli argomenti che mi
stanno a cuore. Però utilizzerò anche i social».

Nuova generazione: quindi un nuovo metodo per promuoversi?
«Ci sono pro e contro. Purtroppo sono sempre meno le occasioni di
stare tra la gente e questo è l'effetto dei social che, però,
consentono di raggiungere molte più persone».

Quali saranno i temi su cui ci sarà più confronto?
«A livello nazionale penso alla tassazione, perché viviamo un periodo
davvero difficile. In Sardegna i trasporti, visto che siamo isolati e
abbiamo difficoltà anche nella mobilità interna. Questo influisce
negativamente su molti altri ambiti come lavoro, istruzione e sanità».
Pensa che la Gallura abbia perso terreno in questi anni?

«È un territorio che è stato privato di uffici pubblici e riferimenti
istituzionali, per una logica di risparmio che in altri territori non
è stata applicata».

Avrà diversi avversari nel collegio. Cosa pensa del centrosinistra?
«Ha avuto la possibilità di amministrare sia alla Regione che al
governo del Paese. La situazione è sotto gli occhi di tutti e saranno
gli elettori a stabilire se quel che è stato fatto è ciò che si
aspettavano quando li hanno votati».

I sondaggi premiano il Movimento 5 Stelle.
«Con loro mi piacerebbe confrontarmi su temi concreti e capire in che
modo vogliono governare l'Italia, perché non lo si può fare solo con
gli slogan».

Cosa ne pensa dell'accordo tra la Lega e il Psd'Az?
«Trovo innanzitutto positivo che i sardisti abbiano scelto il centrodestra».
Il sistema uninominale è spietato perché si contano i voti. Ha paura
di un'eventuale sconfitta in prima persona?
«Credo nel destino. Se il mio è andare alla Camera allora vincerò. Se
così non fosse vuol dire che non sarà scritto e chiusa quella porta si
apriranno altri portoni».

Magari quello della presidenza della Regione?
«Mi riferisco alla vita privata. Anche perché una sconfitta alle
Politiche non rappresenterebbe una prova di forza spendibile».
Ma se le chiedessero di candidarsi come governatore?
«Dipende da molti fattori. La voglia di dare un contributo per la
Sardegna c'è, ma dipende anche dal contesto e dalle condizioni».

Quale sarebbe, secondo lei, il candidato ideale?
«Una persona dinamica, decisionista e con un chiaro progetto di Sardegna».
Preferibilmente una donna?
«Indifferente. L'importante è avere queste caratteristiche».
Matteo Sau

LA NUOVA

Effetto Salvini a Cagliari Silurato l'assessore Psd'Az
Il sindaco: «Il patto con la Lega crea forte imbarazzo». Il leader
leghista oggi in città
La maggioranza meno certa: «Ci sono questioni di fondo che vengono prima»

di Alessandro Pirina
CAGLIARI
L'alleanza tra Psd'Az e la Lega di Salvini piomba come un macigno sul
comune di Cagliari, dove Massimo Zedda guida una maggioranza di
centrosinistra insieme ai sardisti. II sindaco ha ritirato la delega
ai lavori pubblici a Giovanni Chessa, che di sardisti è il segretario
cittadino. Lo strappo è arrivato dopo giorni di tensione, ma
soprattutto dopo la svolta a destra del partito autonomista. E alla
vigilia dello sbarco di Salvini in città, atteso oggi a Cagliari per
siglare l'accordo col segretario sardista Christian Solinas.

È stato lo stesso Zedda ad annunciarlo in aula. «Alla base della mia decisione
ci sono diverse motivazioni - ha dichiarato i-. Innanzitutto, è venuto
meno il rapporto di fiducia con l'assessore, ma nelle ultime settimane
ci sono stati degli avvenimenti politici che stanno interessando la
vita politica. L'alleanza con un partito della mia maggioranza come
quello di Salvini mi crea un imbarazzo molto forte». Il Psd'Az è il
secondo partito più votato della coalizione di Zedda dopo il Pd, conta
in giunta anche un altro assessore, Ferdinando Secchi (che su Facebook
ha manifestato solidarietà a Chessa prendendo le distanze dall'accordo
tra i vertici e la Lega), ma in questo momento il sindaco sembra
disposto a mettere a rischio anche la tenuta della maggioranza. «So
bene che c'è una rappresentanza nutrita di consiglieri del Psd'Az.

Spetterà a loro spiegare la loro posizione. Ma ci sono momenti della
vita politica in cui le questioni di fondo vengono prima. Quest'anno
ricorre l'80esimo anniversario delle leggi razziali. Ci sono aspetti
legati alla razza che se non affrontati subito rischiano di trascinare
il Paese in percorsi e strade tortuose che l'Italia ha già vissuto fra
lutti e tragedie. Per questo, chiedo alla maggioranza se c'è ancora, i
numeri li vedremo, ma c'è un'etica della coerenza e della
responsabilità che dice: fai quel che devi, avvenga quel che può».

Contro l'accordo fra Psd'Az e Lega anche il senatore Luciano
Uras, come Zedda del Campo progressista che ha scelto di rimanere al
fianco del Pd. «Siamo di fronte a un'alleanza innaturale e nulla è più
lontano dalla radice politica, dalla sensibilità e dalla cultura
sardista. Salvini pratica linee politiche fondate sull'esasperazione,
sulla discriminazione razziale, sulla demolizione della solidarietà e
sostiene anche rigurgiti autoritari e nazionalisti. Nulla a che vedere
con i temi dell'autodeterminazione dei popoli e della Sardegna terra
di pace e amicizia».

caos a sinistra
Candidati imposti da Roma liste a rischio in Liberi e uguali
CAGLIARI

Un candidato paracadutato da Roma e forse anche un altro: Liberi e
Uguali, in Sardegna, rischia di nascere sotto una stella sbagliata e a
sinistra è scoppiata la rivolta. La direzione nazionale del partito
avrebbe deciso di andare per le spicce: il posto di capolista nel
collegio proporzionale Sud sarebbe stato assegnato a Claudio Grassi,
65 anni, segretario organizzativo di Sinistra italiana, in coalizione
insieme a Mdp e ai civatiani, con trascorsi nel Pci e in Rifondazione.
L'annunciato sbarco elettorale di chi tra l'altro ai tempi dell'Ulivo
contribuì a far cadere il governo Prodi, è stato accolto in malo modo
dall'alleanza sarda fra i tre movimenti di sinistra. Fino a tal punto
che in Consiglio regionale qualcuno ha fatto trapelare questa frase:
«Se Roma dovesse insistere, alla fine ritireremo i nostri candidati e
alle elezioni politiche di marzo non voteremo».

Da Cagliari a Sassari
LeU non ha nessuna intenzione di essere commissariata, e questo
diranno oggi i due portavoce sardi - Yuri Marcialis per Mdp e il
civatiano Thomas Castangia - che parteciperanno alla commissione
elettorale nazionale convocata a Roma per completare le liste. Il no
sarà ancora più secco se - secondo un'altra indiscrezione - la
direzione del movimento dovesse scegliere, o meglio imporre, anche il
capolista del collegio unico regionale per Palazzo Madama. A quel
punto, in Sardegna, la protesta diventerebbe una sommossa popolare e
le minacce di una clamorosa scissione diventerebbero reali dentro un
movimento nato guarda caso da un'altra scissione, quella del gruppo
Grasso, Bersani e D'Alema dal Pd. Se passasse lo schema romano a
rimanere a terra sarebbero tutti i candidati sardi, a cominciare dal
deputato uscente Michele Piras. (ua)

Il Pd sardo si arrende: decide il nazionale
Le tre aree non hanno trovato l'intesa. Oggi il segretario Cucca
spiegherà la situazione alla Direzione

di Umberto Aime
CAGLIARIIl Pd sardo si è arreso. Le tre correnti non sono riuscite a
trovare l'accordo sulle candidature per le elezioni politiche. Altro
che bandiera rossa, era ed è rimasta bianca. Oggi il segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca si presenterà a Roma senza uno straccio
di lista da proporre alla direzione nazionale. Dunque, saranno altri a
decidere non tanto chi sarà in lista nel proporzionale o in campo nei
collegi uninominali, i nomi che circolano da settimane sono sempre gli
stessi e rimarranno quelli, quanto su dove e in che posizione i 21
candidati sardi troveranno spazio nella scheda elettorale per la
Camera e il Senato.Senza pace.

Il nulla di fatto cagliaritano è una
sconfitta bruciante per chi, nei fatti, ha scelto di
autocommissariarsi? Potrebbe esserlo e i contraccolpi interni ci
saranno di sicuro dopo le elezioni, ma soprattutto oggi è la conferma
che il Pd sardo non sa vivere in pace. Litiga un mese dopo l'altro,
poi all'improvviso rimischia le carte e tira fuori dal cilindro
improvvise maggioranze interne, come l'ultima che ha eletto Cucca
segretario regionale, ma dopo neanche mezza stagione eccolo ritornare
al punto di partenza. Questa volta è riuscito persino a incartarsi
peggio del solito: mancano solo quaranta giorni alle elezioni
politiche e c'è una campagna elettorale ancora tutta da organizzare.
Roma ci ha provato a far da paciere fra renziani, popolari-riformisti
e soriani: è stato inutile.

A questo punto non c'è altra possibilità,
con le liste che dovranno essere presentate fra domenica e lunedì, per
il Pd sardo l'autocommissariamento è diventato necessario, meno che
mai una scelta.In panne. Alla terza riunione consecutiva, i sette
commissari scelti dalla direzione regionale si sono resi conto della
dura realtà: l'intesa sarebbe stata impossibile sui capolista nei tre
collegi proporzionali e sui nove candidati in quelli uninominali.
Giuseppe Luigi Cucca, i renziani ed ex Diesse Sebastiano Mazzone e
Siro Marrocu, Pietro Morittu e Cesare Moriconi per i
popolari-riformisti dell'aria Cabras-Fadda e la delegazione dei
soriani, lo stesso Soru più Salvatore Sanna, si sono alzati dalle
sedie del tavolo delle trattative senza aver preso una decisione.

Pare che il nulla di fatto sia arrivato dopo tre ore molto vivaci di
discussione, con continue contrapposizioni feroci fra le diverse anime
del partito. Senza concessioni reciproche, alla fine sul pennone del
Pd sardo non poteva che sventolare una sola bandiera, quella
bianca.Cosa accadrà. Senza proposte in arrivo dalla Sardegna su come
riempire le caselle elettorali, la direzione nazionale farà i suoi
passi e saranno insindacabili. Va ripetuto ancora: lo scontro
regionale non è stato sui candidati, ma su come dovevano essere
suddivisi i pochi posti di Fascia A - dai capilista ai potenziali
collegi sicuri - fra le correnti.

Oggi il segretario Cucca spiegherà
alla commissione elettorale nazionale cos'è accaduto da domenica,
prima riunione dei sette, fino a mercoledì e chiederà lumi. Una prima
bozza delle liste sarde potrebbe uscire dalle stanze di via del
Nazareno nella tarda serata. Ma per quella definitiva bisognerà
aspettare la riunione della direzione nazionale, convocata da Renzi
per domani o al massimo venerdì. Lì, a Roma e non certo a Cagliari,
sarà messo il timbro sull'elenco dei ventuno. E in questi giorni
d'attesa, il Pd sardo potrà fare solo questo: leccarsi le ferite e
sperare che l'ultimo caos sia dimenticato in fretta dal partito e
dagli elettori prima del 4 marzo, è la domenica del voto nazionale.

Rivolta centrista contro Forza Italia
I Riformatori e l'Udc: o due collegi o non corriamo. Salvini, il
programma del blitz

CAGLIARI
Salvini sbarca oggi e i centristi di Sardegna non ci stanno. Lo
guardano di traverso e subito dopo fanno sapere: se non avranno dal
centrodestra neanche un collegio, potrebbero non presentarsi alle
Politiche. La rivolta. A scatenare la protesta è stata la notizia,
rimbalzata da Roma, che la direzione di «Noi con l'Italia», è
l'alleanza fra l'Udc e i Riformatori, punterebbe per il maggioritario
su Veneto, Puglia e Sicilia, per non sprecare i pochi collegi che ai
centristi sono stati concessi dal triade Forza Italia, Lega ed Fdi. Ma
a mettere in allarme i centristi sardi è stato anche l'annunciato e
possibile strapotere dell'accoppiata Lega-Psd'Az nella suddivisione
della candidatura.

«Qualunque sia il motivo della nostra esclusione -
ha detto Pietrino Fois, coordinatore e dei Riformatori - è
inaccettabile. Non siamo donatori di sangue e nessuno potrà levarci lo
spazio che meritiamo». Ancora più il duro è stato Giorgio Oppi, leader
dell'Udc: «Vogliono farci fuori? Attenzione però alle ripercussioni.
Perché questo volerci mettere per forza alla porta, insieme ai
Riformatori valiamo il 18 per cento dei voti, potrebbe avere pesanti
contraccolpi sulle alleanze per le regionali del 2019». Così, a pochi
giorni dalla presentazione delle liste, i centristi hanno lanciato un
ultimatum: «Vogliamo due collegi uninominali alla Camera, quello di
Oristano e quello della Gallura». Altrimenti, hanno lasciato intendere
i Riformatori e l'Udc, «potremmo rinunciare anche ai collegi
proporzionali».

La rivolta dei centristi è scoppiata alla vigilia
dell'arrivo in Sardegna del segretario nazionale della Lega, Matteo
Salvini, per firmare l'accordo elettorale con il Psd'Az. Anche per
questo il tavolo del centrodestra è in subbuglio. Oggi i centristi
sono stati convocati a Roma dal vertice di «Noi con l'Italia», mentre
Forza Italia ha organizzato domani un vertice straordinario della
coalizione, con l'obiettivo di ricucire tutti gli strappi.

Salvini a Cagliari. Il leader della Lega arriverà oggi di prima mattina. Subito
dopo, accompagnato dal segretario del Psd'Az Christian Solinas,
incontrerà gli elettori al mercato di San Benedetto o in quello del
quartiere di Is Mirrionis. Intorno alle 11 è prevista la firma
ufficiale dell'accordo elettorale per le Politiche di marzo, con a
presentazione del programma e forse delle candidature. L'ultimo
appuntamento sarà un pranzo con i simpatizzanti di Lega e Psd'Az in un
stabilimento balneare del Poetto. Gli organizzatori hanno fatto sapere
con largo anticipo: «Da giorni non ci sono più posti disponibili».
(ua).

M5s, tensione alle stelle cazzotti tra attivisti ed ex
Il consigliere Boscani lascia il movimento, a Palazzo Ducale scoppia la rissa

di Vincenzo Garofalo
SASSARI
La nevrosi a 5 stelle scoppia in Consiglio comunale a Sassari, sfocia
in una scazzottata fra attivisti ed ex grillini e porta a galla tutto
il malumore che regna attorno al Movimento sardo. Un malumore
diventato incontenibile dopo i risultati delle Parlamentarie e
l'esclusione forzata di tanti candidati in pectore, che ora si sentono
sedotti e abbandonati dalla Casaleggio&Co e organizzano la grande
diaspora. Il primo a rompere gli argini e dire addio al Movimento è
stato il consigliere comunale di Sassari, Marco Boscani. Ieri
pomeriggio a Palazzo Ducale ha avuto giusto il tempo di ufficializzare
la sua separazione dal M5s, che appena messo piede fuori dall'aula del
Consiglio si è trovato, suo malgrado, in mezzo a una scazzottata fra
attivisti ed ex grillini.

Lo scontro è avvenuto nel corridoio, al primo
piano del municipio, proprio davanti all'ingresso dell'aula
consiliare, mentre all'interno proseguivano i lavori dell'assemblea.
Boscani usciva dalla sala per rispondere alle domande dei giornalisti,
accompagnato da una decina di ex grillini della prima ora arrivati in
Comune per dargli sostegno morale. E non solo. Il gruppo ha incrociato
alcuni attivisti, fra cui Andrea Tirotto, infermiere e membro della
segreteria territoriale del sindacato autonomo NurSind. Proprio fra
Tirotto e l'ex grillino Marco Casu è scoppiata la zuffa, Uno sguardo
in cagnesco, un sorrisetto di troppo, e sono volati spinte e pugni,
fino a quando i due sono stati separati a fatica dalle altre persone
che si trovavano nel corridoio.

«Sono stato aggredito e non so per
quale motivo», spiega Andrea Tirotto poco dopo il duello rusticano.
«Io sono un non violento, conosciuto da tutti come un tipo pacifico.
Sto andando a querelare la persona che mi ha aggredito». Opposta la
versione di Casu: «È stato lui ad aggredirmi, e sono io che lo
querelo. Ho i testimoni», precisa l'ex M5S una volta riportato a bada
il tasso di adrenalina.

«Ci siamo urtati con le spalle e lui ha urlato
qualcosa, con tono minaccioso, e mi ha tirato un pugno facendomi
saltare gli occhiali».Boxe a parte l'episodio rivela i nervi scoperti
del M5s, come spiega l'esodato Marco Boscani: «Il mio addio ai 5
Stelle è dovuto alla mancanza di democrazia e al clima di terrore che
si respira all'interno del Movimento. Chi dissente dalle direttive
romane è messo all'indice, segnalato a un fantomatico comitato e
relegato ai margini, senza alcuna possibilità di svolgere un ruolo
politico attivo», dichiara il consigliere comunale. «La situazione è
diventata inaccettabile con le Parlamentarie. È successo che ad alcune
persone del Movimento a me vicine è stato di fatto impedito di
candidarsi, solo perché erano in linea con il mio pensiero».

Le lamentele di Boscani sarebbero quelle di molti. Tanti delusi pronti a
dare vita a una sorta di Movimento 2.0: «Il dissenso che esprimo io
non è isolato. Siamo tanti a Sassari, Alghero, Oristano e Cagliari.
Tutte persone che hanno messo la loro vita a disposizione del progetto
e che, come me, ora si sentono tradite» continua Boscani. «Ho sofferto
molto a lasciare il M5s, ma non mi dimetto da consigliere perché io
rispondo alla Costituzione, non alla ditta Casaleggio. Non mi dimetto
perché io e le tante persone che si stanno allontanando continueremo a
fare politica. È presto per parlare di un nuovo soggetto politico, che
probabilmente sarà necessario far nascere.

Non per noi, ma perché la
gente ce lo chiede. Siamo in ballo e dobbiamo ballare».Un fascicolo di
accuse che il capogruppo dei 5 stelle a Sassari, Maurilio Murru,
rispedisce al mittente: «L'episodio non ha nulla a che fare con la
politica, sono dissidi personali. È vero che ci sono scontenti che
lasciano il Movimento, ma questo è un bene, è una depurazione naturale
che fa emergere chi crede veramente nei valori che proponiamo»,
ribatte. «E d'altronde i numeri ci danno ragione perché le adesioni e
il consenso sono in costante aumento», continua prima di liquidare
definitivamente il dissidente Boscani: «Deve dimettersi da consigliere
comunale, per rispetto degli elettori che in quel ruolo rappresentava
e in forza di quelle regole che fino a ieri ha condiviso».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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