giovedì 4 gennaio 2018

Rassegna stampa 04 Gennaio 2018

La Nuova

La prima cittadina: «Abbiamo ragione noi, vedrete»
Ma nel piccolo paese tutto costa come prima della delibera
Il caso zona franca. La sindaca non cede: «Applico la legge» di Claudio Zoccheddu

C'è solo un luogo in Italia dove ieri non si discuteva il costo dei sacchetti della spesa. A Giave, paese-terrazza che domina il Meilogu, i problemi sono altri. I cittadini si arrovellano per comprendere il destino dei tributi che hanno pagato fino al 2017. Perché secondo la sindaca, Maria Antonietta Uras, il paese che conta appena 578 abitanti si è appena liberato di Iva e accise diventando la prima "zona franca al consumo" della Sardegna.

Il paese. La residenza sarda della nuova fiscalità è lontana appena tre tornanti dalla 131. Per arrivare a Giave bisogna arrampicarsi su una collina e dopo tre chilometri si raggiunge un paesino fatto di case ben tenute, piazze curate e tanto verde. Un'oasi di pace dove si può allestire un presepe sul marciapiede della strada principale, Corso Repubblica, senza che le statuine diventino un bersaglio dei soliti vandali. Oltre al presepe, anche tutto il resto è rimasto com'era. Le sigarette costano lo stesso tanto, gli alcolici idem, il prezzo del pane non è precipitato e la benzina è stabile: costava un 1 euro e 40 nel 2017 e costa 1 euro e 40 anche nel 2018. Tasse e accise, insomma, sono rimaste al loro posto. La zona franca per adesso è rimasta su un foglio di carta di cui parlano tutti ma che hanno visto e capito in pochi.

Il Comune. Si affaccia su Corso Repubblica, come tutto a Giave. Dentro ci sono due persone, un impiegato e la sindaca, Maria Antonietta Uras, che però è impegnata con i carabinieri di Bonorva: «Si ma non pensi male, li ho invitati per regalargli il nuovo calendario», spiega dopo aver aperto la porta del suo ufficio. Poi, inizia il racconto della vicenda che l'ha fatta diventare famosa in tutta l'isola, un racconto intervallato dai trilli del cellulare che ogni due minuti suona l'inno di Mameli: «Facciamo chiarezza però, io ho solo applicato la legge. 

La zona franca è prevista dalla Costituzione, come spiega meglio di me la dottoressa Maria Rosaria Randaccio del Movimento zona franca. E la mia non è un ordinanza, è una delibera in cui sono citati uno dopo l'altro i trattati e le normative che ci danno ragione. Siccome non siamo sprovveduti, prima di fare qualsiasi cosa ci siamo rivolti a degli avvocati tributaristi che ci hanno indicato al strada. Tra l'altro, non ho inventato nulla, ci sono le delibere di 240 comuni della Sardegna, tra cui quelli del Meilogu che però adesso sono spariti».

Per dimostrare che tutto sia fatto a regola d'arte, la sindaca incalza ad alta voce l'impiegato che piomba in ufficio con in mano una risma di fogli freschi di stampa: «Sono due delibere, articolatissime. Una è di 15 pagine, l'altra di 25». Le incognite. La sindaca, per quanto motivata e battagliera, conserva qualche dubbio: «Le delibere sono di fine novembre e sono state trasmesse, tra gli altri, alla Regione, alla Commissione europea e all'Agenzia delle dogane. Non ci ha risposto nessuno, come mai?». In assenza di repliche, la sindaca è decisa ad andare avanti: «Vuol dire che non hanno nulla da eccepire, giusto?». Forse. Oppure nessuno credeva che a Giave qualcuno sarebbe andato fino in fondo: «Ma non potevo fare altro - aggiunge Maria Antonietta Uras -. La Sardegna sta morendo, il mio paese sta morendo.

Abbiamo una zona artigianale dotata di tutti i servizi, vicina alla 131. Eppure le aziende falliscono perché pagano troppe tasse. Io non ci sto e faccio tutto quello che posso per cambiare la rotta. La mia, alla fine, è solo una provocazione per vedere fino a che punto si può percorrere l'idea della zona franca. Quando qualcuno mi dirà di fermarmi lo farò ma almeno avrò dimostrato che la zona franca è un sogno impossibile da realizzare e penseremo ad altro».

Nell'elenco dei dubbi ce n'è uno che arrovella tutti gli abitanti, un po' perché l'eventuale eliminazione di tasse e accise interesserebbe solo i residenti e le imprese della zona artigianale, ma soprattutto nessuno ha capito come funzionerebbero i rimborsi. Perché alla fine si tratta di questo: si paga a prezzo intero e poi si dovrebbe essere risarciti del costo delle tasse: «Al momento giusto ce lo diranno i legali - conclude la sindaca -. Per i carburanti si compila una tessera, poi vedremo».


La Nuova

Il Pds oggi decide sulle alleanze

La direzione n del Partito dei sardi decide oggi se candidarsi alle
Politiche col centrosinistra, oppure presentarsi da solo. Fare
previsioni è difficile. Però c'è una certezza: il Pds non è disposto
ad accettare candidature nella coalizione di non sardi soprattutto se
imposte dalla segreteria nazionale del Pd. Per il resto, in questi
giorni, c'è stata una lunga trattativa fra i gli indipendentisti
proprio con i vertici regionali del Partito democratico e una delle
possibilità è che al Pds sia stata proposta la candidatura in uno dei
tre collegi uninominali (quello di Oristano-Nuoro?) per il Senato.

Sul suo blog il segretario del Pds, Paolo Maninchedda, ha scritto alla
vigilia della direzione nazionale: «In queste ore concitate bisogna
approfondire bene quanto i meccanismi elettorali pensati a tavolino
contro l'unità della Sardegna acuiscano le fratture interne fra i
sardi, cioè la nostra malattia più profonda. Spesso si è fatto
l'errore di non ritenere l'unità dei sardi un obiettivo politico ma
solo morale. Invece è proprio ciò che dovremmo fare, come insegna la
storia passata e recente. Dobbiamo stare attenti a non produrre né
ereditare fratture, perché nessun governo della Sardegna ha vere
potenzialità nazionali se non ha un'ampia base elettorale, sociale e
politica».

Parlamentarie del M5s boom di autocandidature

di Umberto Aime
CAGLIARI
Tre su cinque parlamentari uscenti ricandidati, però in Sardegna è la
base del Movimento Cinque stelle ad essersi presa la fetta più grossa
delle autocandidature per le primarie on line del 15 gennaio. Non ci
sono ancora numeri ufficiali, anche se più di un'indiscrezione
conferma che «l'isola sarebbe una delle regioni dove gli aspiranti
sarebbero andati oltre ogni aspettativa». È stato così in Italia,
tanto che per tener testa alle richieste la scadenza di mezzogiorno
era stata allungata di altre tre ore, fino alle 17, ma in Sardegna ci
sarebbe addirittura una folla di candidati pronti a sfidarsi per un
seggio alla Camera o al Senato.

Di certo a far crescere il numero dei
candidati è stato l'ultimo sondaggio, pubblicato da DbMedia a ridosso
di Capodanno, che accredita i grillini sardi del miglior risultato fra
tutte le regioni: il 34,5 per cento contro una media nazionale vicina
al 27.Ricandidati e non. A puntare al secondo mandato consecutivo,
dopo l'elezione nel 2013, sono i deputati cagliaritani Emanuela Corda
e Andrea Vallascas, più il senatore, anche lui cagliaritano Roberto
Cotti. A rinunciare è stata invece la senatrice Manuela Serra, l'ha
fatto con un post su Facebook, mentre il deputato Nicola Bianchi di
Sennori è stato escluso dal ferreo regolamento interno che «vieta
l'attività politica oltre i dieci anni» e lui prima di essere deputato
era stato consigliere comunale proprio a Sennori.

Il ritorno a casa. È
questo il senso del post pubblicato su Facebook da Manuela Serra, che
comunque sarà ricordata come la prima senatrice sarda nella storia
della Repubblica. Nel congedarsi da Palazzo Madama, ha scritto: «Non
mi ricandiderò e continuerò la mia esperienza da cittadina libera e
attiva». Per poi aggiungere: «Ritornerò nella mia scuola (è insegnante
di sostegno a Pula) da dove sono partita e dove ritroverò i miei
alunni speciali. Dopo cinque anni in Senato, ho necessità di tornare
in aula, quella vera, dove si formano i cittadini, dove si attua
l'integrazione, dove si mettono in pratica i valori di socialità e
condivisione». Fino a questa conclusione e auspicio: «Non smetterò di
occuparmi di politica e non lascio il M5s fatta di gente onesta,
post-ideologica, sempre rivolta al bene comune. Oggi, in Parlamento,
servono sempre più persone che sappiano stare all'interno di quelle
aule senza essere ammaliati dal potere, mentre per ora quei luoghi si
sono nutriti di violenza, menzogna, prevaricazione». Ed è ovvio che
l'ormai ex senatrice sia convinta che «tutto questo cambierà con una
vittoria netta del Movimento».La verifica.

Non però detto che tutte le
autocandidature di queste ore poi partecipano alle Parlamentarie. Il
regolamento prevede una sorta di setaccio preliminare, per «accertare
la regolarità delle iscrizioni alla piattaforma» e che «i dati
autocertificati dai candidati nei collegi nominali e in quelli
proporzionali siano reali». Soprattutto dopo che alcuni articoli del
codice etico sono stati ritoccati in corsa, e le polemiche su questo
sono state aspre nei forum dl Movimento, e quindi qualche verifica in
più dovrà esserci. Solo dopo i controlli - fanno sapere dall'entourage
del referente regionale per le Parlamentarie, è il sindaco di Assemini
Mario Puddu, si conosceranno i nomi degli aspiranti candidati.

Candidati che hanno dichiarato in quale collegio uninominale - sono
sei in Sardegna per la Camera e tre al Senato - vorrebbero
presentarsi. Oppure se sono intenzionati a partecipare alla
competizione elettorale nelle liste proporzionali, che nell'isola
saranno due per la Camera e una al Senato.

Unione Sarda

Benzina sulla zona franca Si infiamma il dibattito, per il Pd «sono
false promesse» L'ordinanza di Giave sui carburanti senza tasse:
i sindaci chiedono chiarezza

Il sogno di creare un mini paradiso fiscale a Giave dove, «soltanto
per cominciare - dice la sindaca Maria Antonietta Uras - non si
pagheranno più le accise sulla benzina», si infrange con la dura
realtà delle leggi. Non è fattibile, sostengono Agenzia delle Entrate,
commercialisti e politici. «Bisogna dire la verità - sottolinea il
segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca - basta con la propaganda».

«Andremo avanti», ribatte il Movimento zona franca, che invita «i
cittadini ad andare dai propri sindaci e pretendere che si comportino
in base al mandato ricevuto». Un consiglio che preoccupa diversi
amministratori: l'Anci ha scritto ai prefetti per chiedere un parere
ufficiale.

Il parere di esperti e politici: «Le aree extradoganali non esistono»
Benzina senza accise, ora esplode la polemica

Giave non sarà la Livigno sarda, e neppure qualcosa di lontanamente
simile. Il sogno di creare un mini paradiso fiscale nel Meilogu, dove,
soltanto per cominciare - secondo la sindaca Maria Antonietta Uras -
non si pagheranno più le accise sulla benzina, si infrange con la dura
realtà delle leggi. Non è fattibile, non certo senza un pronunciamento
dell'Unione europea - sostengono Agenzia delle Entrate, commercialisti
e politici. Insomma, il taglio del costo del carburante rientra nel
complesso diritto comunitario e non può bastare un'ordinanza
municipale a stabilire il contrario.

Di diverso avviso il Movimento
zona franca, che su Facebook scrive «andremo avanti, è vergognoso
remare contro», loda il coraggio della Uras, attacca tutti gli altri e
invita «i cittadini ad andare dai propri sindaci e pretendere che si
comportino in base al mandato che da essi hanno ricevuto». Un
consiglio che preoccupa diversi amministratori (c'è un clima pesante,
anche alcuni gestori di distributori sarebbero stati minacciati) e
l'Anci ha scritto ai prefetti per chiedere un parere ufficiale, in
modo che sia chiaro cosa si può e non si può fare.

L'AGENZIA DELLE ENTRATE «No comment» dall'Agenzia delle entrate, ieri,
sulla pensata di Giave, ma l'ente si è già espresso sul tema, e
ovviamente non ha cambiato idea. La prima volta è stata nel 2014,
quando con una nota ha precisato in sostanza che in Sardegna non può
esistere una zona franca e non è possibile «porre in essere operazioni
escluse dal campo di applicazione dell'Iva, richiamando
l'extraterritorialità dell'Isola, per mancanza dei presupposti
giuridici». In seguito, di recente, l'Agenzia ha risposto a vari
interpelli, cioè a richieste di privati, e ha ribadito - argomentando
nei dettagli - «che dal punto di vista fiscale nessuna norma
stabilisce che il territorio della regione Sardegna non appartiene al
territorio dello Stato... pertanto non è previsto alcun regime di zona
franca integrale».

I COMMERCIALISTI «Il nostro Ordine ha perfino organizzato un convegno
ad hoc, a novembre, con relatori esperti della materia», sottolinea il
commercialista cagliaritano Andrea Landi, e la sintesi è che «per
l'istituzione in Sardegna di una o più zone franche non è sufficiente
manco un provvedimento legislativo della Regione, benché a statuto
speciale, ma vanno applicate regole e rispettate precise norme assunte
in linea con la legislazione europea e quella nazionale. E la
creazione di una zona franca integrale, con detassazione estesa anche
al consumo, trova dei limiti nel diritto stesso dell'Ue, sia sotto il
profilo delle libertà fondamentali sia sotto quello degli aiuti di
Stato. Esistono le zone economiche speciali e le zone franche urbane
(come quelle previste per le imprese nel Piano Sulcis), categorie ben
delimitate e con condizioni particolari, che nulla c'entrano con
l'iniziativa della sindaca di Giave».

IL PD Durissimo il commento del segretario del Pd, Giuseppe Luigi
Cucca: «È ora di raccontare ai sardi la verità: la zona franca in
Sardegna non esiste, non ci sono né i presupposti giuridici né le
condizioni economiche per realizzarla. È una chimera propagandata da
persone che agiscono in malafede solo per ottenere visibilità e
consenso, guarda caso, in piena campagna elettorale, illudendo i
cittadini e infondendo speranze irrealizzabili. Bisogna smettere di
raccontare che basta una “dichiarazione d'intenti” all'Agenzia delle
entrate per ottenere un rimborso delle tasse. Chi diffonde messaggi
del genere si diverte a prendere in giro le persone e compie un vile
atto di disinformazione. La Sardegna, in applicazione dal Decreto Sud,
potrà dotarsi di due Zone economiche speciali. E la Regione dovrà
inoltrare la richiesta al Governo appena entrerà in vigore il decreto
legislativo».

I SINDACI Fausto Orrù, sindaco di Gonnosfanadiga, avverte i cittadini
che domani terrà un incontro pubblico per spiegare cosa succede,
«anche perché la polemica sta montando, e la gente è disperata per la
crisi». Sottolinea: «È vero che le tasse nella nostra nazione sono
eccessive, ma come sindaco non ho purtroppo la possibilità di cambiare
le leggi. Fino a quando non saranno enti sopra il Comune a dire che la
nostra regione è Zona Franca non posso emettere ordinanze che
affermino che il nostro paese da oggi lo è». Emiliano Deiana,
presidente dell'Anci, chiede ai colleghi «prudenza», e dice: «Abbiamo
saputo dalla stampa della decisione della sindaca di Giave, e sarebbe
stato opportuno prima un confronto. Comunque, la materia è complicata,
per questo abbiamo chiesto ai prefetti di esprimersi, in modo che gli
amministratori abbiano gli elementi per prendere le decisioni corrette
ed evitare fughe in avanti».
Cristina Cossu

Parla il gestore dell'area di servizio Q8 sulla 131, preoccupato dal
“taglio municipale” «E se un matto pretende gasolio a metà prezzo?»

Qualche bonaria presa in giro e l'ombra di una preoccupazione: il
taglio municipale alle accise non ha fruttato altro al signor Giuseppe
Mura, gestore dell'unica area di servizio sulla 131 in territorio di
Giave.

«Dal paese - spiegava ieri sera, con l'aria paziente di chi ha dovuto
deludere con garbo molte richieste - sono venuti in tanti, più
incuriositi e divertiti che convinti di poter fare il pieno a pochi
euro. Ma mi preoccupa l'idea che ora magari si presenta davvero un
esaltato, convinto che il carburante si paga poco e sono io a lasciare
i prezzi immutati per guadagnarci. Ecco, il messaggio sbagliato che
non doveva passare è che da 48 ore la benzina costa la metà. D'altra
parte le accise non si pagano solo sul carburante: qui tutto - e il
gesto abbraccia scaffali, cassa e bancone del bar annesso al
distributore - ha il suo carico aggiuntivo, dai liquori alle
sigarette».

Se per Mura il cliente aggressivo che pretende lo sconto è solo
un'ipotesi remota, pare che alcuni benzinai dei dintorni abbiano
dovuto faticare per rabbonire il popolo del gasolio autoridotto. Alla
Q8 sulla 131 non è accaduto e probabilmente non accadrà, visto che la
trovata degli sconti municipali tende - al contrario del prezzo della
benzina - a sgonfiarsi di ora in ora. E più che ai clienti
parsimoniosi, in realtà, Mura ha dovuto rispondere richieste di
informazioni più formali: per esempio una telefonata della Finanza,
che voleva capire un po' meglio questa storia bizzarra, e una da
Cartissima, il servizio di carte carburante Q8.

Alla fine di una giornata insolita, col tabellone dei carburanti fermo
sui prezzi abituali, resta il tempo per un caffè e una considerazione
di buonsenso: «Se ci dessero la zona franca ne sarei contento come
tutti, ma bisogna vedere che ne direbbero i lombardi, e i siciliani...
Perché non ci concentriamo su obiettivi raggiungibili anziché
strozzarci con un boccone troppo grosso? Cominciamo a mettere su una
continuità territoriale come si deve, poi penseremo al resto».
Celestino Tabasso

Paci: «La zona franca è solo una leggenda» Cappellacci: «Si può fare»

«La verità non è quella del Pd né quella del sindaco di Giave». Taglia
corto Ugo Cappellacci, ex governatore e coordinatore di Forza Italia,
sull'annosa questione Zona franca: «È dannoso alimentare false
illusioni perché il tema della zona franca è sacrosanto, vitale e non
può essere trattato con superficialità, soprattutto da coloro che
hanno dimostrato di avere a cuore questa battaglia: si rischia di
offrire degli “assist” ai suoi nemici giurati, come il Partito
democratico. Il fatto che la zona franca non ci sia ancora e che sia
un obiettivo da raggiungere non significa che non sia realizzabile. I
presupposti giuridici e le condizioni economiche ci sono tutti ma,
come già chiarito anche dall'Unione europea, occorre il pronunciamento
dello Stato nazionale, finora negato dal Governo. Il “non si può” del
Pd in realtà è un “non si vuole”, dovuto all'idolatria per le tasse
del centrosinistra».

L'IRAP Cappellacci ricorda: «Appena insediata, la Giunta Pigliaru ha
subito aumentato l'Irap, che noi avevamo ridotto del 70%. Non siamo
d'accordo con il sindaco di Giave, ma allo stesso tempo è
intollerabile che il Pd approfitti di questa azione per negare la
possibilità di raggiungere un traguardo che appartiene a tutti i
sardi. Il cammino non è finito è c'è ancora il muro dello Stato tra la
Sardegna e il traguardo. Ecco perché la battaglia deve proseguire: Ma
dire che l'obiettivo è già raggiunto, quando non lo è, rischia di fare
il gioco di chi non vuole la zona franca».

LA GIUNTA «La zona franca integrale è una leggenda priva di fondamento
giuridico e legislativo, e sostenere il contrario significa raccontare
falsità ai sardi. La Giunta regionale si sta invece muovendo
all'interno di quello che è consentito per garantire il massimo delle
agevolazioni e dei vantaggi fiscali». Raffaele Paci, assessore alla
Programmazione, ha idee diverse. E spiega: «Prima di tutto, col
decreto legislativo 75 del '98, la legge prevede l'attivazione delle
zone franche nei porti. Dopo tanti anni di totale inattività, abbiamo
ripreso e reso operativa quella per il porto di Cagliari, e a breve
inizieranno i lavori di perimetrazione e di costruzione degli edifici.

Per i porti Olbia e Portovesme, le procedure stanno andando avanti».
REQUISITI Cappellacci insiste: «L'Unione europea può riconoscere la
zona franca integrale in presenza di particolari condizioni
geografiche, sociali e demografiche, ovvero, in aree periferiche,
disagiate e poco popolate. La Sardegna possiede, purtroppo, tutti
questi requisiti e, non solo in teoria, potrebbe avanzare delle
istanze. Ma la richiesta, perché si passi davvero ai fatti, spetta al
Governo che, secondo me, non lo farà mai. Il rischio è che si generi
un effetto a catena: la Sicilia e la Valle d'Aosta, pur non avendo le
nostre caratteristiche, sarebbero le prime a voler seguire l'esempio».

UNA CHIMERA Insomma, la battaglia del Movimento Zona franca rischia di
rimanere, più che un sogno, una chimera. «La legge c'è ma non decolla
- dice l'avvocato Francesco Scifo, segretario del Movimento -. Si
continua a ignorare una situazione di fatto che potrebbe determinare
una vera rinascita per l'Isola e per la sua economia. Il resto sono
solo chiacchiere». Scifo due anni fa aveva presentato un esposto in
procura, per cercare di capire le ragioni del fallimento di
un'iniziativa in grado di creare opportunità di sviluppo alla
Sardegna. «Lo ha scritto lo stesso magistrato sul decreto di
archiviazione - spiega - e si chiama volontà politica. Ho visto che
sono state sentite diverse persone delle istituzioni e le risposte
evasive sono la prova delle conclusioni a cui è giunto il pm».
DIVERGENZE «Se così fosse, perché il centrodestra non ha avviato le
procedure quando aveva l'occasione per farlo?», obietta Paci. «Noi
abbiamo fatto delle azioni mirate - risponde Cappellacci - basterebbe
semplicemente leggere gli atti». ( v. f. )

La prima cittadina di Giave insiste: mi dicano perché le mie delibere
sono illegittime «Se i miei colleghi ridono non hanno capito nulla»

«Ridono di me? E io rido più forte. Ma la cosa che mi ha dato fastidio
è stato l'atteggiamento di alcuni colleghi sindaci. Da loro non me lo
aspettavo». Maria Antonietta Uras, sindaca di Giave, è abituata ad
andare controcorrente. «La mia è una provocazione, ma è basata su atti
concreti. Chi ride ha letto le mie delibere? Quindici pagine la prima,
venticinque la seconda. Ho seguito le indicazioni del Movimento
Sardegna Zona Franca, che mi ha dato il suo sostegno. E ho i miei
legali. Anzi annuncio che mercoledì la presidente Maria Rosaria
Randaccio sarà a Giave per incontrare la popolazione».
Sul web si legge di tutto.

«Ho letto solo i giornali. Ma mi dica: più commenti positivi o
negativi? E con quali motivazioni? Io oggi ho preferito venire a fare
gli auguri agli anziani della casa di riposo. Ho portato anche i
panettoni».

(Il telefono squilla in continuazione, la suoneria è l'inno nazionale).
Ma lei non ha fondato lo Stato libero di Giave?
«La Sardegna è Zona franca dal 1948. E ai sindaci che oggi ridono dico
di rileggere un documento dell'Unione dei Comuni del Mejlogu. È del
2013, era a favore della Zona franca. Hanno cambiato forse idea?».
È vero che tanti suoi colleghi l'hanno chiamata da tutta l'Isola?
«Sì, e alcuni seguiranno il mio esempio».

Lo sa che chi manderà a rimborso le tasse pagata sulla benzina,
rischia pesanti sanzioni dall'Agenzia delle Entrate?
«La mia è una provocazione. La detassazione sarebbe una grande cosa
per la Sardegna e io mi devo assumere tutte le responsabilità del mio
ruolo. Non sono stata eletta per indossare la fascia tricolore nelle
occasioni ufficiali, ma per fare gli interessi dei miei concittadini.
Se non altro ora, finalmente, potranno avere un risposta. Zona Franca
sì, oppure no. Ma devono dirci per quale motivo le mie delibere sono
illegittime. E devono indicarci in forza di quali leggi».

Franco Ferrandu

Fratelli d'Italia: «Vinceremo le elezioni»

Fratelli d'Italia ha grandi ambizioni. «Ci candidiamo a vincere le
elezioni politiche e poi a governare la Regione». Bruno Murgia,
deputato uscente in cerca di riconferma, Paolo Truzzu, il consigliere
regionale, Salvatore Deidda, coordinatore sardo del partito e il
capogruppo in Consiglio comunale a Cagliari Alessio Mereu ambiscono al
salto di qualità dopo aver eletto rappresentanti in tutte le
istituzioni. «Nel prossimo governo di centrodestra puntiamo ad avere
più rappresentanti sardi che tutelino con forza i nostri diritti», ha
detto Murgia rivendicando il titolo di gruppo parlamentare più
produttivo della legislatura appena conclusa. Quanto alla Regione,
Truzzu attacca soprattutto sui trasporti: «Il centrosinistra presenta
un quadro più roseo di quello che è. La verità è che sulla continuità
territoriale hanno realizzato un bando sbagliato».
Infine la questione dei migranti: «Siamo stati i primi a denunciare il
boom degli sbarchi».

Popolarità sui social, Pigliaru è in coda

Nella classifica sulla popolarità sui social il presidente della
Regione Francesco Pigliaru è al 14° posto su 18 governatori italiani
eletti direttamente dai cittadini. È quanto emerge da un'indagine di
Demoskopika sulla cosiddetta likedemocracy .

La società ha esaminato circa 5 milioni di pagine indicizzate, poco
meno di 3 milioni di follower sui principali siti di networking ed ha
conteggiato quasi 42 mila risultati su youtube collegate ai
governatori italiani.

Tre i presidenti sul podio per popolarità complessiva misurata dal
sistema di rating di Demoskopika: Debora Serracchiani, Marcello
Pittella e Luca Zaia.
Nel Regional Popularity Index, la classifica d i gradimento sul web,
Francesco Pigliaru è quintultimo con un valore pari a 94,9. Sotto di
lui il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, Luca Ceriscioli
(Marche), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) e Sergio Chiamparino
(Piemonte).

Le polemiche sulle retribuzioni di risultato. L'accusa: «Contratti
inapplicabili» Regione: 6 milioni per i premi La meritocrazia è un miraggio

La burocrazia regionale è la principale nemica di se stessa. Nel senso
che quando i burocrati devono valutare i risultati di altri burocrati
(scusate le ripetizioni) per attribuire i premi di rendimento si
incastrano in un groviglio inestricabile di norme, leggi e regolamenti
da loro stessi prodotti. Infatti nei contratti di lavoro ci sarebbero
tutti gli strumenti per valutare le performance dei 6500 tra dirigenti
e dipendenti della Regione sulla base di criteri meritocratici ma
siccome farlo è complicato si taglia la testa al toro e, in attesa di
chiarimenti, si attribuisce il massimo dei voti. È come se in un
programma scolastico ci fossero dieci materie ma venissero valutate
solo le cinque con i voti più alti perché i libri di testo delle altre
sono troppo complicati.

IL PARADOSSO SARDO Un paradosso tutto italiano (e sardo) che emerge da
un capitolo del rapporto annuale stilato dall'Ufficio del controllo
interno di gestione della Regione. Si chiama “Controllo dei costi
derivanti dalla contrattazioni integrative”. Quindici pagine fitte di
richiami a decreti legislativi, accordi-quadro, decine di leggi
regionali, delibere, contratti nazionali e regionali, richiami a
sentenze della Corte dei conti nelle quali si sostiene che «la
contrattazione integrativa...risulta inserita in un sistema normativo
complesso e in continuo mutamento».

«CAMBIARE LE REGOLE» Non a caso si fa riferimento spesso a «dubbi
interpretativi» e, in conclusione, si auspica «che si provveda in
tempi rapidi ad una revisione organica della materia...che dovrebbe
portare, tra l'altro, alla valorizzazione del personale, alla
razionalizzazione della struttura retributiva e ad una nuova
disciplina per l'attribuzione dei compensi accessori».
Significa che c'è consapevolezza della complessità delle norme attuali
e si usa questa complessità per giustificare quegli “ottimo” in
pagella che hanno fatto gridare allo scandalo.

OLTRE 6,3 MILIONI DI PREMI Finché nelle relazioni sulle valutazioni
del personale si scriverà che quando gli obiettivi non sono stati
raggiunti «è per cause esogene e perciò non imputabili alle strutture»
o perché c'è una «descrizione poco chiara degli obiettivi da
conseguire» o ancora «una significativa percentuale di obiettivi non
risulta monitorabile» ci sarà margine di discrezionalità.
E siccome i dipendenti regionali nel 2016 sono costati 233 milioni di
euro (il 2,8% in meno rispetto al 2015) e per le retribuzioni di
rendimento la Giunta ha stanziato 6.282.349,66, di cui 2.312.108,42
per il personale del Corpo forestale di vigilanza ambientale,
l'argomento merita massima attenzione.

I NUOVI CONTRATTI L'occasione per rendere davvero meritocratico - ma
soprattutto applicabile - il sistema dei premi è dietro l'angolo. Nei
prossimi giorni inizieranno le trattative tra sindacati e Coran
(Comitato per la rappresentanza negoziale della Regione) per il
rinnovo della parte normativa dei contratti di lavoro dei dirigenti e
del personale. Entrambe le categorie hanno sottoscritto la parte
economica e incassato gli aumenti. «Servono indirizzi ben precisi
dall'assessore e risorse economiche adeguate.

Il mio sindacato ha come
obiettivo la tutela dei lavoratori ma dentro macchine amministrative
che funzionino bene e diano ai cittadini servizi efficienti», ha detto
Nino Cois, leader regionale della Cgil. Per la Cisl «è la politica che
deve dare obiettivi chiari e avere il coraggio di selezionare chi ha
raggiunto i risultati e chi no, con criteri i più scientifici e
oggettivi», sostiene Davide Paderi, segretario regionale della
Funzione pubblica. «Il salario di rendimento o risultato dei
lavoratori pubblici è un tema aperto, legato alla misurazione del
merito e alla modernizzazione delle attività», conclude l'esponente
della Cisl.

I DIRIGENTI Ma se il buongiorno si vede dal mattino, il cambiamento
auspicato a parole sembra ancora una volta rinviato. Nella parte
economica del nuovo contratto dei dirigenti siglato il 19 dicembre
scorso da Cgil, Uil, Sdirs, Sadirs-Ugl e Direr-Confedir aumenta la
parte fissa della retribuzione e diminuisce quella legata al
risultato, che prima rappresentava circa il 25% del totale e oggi è
scesa a poco più del 10%.

La paga fissa sarà, a regime, di 42.315 euro
all'anno mentre la seconda, che sino ad oggi variava dai 30mila euro
dei direttori generali ai circa 20mila dei dirigenti di servizio e dei
dirigenti ispettori, avrà un tetto di circa 12mila euro. Aumenta la
parte sicura, diminuisce quella legata ai risultati, voluta più di
tutti dalla Giunta Soru ma mai applicata perché, nei fatti, tutti i
dirigenti hanno sempre ottenuto “ottimo” e, dunque, il premio massimo
previsto dal contratto. Regione e sindacati anziché rendere
applicabili le buone regole, le hanno cancellate col pretesto di
adeguare il contratto dei regionali a quelli dei loro omologhi
nazionali.
Fabio Manca

Sanna dirigente senza concorso, nomina nel mirino della procura
L'ex assessore regionale all'Urbanistica: incarico temporaneo, è tutto in regola

Prima la nomina come dirigente di Area, poi la revoca dell'incarico e
quindi una nuova nomina. Un pasticcio burocratico che però ha
innescato una spirale di sospetti culminata con un esposto anonimo
alla Procura della Repubblica e tutta una serie di accertamenti.
La designazione dell'ex assessore regionale all'Urbanistica
Gianvalerio Sanna a direttore temporaneo del Servizio gestione risorse
di Area fa molto rumore ma lui si dice tranquillo. «Hanno preso un
abbaglio, io non sono un dirigente - spiega - sono soltanto un
funzionario che temporaneamente è incaricato di sostituire un
dirigente mancante». Posizione confermata anche da Area, mentre la
Procura cerca di fare chiarezza sulla vicenda.

LA VICENDA Tutto nasce con la determinazione 03017 dell'11 agosto
scorso con cui il direttore Marco Crucitti rimette il suo incarico ad
interim come responsabile del servizio Gestione risorse. Subito dopo
con la determinazione 0319 dell'11 agosto si stabilisce «di
riconoscere le funzioni temporanee di direttore del servizio Gestione
Risorse a Gianvalerio Sanna (in quanto è il più anziano nella
qualifica nel servizio di appartenenza) fino alla conclusione della
vacanza del direttore del servizio e comunque non oltre la completa
riorganizzazione dell'Azienda» recita il provvedimento.

LA LENTE DELLA PROCURA La scelta però fa discutere, anche qualche
sindacato contesta e partono lettere anonime e persino un esposto alla
Procura. Seguono gli accertamenti negli uffici dell'Azienda regionale
dell'edilizia abitativa con acquisizione di atti, controlli e
richieste di chiarimenti. Poi il colpo di scena: con la determinazione
3230 del 14 settembre scorso viene revocata parzialmente la
determinazione di agosto relativamente alla parte in cui era stato
conferito l'incarico all'ex assessore Sanna. A stretto giro di posta
con la determinazione 3237 del 15 settembre si fa dietrofront: viene
di nuovo assegnato l'incarico a Gianvalerio Sanna, «ruolo che era
stato revocato per un errore materiale e un'errata interpretazione di
una nota formale presentata da Sanna» si legge nel documento.

IL PASTICCIO Determinazioni che si annullano a vicenda e che, a prima
vista, potrebbero sembrare stonate. «Non c'è nessun mistero - spiega
Gianvalerio Sanna - dal momento che c'erano verifiche in corso, sono
stato io a chiedere che non mi venisse corrisposto lo stipendio per
quell'incarico fino a quando non fosse stata fatta chiarezza. Ma gli
uffici hanno interpretato quella mia dichiarazione come una rinuncia».
E così si era deciso di revocare quelle mansioni e, solo dopo i
chiarimenti, le funzioni di direttore del servizio sono state
nuovamente assegnate temporaneamente a Sanna.

AREA: È TUTTO OK La vicenda potrebbe sembrare piuttosto ingarbugliata
ma secondo i vertici Area non ci sono anomalie. «Tutto deriva dalla
riorganizzazione interna dell'Azienda regionale dell'edilizia
abitativa che, per effetto dell'inserimento nel Sistema Regione, si è
ritrovata solo con nove dirigenti - spiega il direttore generale Marco
Crucitti - nonostante le manifestazioni d'interesse, nessuno vuole
venire a ricoprire questi incarichi di grande responsabilità». Nel
frattempo l'amministratore unico di Area ha disposto il blocco degli
incarichi ad interim «perciò l'unica soluzione per poter continuare a
lavorare era affidare l'incarico al funzionario più anziano che in
quel momento era Sanna. Tutto secondo la legge e nella massima
trasparenza».

«NON SONO UN DIRIGENTE» L'ex assessore intanto chiarisce: «Voglio
precisare che io non sono un dirigente e non ho avuto alcuna nomina o
promozione, continuo a percepire il mio stipendio di sempre -
ribadisce - sono solo un funzionario che momentaneamente sta svolgendo
anche le funzioni di dirigente, ma mi auguro proprio che la situazione
torni presto alla normalità». Secondo Sanna si è montato un caso ad
hoc. «Ho fatto lotte perché nei posti pubblici si accedesse con un
concorso - sostiene - figurarsi se adesso dovessi fare simili
giochetti».
Valeria Pinna

La Nuova

L'analisi di Unioncamere integra i dati ufficiali col sommerso
Confermati i mali storici, dai trasporti alla forte stagionalità
Nel Nord il turismo vale il 30% del Pil ma l'isola è indietro

di Luca Rojch
SASSARI
Si comporta da superpotenza del turismo, ma la Sardegna è ancora un
nano nel pianeta dell'industria delle vacanze. L'isola ha punte di
eccellenza, come le strutture ricettive, e la vocazione del nord al
turismo. Ma resta la zavorra del costo dei trasporti, il più alto in
percentuale di tutta Italia, e anche una scarsa propensione a vendere
qualcosa di diverso dalle spiagge e dal cibo.

I dati elaborati da
Unioncamere dell'Emilia Romagna analizzano in modo del tutto
innovativo il calcolo del Pil e del peso reale sull'occupazione e
sulle imprese del turismo. In cui non si tiene conto solo dei dati
ufficiali, ma anche di altri elementi, come le seconde case e il
fenomeno Airbnb che da solo vale 3,4 miliardi di euro in Italia. E
ancora gli arrivi aeroportuali, i consumi di energia elettrica e la
raccolta dei rifiuti. Con questo calcolo le presenze ufficiali devono
essere moltiplicate per quattro. E anche il peso sul pil nazionale
arriva complessivamente al 13 per cento. I dati sardi. La sorpresa
arriva nell'analisi dei dati. Le presenze passano dal 3,2 al 4,2 per
cento, rispetto al dato complessivo dell'Italia. Il Veneto fa il 16%,
la Sicilia il 10%, la Toscana l'11. I sei milioni di turisti valgono
per la Sardegna 620 milioni di euro, spiccioli rispetto ai 6 miliardi
incassati dalla Lombardia, e gli oltre 5 miliardi di Veneto e Lazio.
Come si spende. Lo studio indica anche la percentuale di come i
turisti spendono il loro soldi.

Il 60 per cento è rappresentato dal
costo dei trasporti, è la percentuale più alta di tutte le regioni. Il
21 per cento in ristorazione, il 12 per cento in shopping, la
percentuale più bassa tra tutte le regioni italiane. Numeri che
indicano in modo netto come i trasporti siano carissimi e come ci sia
una scarsa attrattività per le attività collaterali. Valore aggiunto.
Dai calcoli si può anche quantificare il valore aggiunto che arriva
per ogni sardo dal turismo. Sono 3700 euro, meno dei 13mila che
incassa ogni trentino, ma sopra la media italiana, che si ferma a
3mila. Un valore aggiunto sull'economia dell'isola che arriva al 10,7
per cento. Le eccellenze. Ma in Sardegna ci sono zone in cui il
turismo ha un peso maggiore sul globale dell'economia. Nel nord
Sardegna, Sassari e Gallura il valore aggiunto del turismo è del 30
per cento.

Per capire ogni 100 euro di ricchezza creata 30 euro
arrivano dal turismo. Un dato che vede in buona posizione anche il
Nuorese, che si attesta in una forbice tra il 15 e il 30 per cento.
Meno bene Cagliari che si ferma al 15. In poche parole il 30 per cento
del nord della Sardegna arriva dal turismo. Dato molto più solido e
rilevante delle cifre ufficiali che per la Sardegna davano come pil
appena il 7 per cento. Ma l'isola resta indietro. Non c'è nessuna
provincia sarda tra le prime dieci in Italia per valore aggiunto
turistico. I numeri confermano pregi e limiti del sistema turistico
sardo. E fanno capire come la Regione si sia mossa per ridurre i gap.
Dai trasporti alla mancanza di una strategia turistica comune. Un
pacchetto unico che promuova l'isola nella sua totalità.

Ma i dati indicano anche in modo preciso che con il solo turismo balneare la
Sardegna non potrà mai andare oltre. E per crescere sarà
indispensabile anche portare alla luce il turismo sommerso, la quota
sconosciuta di reddito per comprendere il vero potenziale turistico
dell'isola.@LucaRojch@

Ritoccati gli importi del 3,5% e in primavera è previsto si salga al 5%
Acqua, scatta il rincaro: a maggio nuovo aumento

di Silvia Sanna
SASSARI
Il rincaro di fine anno arriva per la terza volta consecutiva, ma
l'impatto in bolletta sino a questo momento è stato soft. Dal 1
gennaio l'acqua costa di più e dalla primavera l'importo è destinato a
lievitare ulteriormente. Per due ragioni strettamente collegate tra
loro. La prima: la legge prevede l'adeguamento della tariffa idrica
ogni 4 anni e la Sardegna è in ritardo, perché i nuovi importi
sarebbero dovuti entrare in vigore a partire dal 2016 e sino al 2020.
Nell'attesa, l'Aeegsi (Autorità per l'energia elettrica, il gas e il
sistema idrico) ha disposto una modifica annuale automatica a favore
del gestore. Per questo l'Egas, l'Ente di governo d'ambito, il 27
dicembre 2017 ha approvato una delibera con la quale dà il via libera
all'adeguamento tariffario a favore di Abbanoa.

Un esempio: nel 2018
l'acqua per uso domestico costerà - a secona del consumo - da 0,5 a
3,6 euro a metro cubo mentre sino a pochi giorni costava da 0,48 a 3,5
euro. Il ritocco (che incide su tutte le categorie) è calcolato sulla
base di un moltiplicatore fisso denominato theta che corrisponde a
3,5. La polemica è partita, il consigliere regionale di Forza Italia
Marco Tedde parla di «aumento deciso in sordina» Al contrario Nicola
Sanna, presidente dell'Egas e sindaco di Sassari dice che si tratta di
un provvedimento adottato alla luce del sole: «Era un atto dovuto,
uguale procedura è stata eseguita nel 2017 e nel 2016».

E poi spiega:
«In attesa che venga approvata la nuova tariffa con l'incremento
stabilito dall'Egas, è necessario disporre un adeguamento minimo
annuale che tenga conto del tasso d'inflazione. La situazione è in
evoluzione, con la nuova tariffa tutti gli importi saranno adeguati
una seconda volta». E in bolletta potrebbe arrivare la sorpresa bis:
la richiesta di conguagli su quanto pagato nel triennio
2016-2018.Tariffa scaduta. Il ritardo è notevole: la nuova tariffa del
servizio idrico doveva essere stabilita entro la fine del 2015 per
entrare in vigore nel 2016. Così non è stato, l'Egas ha completato i
calcoli e consegnato la proposta all'Autorità nazionale nel novembre
scorso: «Considerato che la risposta è attesa entro 6 mesi - dice il
presidente Sanna - la nuova tariffa potrebbe essere approvata tra
maggio e giugno ed entrare in vigore già nel 2018». Con un incremento
degli importi - deciso dall'Egas - pari al 5%, dunque superiore al
ritocco annuale pari al 3,5.

I conti, dunque, sono destinati a non
tornare. Per farli pareggiare, agli utenti potrebbe essere chiesto di
restituire quanto non pagato in bolletta a partire dal 2016, cioé la
differenza tra l'aumento del 5% e il 3,5 disposto ogni anno come
adeguamento a favore del gestore. A stabilire la procedura sarà
Abbanoa.Importi e richieste. Cinque per cento in più: è questo
l'incremento tariffario stabilito dall'Egas sulla base di diversi
calcoli. «In realtà - dice il presidente Sanna - Abbanoa aveva chiesto
inizialmente un aumento del 9%, ridotto poi al 7,5%.

Noi abbiamo fatto
un enorme lavoro di contenimento alla fine del quale abbiamo ritenuto
che l'aumento del 5% sia sufficiente per andare incontro alle esigenze
del gestore nel rispetto di quanto prevede la legge». Se da una parte
Abbanoa ha presentato un piano di investimenti da affrontare nel
periodo in esame e da sostenere anche grazie all'aumento del costo
dell'acqua, l'Egas ha calcolato un livello di investimenti inferiore.
Perché? «Abbiamo considerato che l'ente gestore del servizio idrico -
spiega Nicola Sanna - usufruisce già di una enorme quantità di
finanziamenti pubblici da utilizzare per il miglioramento delle
infrastrutture.

Ci sono circa 500 milioni di fondi per le reti ancora
fermi. Per questo non era il caso di incidere in maniera profonda
nella tariffa. L'aumento del 5% tiene comunque conto sia del tasso
d'inflazione sia della quota investimenti, che si traduce in circa 90
milioni all'anno, una cifra di tutto rispetto». Ora spetta
all'Autorità nazionale dare l'ok dopo avere valutato se l'aumento è
congruo o se deve essere rivisto.©

-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca




Nessun commento:

Posta un commento