mercoledì 3 gennaio 2018

Rassegna stampa 03 Gennaio 2018

La Nuova

Natalità in calo, over 65 in aumento. Punti di forza: clima e amore per la lettura L'isola di single e figli unici più vecchi e insoddisfatti, di Silvia Sanna

Scontenti, più lamentosi della media. E più vecchi, con un indice di natalità tra i bassi d'Italia. Ma curiosi, quasi avidi nel divorare libri e giornali quotidiani: un'abitudine per oltre 56 sardi su 100. La fotografia che viene fuori dall'analisi dell'Istat è quella di un'isola che mostra ancora il fiato corto. Nella quale se anche una debole ripresa è iniziata, ancora non mostra segni evidenti. La Sardegna nelle classifiche che riguardano lavoro e famiglia sta quasi sempre indietro, mentre vola in alto in quelle che riguardano il clima e la qualità della vita: per chi il bicchiere preferisce vederlo mezzo pieno, l'isola afflitta da molti problemi ha anche più di una ragione per sorridere.

Le famiglie. È un'isola di single o di figli unici. L'indice di natalità è il secondo più basso d'Italia (fa peggio solo la Liguria): nascono 6,4 bambini ogni 1000 abitanti, più o meno 1,1 figli per coppia. La media nazionale è più alta, 7,8 ogni 1000, ed è più alta anche la media di famiglie con 1 o più figli. In Sardegna la tipologia di famiglia più diffusa è quella senza figli (31,8%) seguita da quella con 1 (27.3%) o 2 figli (21.4%). Nell'isola è più presente il nucleo composto da madre e figli, 9.5 ogni 1000 a fronte di 8 su 1000 nel resto d'Italia.

La popolazione. Il saldo morti nascite è sempre a favore del primo e la popolazione invecchia in maniera costante e per ora inesorabile. La fascia 0-14 anni è quella meno rappresentata perché mette insieme appena l'11,6% della popolazione, quasi due punti in meno rispetto alla media nazionale (13.5%). La fascia più nutrita è quella 14-65 anni con il 65,7%, un punto e mezzo più del resto d'Italia. E gli anziani over 65 sono il 22.7% a fronte di una media del 22.3%. E nell'isola dei centenari che custodisce nelle zone interne l'elisir di lunga vita studiato dagli esperti di tutto il mondo, si scopre che le aspettative di vita alla nascita sono perfettamente in linea con quelle medie nazionali: 80,2 anni per gli uomini (a fronte di 80,6) e 85,4 anni per le donne (a fronte di 85,1).

Matrimoni e divorzi. Ci si sposa un po' di meno ma il legame si rivela appena più solido. L'anno scorso in Sardegna sono stati celebrati 4880 matrimoni, di cui 2590 religiosi e 2290 con rito civile. Il quoziente di nuzialità, dice l'Istat, è 2,9 per mille. Nel resto d'Italia è più alto - 3,2 - ma è superiore anche l'indice di divorzi/separazioni: 1,3 in Sardegna (con 2207 coppie scoppiate in un anno), 1,4 la media nazionale.

Qualità dei servizi. Male l'acqua, malino l'energia elettrica. Nella sezione riservata al grado di soddisfazione per la qualità dei servizi offerti, l'isola si distingue. Per l'acqua innanzitutto, da due punti di vista. Il primo: quella che si perde per strada durante la distribuzione nelle reti. Il dato non è aggiornatissimo, nel frattempo la situazione è migliorata, ma un anno fa la percentuale di dispersione era del 59,3%, 22 punti in più rispetto alla media nazionale. Peggio della Sardegna fanno solo la Basilicata e il Molise. Il secondo dato è ancora più clamoroso: il 63% dei sardi dichiara di non fidarsi a bere l'acqua dal rubinetto. La media nazionale è 29,9%, l'isola domina nettamente la classifica. Non fa pieno di consensi neppure il servizio elettrico: la percentuale di sardi che si dichiarano soddisfatti del servizio è alta- 75,6% - ma inferiore di 12 punti - 87,9 - alla media nazionale.

Lavoro e soldi. Disoccupazione e precariato, questi i mali principali del mercato del lavoro isolano. Dove una ripresa c'è stata ma ha riguardato prevalentemente i contratti a tempo determinato: sono il 16,9% del totale a fronte del 12,5 di media. E l'indice di soddisfazione è basso. Appena 2,1 sardi su 100 sono molto felici della propria professione, mentre 37,4 lo sono abbastanza: rispettivamente 1 punto e 10 punti in meno della media. Poco soddisfatti 28,9 (a fronte di 34,8) e del tutto scontenti 19,1 su 100, 6 in più che nel resto d'Italia.

L'isola al top. Anni luce avanti rispetto alle regioni del centro sud e a piani alti della classifica nazionale, più sud rispetto a regioni del nord come l'Emilia Romagna: i sardi leggono di più: Ben 45,7 su 100 hanno letto un libro negli ultimi 12 mesi, 56,6 su 100 leggono abitualmente un giornale quotidiano (la media nazionale è 43,9). Ma ci sono anche altri dati sui quali l'isola eccelle. Per esempio il clima che la rende una delle regioni più desiderate. Nel 2016, anno molto caldo, le temperature minime più basse si sono avute a dicembre (5,2 gradi) quelle più alte a luglio con 30 gradi di media, seguito da agosto e da giugno.  Infine l'ambiente: poche lamentele per l'inquinamento (16% rispetto a 38) e per il rumore (21 rispetto a 31).


Partiti a caccia di candidate ma rispondono in poche - verso le elezioni
di Umberto Aime
CAGLIARI

Cercansi candidate donne disperatamente, perché il Rosatellum è sempre
più un rompicapo e molti partiti, soprattutto i più piccoli, sono in
affanno. È colpa della legge con cui, a marzo, sarà eletto il
Parlamento, e che impone - senza possibilità di deroghe, pena
l'esclusione dalla competizione - una ben precisa parità di genere nei
collegi uninominali e nelle liste per il proporzionale. La clausola è
questa: i candidati maschi non potranno essere più del 60 per cento
rispetto alle donne, o viceversa.Il caso Sardegna. Qui da noi il conto
è presto fatto. I collegi uninominali per la Camera sono sei e quindi
quattro dovranno avere come aspirante deputato i candidati di un
genere e due dell'altro.

Nel concreto: quattro uomini e due donne, o
viceversa. Mentre per Palazzo Madama, dove i collegi uninominali sono
tre, il rapporto dovrà essere di due a uno. Addirittura nel
proporzionale, sempre nell'isola, la clausola è ancora più netta. Alla
Camera i collegi sono solo due - Sardegna Centro-Nord (Sassari,
Gallura e Nuoro, con cinque seggi in palio) e Sardegna Centro-Sud
(Oristano, Sulcis e Cagliari, sei seggi) - e quindi per ciascun
partito, che in questo caso presenterà il proprio simbolo, i due
capolista non potranno essere dello stesso genere.

Per essere ancora
più chiari: se un partito sceglierà un uomo in testa alla lista del
Centro-Nord, dovrà per forza indicare una donna in quello del
Centro-Sud. Infine, c'è il collegio unico regionale per il Senato, con
otto seggi a disposizione, e qui i partiti dovranno rispettare
l'alternanza uomo-donna nella lista e comunque un genere non potrà
superare il 60 per cento dei candidati presentati in lista.Partiti in
affanno. Un po' meno lo sono quelli grandi e strutturati, leggi Pd e
Forza Italia, ma di sicuro a cercare con ansia donne disponibili a
candidarsi sono gli alleati delle due grandi coalizioni,
centrosinistra e centrodestra.

Perché chi si presenterà alla Camera
nel proporzionale, con simbolo e lista, nel collegio Centro-Nord dovrà
candidare almeno due donne su cinque e altrettanto dovrà fare chi
concorrerà per i sei seggi previsti nel collegio Centro-Sud. C'è però
un escamotage: il Rosatelleum prevede che le liste nel proporzionale
possano essere composte da un minimo di quattro candidati fino al
massimo dei seggi a disposizione nel collegio. Il che vuol dire che
diversi partiti sarebbero intenzionati a presentare liste molto più
leggere del previsto, cioè con soli quattro candidati proprio per
superare la clausola della parità di genere.

Per essere ancora più
immediati: con solo quattro aspiranti deputati, il genere in minoranza
dovrà essere rappresentato da un solo candidato o candidata, e non più
da due se liste fossero invece al completo. Nel 2013. Detto che mi
bisognerebbe capire come mai sia così difficile trovare delle
candidate ma qui il discorso si allargherebbe all'effettiva parità di
genere nella società, che non c'è, cinque anni fa un equilibrio bene e
male fu raggiunto. Sui 18 deputati eletti, le donne furono cinque:
Emanuela Corda e Paola Pinna per i grillini, con la seconda però poco
dopo passata fra i banchi di Scelta civica e poi del Partito
democratico, e Giovanna Sanna, Caterina Pes e Romina Mura per il Pd.

Fra i partiti, a garantire la perfetta parità di genere solo il
Movimento di Beppe Grillo, con due su quattro, poi tre su otto per il
Pd e invece zero su tre e zero su uno rispettivamente per Forza Italia
e Scelta civica. Fu invece un disastro al Senato, con una sola donna,
Manuela Serra per i Cinque stelle, su otto eletti. Però con il
Movimento capace di piazzare comunque un perfetto cinquanta per cento
nella parità fra i due generi.

Il segretario Satta: «Siamo e restiamo nel centrosinistra. Io
candidato? Si vedrà» L'Upc nella lista della Lorenzin

Dalla Dc alla Lorenzin, sempre ancorato al centrosinistra.
Antonio Satta porta l'Upc nella nuova Civica popolare che ha per
leader il ministro della Salute e che alle politiche di marzo si
schiera con il Pd. Una delle poche certezze di una coalizione che ha
visto Pisapia alzare bandiera bianca e la Bonino divorziare prima
delle nozze. Un movimento politico che ha scelto come simbolo la
margherita. «Io d'altronde sono stato uno dei fondatori della prima
Margherita», racconta Antonio Satta, ai tempi vicesegretario nazionale
dell'Udeur, che insieme ai Popolari, ai Democratici di Parisi e alla
Lista Dini diedero vita nel 2001 a quel progetto elettorale che poi si
sarebbe trasformato in un partito.

La nuova Civica popolare, dunque,
si propone come un movimento politico capace di aggregare più forze
centriste che hanno scelto di allearsi con il Pd. Ci sono i partiti di
Alfano, Casini, Dellai, De Mita e l'Idv orfana di Di Pietro. E anche
l'Upc di Antonio Satta. «Io sono sempre stato un uomo di
centrosinistra - afferma il sindaco di Padru, deputato ai tempi della
Unione di Prodi -. Sia quando ero nella Dc, dove ho sempre militato
nella corrente che guardava a sinistra, che nella Seconda repubblica.
Lo ho dimostrato anche nel 2008 quando cadde il governo Prodi.

Due anni prima noi facemmo l'accordo con il centrosinistra e quando ci fu
il tradimento (Mastella si dimise da ministro e fece cadere
l'esecutivo, ndr.) io sono rimasto al mio posto. Nel centrosinistra.
Ho scelto di poter andare a testa alta davanti ai cittadini».
Abbandonati Mastella e l'Udeur, Satta ha infatti creato l'Upc, che in
Sardegna sta ovunque, o quasi, con il centrosinistra. Regione
compresa, dove nella giunta Pigliaru esprime l'assessore
all'Industria, Maria Grazia Piras. «Io tengo molto alla mia coerenza
politica. Ma quello che più di tutto ci preme sono i problemi dei
cittadini». In primis la sanità.

Ed è in qualità di presidente del
distretto sanitario di Olbia che Satta, uno dei padri dell'ormai
defunta provincia gallurese, ha iniziato a tessere il suo rapporto con
la ministra Lorenzin, che un paio di settimane fa è stata ospite del
congresso Upc ad Alghero. Ma prima, l'estate scorsa, l'ha portata
anche a Padru, il suo paese che amministra da più di 20 anni. Solo una
pausa tra il 2005 e il 2010, quando nel frattempo fu eletto deputato
dell'Unione prodiana. «A fine legislatura su 630 sono stato il 13esimo
più produttivo». Un'ottima performance che lo potrebbe portare, alla
vigilia dei 77 anni, a tentare di nuovo la strada per Roma. «Questo
non lo so, si vedrà - taglia corto Satta -. Tutte le decisioni
verranno prese in maniera collegiale». (al.pi.)

Unione Sarda

La sfida della sindaca di Giave: addio alle accise sulla benzina
In vigore le norme comunali per chiedere i rimborsi al Fisco: funzioneranno?

La rivoluzione fiscale in Sardegna potrebbe partire da un piccolo
paese del Sassarese: Giave. E da un gesto come quello della sindaca
Maria Antonietta Uras, la stessa che pochi mesi fa era riuscita a far
riaprire la stazione ferroviaria chiusa da anni per l'esiguo numero di
passeggeri. Il 30 dicembre ha spedito una Pec a Roma, alla società
Kuwait Petroleum Spa, e al gestore Q8 del distributore di carburanti
sulla statale 131, che ha sede nel suo territorio.

Si trattava di una
comunicazione per dire che dal 1° gennaio «la popolazione residente e
le imprese giuridiche con sede legale nel territorio comunale
usufruiscono dell'esenzione totale dell'Iva e delle accise sulla
benzina, sul gasolio e sul petrolio, oltre a tutti gli altri beni di
consumo trattati nel vostro punto vendita». In pratica benzina e
gasolio a 70 centesimi, per i residenti a Giave e per le imprese. Roba
da trasferirsi lì immediatamente.

LA BATTAGLIA La lettera ha fatto il giro del web: molti hanno pensato
a una bufala, tanti l'hanno commentata sui social. La Zona franca è
argomento sensibile, in Sardegna. Ieri la sindaca è salita in auto e
ha fatto il pieno di gasolio, pagandolo a prezzo pieno, naturalmente:
1.599 euro. Perché non sarà così semplice ottenere gli sconti. «Tutti
i residenti avranno una scheda carburante su cui segneranno l'importo
pagato», spiega la sindaca, «e successivamente potranno chiedere il
rimborso o portarlo a compensazione con altri tributi». Facile a
dirsi, più difficile da fare anche se c'è da credere che la prima
cittadina andrà fino in fondo perché, ha spiegato, «l'amministrazione
comunale con i suoi legali vigilerà. Se si dovesse verificare la
mancata applicazione delle leggi, adotterà i provvedimenti di
competenza per assicurare il rispetto di quanto deliberato dalla
nostra amministrazione comunale».

I COMMERCIALISTI Nessuna reazione per ora dalla controparte. L'Agenzia
delle entrate ha da sempre scelto la via del silenzio. Tra i
commercialisti, accusati spesso dai responsabili del Movimento
Sardegna Zona Franca di “poco coraggio”, la questione è discussa. La
linea è della massima prudenza. «I nostri clienti sono chiaramente
interessati», dicono, «e ci chiedono se è possibile non pagare l'Iva.
Ma come facciamo a consigliare una cosa del genere. Cosa succederebbe
di fronte ad un accertamento? Le leggi sono tante, spesso
contraddittorie. Davanti a un'azione dello Stato i rischi sarebbero
davvero tanti». Anche perché il regime della tassazione dell'Iva, non
è mai stato cambiato.

LA PROVOCAZIONE Giave però ha deciso di andare avanti. La sindaca Uras
ha aderito da tempo alle iniziative del Movimento Sardegna Zona Franca
secondo il quale già con le leggi vigenti (Trattato di Lisbona,
Regolamento doganale e una sentenza della Corte di Giustizia europea
del 2017) è possibile sottoscrivere una dichiarazione di intento e
passare a una fiscalità diversa. Tra novembre e dicembre, con la sua
Giunta ha approvato due delibere con lo schema di regolamento dei
diritti speciali, definendo i confini della zona con la nuova
tassazione e le merci che saranno soggette al taglio delle imposte.
Quindi lo ha comunicato ufficialmente a tutti i soggetti interessati,
comprese l'Agenzia delle entrate, la Regione, l'Agenzia delle dogane.
«La Sardegna è già Zona Franca dal 1948», sostiene la sindaca, «e a
luglio lo ha confermato anche la Corte Costituzionale, con una
sentenza che è stata definita “storica”».

IL MOVIMENTO Giave dunque è diventato l'avamposto delle battaglie del
Movimento Sardegna Zona Franca. Che ieri sera, attraverso la sua
presidente Maria Rosaria Randaccio, ha approvato il gesto della
vulcanica Maria Antonietta Uras. Chiara la sua posizione espressa in
un lungo post su Facebook. «La sindaca di Giave, seguendo il mio
consiglio e i documenti forniti dal Movimento, si è recata nell'unico
distributore di carburante presente a Giave e ha riscontrato il prezzo
della benzina e derivati.

Non essendosi ancora potuto mettere in linea
con la delibera, il titolare della pompa di benzina ha compilato la
carta carburante che successivamente servirà per la richiesta di
rimborso, almeno fino a quando verrà pubblicato il prezzo senza Iva e
Accise». Poi l'invito a proseguire nella lotta del Movimento. «Noi
tifiamo TUTTI per la sindaca più coraggiosa della Sardegna che per
amore dei suoi concittadini sta sfidando i poteri contrari alla
legge». Vedremo chi la spunterà.
Franco Ferrandu

La Nuova

L'iniziativa della prima cittadina, ma i carburanti restano a prezzo pieno
La sindaca: Giave zona franca la benzina a 50 centesimi

di Luigi Soriga. La zona franca alle latitudini di Giave si è
materializzata stupefacente e colorata come certi arcobaleni. Fascia
tricolore d'ordinanza, la sindaca Maria Antonietta Uras è piombata nel
rifornitore di carburante della Q8, regione Campu Giavesu, ha
afferrato pompa e pistola, foto di rito, e poi ha fatto il pieno di
diesel e di polemiche. Perché quel blitz istituzional faidate doveva
ribadire due o tre concetti chiari: il primo è che da oggi in avanti a
Giave vige la zona franca al consumo; il secondo è che non si pagano
più l'Iva e l'accise sui carburanti; e il terzo è forse un messaggio
subliminale rivolto al titolare del distributore, qualora l'operazione
tax free non andasse in porto: forse è ora di ritoccare quei 1599 per
il diesel e quel 1719 per la benzina.

In verità, prima della visita, il
primo cittadino aveva scritto alla Q8: sia alla stazione giavese e sia
e sia alla Kuwait Petrolium spa. Li avvisava che a partire dal 1
gennaio 2018 sarebbe entrata in vigore l'esenzione da iva e accise nel
territorio comunale, e invitava la compagnia ad adeguarsi applicando
l'erogazione a tariffe scontate. Diesel a 50 centesimi al litro
dunque, ma solo per i residenti.

Giuseppe Mura, titolare del
rifornitore, ha letto la comunicazione e non ha ritoccato il prezzo di
mezzo centesimo. «Ci sono degli accordi con la Q8 e i macchinari sono
tarati - spiega - io non ho la facoltà di modificare il costo del
carburante dall'oggi al domani. Magari potessi. E poi chi mi rimborsa?
Perciò mi dispiace per tutti i clienti che si sono presentati convinti
dei ribassi, ma qui la benzina si paga ancora a prezzo pieno».La
delusione è stata tanta in paese, e allora Maria Antonietta Uras ha
deciso per un repentino sopralluogo: «Da parte mia è doveroso
verificare di persona, a nome dei miei amministrati, l'applicazione
delle leggi. Ecco perché mi trovo qui - ha dichiarato con la pistola
(della benzina) in mano - e nel caso in cui dovessi verificare il
mancato rispetto delle normative in tema di abolizione di accise e
iva, prenderò i dovuti provvedimenti».

Ma anche per il sindaco, il
prezzo non cambia di una virgola. Così ecco la prima contromisura:
«Tutti i residenti avranno una scheda sulla quale segnare l'importo
pagato - spiega la Uras - Cifra di cui potranno chiedere il rimborso o
portare anche come compensazione di altri tributi. Naturalmente ci si
riferisce esclusivamente alle percentuali di iva e accise». Ed è per
questo che il sindaco stringe in mano una scheda di carburante che
riporta i 20 euro erogati, la data, la targa del veicolo, le
generalità del conducente, e il timbro della stazione Q8. E ha tutta
intenzione di far valere i diritti speciali contenuti nel regolamento
comunale fresco di approvazione, anche davanti allo Stato. Invierà la
scheda carburante a Roma e batterà cassa. Ora bisognerà capire cosa ne
pensa Equitalia di questa piccola rivoluzione fiscale, oppure il
Ministero di un suo rappresentante in tricolore impegnato in un self
service giurisprudenziale.

Per ora da parte di altri colleghi sindaci
c'è molto scetticismo: «No aspè, fatemi capire. C'è davvero qualcuno
convinto che in un paese vicino non si pagheranno più IVA e accise
carburanti? Da quando un atto deliberativo di una giunta comunale ha
competenze sulla politica economica e fiscale dello Stato?», scrive
Massimo d'Agostino dal municipio di Bonorva. Altri sindaci invece
guardano silenziosi alla finestra, perché conoscono la cocciuta
determinazione di Maria Antonietta Uras e la sua tempra dura quando
ingaggia una battaglia: Giave, primo comune sardo con la zona franca,
magari si trasforma per davvero in un ariete fiscale.

Unione Sarda

Pigliaru: serve un impegno comune
Il governatore ricorda il Patto nato dal dossier sui gap dell'Isola
consegnato a Renzi

«Ogni azione portata avanti per il riconoscimento della condizione di
insularità, sia nei confronti dell'Italia che dell'Europa, è benvenuta
e rafforza l'impegno che in questa battaglia abbiamo messo fin dal
primo giorno». Così Francesco Pigliaru, nel giorno in cui il Comitato
referendario per l'inserimento del principio di insularità in
Costituzione ha presentato i numeri del gap. Ma, puntualizza il
governatore, «il Patto per la Sardegna nasce proprio dal nostro studio
sugli svantaggi dati dalla condizione geografica di insularità anche
in termini di mancato sviluppo».

Il governatore si riferisce allo studio che quantificava gli svantaggi
in 1,1 miliardi di euro all'anno, cioè al «dossier che abbiamo
consegnato all'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi a Olbia
nel maggio 2015 e che, con la firma del Patto, ha portato risorse
ingenti per la metanizzazione della Sardegna, il miglioramento della
rete ferroviaria, il cofinanziamento statale della continuità
territoriale: tutti ambiti nei quali finora l'insularità non
compensata da interventi specifici dello Stato italiano ha creato
gravi inefficienze e inaccettabili ritardi».

Sullo stesso tema, aggiunge Pigliaru, «lavoriamo ormai da anni con
Corsica e Baleari, uniti per la prima volta per portare avanti azioni
concrete ed essere più forti ognuno col proprio governo nazionale e
insieme con l'Europa». Alcune azioni si sono già compiute, «dal lavoro
a Bruxelles con il Comitato delle Regioni (va ricordato in particolare
il Parere sull'insularità presentato dalla Corsica su cui abbiamo
lavorato insieme) sino al documento a triplice firma consegnato nel
corso del G7 trasporti al ministro Delrio».

Molto altro resta da fare
per raggiungere l'obiettivo che «per noi - conclude il presidente - è
fondamentale sotto moltissimi punti di vista, primo fra tutti il tema
dei trasporti, cui si lega strettamente quello degli aiuti di Stato.
Lavorando insieme, uniti e determinati su più fronti, non possiamo che
essere più forti». (ro. mu.)

La Cgil: siamo per una burocrazia efficiente, rivedere il sistema nel contratto
Premi a pioggia, sì a nuove regole «Ma la Giunta fissi obiettivi chiari»

Il 55% degli obiettivi degli uffici regionali non è proiettato
all'esterno dell'amministrazione. E ci sono «obiettivi che non
concorrono a definire il risultato».
Nelle 251 pagine del Rapporto di gestione dello scorso anno ci sono
molti elementi che aiutano a capire quali siano le ragioni delle
inefficienze che, nonostante gli sforzi, resistono nel sistema
regionale. E consentono di comprendere anche perché dirigenti e
personale, circa 6500 dipendenti in tutto, ottengono quasi sempre il
massimo dei premi di risultato.

IL RAPPORTO SULLA GESTIONE Nel rapporto stilato dall'apposito ufficio
istituito all'interno dell'assessorato al Personale si legge che
«oltre il 26% del totale delle strutture della RAS ha conseguito il
100% degli obiettivi definiti; circa il 23% delle Direzioni/Partizioni
amministrative ha raggiunto un risultato per una percentuale pari o
superiore al 90% degli obiettivi pianificati; circa il 47% del totale
delle strutture ha conseguito oltre il 75% del totale degli Ogo
(Obiettivi gestionali operativi) definiti; solo il 3% delle strutture
ha conseguito una percentuale inferiore al 75% del totale degli Ogo
definiti».

Tutto sembra prefigurare un'amministrazione efficiente e giustificare
quei voti alti in pagella che hanno garantito a dirigenti e personale,
salvo eccezioni, il massimo delle retribuzioni di risultato.
Ma siamo certi che gli obiettivi siano chiari e centrati? No, come si
legge nel rapporto. E siamo certi che non ci siano scappatoie? No. E
infatti quando gli obiettivi non sono stati raggiunti «è per cause
esogene e perciò non imputabili alle strutture» o perché c'è una
«descrizione poco chiara degli obiettivi da conseguire» o ancora «una
significativa percentuale di obiettivi non risulta monitorabile».
LE BACCHETTATE DELLA CGIL È evidente che sia da migliorare il ciclo
della governance a partire dagli aspetti politico-strategici dai quali
discende tutto. Nino Cois, segretario regionale della Federazione dei
lavoratori della funzione pubblica della Cgil semplifica: «Servono
indirizzi molto più precisi da parte dell'assessore».

Cois sostiene di
aver posto più volte il problema alla Giunta e garantisce che quando,
nelle prossime settimane, i sindacati si siederanno al tavolo con il
Coran (Comitato per la rappresentanza negoziale) per discutere la
parte normativa del contratto dei dirigenti e del personale, sul
sistema delle retribuzioni di risultato ci sarà «massima attenzione».
Il leader della funzione pubblica della Cgil difende i dipendenti («se
i loro dirigenti hanno ottimo perché loro non dovrebbero averlo?») e
ricorda che si parla di cifre irrisorie (da 100 a 150 euro al mese a
seconda della qualifica) ma sottolinea: «Si parla tanto di valutazione
senza andare all'origine: gli obiettivi mancano e spesso arrivano
tardi».

«Ora abbiamo messo in sicurezza la parte economica del contratto, a
breve avvieremo la contrattazione sulla nuova classificazione e sul
nuovo ordinamento professionale. Vogliamo trovare gli strumenti giusti
per riconoscere e premiare i lavoratori che hanno un'alta
professionalità», racconta. «Ci sono lavoratori che svolgono funzioni
superiori alla loro categoria e molte professionalità non ancora
riconosciute e serve oggettività nelle valutazioni premiali. Ma»,
ribadisco, «servono indirizzi ben precisi dall'assessore e risorse
economiche adeguate. Il mio sindacato ha come obiettivo la tutela dei
lavoratori ma dentro macchine amministrative che funzionino bene e
diano ai cittadini servizi efficienti».

LA CISL CONCORDA Davide Paderi, segretario regionale della Funzione
pubblica della Cisl, concorda: «È la politica che deve dare obiettivi
chiari e avere il coraggio di selezionare chi ha raggiunto i risultati
e chi no, con criteri i più scientifici e oggettivi». I sindacati
fanno il loro lavoro e difendono, sinché è possibile, i lavoratori.
«Il salario di rendimento o risultato dei lavoratori pubblici è un
tema aperto, legato alla misurazione del merito e alla modernizzazione
delle attività».
Fabio Manca

La Nuova

Il sindaco di Olbia chiede la riattivazione della Ct2
Su Meridiana è perentorio: «La sede deve restare nell'isola»
Nizzi: «Per i tre scali meglio la concorrenza che la regia unica»

di Luca Rojch
OLBIA
Dal sovraffolamento al deserto. La capitale sarda del turismo ha un
record che da solo spiega tutte le difficoltà del sistema Sardegna.
L'aeroporto di Olbia è il più stagionale d'Europa. È quello in cui la
distanza percentuale tra i passeggeri a febbraio, appena 40 mila, e
quelli ad agosto, 600mila, è maggiore. In nessuno scalo europeo c'è
una simile distanza siderale. Olbia soffre meno di Alghero per i voli
in continuità, ma in inverno i collegamenti sono ancora pochi. E non
ha dubbi il sindaco Settimo Nizzi.

«Si devono creare nuovi
collegamenti tra gli aeroporti sardi e quelli del resto d'Italia -
dice il sindaco -. In inverno non esistono collegamenti strategici per
Bologna, Pisa, Torino e Verona. Solo per dirne alcuni. Quando c'erano
viaggiavano con fattori di riempimento sempre alti. Anche in inverno.
Se non ci sono i voli i turisti non vengono in Sardegna. Si dovrebbe
lavorare su questo. La gente che vuole viaggiare c'è. Ma è l'assenza
di collegamenti a scoraggiare le persone o a intasare le rotte in
continuità territoriale».La gestione. Anche sul gestore unico dei tre
scali Nizzi ha una posizione differente. Non la boccia, ma mette
l'accento su un aspetto, la possibilità che la politica orienti le
scelte strategiche dei tre scali e alteri gli equilibri.

«È vero che
una gestione unitaria fa vendere all'estero il prodotto Sardegna -
dice Nizzi -. Ma d'altra parte una sana competizione tra aeroporti è
necessaria. In caso contrairio la politica potrebbe orientare i
flussi. Chi ha più forza potrebbe scegliere per tutti. Come abbiamo
visto Cagliari ha ammazzato Alghero. E ora che a Ryanair hanno portato
via i soldi a soffrire sarà anche Cagliari».La differenza. Nizzi fa un
parallelo con i vicini corsi e la loro continuità. «Credo che qualcosa
non funzioni - continua il sindaco -. In Corsica hanno 9 collegamenti
in continuità territoriale per 350mila abitanti. È evidente che la
Sardegna deve chiedere di più al governo.

Noi abbiamo solo Roma e
Milano. La Sardegna è distante dal resto della penisola. È giusto
avere maggiori garanzie sul diritto alla mobilità delle persone e
delle merci».Meridiana. Ma Nizzi è per prima cosa il sindaco di Olbia
e guarda con grande attenzione a una delle industrie che ha più
occupati in città, Meridiana. Dalle indiscrezioni sul piano
industriale di Meridiana emerge la volontà di creare un hub per i voli
internazionali a Malpensa. Nulla di ufficiale, ma i rumors bastano per
creare l'allarme nell'isola.

Anche perché qualche settimana fa era
filtrata la volontà da parte dei vertici del Qatar di cambiare il nome
della società da Meridiana in Air Italy. «Non credo ci sarà la fuga -
dice Nizzi -. A Cagliari con il governatore Francesco Pigliaru e
l'assessore ai Trasporti Carlo Careddu abbiamo incontrato i vertici di
Meridiana. Ci hanno garantito la loro determinazione a mantenere cuore
e cervello a Olbia. Con le moderne tecnologie credo che non sia molto
complicato. In ogni caso siamo pronti anche ad azioni forti se si
trasferissero in una regione ricca le maestranze e un'azienda
essenziale per la nostra economia.

È chiaro che Akbar Al Baker, ceo di
Qatar Airways, abbia una visione globalizzata della nostra compagnia,
ma è essenziale che Meridana mantenga le sue radici nell'isola.
Vigileremo anche dopo che il ministro Delrio, in scadenza, non
ricoprirà più l'incarico. A noi interessa che l'hub nazionale dei voli
a corto e medio raggio resti e Olbia».

Cappellacci: il Consiglio di Stato dà ragione a noi. Meloni: non
accettiamo lezioni. Aerei e navi, è scontro tra Fi e Pd

SASSARI. Il dibattito sui trasporti è come benzina sulla campagna
elettorale. Tutti i candidati si muovono appena qualcosa si muove dal
Palazzo. L'intervista dell'assessore Carlo Careddu sulla Nuova ha
subito stimolato la vis polemica del coordinatore di Forza Italia Ugo
Cappellacci e del consigliere regionale Marco Tedde. All'attacco a
testa bassa. Subito la risposta del segretario Pd Giuseppe Luigi Cucca
e del consigliere regionale Giuseppe Meloni. Nel mezzo Attilio Dedoni,
Riformatori, che nel mazzo dei tre aeroporti prova a metterci altre
due carte. «Gli aeroporti sono 5, ci sono anche Fenosu e Arbatax».

Cappellacci attacca: «Il Consiglio di Stato su ricorso della giunta di
centro-destra ha dato ragione alla Sardegna e che impone allo Stato la
partecipazione dell'isola alle decisioni sulla continuità marittima.
Sono inaccettabili anche le affermazioni sulla Ct2. Nel 2014 Pigliaru
e il Governo Renzi hanno cancellato la continuità tra la Sardegna e le
rotte minori. Il pasticcio ha mandato i tilt anche i numeri della
Ct1». Immediata la reazione di Meloni.

«Stupiscono le amnesie di
Cappellacci quando dimentica che a proposito della continuità
territoriale marittima è stata proprio la giunta da lui guidata ad
aver inanellato uno dei pasticci epocali per i trasporti isolani come
il varo di una flotta sarda con tanto di sontuoso viaggio inaugurale a
spese della collettività. Questa operazione è costata il fallimento
della compagnia di navigazione Saremar a causa della sanzione
comminata dalla Commissione Europea. Per restare in tema di mare,
l'attuale contratto di servizio tra Governo e Cin-Tirrenia firmato
dall'esecutivo Monti non ha visto le barricate del Pdl che all'epoca
sosteneva lo stesso governo.

E non dimentichiamo che lo schema di
convenzione con la Tirrenia è stato approvato nel 2010 da un decreto
dell'allora ministro dei Trasporti del governo Berlusconi».
All'attacco di Careddu anche Marco Tedde. «Il nuovo assessore, come
Pigliaru e Deiana, si ostina a parlare genericamente di regia
aeroportuale regionale senza specificare in cosa consista e,
soprattutto, qual è a suo modo di vedere la mission dei singoli
aeroporti. A meno che la giunta Pigliaru non tenga sottotraccia il suo
disegno per nascondere ulteriori marginalizzazione dell'aeroporto di
Alghero». «La Regione è costantemente impegnata a garantire la
mobilità dei sardi e a rivedere l'intero sistema dei trasporti e della
continuità, nel rispetto delle norme europee e nazionali - replica il
segretario Pd Giuseppe Luigi Cucca -. Non accettiamo lezioni da chi ha
proposto un modello del tutto fallimentare perché andava a vantaggio
delle compagnie aeree e non dei sardi, e che ha compiuto operazioni
fantasiose con la continuità marittima, generando un danno enorme alle
casse regionali».


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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