lunedì 8 gennaio 2018

Rassegna stampa 08 Gennaio 2018

La Nuova

Domusnovas, la fabbrica delle bombe si trasferirà nella capitale saudita Rwm ha le valigie in mano pronta la fuga in Arabia, di Claudio Zoccheddu

Non saranno le inchieste giornalistiche a scrivere il futuro della Rwm, la fabbrica delle bombe di Domusnovas. La chiusura dalla filiale sarda del gigante tedesco degli armamenti, la Rheinmetall, non verrà decretata nemmeno dalle azioni di protesta dei movimenti pacifisti, indignati dalla produzione di bombe commissionate dall'Arabia Saudite e utilizzate contro lo Yemen dove uccidono, senza troppe distinzioni, guerriglieri e civili, colpendo obiettivi militari e presidi umanitari.

La Rwm di Domusnovas potrebbe presto fare le valigie perché la Rheinmetall sarebbe pronta a chiudere una trattativa proprio con gli sceicchi sauditi, intressati ad accorciare la filiera delle bombe producendo in casa il materiale bellico. La trattativa è iniziata due anni fa ma, secondo il quotidiano Avvenire, sarebbe vicina all'epilogo.

Il trasferimento. La fuga di Rwm è legata a motivi meramente pratici: i costi di produzione crollerebbero e il giro d'affari potrebbe crescere. Con tanti saluti alle polemiche e alle inchieste giornalistiche, decisamente più complicate in un Paese in cui la forma di governo è una monarchia assoluta che non prevede il Parlamento. La nuova casa delle bombe della Rwm sarà uno stabilimento nei pressi della capitale Riad, un gioiello dell'industria bellica che occupa 130 addetti e che non ha ancora soppiantato la filiale sarda solo perché prima entrare in funzione a pieno regime ha bisogno di un lungo periodo di rodaggio.


In Arabia Saudita, quindi, si producono già bombe da artiglieria e ordigni aerei dello stesso tipo di quelli che vengono fabbricati a Domusnovas ma prima che Rheinmetall stacchi il biglietto di sola andata per il più grande Stato della penisola arabica potrebbe passare ancora qualche tempo, motivo per cui qualche tempo fa era stato chiesto l'ampliamento dello stabilimento di Domusnovas.

Affari e politica. Sullo sfondo di quella che l'Onu ha definito "la più grande crisi umanitaria del pianeta", riferendosi alla situazione in Yemen, il registratore i cassa di Rheinmetall non ha smesso di tintinnare e propositi traspaiono anche dall'importanza del comitato allestito per salutare l'inizio della produzione di bombe tedesche in terra d'Arabia, che comprendeva il principe ereditario Mohammed bin Salman bin Abdelaziz e il presidente sudafricano Jacob Zuma, perché la migrazione è stata possibile anche grazie all'appoggio della Rdm, una controllata sudafricana di Rheinmetall.

Il cambio di sede, da Domusnovas e Riad, comporterebbe anche la fuga di 411 milioni di euro di commesse ricevute da Rwm Italia. Soldi che hanno generato un dibattito etico infuocato, e decisamente comprensibile, ma che apriranno un buco difficile da compensare in uno dei territorio più poveri d'Italia.

La riconversione. Probabilmente la notizia della possibile e imminente fuga di Rwm era sfuggita, forse si pensava che il rodaggio della filiale araba fosse più lungo, o più complicato, ma con i tedeschi pronti ad abbandonare l'isola assume un altro aspetto la possibilità di riconvertire lo stabilimento, snobbata dai sindacati e bollata come un affare assolutamente inconsistente dal punto di vista pratico oltre che dannoso sotto l'aspetto dell'ospitalità, perché molti temevano che Rheinmetall, dopo il blocco imposto da Berlino che aveva convinto la multinazionale a trasferire la produzione delle commesse arabe in Sardegna, Rwm potesse trovare casa in un altro Paese dell'Ue. Ma il trasloco, a questo punto, sembra molto più lungo.


Pd-Pds, accordo a rischio posizioni ancora distanti
Oggi la direzione del Partito dei Sardi per decidere se andare da soli
Sterile lo scambio di mail tra Maninchedda e Fassino. Lettera appello di Cucca

SASSARI
Un amore che sembra destinato a non sbocciare. Tra Partito dei sardi e
Pd la tensione resta altissima. Oggi la direzione nazionale del Pds
deciderà che strada prendere. Se accettare le offerte dei Dem o
correre da soli, con la testa già rivolta alle Regionali. Il leader
del Pds, Paolo Maninchedda, non parla, ma il suo partito sembra
rivolto a tirare dritto per la sua strada. Nessuna alleanza con il Pd.
Troppo tiepida la posizione dei Dem su temi cardine cari al partito
dei sardi come la posizione post autonomistica e la sovranità dei
sardi. Lo strappo.

Nella direzione della scorsa settimana il Pds aveva
elaborato un documento che metteva alcuni paletti, la base per
un'alleanza che partisse dalle Politiche, ma si estendesse alle
Regionali del 2019. Il Pds chiedeva un posto sicuro per le Politiche e
la possibilità di guidare la coalizione di centrosinistra alle
prossime regionali. Questo in spiccioli. In realtà il partito di Sedda
e Maninchedda puntava molto sull'accentuazione della spinta
indipendentista nella coalizione. Nei principi e nelle direttive
politiche. Non solo poltrone e cariche. La direzione del Pd aveva
accolto solo una parte delle richieste.

Sì al posto per le Politiche,
ma per il resto era rimasto sul vago. Nessun documento, ma solo un
impegno verbale. Abbastanza per scatenare la rivolta nella base degli
indipendentisti. E all'interno dei Dem c'era anche distanza tra Renato
Soru, cauto sulle alleanze, e il segretario Giuseppe Luigi Cucca, che
riteneva indispensabile allargare il più possibile il fronte
elettorale».Il carteggio. In questo quadro magmatico si è inserito
anche uno scambio di mail tra Maninchedda e Piero Fassino. Al centro
il tema dell'insularità. Il mediatore Dem assicura che i documenti
presentati dal Pds sull'insularità saranno discussi con Gentiloni e
Delrio. Sulla possibilità di una guida del Pds della coalizione per le
Regionali Fassino rimanda a un dibattito futuro. Abbastanza per
spazientire la base del Pds che vede nell'impegno a parlare di
insularità una sorta di disimpegno passato. Maninchedda in altre
parole si chiede cosa abbia fatto il governo del dossier insularità
presentato da Pigliaru nel 2015.

L'offerta ribadita da Fassino di un
posto per le Politiche sembra non bastare più. La mail di Fassino non
ha un effetto boomerang.L'ultima lettera. Cucca sembra avere un sesto
senso e invia in serata una lettera aperta al Partito dei sardi. Il
segretario Pd ci mette tutta la sua capacità di mediazione e ribadisce
l'apertura del Pd a dare un posto al candidato del Pds. Cucca scrive
sulla volontà del Pds di guidare la coalizione alle Regionali: «Noi
riteniamo tale aspirazione legittima, ma pensiamo che debba essere
sottoposta anche agli alleati, con la garanzia della più larga e
paritaria partecipazione alla scelta della leadership, senza alcuna
preclusione o pregiudiziale.

Pensiamo che sia prematuro parlarne
adesso». Nella missiva Cucca parla anche dell'impegno del governo ad
affrontare le questioni dell'insularità anche in sede europea. Parla
anche della coalizione e dei punti cardine: «Le battaglie già avviate
sul fronte delle entrate, delle servitù militari, delle
infrastrutture, dei trasporti e della continuità territoriale, della
fiscalità di vantaggio, dell'energia e dello sviluppo sostenibile,
delle politiche del lavoro, della lingua sarda, della tutela
dell'ambiente e delle bonifiche».

Ma anche questa missiva viene
ritenuta insufficiente dal Pds. Manca il riconoscimento dell'orizzonte
ideale e politico degli indipendentisti. Una sorta di incomunicabilità
che rischia di far perdere un pezzo importante alla coalizione del
centrosinistra, non solo per le Politiche, ma anche per le Regionali.
Il direttivo di questa sera del Pds sarà il momento della verità.
Anche perché il tempo è scaduto. Entro qualche giorno liste e
coalizioni dovranno essere presentate. (l.roj)

Unione Sarda

Ore decisive per l'alleanza: sul tavolo le politiche e anche le regionali
Pd-Pds, un filo sottile - Da Cucca una lettera di apertura: freddo Sedda

Ore decisive sui destini dell'alleanza Pd-Partito dei sardi in vista
delle elezioni politiche del 4 marzo. Ieri il segretario dem, Giuseppe
Luigi Cucca, ha lanciato un appello agli uomini del partito di Paolo
Maninchedda, che oggi alle 17, nella direzione nazionale convocata a
Oristano, decideranno il da farsi. La lettera del leader regionale Pd
è di apertura alle richieste avanzate dal Pds nel documento scritto il
4 gennaio. Tra le condizioni poste per correre assieme alle politiche
c'era «il riconoscimento della legittimità del Partito dei Sardi a
candidarsi alla guida della coalizione per le future elezioni sarde».
Adesso il senatore dem scrive che «noi riteniamo questa aspirazione
legittima».

I DUBBI C'è un ma: «Pensiamo però che debba essere sottoposta anche
agli alleati, con la garanzia della più larga e paritaria
partecipazione alla scelta della leadership, senza alcuna preclusione
o pregiudiziale. Pensiamo, inoltre, che sia prematuro parlarne adesso,
poiché in questa fase è indispensabile concentrare le energie sulla
sfida elettorale di marzo». In ogni caso, «l'intesa per le politiche
rappresenta un'occasione di consolidamento dei rapporti nella
coalizione, anche all'interno del governo regionale e in vista delle
elezioni del 2019».

«LE GARANZIE» Quanto alla composizione delle liste, il Pds chiedeva
«adeguate garanzie che la voce del Partito dei Sardi possa esprimersi
direttamente all'interno del Parlamento italiano attraverso un proprio
rappresentante». Cucca assicura che «sarà massimo l'impegno per
garantire al Partito dei Sardi, come agli altri partiti alleati, una
candidatura con le più ampie possibilità di esito favorevole, il
collegio o la lista più adeguata, compatibilmente con le esigenze di
rappresentanza del Partito Democratico, per conseguire la vittoria in
Sardegna e contribuire alla vittoria nel Paese».

Condivisione piena,
invece, sui programmi: «Rispetto agli obiettivi programmatici che sono
stati evidenziati dal Partito dei Sardi, vi è piena condivisione
poiché sono temi che appartengono all'agenda del Pd sardo».
LE DIFFICOLTÀ L'appello è stato accolto dal Pds in modo abbastanza
gelido. Il presidente del partito, Franciscu Sedda, non si è
pronunciato perché «prima è necessario il confronto nella direzione
nazionale». Certo è che «domani il Pds arriverà a un bivio». Due
giorni fa Sedda aveva replicato alle posizioni di Renato Soru che,
come è noto, non è un sostenitore dell'intesa col Pds. Ieri ha
ribadito che «è arrivato il momento di dire se si ha intenzione
assumere l'orizzonte nazionale sardo come terreno da cui ripartire».
FASSINO E L'INSULARITÀ Secondo indiscrezioni, sempre ieri, in una mail
indirizzata al Partito dei sardi il mediatore del Pd, Piero Fassino,
avrebbe proposto di sedersi tutti attorno a un tavolo per discutere
della questione dell'insularità.

In realtà sono trascorsi più di due
anni da quando la Giunta Pigliaru ha consegnato un dossier ad hoc
all'allora governo Renzi. Il Partito democratico, insomma, nonostante
la contrarietà dei soriani, vuole portare a casa l'alleanza. Ma nel
Pds c'è chi interpreta questa volontà come tentativo di inglobare il
partito dentro il Pd, e per un seggio potrebbe non valerne la pena. Di
sicuro insieme Pd e Pds voteranno domani in Consiglio regionale per il
via libera definitivo alla Finanziaria 2018 da 7,7 miliardi di euro.
Roberto Murgia

Autodeterminatzione e la polemica nell'area sardista

«Per la prima volta dal 1948 a oggi la domanda di unità dei sardismi è
sentimento diffuso come mai lo é stato; e in nessun altro momento,
sempre dal 1948 a oggi, i partiti cosiddetti italiani sono
diffusamente individuati come responsabili a Roma e a Cagliari e a
Bruxelles della drammatica condizione sociale del Popolo Sardo».
Nell'analisi diffusa ieri dai Rossomori, le condizioni nopn sono mai
state così propizie per il movimento indipendentista. Eppure
l'universo dell'autodeterminazione, che lavora e dialoga per
compattarsi, deve fare i conti con «la pretesa di qualcuno che il bene
sta dove lui si colloca. Una volta e mezzo a destra e una volta a
sinistra. E chi non lo segue, secondo lui, non ha dignità politica.
Salvo mandare messaggi trasversi o per vie sotterranee cercando
consensi utili e organizzando bardane abigeatarie con i fondi delle
pubbliche istituzioni».

A parte le polemiche con gli abigeatari il comunicato - dal titolo
“Autodeterminatzione esiste!” - ribadisce l'appello al lavoro comune:
«La base per mettersi insieme é stata la più semplice: chi ci sta
faccia un passo avanti e lavoriamo insieme, secondo i tempi delle
istituzioni e della politica, con l'obiettivo di conquistare il
governo della Regione. Nessuno si senta escluso».

Forza Italia, sulle candidature sarde l'incognita Vella
ARCORE. Siglato il patto tra Berlusconi, Salvini e Meloni: Maroni si
ritira in Lombardia

Dal vertice di Arcore non arrivano novità decisive ma trapela che alla
fine sarà Silvio Berlusconi a decidere i nomi e i posizionamenti delle
candidature nell'Isola per le Politiche di marzo. Il Cavaliere ha già
ricevuto le proposte locali: ora si entra nel periodo più caldo e
appare molto difficile avere un contatto diretto con il leader
azzurro.

SCENARI SARDI Viene data per certa la candidatura del coordinatore
regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, nel collegio proporzionale
della Camera a Cagliari-Sud Sardegna. Il consigliere regionale e
sindaco di Golfo Aranci, Giuseppe Fasolino, dovrebbe correre in un
collegio uninominale in Gallura, Pietro Pittalis nel proporzionale
alla Camera del Nord Sardegna ed Emilio Floris, senatore uscente, nel
proporzionale del Senato. Ma c'è l'incognita del deputato uscente
Paolo Vella: potrebbe aspirare a un posto nello stesso collegio
proporzionale della Camera al quale mira il capogruppo in Consiglio
regionale, Pittalis, oppure volere la candidatura nel proporzionale al
Senato, dove dovrebbe essere in lizza anche Emilio Floris. Poi c'è il
nodo delle donne. Se nell'uninominale a Cagliari è semplice ipotizzare
il nome di Alessandra Zedda, al nord i nomi spendibili sono pochi, e
si potrebbe puntare su qualcuno proveniente dalla società civile, o
indicata dai partiti alleati.

L'ASSE NAZIONALE E intanto proprio da Arcore il centrodestra nazionale
fa un passo avanti mentre Roberto Maroni ne fa uno indietro. È la
sintesi di una domenica che, in un pranzo nella residenza
berlusconiana, ha registrato la nascita formale della coalizione e
l'ipotesi - concretissima - che il governatore della Lombardia, per
«motivi personali», non si ricandidi alle prossime regionali e venga
sostituito con un nome di coalizione che verrebbe individuato già
domani. L'alleanza sarà composta da Forza Italia, Lega Nord, Fratelli
d'Italia e il “quarto polo” dei moderati Cesa e Fitto, che vede
formalizzato il proprio ingresso nel centrodestra nonostante i suoi
leader non abbiano partecipato al vertice con Silvio Berlusconi,
Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

L'accordo stretto ieri dà comunque ai
tre azionisti di maggioranza il potere di veto sulle candidature: una
clausola che porterà all'esclusione di esponenti dell'area moderata
come l'ex sindaco di Verona Flavio Tosi e il già montiano Enrico
Zanetti, invisi alla Lega.

IL SIMBOLO DI FORZA ITALIA E intanto è polemica per il simbolo di
Forza Italia che sotto l'abituale logo tricolore porta la dicitura
“Berlusconi presidente”, nonostante l'ineleggibilità dell'ex premier.
(ro. mu.)

Oristano
Assemblea di Liberi e uguali

Prima assemblea sarda di Liberi e Uguali. Gli esponenti di Art 1 Mdp,
Sinistra Italiana e Possibile si riuniscono oggi alle 17 in via Canepa
a Oristano, nella sede “Enrico Berlinguer”, a meno di 24 ore da
un'assemblea nazionale che sarà ricordata per la proposta lanciata dal
leader del movimento, il presidente del Senato Pietro Grasso: abolire
le tasse universitarie. «La misura costa 1,6 miliardi - ha detto ieri
all'hotel Ergife di Roma - è un decimo dei 16 miliardi che ci costa lo
spreco di sussidi dannosi all'ambiente. Avere un'università gratuita
significa credere davvero nei giovani e rendere l'Italia più
competitiva». L'altra novità è quella rivelata da Pierluigi Bersani,
che non ha escluso alleanze post elettorali con il Movimento
Cinquestelle.

Oggi a Oristano i lavori saranno incentrati più che
altro sulla definizione di una rosa di candidati per le politiche del
4 marzo. Ci sarà anche il garante di Liberi e Uguali, il deputato
bersaniano Nicola Stumpo. Prima sarà eletto un coordinamento che
raccoglierà le proposte dei nomi per quanto riguarda i collegi
plurinominali proporzionali e gli uninominali. Tra gli esponenti sardi
di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana che aspirano ad entrare alla
Camera e al Senato, c'è sicuramente l'uscente Michele Piras: è alta la
probabilità che possa ottenere una candidatura nel collegio
proporzionale del Senato. Forse in corsa anche il consigliere
regionale Eugenio Lai, che potrebbe mirare a un posto nel collegio
proporzionale per la Camera a Cagliari.
Ro. Mu.

La Nuova

Autodeterminatzione - Dai Rossomori no alle alleanze con i partiti italiani

SASSARI
C'è chi ancora di deve decidere con chi allearsi o se andare da solo,
ma c'è anche chi quella scelta l'ha già fatta. Sono i Rossomori, che
insieme ad altre sigle della galassia indipendentista hanno dato vita
al Progetto per l'Autodeterminatzione. «Per la prima volta dal 1948 a
oggi - si legge in una nota della segreteria dei Rossomori - la
domanda di unità dei sardismi è sentimento diffuso come mai lo è stato
e in nessun altro momento, sempre dal 1948 a oggi, i partiti italiani
sono diffusamente individuati come responsabili a Roma e a Cagliari e
a Bruxelles della drammatica condizione sociale del popolo sardo.

In questa condizione - recita ancora la nota - si è aperto un confronto
vasto e profondo per verificare la possibilità di organizzare una
risposta unitaria, plurale, dinamica alla domanda che tutti diciamo di
aver sentito venire sempre più forte dal popolo. La base per mettersi
insieme è stata la più semplice: chi ci sta faccia un passo avanti e
costruisca progetto. Chi non ci sta lo fa per sua scelta e per sua
responsabilità. Autoescludendosi».

Di qui la nascita del Progetto per
l 'Autodeterminatzione. «Un soggetto politico, aperto a ogni ulteriore
partecipazione sulla base del codice etico e del programma di governo.
Nel frattempo - prosegue la nota - parti non secondarie dei movimenti
e dei partiti del sardismo trattano con le coalizioni di centrodestra
e di centrosinistra al fine di eleggere parlamentari propri nelle loro
liste conferendo il proprio peso elettorale nella disponibilità dei
partiti italiani che ne costituiscono la ossatura e la struttura di
comando. Rendendoli in questo modo più forti e perciò stesso meno
battibili. E chiarendo, ora per allora, che alle prossime elezioni
regionali ne saranno naturali alleati».

M5s, Bianchi fuori dopo 2 mandati «Divieto giusto ma ci penalizza»

di Alessandro Pirina
SASSARI
Nel 2013 in Sardegna dalla sorpresa elettorale a 5 stelle vennero
fuori 4 deputati e due senatori. Cinque anni dopo a ritentare la corsa
verso Roma saranno solo in tre, i deputati Emanuela Corda e Andrea
Vallascas e il senatore Roberto Cotti. La senatrice Manuela Serra ha
annunciato che non si ripresenterà, mentre la deputata Paola Pinna ha
lasciato da tempo il Movimento, prima per Scelta civica poi per il Pd,
che però non la ricandiderà. C'è poi il caso di Nicola Bianchi, che
forse non avrebbe disdegnato un'altra legislatura a Montecitorio, ma
le rigide regole dello statuto dei grillini glielo impediscono. Prima
di essere eletto alla Camera Bianchi era stato per poco più di un anno
consigliere comunale a Sennori, il suo paese.

Una brevissima
esperienza in Comune, da cui si dimise diversi prima di presentarsi
alle parlamentarie, ma per i 5 stelle vale quanto un mandato in
Parlamento. E siccome il ferreo regolamento stabilisce un massimo di
due mandati elettivi a vita, il deputato non potrà partecipare alle
parlamentarie.Bianchi, è stata dura rinunciare alla candidatura?«Ma
no, perché ero conscio del fatto che non mi sarei potuto ripresentare.
Sapevo di essere al secondo mandato. Il problema non si è mai posto.
Forse la cosa crea stupore perché negli altri partiti funziona
diversamente».Ma non è troppo rigido uno statuto che impedisce di
ricandidarsi dopo appena due mandati, anche parziali, in qualsiasi
assemblea elettiva?«Questo paletto a me sembra una cosa giustissima,
bellissima ma in una società pronta a recepirlo. Se fosse per esempio
messo per iscritto nella Costituzione.

In questo modo il politico non
avrebbe il tempo di costruirsi un elettorato. Negli altri partiti però
funziona in un altro modo - e il pessimo Rosatellum enfatizza questa
situazione - e alla fine questo penalizza noi del Movimento, che siamo
meno radicati nel territorio».Il sindaco grillino di Pomezia, due
mandati alle spalle, ha annunciato che si ricandiderà lo stesso,
andando contro il M5s. Ha mai avuto la tentazione di mollare il
Movimento per ripresentarsi?«Mai avuta nessuna tentazione. Ma
politiche e amministrative sono cose diverse. In parte capisco il
sindaco, perché noi come Movimento puntiamo molto sul gruppo, sul
programma. Ma per il cittadino conta molto la persona. Lo abbiamo
visto anche a Parma con Pizzarotti».

Come giudica la sua esperienza a
Roma?«È stata bellissima, perché ho potuto vedere da vicino come va la
politica, senza i filtri dei media. Sono molto contento di essere
riuscito a fare una esperienza così importante. C'è però l'aspetto
negativo, perché mi sono reso conto che la politica così com'è non
funziona. È tutto un compromesso, gli interessi personali hanno la
meglio su quelli generali. Io comunque mi sono sempre rimasto un
cittadino normale, ho mantenuto i piedi per terra. E lì all'interno
del Palazzo non è così facile. È tutto un onorevole qua, un onorevole
là...».E il rapporto con gli esponenti degli altri partiti?«Presi
singolarmente molti di loro sono persone splendide, competenti.

Soprattutto in commissione Trasporti ho trovato colleghi molto in
gamba. Il problema è che troppo spesso devono sottostare a quello che
decidono i vertici dei loro partiti, e votano anche se non sono
d'accordo».Finita l'esperienza alla Camera cosa farà?«Tornerò al mio
lavoro di perito informatico. E poi continuerò a occuparmi del
Movimento e della campagna elettorale. Sono appena stato nominato
referente per la zona di Oristano. Di certo non abbandonerò la
politica. Anzi, sono pronto a fare da cicerone ai nuovi eletti del
Movimento in Parlamento».

Pittalis: pensiamo ai sardi Salvini: favoriti i clandestini
Arru sotto attacco ribadisce: accuse razziste, gli stranieri sono necessari

di Luca Rojch
SASSARI
Coraggio unico, effetto caustico. Le dichiarazioni dell'assessore
Luigi Arru alla Nuova su spopolamento e migranti sono un cerino nella
polveriera. Scoppia il caso, pochissime le voci a sostegno di Arru,
tantissime le accuse contro l'assessore. Lui parte da due dati
incontestabili, la Sardegna si spopola e l'isola è la regione italiana
con il più basso tasso di natalità. Per non diventare un deserto la
Sardegna ha bisogno dei migranti, che potrebbero ripopolare i paesi.
Teoria che l'assessore aveva già espresso più volte. E che a dire il
vero era stata portata avanti anche da Beppe Severgnini.Kamikaze. Con
la dedizione di un kamikaze Arru ha detto: «Per invertire la tendenza
al calo delle nascite si deve favorire l'immigrazione. I migranti sono
l'unica soluzione per aumentare la popolazione».

Affermazioni che il
centrodestra cavalca incredulo e grato. Con varie sfumature, dalla
difesa etnica della razza sarda, alla paura dell'invasione. Arru
replica ai contestatori senza timore e in particolare al consigliere
di Fdi Paolo Truzzu. «Di un ragionamento sul calo demografico non
comprensibile per tutti, il consigliere Truzzu coglie un invito alla
sostituzione etnica, vero chiodo fisso di una destra becera.
L'accoglienza ai migranti non è alternativa o in contrasto con le
politiche per la famiglia e di sostegno all'occupazione giovanile,
almeno per la giunta Pigliaru. Ma è più facile fomentare le paure,
creare una assurda contrapposizione tra sardi e stranieri, alimentare
il razzismo, perché di questo miseramente si tratta».Elezioni. La
campagna elettorale è il fertilizzante che fa crescere la foresta di
contestatori. Scontata la posizione di chi sta a destra, ma non
mancano le critiche anche a sinistra. Scontato anche il post su
Facebook di Matteo Salvini.

Il leader leghista non si fa sfuggire
l'assist: «Per ripopolare la Sardegna "bisogna favorire
l'immigrazione" dice Arru, assessore regionale della giunta di
sinistra. Follia e razzismo. Invece di aiutare i nostri giovani a
trovare un lavoro e mettere al mondo dei figli, la sinistra vuole
riempire l'Italia di clandestini. Cosa rispondereste all'assessore?
#stopinvasione #4marzovotoLega».Pittalis. Il consigliere regionale di
Forza Italia Pietro Pittalis dà una lettura differente del tema. «Arru
parte da un dato oggettivo.

C'è un crollo della natalità. Ma da lui mi
sarei aspettato una risposta politica a questa emergenza. Risposta che
non esiste e che la giunta non ha mai dato. Non esistono politiche per
la famiglia. Questo non lo dico solo io, ma anche Arru. La differenza
è che lui le doveva creare». Pittalis elenca le incognite per una
giovane coppia. «Prima di sposarsi oggi ci si trova davanti alla
difficoltà del costo di una casa, dell'assenza di asili nido e su
tutti l'emergenza del lavoro. Come si può fare una famiglia se nessuno
dei due genitori ha reddito?».

Pittalis parla anche delle zone
interne. «Un'emergenza nell'emergenza. Non c'è una politica contro lo
spopolamento, mancano i servizi essenziali. Alcuni sindaci come quello
di Ollolai e quello di Bitti provano a contrastarlo, ma lo fanno senza
il sostegno della Regione. Arru deve impedire che i giovani lascino la
Sardegna e nello stesso tempo doveva cercare il modo per far rientrare
i tanti giovani che lavorano e vivono all'estero». Integrazione.
Pittalis parla anche dell'integrazione. «Da cristiano non metto in
discussione la solidarietà e la compassione che ho verso chi fugge
dalla miseria e da situazioni di vita impossibile.

Ma c'è un discorso
da fare a monte e riguarda l'integrazione e l'accoglienza. Perché
senza una reale politica che aiuti chi viene in Sardegna a queste
persone non si possa offrire nulla. E al dolore si aggiunga altro
dolore. Queste persone devono essere trattate in modo adeguato. Io
vedo spesso immigrati che finiscono a chiedere l'elemosina per strada
e vivono in strutture non adatte. Sulle politiche di integrazione e
accoglienza siamo al fallimento.

C'è tantissimo da fare. Ci sono
situazioni che spesso sono gestite dalle associazioni di volontariato
o dalla chiesa. Non è colpa loro se le cose non funzionano. Manca del
tutto l'attenzione da parte del governo nazionale e regionale».
Spopolamento. Pittalis boccia anche la ricetta contro lo spopolamento
proposta da Arru. «Di certo non si risolve con i migranti - continua
Pittalis -. Al massimo si dovrebbe cercare di far tornare i sardi
nella loro terra. Ma questo lo si pò fare se si crea lavoro, se si
danno servizi nei piccoli comuni. Serve un cambio di rotta. Questa
giunta dovrebbe abbandonare gli slogan e mettersi a lavorare».


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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