martedì 30 gennaio 2018

Rassegna stampa 30 Gennaio 2018

La Nuova Sardegna

In lizza otto partiti che non seguono i tre grandi blocchi

Da soli verso l'infinito e oltre. Sono gli otto partiti e movimenti che correranno senza avere a che fare con i tre grandi blocchi. Il più noto è Progetto Autodeterminatzione, l'unico gruppo indipendentista in campo alle Politiche di marzo. Già di per sé è un'alleanza: Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos, Comunidades e Gentes fanno parte del cartello.

Raccolte le firme con grande facilità, «c'è aria d'indipendentismo in giro», saranno presenti in tutti i collegi uninominali e proporzionali per il Senato e la Camera. Con una divisione equa e solidale delle candidature fra gli alleati: Sardos con il giornalista Anthony Muroni, capolista al Senato, Sardinia Natzione con Bustianu Cumpostu, poi Gavino Sale per Irs, Pierfranco Devias portavoce di Liberu e Valentina Sanna Comunidades.

Anche nel resto del pacchetto i movimenti hanno un loro rappresentante. Potrebbe essere proprio Progetto il quarto incomodo nella sfida fra centrodestra, centrosinistra e Cinque stelle. Soprattutto dopo che il Partito dei sardi e Progres si sono tirati fuori: ora guidano gli obiettori di coscienza, che non andranno a votare per le elezioni del Parlamento.

Fra i solitari c'è anche Liberi e Uguali. I fuoriusciti dal Pd, cioè Mdp, più Sinistra italiana e Civatiani sono partiti alla grande, ma prima all'arrivo – leggi presentazione delle liste - gran parte della pattuglia s'è ritirata. Colpa della direzione nazionale del movimento di Pietro Grasso che ha imposto e candidato un forestiero, il romagnolo Claudio Grassi, in uno dei collegi più favorevoli a «LeU» stando ai sondaggi, quello uninominale di Cagliari per la Camera.

Dentro è scoppiato un pandemonio: sono andati via Michele Piras, deputato uscente, e il civatiano Thomas Castangia, e sono rimasti per Mdp solo Yuri Marcialis, capolista nel proporzionale al Senato e il consigliere regionale Luca Pizzuto nell'uninominale del Sulcis destinazione Montecitorio. Le potenzialità di «LeU» erano buone, alle elezioni saranno azzoppati.

Alla sinistra della sinistra, c'è un bel po' di folla: da Potere al Popolo, coalizione fra Rifondazione, Pdci e collettivi antimilitaristi, al Partito comunista, senza però italiano in coda, perché simbolo e sigla dello storico Pci sono da sempre marchi depositati. Da quelle parti c'è anche la Lista del popolo per la Costituzione, fondata dal giornalista e scrittore Giulietto Chiesa.

Più centrista e ortodosso è il Popolo della famiglia, che ruota intorno al blogger Mario Adinolfi. Antiabortista intransigente, ha dichiarato: «La prostituzione non va assolutamente legalizzata e si abbatte attaccando la clientela, con multe da 500 euro e oltre». Indefinita è la posizione del Partito Valore Umano, che professa «lo Stato solidale ed etico per abbattere le povertà, le disuguaglianze, assicurando un medesimo punto di partenza ai cittadini affinché possa emergere il talento di tutti». Di estrema destra è Casa Pound. (ua)



Unione Sarda

Pd e FI, la sfida si rinnova Ma i malumori centristi spaventano i grandi poli

Centrodestra e centrosinistra si presentano ai blocchi di partenza con
quattro partiti ciascuno per coalizione. Anche se in ognuna di queste
coalizioni i centristi hanno avuto qualche problema, visto che nel
centrodestra la quarta gamba si è dimezzata a causa dell'addio dei
Riformatori. Nel centrosinistra, invece, Civica Popolare, non ha in
corsa esponenti dell'Upc, sull'Aventino a causa della delusione sulla
distribuzione dei collegi uninominali.

CENTROSINISTRA Il Partito democratico è riuscito a chiudere le liste e
presentarle nel pomeriggio di ieri. Il segretario, Giuseppe Luigi
Cucca, non ha nascosto il fatto che si sia trattato di un «processo
travagliato», ma nella presentazione ufficiale dei candidati ha
chiamato a raccolta i dem per «unirsi durante la campagna elettorale».
I dem lasciano a casa alcuni deputati uscenti come Emanuele Cani, Gian
Piero Scanu e Marco Meloni. Su questo aspetto Cucca non gira il dito
nella piaga sostenendo che «i posti non erano molti e tanti colleghi
sono rimasti fuori».

Le altre forze della coalizione che hanno presentato liste in Sardegna
sono tre. C'è +Europa-Centro democratico, di Emma Bonino e Bruno
Tabacci, che ha come capilista Alessio Marotto (Camera Sud), Nicola
Selloni (Camera nord) e Riccardo Lo Monaco (Senato). C'è Civica
Popolare, partito centrista che ha come leader Beatrice Lorenzin, deve
fare i conti con l'addio improvviso dell'Upc che costringe a una
ricucitura improvvisa. E poi la lista Insieme, che riunisce sotto un
unico simbolo il Partito socialista italiano, Verdi e Area Civica.

CENTRODESTRA Il centrodestra perde i Riformatori e spera che l'accordo
tra Lega e Psd'Az sia stato una buona intuizione. Sono diversi i
rappresentanti della Lega che compaiono nei listini. In quello della
Camera sud, i primi tre posti sono in quota Lega, con capolista Guido
De Martini. Anche il primo del nord è un esponente del Carroccio e si
tratta del gallurese Dario Giagoni.

La quarta gamba centrista potrà contare soltanto sulla forza dell'Udc,
che ha ottenuto una candidatura nell'uninominale sud del Senato. Gli
altri due posti vanno alla Lega-Psd'Az, mentre alla Camera la
divisione è stata tra Forza Italia e Fratelli d'Italia, con quattro ai
primi e due ai secondi.

I BLINDATI La scelta delle candidature ha causato molti problemi
soprattutto a causa della penuria di posti considerati a elezione
sicura. Perché se nei collegi uninominali la sfida è alla conta dei
voti, per i listini dei collegi proporzionali conta il risultato
complessivo del partito e la ripartizione dei resti. Partito
democratico e Forza Italia contano di piazzare sicuramente i primi
delle tre liste proporzionali, sperando di ottenere qualche seggio in
più con i resti.
Matteo Sau

Antonello Ecca è candidato al Senato con il Pd
Il sindaco in pista, Arbus si divide

In Consiglio comunale il partito gli fa opposizione. Di qui a un mese,
invece, dovrebbe sostenerne la corsa verso l'elezione in Senato. La
candidatura nel Pd del sindaco di Arbus, Antonello Ecca, scuote il
partito: «Penso che sia un sindaco inadeguato, potrei mai votarlo come
senatore?» dice la capogruppo di minoranza, Emanuela Paschino.
L'accusa è ai vertici dem, insensibili alla denunce sollevate da mesi
dalla segreteria locale sull'anomalia di un primo cittadino,
rappresentante del Pd nel direttivo del Campidano e schierato invece
contro nel suo Comune.

Paschino ha sfogato la rabbia in una lettera
inviata al segretario dem di Arbus, Gianni Caddeo, che spiega:
«L'amarezza è legata al silenzio dei vertici regionali e delle
commissioni di garanzia alle nostre denunce sull'anomalia di trovare
Ecca fra gli eletti dell'assemblea provinciale, senza tessera del Pd».
Rossano Vacca, membro della direzione regionale, va oltre: «Non sono
stato coinvolto nella scelta dei canditati.

È il solito sistema del
potere decisionale di pochi». Il sindaco Antonello Ecca risponde:
«Posso capire l'amarezza del gruppo per il mancato coinvolgimento. A
me è stata chiesta la disponibilità pochi giorni fa. Spero che il
direttivo del partito ci ripensi e dia massima collaborazione».
Santina Ravì

Nella Penisola
Solinas in Lombardia Anna Maria Busia in Puglia e Toscana

Non è solo la Sardegna a ospitare candidati forestieri, visto che
qualche sardo ha avuto la possibilità di ottenere una candidatura al
di là del mare. Una di queste è la consigliera regionale del Centro
democratico, Anna Maria Busia, che potrà contare su una candidatura in
tre collegi diversi come dirigente del partito. Busia sarà capolista
in Puglia, dove correrà nel proporzionale della Camera a Taranto e
Foggia. La consigliera regionale ottiene anche il secondo posto a
Firenze, dietro Bruno Tabacci.

Anche il deputato uscente, Roberto
Capelli non sarà candidato in Sardegna, ma capolista nei proporzionali
della Camera a Venezia, Perugia e Catania. Poi, un secondo posto a
Prato, in Toscana, dietro Riccardo Nencini. Un posto in continente
anche per il segretario del Psd'Az, Christian Solinas che, oltre a
essere capolista in Sardegna per il Senato, avrà il terzo posto nel
collegio Lombardia 04, a Milano, sotto il simbolo della Lega. (m. s.)

Autodeterminatzione, primo test «Alle politiche del 4 marzo senza i
partiti italiani»

«Nessuna alleanza con i partiti italiani». È il principio cardine del
Progetto Autodeterminatzione che si prepara ad affrontare le prossime
elezioni politiche. Ieri mattina, i due rappresentanti delegati,
Valentina Sanna e Bustianu Cumpostu, hanno depositato le liste, per la
Camera e il Senato, negli uffici della Corte d'Appello. Il Progetto
Autodeterminatzione raccoglie sotto il simbolo stilizzato dello
scarabeo (Su Carrabusu) diverse anime della galassia indipendentista.
Tra i candidati, oltre il giornalista, Anthony Muroni, capolista nel
proporzionale del Senato, ci sono Pier Franco Devias, candidato nel
collegio uninominale del centro per il Senato.

Lo stesso leader
storico di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu, sarà nel listino per
Palazzo Madama in terza posizione. Valentina Sanna, dopo l'esperienza
alla presidenza del Pd e la candidatura con Comunidades alle scorse
regionali, sarà la candidata nel collegio uninominale della Camera a
Cagliari. Tra i volti noti anche quello del leader di Irs, Gavino
Sale, candidato capolista nel listino nord per la Camera, seguito da
Natacha Lampis. Per il Progetto Autodeterminatzione si tratta del
primo test delle urne, con la scelta ben precisa di dare vita a una
forza di matrice totalmente regionale.
M. S.

M5S, svelati tutti i nomi «C'è la società civile»
Dallo scrittore Gianni Marilotti all'allevatore Luciano Cadeddu

Avvocati e commercialisti, scrittori e poeti, un allevatore-pastore e
un velista molto famoso: è la “società civile” M5S che scende in campo
per sfidare i partiti tradizionali nei collegi uninominali della
Sardegna. E che preoccupa i candidati big di Forza Italia, Pd,
Fratelli d'Italia e Lega-Psd'Az. Sono i nove nomi sui quali dagli
ambienti del Movimento non è trapelato niente per giorni e giorni.
Sino a quando il responsabile della campagna elettorale in Sardegna,
Mario Puddu, non ha postato una foto su Facebook che lo ritrae con il
primo italiano a vincere la leggendaria regata in solitario Route du
Rhum, il velista sardo Andrea Mura.

LE SCELTE DI M5S Puddu si presenta in tribunale con la lista intorno
alle 10.30. Con lui la capolista nel collegio proporzionale sud per la
Camera, Emanuela Corda, deputata uscente, e il capolista nel collegio
unico del Senato, Ettore Antonio Licheri. Trascorre più di un'ora e
mezza prima che i tre si decidano a rivelare l'identità dei super
nove. Oltre allo skipper Mura, candidato nel maggioritario di
Cagliari, ci sono il giornalista Pino Cabras (Carbonia),

l'allevatore-pastore Luciano Cadeddu (Oristano), l'avvocato Mara Lapia
(Nuoro), il giornalista Nardo Marino (Olbia), e l'avvocato civilista
sassarese Mario Perantoni (Sassari). Per Palazzo Madama è in lizza il
vincitore del premio “Italo Calvino” e professore di filosofia, Gianni
Marilotti. Correrà nel collegio Cagliari-Carbonia. A Nuoro-Oristano
c'è invece Emiliano Fenu, commercialista nuorese. Per il nord è in
campo una scrittrice di Posada, Vittoria Bogo.

LA LINEA ROMANA «Lo staff di Luigi Di Maio ha cercato di rappresentare
la società civile sarda - dice Puddu quando si presenta a Palazzo di
giustizia per depositare le liste nell'ufficio elettorale della Corte
d'Appello di Cagliari - il prestigio dei nomi è legato al fatto che
consideriamo onorevole poter rappresentare la società civile sarda». A
conti fatti, il nome più altisonante resta quello di Mura. Il
vincitore di due campionati del mondo e di una Louis Vuitton Cup è in
gara nel collegio di Cagliari con avversari del calibro dell'ex
presidente della Regione, Ugo Cappellacci (centrodestra), del senatore
uscente Luciano Uras (progressista candidato nella lista del Pd), di
Valentina Sanna (Progetto Autodeterminatzione, già presidente
regionale del Pd).

LE SFIDE È interessante anche la sfida che dovrà affrontare a Oristano
il pastore-allevatore del gruppo, Luciano Cadeddu: i suoi competitor
sono il consigliere regionale del Pd, Antonio Solinas, e l'ex
consigliere regionale Gianni Lampis (Fratelli d'Itala). E poi quella
al Senato nord che vede la poetessa Bogo in sfida con un presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau (Pd) e il giornalista
dell'ufficio stampa sempre del Consiglio regionale, Antonio Moro
(Lega-Psd'Az.

I NOMI DI DI MAIO I nove fanno parte dei poco più di quaranta
candidati presentati sempre ieri al Tempio di Adriano dal candidato
premier, Luigi Di Maio. «Con noi c'è il meglio dell'Italia, inizia una
nuova era», scandisce. Sono i «competenti» chiamati a intavolare veri
e propri scontri con pesi massimi. Tra le sfide più affascinanti:
Gentiloni contro un imprenditore che ha perso i risparmi nel crac di
Banca Etruria; Luigi Di Maio contro Vittorio Sgarbi; Renzi contro un
ex Dem che ha votato sì al referendum costituzionale.
Roberto Murgia

La visita in Sardegna
Per Di Maio il 4 e 5 tour nell'Isola da Cagliari a Sassari

La notizia era trapelata nei giorni scorsi, ma ora assume contorni più
nitidi: il candidato premier del Moivmento 5 Stelle Luigi Di Maio sarà
in Sardegna domenica 4 e lunedì 5 febbraio. Arriverà a Cagliari per
trasferirsi prima a Carbonia e poi a Nuoro: non sono da escludersi
anche fuori programma in altre località dell'interno. Lunedì, invece,
l'esponente grillino sarà a Olbia e Sassari. Di Maio tornerà in
Sardegna anche a fine febbraio. Sempre nella seconda parte del mese -
sabato 24 - sarà nell'Isola anche l'altro leader M5s, Alessandro Di
Battista, con tappe a Iglesias e Oliena.

Ma a febbraio arriveranno anche altri leader delle coalizioni
nazionali in campo per le politiche del 4 marzo: in agenda ci
sarebbero anche Gentiloni e Berlusconi, ma ancora non si hanno
certezze. Di sicuro, dopo la consegna delle liste, parte la vera corsa
elettorale sul territorio delle forze in campo, negli ultimi
trentacinque giorni in vista di un voto ancora incertissimo.

Scanu: «Ho pagato per il mio impegno ma non diserto»
L'intervento del deputato gallurese presidente della Commissione
uranio improverito

Sarà perché l'avevo abbondantemente messa nel conto, mi viene
spontaneo di viverla come un evento già previsto, del tutto atteso.
Non nego che la cosa mi provochi comunque molta amarezza. Essere stato
accuratamente “selezionato per lo scarto”, non è esattamente una cosa
esaltante. E ancora meno lo è il vedersi sottrarre la possibilità di
continuare a lavorare per la propria Terra, nell'esercizio di un
“privilegio democratico” talmente elevato da sfiorare i confini della
sacralità.

Ma non sono triste. E neppure arrabbiato. Anzi, se non corressi il
rischio di apparire incline al masochismo, mi verrebbe da dire che
sono quasi contento. Molto amareggiato ma quasi contento. Non si
tratta di un ossimoro, ma della sincera esplicitazione del mio stato
d'animo. Credo, infatti, di poter sostenere che la mia mancata
candidatura non sia stata generata da colpe o negligenze compiute sul
piano della condotta personale o dell'azione politica.

Niente di tutto ciò. Ritengo, viceversa, di aver “pagato” per la mia
condizione di apolide rispetto agli schieramenti correntizi presenti
nel PD. E per essere stato un “diversamente renziano”, libero ed
indipendente, oltreché del tutto indifferente alla seduzione magica
del “giglio”. Ma credo che ci sia anche dell'altro. Penso di essere
stato “punito” per il tipo di attività parlamentare svolta nel corso
della legislatura, e particolarmente negli ultimi due anni, nella
veste di presidente della Commissione di inchiesta sull'uranio
impoverito. Non è stato “gradito” il lavoro della Commissione.

La determinazione nella ricerca della piena conoscenza dei fatti, nelle
caserme come nei poligoni di tiro. L'intransigenza rispetto agli
interlocutori ed agli apparati. La “velleitaria” volontà di dare al
Paese nuove leggi, all'insegna del rispetto della salute e della
sicurezza delle donne e degli uomini, oltreché della rigorosa tutela
dell'ambiente. Sono stati anni vissuti “in direzione ostinata e
contraria”, fra mille resistenze, soprusi e pericoli di ogni sorta.
Quando la politica è debole il Parlamento è anemico ed il Governo è
esangue.

Questo è ciò che penso. Con questi presupposti, non sarebbe nemmeno
lontanamente immaginabile un allentamento del mio impegno politico nel
corso della imminente campagna elettorale, quasi che la sottrazione
del “veicolo parlamentare” bastasse ad allontanarmi dal dovere etico
dell'impegno politico! Neanche per sogno. Tutt'altro! Continuerò a
cercare di fare la mia piccola parte, con tutte le mie forze e per
tutti i giorni che verranno.

Sosterrò attivamente il mio partito, il PD, girando l'Italia e la
Sardegna, per invocare il consenso in nome della nostra Costituzione.
Nessuna diserzione, quindi, ma, all'opposto, una militanza politica
ancora più intensa. Sempre “senza orario e senza bandiera”.
Gian Piero Scanu

La Nuova Sardegna

Il Pd prova a ricompattarsi Cucca: siamo una squadra

verso il voto
di Umberto Aime
CAGLIARI
La prima foto ufficiale del Pd in corsa per le Politiche è stata per
forza ritoccata al computer. Altrimenti non si spiegherebbe come mai i
candidati, sistemati a semicerchio, siano tutti o in gran parte
sorridenti. Dopo quello che è accaduto in quest'ultima settimana, fra
loro e a seconda delle correnti sono state speso botte da orbi, i
presenti dovrebbero avere tutti stampato sul viso occhi neri ed
ematomi vari. Invece non è così. «È acqua passata, ora più che mai
siamo un gruppo compatto, senza cicatrici, deciso a scendere in campo
per la vittoria. Ci presentiamo con una squadra forte, competitiva ed
equilibrata dal primo al ventunesimo candidato».

L'introduzione
migliore del mondo per riappacificare gli animi è stata del segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca. Dall'inizio alla fine della
presentazione sarà pronto a schivare, con risposte argute, tutti i
brutti ricordi di un passato molto recente. Presentato il programma in
cui la frase forte è «il nostro patto con gli elettori è fondato sulla
serietà e la responsabilità, non sulle barzellette raccontate da
altri», s'è preoccupato subito di ringraziare gli uscenti e scusarsi
con i non ricandidati e gli aspiranti parlamentari rimasti a terra.
«Purtroppo - le sue parole - non c'è stato spazio per tutti. Abbiamo
dovuto fare delle scelte e sempre dolorose. La selezione rispetto al
passato è stata più severa, ma alla fine ha prevalso il bene comune».
Qualche sassolino dalla scarpa però se l'è tolto.

A Marco Meloni, nel
2013 eletto in Liguria e che oggi voleva essere ricandidato in
Sardegna, ha risposto: «So che si è sfogo su Facebook, ma è la sua
corrente, lui sta con Orlando, a non avergli trovato spazio nell'isola
e neanche da altre parti». Qualcosa l'ha detta anche sulla mancata
riconferma di un altro uscente, il gallurese Gian Piero Scanu: «Alle
Politiche saranno presenti tutte le sensibilità del partito. Il nostro
è stato un processo travagliato. Quelli esclusi non sono stati certo
puniti o emarginati perché ingombranti.

Ho la certezza che sia andata
così». Poi dopo aver sottolineato che «risolvere i problemi della
Sardegna sarà, come lo è stato in passato, il primo dovere dei
parlamentari sardi», ha affrontato un altro argomento spinoso. Nelle
liste del Pd, sono candidati anche cinque indagati: Silvio Lai, Gavino
Manca, Franco Sabatini e il rinviato giudizio Luciano Uras per i fondi
destinati ai gruppi del Consiglio regionale, più Gianfranco Ganau, per
un'inchiesta giudiziaria legata al piano urbanistico quand'era sindaco
di Sassari. La replica è stata: «Esiste la presunzione di innocenza
fino a prova contraria.

Il nostro partito ha un regolamento molto
garantista per cui le indagini in corso non precludono la possibilità
di candidarsi. Non si può strumentalizzare una scelta etica del genere
in questo momento». Per aggiungere: «La nostra posizione
sull'argomento è stata chiara e ferma sin dall'inizio. Altri invece
sono stati intransigenti in partenza, poi hanno cambiato le regole per
convenienza. Lo ripeto: fino al giorno della sentenza definitiva, la
presunzione d'innocenza è garantita dalla Costituzione». Superato di
slancio l'ostacolo appuntito, in un altro passaggio dell'introduzione
ha detto: «Con il centrosinistra vittorioso, la voce della Sardegna
sarà più autorevole a Roma, mentre sono molto preoccupato se dovessero
vincere altri schieramenti.

Per questo la nostra campagna elettorale
sarà all'antica: porta a porta, per convincere il partito
dell'astensione a ritornare ai seggi, perché questo è una momento
delicato per il futuro della Sardegna e dell'Italia». Sul finire è
ritornato sul passato: «In questi giorni, mai mi sono sentito
sfiduciato dal partito e non ho partecipato alla bagarre solo perché
avevo altro cui pensare. Chiudere la partita delle candidature e oggi
ringrazio tutti».Gli alleati. Quelli del Pd sono la lista Insieme,
+Europa con a fianco il Centro democratico e infine Civica popolare.
Nel primo raggruppamento tutto è filato liscio. Nel secondo il leader
Roberto Cappelli non s'è candidato in Sardegna ma in quattro collegi
della penisola di cui in tre come capolista. Nel terzo, è quello della
ministra Lorenzin, l'Upc ha tirato in remi in barca all'ultimo secondo
dopo non aver avuto neanche un collegio uninominale, lasciando campo
libero ai centristi di Casini, che hanno deciso tutto.

Tensione tra Cappellacci e il delegato di Salvini. I candidati di
Forza Italia con la felpa con i 4 mori
Il centrodestra si fa in 4: pronti alla sfida

CAGLIARISe il buon giorno si vede dal mattino, il deposito delle
liste, Forza Italia e La Lega-Psd'Az si sopportano ma non si amano
neanche in Sardegna. Il coordinatore azzurro Ugo Cappellacci ed
Eugenio Zoffoli, delegato da Salvini, si sono mandati a vicenda a quel
paese in un corridoio della Corte d'appello. Il motivo? Questioni
burocratiche, diranno, ma con un batti e ribatti che la dice lunga sui
rapporti fra i due partiti in corsa per conquistare il primo posto
assoluto. Zoffoli di getto: «Ci sono delle regole nazionali,
sottoscritte dalla coalizione, ma voi fate sempre come volete».
Cappellacci di rimando: «Gli arroganti siete voi, i soliti leghisti».

Siparietto a parte, il centrodestra ha una terza gamba, è Fratelli
d'Italia, capeggiata da Giorgia Meloni, e anche una quarta, i
centristi di «Noi con l'Italia». Con gli alleati Forza Italia è stata
generosa fino all'esagerazione, ha commentato con disappunto più di un
candidato berlusconiano. Ha ceduto tutti e tre i collegi uninominali
al Senato, due al Psd'Az e uno all'Udc, tre su sei alla Camera: due a
Fdi, uno ai centristi. Poi, come se non bastasse, è reduce dal gran
rifiuto della consigliera regionale Alessandra Zedda, ma per
dimostrare che sono comunque compatti, dal primo all'ultimo hanno
indossato la felpa d'ordinanza.

Azzurre è ovvio, con i Quattro Mori a
sinistra, dove sta il cuore, poi la scritta Sardegna in maiuscolo
stampata sul dorso, e infine lo scudetto «Berlusconi presidente»
cucito sulla manica destra. Felpe ricche, anche se più sobrie di
quelle salviniane, quelle col nome sul petto che cambia in ogni città,
ma fin troppo da squadra di calcio prima dell'ingresso in campo.
Dicono che i forzisti siano usciti dallo spogliatoio al grido «vi
stracceremo», ma prima di mettere assieme le liste pare abbiano avuto
anche loro qualche problema. Smentito subito da Cappellacci:
«Berlusconi ha accolto la nostra proposta iniziale dalla prima
all'ultima candidatura». Il loro entusiasmo è evidente, rafforzato
dall'annuncio: «Se vinceremo e vinceremo, ci sarà la cena pagata per
tutti». Stavolta e chissà perché è La Lega sardista a non aver voglia
invece di strafare. Da una parte l'alleato Christian Solinas,
segretario nazionale dei Quattro Mori, ha trascorso l'attesa al
telefonino: con chi? Pare con Salvini, che solo in serata gli farà
sapere il collegio in cui è stato messo al sicuro nella Penisola.

 Se il Carroccio non dovesse sfondare in Sardegna, meglio non correre
rischi e quindi poter contare su un paracadute dall'apertura
automatica. Comunque, dopo un conteggio a spanne, nelle liste sono
presenti più leghisti sardi che sardisti leghisti, ed è un segnale da
non sottovalutare. A far da spettatori, in cancelleria, ai dispettucci
fra le major della coalizione, i Fratelli d'Italia. Hanno ottenuto con
sobrietà quello che volevano, due collegi alla Camera, e ora puntano
prima di tutto a far rieleggere Bruno Murgia.

È il loro deputato
uscente: sperava anche lui in una riprotezione continentale ma quando
s'è stretta la morsa Forza Italia-Lega, per lui lo spazio è svanito
sulla terra ferma. Chi s'è ristretta di sicuro: è la coalizione
centrista «Noi con l'Italia». Da più di una settimana la Gamba s'è
sbriciolata: i Riformatori sono andati via sbattendo la porta, a loro
sono stati negati tutti i collegi sollecitati, ed è rimasto solo
l'Udc. Che ha raschiato qualcosa d'interessante nelle due Camere e
soprattutto non ha rinunciato a candidare il suo intramontabile
stratega, Giorgio Oppi. (ua)

Puddu: «Ora i 5 Stelle pronti per governare»

di Luca Rojch
SASSARI
Le Stelle sono sempre più brillanti. Il Movimento creato da Beppe
Grillo presenta le sue liste nell'isola. E i 5 Stelle sembrano avere
già acquistato una mentalità di governo. Poche polemiche e idee
chiare, con i sondaggi che danno il Movimento in vantaggio ovunque,
anche nei collegi uninominali. Anche se il coordinatore Mario Puddu fa
professione di umiltà ed evita toni trionfalistici. Dentro gli M5s ci
sono avvocati, scrittori, giornalisti, sportivi e anche un
pastore.Soddisfatto per le liste?«Molto, perché ritengo che non sia
facile raggiungere la società civile sarda e noi ci siamo riusciti. E
l'abbiamo rappresentata nelle nostre liste».

C'è la novità dei nomi
scelti per l'uninominale. «Sono il quid in più, l'apertura del
movimento. È stata una scelta intelligente. Spesso si dice che la
politica sia sorda alle esigenze delle persone. Noi partiamo proprio
da chi vuole dire qualcosa. Non cerchiamo elettori a cui chiedere voti
in campagna elettorale. Con umiltà ci siamo aperti alla società civile
e abbiamo chiesto il loro contributo».

Ma è stata dura la scelta? Ed è
stato facile convincere tutti?«I rappresentanti del ceto
imprenditoriale sono un po' più titubanti, perché devono mettere da
parte per un po' le loro aziende. Noi chiediamo un impegno
totalizzante. Ma in realtà è stato più complicato fare delle scelte.
Per noi sono le migliori».Ci sono anche molti giornalisti. Insomma non
li odiate più.«Non li odiamo. Al contrario ricordo che tra i nostri
primi candidati annunciati ci sono Gianluigi Paragone ed Emilio
Carelli. Noi abbiamo criticato le linee editoriali di alcuni
quotidiani nazionali. Non ci siamo mai rapportati in modo ostile ai
giornalisti. In particolare a quelli che non avevano un approccio
prevenuto nei nostri confronti».

In Sardegna i candidati usciti dalle
parlamentarie sono stati tutti confermati, e anche le polemiche sono
state di poco conto.«Non amiamo questa legge elettorale che limita
molto la possibilità di scelta degli elettori. Per questo abbiamo
fatto le Parlamentarie che hanno restituito almeno in parte la facoltà
di scegliere ai cittadini. I nomi non sono stati imposti dalle
segreterie come ho visto fare in altri partiti. Le scelte successive
sono state fatte dallo staff di Di Maio. Ma anche il dissenso è
servito. Si è capito chi crede davvero nel progetto e chi era con noi
solo per interesse personale e ci ha abbandonato dopo scelte non
condivise sulle candidature.

Se vedo cosa hanno fatto gli altri
partiti non posso che essere orgoglioso. In tanti altri casi le scelte
sono state fatte nelle segreterie e hanno catapultato candidati
arrivati fuori dalla Sardegna. I nostri candidati sono tutti in corsa
nelle loro province di residenza». I sondaggi vi danno in vantaggio in
tantissimi collegi. Anche nell'uninominale. «È vero, fa piacere, ma è
solo un punto di partenza. I sondaggi valgono appena un po' di più del
calciomercato estivo. C'è tanto da lavorare, ci aspetta una bellissima
campagna elettorale, è tutto ancora da costruire e conquistare». Quali
sono i punti programmatici principali su cui insisterete in queste
elezioni?«La prima risposta la daremo alle aspettative dei sardi, a
quello che tutti ci chiedono: il lavoro.

Per noi è la priorità. Non
parliamo solo di reddito di cittadinanza, che è fondamentale, ma con
più persone che lavorano ci sarà meno necessità del reddito di
cittadinanza. Abbiamo uno sguardo particolare anche nei confronti
delle imprese. Serve meno burocrazia e minore pressione fiscale». Cosa
ne pensa della legge urbanistica che la giunta regionale vuole
approvare?«La Sardegna ha un valore ambientale unico. Dobbiamo
proteggerla e puntare sul suo valore aggiunto del paesaggio che ha un
peso fondamentale anche dal punto di vista dell'attrattività
turistica. La legge urbanistica deve tenere conto anche di questo
aspetto. A me sembra che nella legge urbanistica ci sia il rischio che
si possano avere tentativi di speculazione. Noi non siamo soddisfatti
del testo varato».Calenda ha detto che è impossibile pensare a una
Sardegna senza industria.

Concorda?«Per prima cosa dobbiamo capire a
quale tipo di industria ci si vuole riferire. Il ministro Calenda, ma
anche il governatore Francesco Pigliaru, devono essere coerenti. Il
programma del Pd nel 2014 non mi pare sostenesse quello che ora dice
Calenda e sottoscrive Pigliaru. Io parto da un concetto. Vogliamo
tutelare sempre i lavoratori. Il loro impiego sarà preservato, ma nel
rispetto di questo punto si deve discutere su quale tipo di industria
sia sostenibile. Le fabbriche non possono restare aperte a discapito
della salute delle persone.

Questo è un argomento delicato che deve
essere affrontato e risolto».I 5 Stelle sono nemici dell'Europa?«Io
dico di no. L'Europa deve pensare come un'unica comunità. Noi non
siamo contro l'Europa o contro l'euro, ma contro l'uso strumentale che
è stato fatto dell'istituzione. Se stare in Europa significa
sottostare ai dettami della Bce o ai poteri dei grandi gruppi a noi
non sta bene. Non vogliamo più sentire chi dice: "È l'Europa che ce lo
chiede". Noi siamo pronti a proporre alternative politiche alle scelte
dell'Ue di questi anni, nella speranza che vengano accolte. Il
referendum rimane una delle opzioni se l'Europa dovesse diventare una
corda stretta intorno al collo pronta a strozzare gli italiani».

Nell'uninominale sportivi e giornalisti
Tra i volti noti dell'M5s il velista Andrea Mura, lo scrittore
Marilotti e il reporter televisivo Marino

SASSARI
Gli assi che i 5 Stelle hanno calato per l'uninominale sono stati
rivelati nella mattina dal candidato premier Luigi Di Maio. Sono i
nomi che dovranno contendere testa a testa il collegio ai big
schierati dagli altri partiti. Il Movimento aveva promesso di
presentare otto nomi che arrivavano dal mondo civile, dallo sport,
dalla cultura, dal mondo delle imprese. E sono stati di parola. Alla
Camera è candidato a Cagliari lo skipper Andrea Mura, primo e unico
italiano a vincere la Route du Rhum. Con lui c'è anche il funzionario
della Sfirs e blogger Pino Cabras, a Carbonia. A Oristano sarà in
corsa l'allevatore Luciano Cadeddu. A Nuoro l'avvocato Mara Lapia. A
Olbia il giornalista Nardo Marino, che forse qualche sentore del suo
futuro già lo aveva. A lungo è stato caposervizio dell'emittente
televisiva Cinque Stelle Sardegna, che in realtà nulla ha a che fare
con il movimento fondato da Beppe Grillo.

La tv era nata molti anni
prima. A Sassari c'è l'avvocato civilista Mario Perantoni. Tra i
candidati nei collegi uninominali per il Senato c'è anche uno
scrittore «Premio Calvino», Gianni Marilotti. È candidato al sud. Al
centro cìè Emiliano Fenu, commercialista di Nuoro. Al nord, Maria
Vittoria Bogo, scrittrice e poetessa di Posada, che lavora al Comune
di Budoni.Anche nell'isola i posti all'uninominale sono stati
assegnati in base a una selezione che è rimasta top secret fino alla
mattina della presentazione a Roma.

E anche nell'isola si è cercato di
avere personalità che arrivavano da ambiti differenti. Nomi da poter
contrapporre ai big che gli altri schieramenti hanno presentato per le
sfide uninominali. I 5 Stelle sono dati davanti nella maggior parte
dei collegi uninominali anche nell'isola. Non solo un vantaggio
numerico, ma anche un peso psicologico che i candidati dovranno
sopportare durante questi 35 giorni di campagna elettorale sprint che
porterà al voto del 4 marzo. Queste elezioni faranno capire se i 5
Stelle sono maturi per guidare l'Italia.

Pabillonis, il partito valuta le alleanze per le regionali del 2019
Progres al lavoro per il futuro

SASSARI
Gli attivisti di ProgReS si sono riuniti a Pabillonis per l'assemblea
del partito. L'incontro è stato aperto dalla relazione politica del
segretario nazionale, Gianluca Collu, che ha illustrato l'esito degli
incontri con i soggetti politici sardi, nella prospettiva della
costruzione di un progetto di governo alternativo ai poli unionisti
italiani per le elezioni sarde del 2019. Un lavoro apprezzato dagli
attivisti che hanno chiestodi portare avanti i confronti con le varie
realtà politiche sarde. Tra i punti dell'ordine del Giorno anche il
lavoro di radicamento territoriale che ProgRes ha intrapreso con
l'anno nuovo.

L'assemblea ha deciso di elaborare e mettere in atto una
campagna di comunicazione con un duplice obiettivo: incontrare le
persone che, oltre ad aver sostenuto e votato ProgReS, hanno
manifestato intenzione di presentare il progetto nelle loro comunità e
coinvolgere i tanti indipendentisti che, per vari motivi, hanno
abbandonato l'attivismo. C'è poi la campagna #scegliprogres, che verrà
presentata nelle prossime settimane e per dare corpo e forza alle
strategie politiche che determineranno le alleanze future, il Partito
ha deciso di fissare un incontro-studio per il 18 febbraio in cui gli
attivisti selezioneranno i temi cardine su cui Progetu Repùblica de
Sardigna determinerà i rapporti con gli altri soggetti politici e il
proprio programma di governo.

Il coordinamento della riunione è stato
affidato al responsabile nazionale della formazione Frantziscu Sanna.
Inoltre, il 17 marzo è previsto a Oristano un incontro pubblico in cui
verrà presentato il nuovo coordinamento regionale di Progres
Aristanis. Poi ci sarà un altro incontro a Nuoro.


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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