giovedì 25 gennaio 2018

Rassegna stampa 25 gennaio 2017

LeU, è rivolta contro Roma l'uscente Piras silurato dai suoi

Gli iscritti di «Liberi e Uguali» Sardegna e i consiglieri regionali di Articolo Uno non ci stanno. Avuta la certezza che la direzione nazionale di «Liberi e Uguali» voleva imporre un romagnolo, è l'ex senatore Claudio Grassi, capolista in uno due collegi proporzionali, si sono ribellati. Insieme a Sinistra italiana e ai civatiani, gli altri due gruppi che fanno parte di LeU per le elezioni politiche, si sono riuniti e hanno spedito a Roma la loro controproposta unitaria di candidati. In testa alla pagina, anche una motivazione precisa e polemica: «I futuri parlamentari devono essere scelti dai territori e non possono esserci paracadutati».

Ed eccola la possibile lista tutta sarda, dove - ed è un'altra sorpresa - non c'è però spazio per il deputato uscente Michele Piras, tagliato dai compagni sardi e non da quelli romani. Al Senato, nell'uninominale, le proposte sono: il giornalista Ottavio Olita nel collegio Cagliari-Sulcis, la docente universitaria al Politecnico di Milano Maria Agostina Cabiddu in quello di Oristano-Nuoro e Franco Dore Sassari-Olbia. Nel collegio unico proporzionale, sempre per il Senato, Salvatore Multinu, sassarese, poi Maria Agostina Cabiddu, Peppe Garau e un posto ancora vacante ma riservato comunque a un'iscritta del Sulcis.

Alla Camera, negli uninominali, l'ex sindaco Mario Zidda a Nuoro, l'avvocato Antonella Chirigoni Sassari, Cristina Dessole Olbia, l'assessore comunale Yuri Marcialis Cagliari, il consigliere regionale Luca Pizzuto nel Sulcis e Francesco Federico a Oristano. Per i due listini del proporzionale in quello del Centronord, composto da Sassari, Olbia e Nuoro, la capolista è ancora Antonella Chirigoni, poi Domenico Casula, Cristina Dessole e Danilo Idda. In quello del Centrosud, composto da Cagliari, Sulcis e Oristano, Yuri Marcialis, Maria Laura Orrù, Thomas Castangia, portavoce dei civatiani, ed Eleonora Casula.

Riuscirà questa bozza a convincere la direzione nazionale di «LeU», che non c'è spazio per un candidato della penisola? Se non bastasse, a la dose è stata rincarata dal movimento giovanile del partito, con un appello a Grasso: «Chiediamo che la Sardegna sia rispettata e non umiliata. Roma non rovini quanto di buono abbiamo e vogliamo costruire o c'è il rischio di un nostro disimpegno il giorno delle elezioni». Ma c'è anche un'altra domanda: perché l'uscente Michele Piras è stato eliminato dalla corsa? Le due risposte sono attese nella notte dal vertice del movimento guidato dall'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, in queste ore già messo sotto pressione dalla Sardegna. (ua)


Unione Sarda

Zedda: «Lega-sardisti, un patto scellerato per me inaccettabile»

«Quello tra Psd'Az e Lega è un patto scellerato». Massimo Zedda
rincara la dose dopo aver cacciato dalla Giunta il segretario
cittadino del partito che si è alleato con Salvini: «Non si può
pretendere che una persona incompatibile con le mie idee possa sedere
allo stesso tavolo con me, neanche in pizzeria». Nel 2016 Massimo
Zedda è stato riconfermato sindaco di Cagliari al primo turno grazie
all'alleanza coi sardisti che aveva fatto storcere il naso a molti dei
suoi.

Perché la vostra alleanza era lecita?
«Avevamo fatto la scelta di ricondurre il Psd'Az nel solco del
centrosinistra, un partito che ha governato per la prima volta in
Sardegna con Mario Melis e la sinistra».

Ma in Regione il Psd'Az non è col centrosinistra.
«Lì non c'è stata un'apertura dall'inizio, non c'è stato un forte
tentativo di portare all'interno della maggioranza di centrosinistra i
sardisti».

Che ora vanno a destra.
«Questa non è un'alleanza che termina con le Politiche, ma guarda alle
Regionali. È chiaro che il Partito sardo d'Azione andrà col
centrodestra alle regionali: è scritto nell'accordo».

Perché ha cacciato l'assessore Gianni Chessa?
«Era una posizione incompatibile, anche se ci ha detto che non avrebbe
mai partecipato a iniziative mentre oggi era con Salvini. Come
volevasi dimostrare, era già tutto concordato».

Vede un pericolo nella crescita della Lega?
«Lo stesso Salvini ha dovuto censurare le affermazioni sulla razza,
non governa più i peggiori atteggiamenti all'interno del suo partito.
Non possiamo permetterci di avere nel nostro Paese persone che portano
i peggiori sentimenti neofascisti e neonazisti. Non possiamo rischiare
questa deriva».

Salvini ha preso il Carroccio anti-terroni ridotto in briciole e l'ha
trasformato in un partito nazionale con consenso nel Sud.
«Sono sentimenti purtroppo presenti un una parte della popolazione,
inutile negarlo. Ciò non vuol dire che si debbano condividere e si
debba sostenere chi in Europa sostiene Le Pen e i peggiori movimenti
di estrema destra».

Questo è il futuro dei sardisti?
«Hanno il capogruppo in Consiglio regionale che non condivide questa
alleanza con Salvini e lo dice con parole dure. Un assessore della mia
Giunta prende le distanze e quasi tutto il gruppo al Comune di
Cagliari ha avuto una presa di posizione netta. Ci sono tanti iscritti
al Psd'Az che continuano a esprimere idee di sinistra».

Come farà senza quel sette per cento di voti portati dai Quattro mori?
«Togliendo i voti ottenuti dai consiglieri comunali che non aderiscono
a questo patto, loro non possono spendere quella percentuale».
Ma Gianni Chessa era uno dei più votati.

«Non penso che abbia contattato il suo elettorato per l'alleanza con
Salvini. Infatti era in forte imbarazzo e fino all'ultimo ha cercato
di giustificarsi con “sono contrario”, “non è una cosa che mi
appartiene”, “l'ha deciso il segretario nazionale”, “non siamo stati
neanche coinvolti”. Ha tentato fino all'ultimo di giustificare e di
chiedermi di ripensarci perché lui non c'entrava nulla».

Gli ha chiesto di dimettersi?
«Prima l'ho avvisato e aveva la possibilità di consegnare le
dimissioni, ma ho dovuto prendere un provvedimento drastico. Non
avrebbe mai fatto un passo indietro».

Quando ha formalizzato la sua decisione, Chessa è rimasto al suo posto
in Consiglio.
«Un momento imbarazzante, da non assessore sedeva sui banchi della
Giunta. Ognuno ha il suo stile: questo dei sardisti è un patto sulle
poltrone fatto da gente attaccata alla poltrona».
Marcello Zasso

MUNICIPIO. Si spacca il gruppo: tre restano in maggioranza, Deidda va
con l'opposizione Rottura in Consiglio, nasce “Autonomisti con Lussu”

Il malessere per l'alleanza con Salvini era sottotraccia e con la
mossa di Zedda è venuto a galla. Il gruppo sardista in Consiglio
comunale aveva preso 24 ore per decidere e il giorno dopo la cacciata
dalla Giunta del segretario cittadino è arrivata la divisione.
AL GRUPPO MISTO Gabriella Deidda ha annunciato il suo passaggio
all'opposizione «per coerenza verso la linea politica del Psd'Az».
Nell'annunciare l'abbandono della maggioranza ha preso le distanze dai
compagni di avventura, agendo «in attesa delle scelte che verranno
prese dai vertici del partito a cui, diversamente da altri
consiglieri, mi attengo». Gabriella Deidda ha lasciato anche la guida
della commissione Attività produttive.

IN MAGGIORANZA Subito dopo l'addio della fedelissima di Gianni Chessa
è intervenuta la capogruppo Monica Matta per annunciare che, «non
condividendo i tempi e le modalità delle scelte politiche del
segretario nazionale», coi colleghi Aurelio Lai e Francesco Stara
confluiva in un nuovo gruppo chiamato "Autonomisti con Lussu". La
capogruppo ha rinnovato la fiducia al sindaco e alla Giunta ricordando
che «tanti temi ci aspettano, vogliamo sederci a un tavolo per parlare
di Cagliari».

SCENARIO STRAVOLTO Quando Christian Solinas ha organizzato la visita
di Matteo Salvini, il Psd'Az poteva contare su due assessori e quattro
consiglieri comunali nel capoluogo, ma ieri il leader della Lega ha
trovato un altro scenario. Gianni Chessa è stato fatto fuori dalla
Giunta e Gabriella Deidda è finita all'opposizione mentre tre
consiglieri li hanno scaricati come ha fatto l'assessore Ferdinando
Secchi, che mantiene la sua delega alle Politiche sociali. Col
passaggio al gruppo misto della consigliera Deidda anche Roberto
Tramaloni confluisce nella zona grigia e perde il ruolo di capogruppo
del Partito dei Sardi. Lontano dall'Isola l'esponente della Base Lino
Bistrussu non scioglie le riserve sul suo futuro. «Quando rientro mi
incontro con Arbau e decideremo insieme cosa fare».
M. Z.

Si spaccano i saggi del Pd Leu, fronte contro Grassi
Lite sui nomi: sia i Dem che la sinistra scrivono a Roma

Sulle candidature nel Pd, se possibile, lo stallo è addirittura
peggiorato. Ieri quattro dei sei componenti della commissione
incaricata di indicare i nomi hanno chiesto la convocazione immediata
della direzione regionale. L'invito arriva da Tore Sanna, Eliseo
Secci, Pietro Morittu e Cesare Moriconi: soriani i primi due,
popolari-riformisti gli altri. Manca la firma dei due renziani, Siro
Marrocu e Antonio Biancu. Il fatto è che la direzione nazionale è
convocata per domattina, quindi il segretario regionale Giuseppe Luigi
Cucca non potrà spostarsi da Roma. Insomma, si deciderà tutto a Roma.
Problemi anche in Liberi e Uguali.

Dopo l'imposizione romana di
Claudio Grassi come capolista del collegio proporzionale sud Sardegna
alla Camera, i vertici sardi di LeU hanno inviato a Roma la loro rosa.
Nel collegio unico proporzionale per il Senato al primo posto c'è
Salvatore Multinu (Si), poi Maria Agostina Cabiddu (Mdp), docente al
Politecnico di Milano, e Peppe Garau (Mdp). Sempre al Senato, nei
collegi uninominali, sono indicati il giornalista Ottavio Olita (Si) a
Cagliari-Carbonia, ancora Cabiddu a Nuoro-Oristano e Franco Dore (Si)
a Sassari-Olbia.

Per la Camera, nel collegio proporzionale Nord capolista è Antonella
Chirigoni (Mdp), seguita da Domenico Cabula, Cristina Dessole e Danilo
Idda; al sud l'assessore allo Sport del Comune di Cagliari Yuri
Marcialis (Mdp), seguito da Maria Laura Orrù (Possibile), Thomas
Castangia (Possibile) ed Eleonora Casula (Si).

Nei sei collegi uninominali della Camera: Mario Zidda a Nuoro,
Antonella Chirigoni a Sassari, Cristina Dessole a Olbia, Yuri
Marcialis a Cagliari, Luca Pizzuto a Carbonia e Francesco Federico a
Oristano. Nella rosa non compare l'unico parlamentare uscente, Michele
Piras. «Ci aspettiamo che questa proposta venga accolta senza
modifiche», dice in una nota il Movimento giovanile della Sinistra
Sardegna: «In caso contrario, decideremo immediate iniziative,
compreso il nostro disimpegno».
Roberto Murgia

Il leader leghista a Cagliari: accordo col Psd'Az e frecciate al sindaco
Salvini: «Riporto a Roma la voce del popolo sardo»

«Si può usare la parola “felice” in politica?». Evidentemente sì,
perché è il primo aggettivo che il segretario della Lega, Matteo
Salvini, utilizza per commentare l'accordo con il Psd'Az. Il leader
leghista benedice l'alleanza con i sardisti, assicura che «ci sarà la
voce del popolo sardo in Parlamento» e accusa il sindaco di Cagliari,
Massimo Zedda, di aver compiuto «un'epurazione in piena regola».
LA VISITA Ieri mattina Salvini è stato a Cagliari per mettere il
sigillo sull'intesa con il Psd'Az per le prossime elezioni: «Non si
tratta di un accordo elettorale ma culturale, sui temi di autonomia e
lavoro, identità, cultura e tradizione».

Il segretario sardista
Christian Solinas siede vicino a Salvini, per lui l'accordo significa
la possibilità concreta di riportare il Psd'Az a Roma dopo 22 anni.
«Abbiamo delle radici comuni», dice Solinas, ricordando con una punta
di veleno «le battaglie che il centrosinistra ha sempre affossato,
come la lingua e il federalismo nel nome di un centralismo eccessivo».
L'AFFONDO La cacciata di Gianni Chessa dalla Giunta comunale di
Cagliari brucia ancora nel popolo sardista. Nella sala dell'hotel
Regina Margherita c'è anche l'ex assessore, Salvini lo chiama sul
palco e lo abbraccia, «non ti conosco personalmente ma ti faccio i
miei complimenti», dice il segretario che poi afferma: «Ha scelto il
partito rinunciando alla poltrona». Riguardo alla mossa di Zedda, il
leader leghista si limita a parlare di «epurazione in piena regola di
una persona poco gradita».

Poi un altro affondo arriva quando Salvini parla del mercato di San
Benedetto (visitato nella prima mattinata): «Scriverò al sindaco, ma
da turista. Gli dirò, quando avrà finito di cacciare le persone, di
tutelare un mercato che ha grandi potenzialità ma non sfruttate».
Parole dure anche da parte di Solinas, che non accetta il gesto di
«aver chiesto, a chi gli ha permesso di essere sindaco di Cagliari, di
scegliere tra rinnegare i propri valori e rimanere in Giunta. A Chessa
l'onore di aver scelto i valori».

IL PATTO È probabile che in Parlamento facciano ritorno i sardisti, ma
non il simbolo dei Quattro mori, che non sarà presente nella scheda
elettorale. Un aspetto tecnico già emerso nei giorni scorsi, ma che da
ieri può contare su una clausola che prevede, per le competizioni
regionali, l'utilizzo del simbolo sardista e non della Lega, che
saranno comunque alleate.

Cominciano a delinearsi anche le candidature, con Solinas che sarà il
capolista nel listino del Senato. Ai sardisti andranno anche due
collegi uninominali del Senato: quello del centro Sardegna, nel quale
dovrebbe essere candidato Lorenzo Palermo (ex segretario del Psd'Az) e
quello del nord. Per quanto riguarda i proporzionali, in quelli della
Camera i capilista saranno della Lega.

SALVINI E LA SARDEGNA Il leader leghista si sente «a casa» e cerca di
avvicinarsi soprattutto alla “sardità”. «Mi approccio con umiltà alla
vostra lingua e alla vostra cultura», spiega, «la vostra storia di
autonomia è molto più antica della nostra». Cita Fabrizio De Andrè per
un parallelo con chi ama la Sardegna nonostante non sia nato
nell'Isola, e chiama i sardi al voto del 4 marzo con la certezza che
«se sceglieranno noi sapranno chi siamo e cosa faremo».

I TEMI L'obiettivo non è «eleggere una persona», dice Salvini, «ma
riportare la voce del popolo sardo a Roma». Una suggestione ovviamente
gradita in casa Psd'Az, dove ci si concentra soprattutto sui temi
comuni. Per elencarli, Solinas utilizza la suggestione della trincea,
fatta di «disoccupazione e malessere sociale». Sono chiare anche le
battaglie da promuovere in Parlamento e riguardano «la tutela della
lingua, la regionalizzazione delle sovrintendenze e mettere fine al
rapporto di sudditanza con lo Stato».
Da parte leghista ci sono le questioni note, fondate sullo slogan
“Prima gli italiani” e riguardano il contrasto all'immigrazione, la
legittima difesa e l'abolizione immediata della legge Fornero. Salvini
traccia un solco anche tra la Lega e gli altri partiti del
centrodestra, con i quali «ci sono alcune differenze».

IL FUTURO I sardisti dunque si preparano alla campagna elettorale,
consapevoli che una parte di questa sarà spesa nella difesa di una
scelta di cui «siamo convinti, consapevoli che questa alleanza ha dato
fastidio a qualcuno ma noi non abbiamo timore culturale e parliamo con
tutti», dice il segretario. La celebrazione dell'accordo finisce con
abbracci, strette di mano e tante persone a caccia di una foto con
Salvini, che dà appuntamento al 4 marzo: «Non sono soltanto elezioni
politiche - conclude il leader del Carroccio - ma una scelta di
civiltà».
Matteo Sau

Bagno di folla e assaggi di prodotti locali per l'uomo del Carroccio,
poi pranzo al Lido. Al mercato di San Benedetto tra i selfie e la bottarga

Matteo Salvini inizia la sua giornata cagliaritana al mercato di San
Benedetto, tra i box del pesce. Il segretario leghista si gode il
bagno di folla tra strette di mano, fotografie e qualche assaggio. La
sua colazione cagliaritana è stata una cozza cruda e un pezzo di
bottarga, offerti dai titolari dei box del mercato.

Salvini saluta, va dietro ai banconi e spiega come intende cambiare le
regole sulla pesca e sull'agricoltura. Attorno a lui ci sono, oltre un
discreto servizio di scorta e polizia, gli esponenti della Lega in
Sardegna e il segretario del Psd'Az, Christian Solinas, che Salvini
incontra nei parcheggi del mercato prima di iniziare il giro.
Sono circa le 9 e mezzo quando Salvini si presenta al mercato di San
Benedetto, cambiando all'ultimo momento la scelta della destinazione
(sarebbe dovuto andare in quello di via Quirra). Il giro tra i box
scorre decisamente lento, anche perché in tanti gradiscono fare una
foto con l'ospite arrivato dal Nord.

Non manca qualche voce di contestazione, come racconta lo stesso
Salvini riferendosi a una signora che, incrociandolo, gli ha dato del
«razzista di m...». L'ultima tappa cagliaritana prima della partenza è
il pranzo nella terrazza del Lido, al Poetto, per incontrare circa 150
simpatizzanti: costo del pranzo 30 euro.

CRITICHE Ma la visita di Salvini ridesta anche la polemica politica.
L'alleanza tra i sardisti e la Lega finisce nel mirino del segretario
del Pd, Giuseppe Luigi Cucca: «Ora conosciamo le vere motivazioni.
Solinas ha deciso di barattare la gloriosa tradizione autonomista con
un posto blindato in Parlamento». Quasi uno sfogo, quello di Cucca,
che rivela i dettagli di un incontro romano con Piero Fassino e Luca
Lotti in cui «fu data la rassicurazione a Solinas di accogliere le
istanze sardiste». Non solo, il Pd «avrebbe garantito una buona
rappresentanza dei sardisti nelle liste elettorali in Sardegna e nella
Penisola».

Critico anche Federico Ibba (Centristi per l'Europa): «La Lega non ha
nessun interesse per i problemi dei sardi». (m. s.)

Gli altri schieramenti
Indipendentisti, primi candidati Mistero sul M5S

Il tour elettorale del Movimento Cinquestelle toccherà la Sardegna con
i suoi esponenti più importanti. Se sono note le date di Di Battista,
i pentastellati preferiscono non divulgare ancora quelle del leader
Luigi Di Maio. Si sa solo che, oltre a una prima tappa della durata di
due giorni, ne farà una terza, forse a fine febbraio.

Ancora riserbo assoluto sui candidati nei nove collegi uninominali
dell'Isola. Difficile che siano resi noti prima della presentazione
delle liste in Corte d'Appello a Cagliari, quindi prima di domenica o
lunedì.

AUTODETERMINATZIONE Spuntano invece i primi nomi del Progetto
Autodeterminazione. Il cartello che mette assieme otto sigle del mondo
indipendentista e sovranista (Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna
Natzione, Irs, Liberu, Sardos, Communidades e Gentes) candida nel
collegio uninominale di Olbia per la Camera Mariella Multinu, medico
di 49 anni in servizio al Giovanni Paolo II di Olbia. Nell'ospedale
del capoluogo gallurese si occupa di donazioni di sangue e cura della
thalassemia. Altri nomi: Antonio Filippo Simula, 61 anni, dipendente
della cooperativa lattiero casearia di Ittiri, correrà nel collegio
plurinominale Nord Sardegna per la Camera, mentre Fabrizio Palazzari -
43 anni, presidente di Acanta Mag Coop, prima mutua di autogestione
sarda - si candiderà nel collegio uninominale di Carbonia per la
Camera.

CENTRODESTRA C'è attesa per l'esito del vertice di Arcore di ieri
sera: i centristi dovrebbero capire in via definitiva se potranno
presentare candidati nei collegi uninominali dell'Isola. (ro. mu.)

Gentiloni: mai con Silvio
Liste nazionali, nel centrodestra spunta Galliani

Una full immersion ad Arcore, dove però ancora non è sciolto il nodo
sul candidato del centrodestra alla Regione Lazio, mentre si lavora
alle liste per le Politiche. Silvio Berlusconi ha accolto alla sua
corte di Villa San Martino i super vertici di Forza Italia, allargando
il confronto nel pomeriggio ai centristi di Lorenzo Cesa.

CASO LAZIO Stefano Parisi, leader di Energie per l'Italia, per sfidare
Nicola Zingaretti alla Regione avrebbe chiesto tre collegi per il suo
partito. Però la sua figura non convince Berlusconi. L'alternativa
potrebbe essere il ritorno di Maurizio Gasparri. Parallelamente si
lavora alle liste, da cui resterà fuori Antonio Razzi che attacca il
leader azzurro: «Ricandida dei traditori, non lo voglio più vedere».
Anche Domenico Scillipoti, che nel 2010 tradì l'Idv per votare la
fiducia a Berlusconi, non sarebbe candidato. Invece ad Adriano
Galliani andrebbe un collegio sicuro al Senato.

IL PREMIER Sul fronte del Pd, il premier uscente Paolo Gentiloni mette
i paletti su possibili larghe intese e stoppa le voci: «Non sarei
interessato» a formare una coalizione con il centrodestra guidato da
Berlusconi. Dal World Economic Forum di Davos il presidente del
Consiglio raccomanda di «non interrompere il processo di riforme
realizzato negli ultimi cinque anni».

Quanto al proprio ruolo futuro, pur confermando totale dedizione in
campagna elettorale, Gentiloni smentisce di pensare già al ritorno a
Palazzo Chigi: «Il mio impegno era portare il Paese alla fine della
legislatura e l'impegno si conclude con le elezioni. Dopo il voto,
vedremo».

I Riformatori e le candidature nella “Quarta gamba” del centrodestra
«I posti in lista? Speriamo  Basta cialtroni in politica»

Ma lei con Matteo Salvini che cos'ha in comune?
Pierpaolo Vargiu sorride e con l'espressione del suo viso racconta già
qualcosa. Che potrebbe essere - ma questa è una libera interpretazione
- «se avessi potuto decidere con chi allearmi avrei fatto altre
scelte». Poi articola la risposta, iniziando da una premessa.
«Sono un sostenitore del maggioritario, dunque apprezzo che il
cittadino possa scegliere prima del voto chi andrà a governare e con
chi. Al contrario, sono un nemico del proporzionale».
Tra i leader storici dei Riformatori sardi, eletto con Scelta civica
nel 2013, Vargiu prova a rientrare in Parlamento con “Noi con
l'Italia”, la neo formazione di cui fanno parte anche l'Udc, Direzione
Italia di Raffaele Fitto e Cantiere popolare, considerata la “Quarta
gamba” del centrodestra.

La risposta alla domanda?
«Volevo premettere che è meglio mettere assieme sensibilità diverse
che trovarsi in parlamento sconosciuti catapultati dall'alto».

Dicevamo, con Salvini?
«Ci accomuna l'esigenza di mettere in primo piano, nei programmi, le
piccole imprese e le partite Iva perché prima di tutto in Italia
bisogna ricominciare a produrre reddito».

E sui migranti, ad esempio?
«Come lui sono per la difesa dei nostri valori ma avrei difficoltà a
fare certi ragionamenti sulla razza bianca».

E con Giorgia Meloni, che cosa vi accomuna?
«Il rispetto delle regole e della legalità, il sentimento nazionale.
Ma siamo distanti mille miglia sui temi economici. Noi abbiamo una
cultura liberale e siamo agli antipodi del corporativismo, che è uno
dei valori-chiave della destra sociale».

Nel marzo del 2014 lei ebbe brutte parole anche per Berlusconi: lo
definì «uno dei ladri di Pisa», l'altro era Renzi.
«Mi riferivo alla bocciatura di un emendamento alla legge sulle
elezioni europee che avrebbe consentito alla Sardegna di eleggere i
propri rappresentanti al Parlamento europeo. Forza Italia e Pd
votarono contro».

E lei disse: con che coraggio vengono a chiedere il voto ai sardi?
«Confermo ciò che dissi su quell'argomento, lo direi anche oggi».
Però ancora oggi siete alleati.
«Il nostro campo è questo, non quello del centrosinistra. È una
questione di valori: il socialismo è per la redistribuzione del
reddito, noi per l'aumento della base produttiva senza la quale è
difficile sostenere il welfare».

Siete nel centrodestra ma la vostra candidatura nell'uninominale è incerta.
«Con questa legge elettorale le decisioni, nei tre partiti nazionali,
si prendono altrove. Noi auspichiamo che sull'uninominale si trovi un
equilibrio nell'interesse di tutta la coalizione».

Un'impresa al limite dell'impossibile: più verosimile che vi venga
assegnato un seggio anziché i due che chiedete.
«Stiamo dialogando e lo abbiamo fatto anche oggi, naturalmente si deve
tener conto anche delle prossime regionali».

Significa che se a livello nazionale Noi con l'Italia è data sotto il
3% voi e l'Udc state facendo valere un potenziale superiore al 13% in
Sardegna.
«Non sono per queste sommatorie ma credo che sia interesse della
coalizione essere rappresentata dai suoi uomini migliori».

E voi li avete?
«Possiamo esprimere persone di qualità comprovata. C'è chi vuole
rottamare i sessantenni, io credo nella rottamazione dei cialtroni».
Anche a nel centrodestra, come nell'altra parte del campo, è un
proliferare di promesse irrealizzabili?
«Io sono per non prendere in giro i cittadini, la mia storia lo dimostra»
Salvini, ad esempio, vuole abolire la legge Fornero.
«È chiaro che se oggi cinquanta persone che lavorano pagano la
pensione a cento che sono fuori occorre un riequilibrio. La Fornero si
può abolire e riapprovare subito dopo chiamandola con un altro nome e
modificandola negli aspetti più controversi».

A proposito di promesse, le sue?
«Meno tasse e meno burocrazia. Prima si attuano meccanismi per
aumentare base produttiva e consumi, poi si abbassano le tasse. Non
subito ma pian piano. Io non racconterò balle, spiegherò che cosa
voglio e quanto tempo ci vorrà per fare le cose».

Pierpaolo Vargiu ha 60 anni ed è un medico radiologo. Ha fatto
l'assessore provinciale alla pubblica istruzione, il presidente
dell'Esit, il consigliere regionale dal 1999 al 2013 e il deputato. Ha
presieduto per due anni e mezzo la commissione Sanità della Camera, ha
dichiarato un reddito di 95.599,74 euro e il possesso di tre
abitazioni a Cagliari più un rudere a Tuili, un garage, un posto auto
e una Mercedes del 2007. Nelle classifiche della produttività è sempre
stato ai primi posti: è stato presente all'82,18% delle sedute, ha
presentato 471 atti parlamentari come primo firmatario e circa 700
come co-firmatario. È sposato ed ha una figlia di vent'anni.
Fabio Manca

La Nuova

Pd, posti blindati solo ai renziani
Soriani e area Cabras Fadda chiedono la convocazione dell'assemblea regionale

CAGLIARI
Il caso Sardegna sarà uno dei primi a essere risolti dalla direzione
nazionale del Pd. Convocata domani mattina, a Roma, ha capito la
gravità del momento dopo aver ricevuto una lettera da una parte della
commissione sarda che non è riuscita a dipanare la matassa delle
candidature. Pare che in via del Nazareno, sede ufficiale dei Dem,
siano rimasti sconcertati dal contenuto e pare l'abbiano commentata
così: «È assurdo, ora chiedono la convocazione dell'assemblea
regionale quando per giorni si sono impantanati su nomi e caselle».
Dunque, sarà solo il nazionale a decidere e lo farà a ridosso della
consegna degli elenchi nelle cancellerie della Corte d'appello:
domenica e lunedì.

Tra l'altro al segretario regionale Giuseppe Luigi
Cucca è stato detto anche: «Non muoverti da Roma, è solo questione di
ore». Con un contorno abbondante d'indiscrezioni, soprattutto questa:
la direzione avrebbe blindato due dei tre capilista nel proporzionale
alla Camera e al Senato in Sardegna: saranno due renziani di provata
fedeltà. Per il resto, i vertici dem partiranno dai deputati uscenti e
valuteranno se sostituirli o meno con uno o più esordienti. Colpo a
sorpresa. Prima che il segretario regionale entrasse in via del
Nazareno, via mail è arrivata la lettera. E

ra firmata da quattro dei
sei commissari incaricati, insieme a Cucca, di preparare le liste
sarde, con una novità inaspettata: popolari-riformisti e soriani,
avversari fino a qualche giorno fa, sarebbero di nuovo alleati. Perchè
è sottoscritta da Pietro Morittu e Cesare Moriconi, area Cabras-Fadda,
e da Salvatore Sanna ed Eliseo Secci, gruppo Soru. Non dai renziani e
neanche dagli ex Diesse, cioè il grosso della maggioranza che ha
eletto Cucca. Il motivo della richiesta? «Tutto il partito dev'essere
informato sul perché la commissione ha fallito il compito che le era
stato assegnato».

Un tono quasi da resa dei conti a poco più di un
mese dalle elezioni, ma la richiesta delle due correnti sarebbe
arrivata fuori tempo massimo. Non ci sono più dubbi: sarà Roma a
scrivere la lista dei sardi alle Politiche (ua)

Il numero dei collegi uninominali per Udc e Riformatori sarà deciso ad Arcore
A destra l'area centrista spera

Nel centrodestra l'attesa è cominciata. Ad Arcore è riunito il
gruppo convocato per le liste elettorali da presentare fra pochi
giorni. Ad essere in allarme più di tutti è la coalizione centrista di
«Noi con l'Italia», soprattutto i Riformatori e l'Udc sardo. Non sanno
ancora quanti collegi avranno nell'isola, fino all'altro giorno erano
zero, ma forse uno o due potrebbero strapparlo nella notte. I posti
rimasti liberi sono rimasti pochi dopo che i sardisti hanno attenuto
la certezza di due su tre collegi negli uninominali per il Senato,
Fratelli d'Italia quello maggioritario di Oristano destinazione
Montecitorio e infine i cinque-sei assicurati da Berlusconi a
Cappellacci, il coordinatore regionale di Forza Italia. I centristi
hanno fatti sapere da subito che se dovessero rimanere a secco,
potrebbero presentare la lista nel proporzionale, ma a quel punto il
loro impegno si limiterebbe al minimo contrattuale.

Raffaele Fitto e
Lorenzo Cesa, i due leader di «Noi con l'Italia», avrebbero
rassicurato i Riformatori e l'Udc, confermando che «il peso della
nostra micro coalizione è determinante per la vittoria anche in
Sardegna». Però, nella riunione di Arcore, potrebbero esserci anche
alcune sorprese dell'ultim'ora, come quella che la coalizione imponga
nell'isola almeno un candidato forestiero. Uno dovrebbe essere il
deputato uscente Paolo Vella, eletto in Sardegna nel 2013, e
considerato un intoccabile dal Cavaliere. In questi giorni.

Cappellacci avrebbe provato a spiegare a Berlusconi che questa volta
gli innesti potrebbero aumentare i problemi. Soprattutto nei rapporti
con gli alleati del centro in prospettiva delle elezioni regionali del
2019: «Non possiamo spaccare l'alleanza», è il messaggio recapitato
anche in queste ore ad Arcore. Perché i centristi hanno minacciato di
rivedere tutti gli accordi , compresi quelli futuri, se dovessero
essere tagliati fuori dalla spartizione dei collegi uninominali. Anche
per questo Forza Italia avrebbe rinviato ad altra data 'l'accordo che
prevedeva la candidatura a Nuoro di Efisio Arbau, fondatore della Base
e sindaco di O llolai., (ua)


Salvini in versione sardista «Vi riporto in Parlamento»
Il leader leghista a Cagliari per siglare l'intesa con il Psd'Az: il
premier sarò io Solinas capolista nel proporzionale nell'isola e in un collegio
blindato in Brianza

di Umberto Aime
CAGLIARI
C'è un ritornello in televisione che recita pressappoco così:
«Benvenuti a bordo, vivrete la vostra felicità al quadrato». È
perfetto per il Matteo Salvini della Lega sbarcato a Cagliari da
conquistadores, anche se poi dirà di essere solo «un umile
passeggero», e atteso a mezzogiorno dalla firma ufficiale, c'è stata,
del patto elettorale con il Psd'Az. Alla fine di una giornata vissuta
in apnea, fra cozze, ostriche, gamberi crudi, fette di prosciutto,
donati con entusiasmo al mercato, selfie a volontà, abbracci in
quantità e molti discorsi politici, dirà: «Sardi, sono felice di
essere entrato nei vostri cuori». Stando alla sala piena dell'hotel in
cui è stata celebrata la cerimonia dell'accordo e a quella altrettanto
affollata del ristorante sul mare, in cui la Lega-sardista ha
consumato il suo primo pranzo elettorale, ogni pass costava 30 euro,
Salvini potrebbe aver ragione.

Una sola contestatrice ufficiale in sei
ore, «razzista di merda, vai via», ripresa dal leader del Nord con un
educato «buongiorno, mia principessa», sono stati solo applausi,
sorrisi e cartelli inneggianti. Uno su tutti: «Salvini salvaci tu»
dalle tasse, dall'Europa, da Renzi e dai Cinque Stelle, messi in
questo ordine (disinteressato?) dai commercianti. Salvini che in
strada e fra la gente ci sa stare, mai lo vedrete tirarsi indietro o
diffidare del mondo, ha apprezzato. «Sono qui - le prime parole - non
per firmare questo o quel contratto, tra l'altro manca il notaio, ma
quello che è un patto di fratellanza, d'idee e progetti federalisti
fra i nostri popoli, fra due partiti che hanno una storia in comune e
alle Politiche di marzo correranno sotto la stessa bandiera». Sarà
quella sventolata da Alberto da Giussano - Lega in blu, Salvini
premier in giallo - e non i Quattro Mori, tenuta lontana, almeno
questa, dalla partita.

Che politicamente i dissidenti hanno definito
scorretta e brutale, mentre secondo molti altri, a cominciare dal
segretario regionale sardista Christian Solians, è «il colpo del
secolo, sarà meraviglioso e ritorneremo in Parlamento dopo ventidue
anni». Al Psd'Az, giusto per ricordare le clausole, andranno due dei
tre collegi in palio per il Senato: quello maggioritario di
Oristano-Nuoro, con la candidatura dell'avvocato Lorenzo Palermo, e
Sassari-Olbia, con un nome ancora da designare. Più il posto di
capolista nel proporzionale, sempre al Senato, per Solinas, che sarà
messo comunque al sicuro in un collegio blindato della Brianza.

Ma i sardisti hanno giurato che «questi baratti non c'interessano» e così,
dopo aver processato il sindaco di Cagliari per aver cacciato un loro
assessore, «Massimo Zedda, vigliacco, hai consumato la più brutale
delle vendette», hanno detto altro. «Bilinguismo, revisione dello
Statuto e Zona franca, saranno le tre che cose che , con i leghisti,
faremo nei primi cento giorni della legislatura». Salvini ha
confermato il sostegno, «prenderò un voto in più di Berlusconi e sarò
premier» e mostrato i muscoli, «è fesso chi ipotizza una mia alleanza
con Di Maio», ha aggiunto un'altra profezia. «Insieme, noi e voi,
faremo molta strada.

Vi libereremo anche da quanti vi hanno
raccontato, sono quelli del centrosinistra, che solo con i migranti
può essere ripopolata la Sardegna. Sbagliato, è un orrore, noi i
migranti li rispediremo in Africa». Poi sulle ali dell'entusiasmo ha
messo in fila navi e aerei, «pochi e cari», economia, lavoro
agricoltura e cultura: «Avete uno, due, mille tesori, dovrebbero
valere il triplo, dovreste essere ricchissimi». Offerte e proposte
liquidate dagli avversari come sciocche, umilianti e, false, ma non da
Solinas: «I nostri 10 punti, tutti sottoscritti dalla Lega,
cambieranno la faccia della Sardegna». Salvini ha annuito e dopo aver
incontrato il gruppo Antiequitalia, i Liberi cacciatori e altri che ce
l'avevano con «Roma ladrona», ha affrontato la volata finale. «Per 40
giorni - ha detto - non viviamo in trincea, gettiamoci all'assalto,
conquistiamo uno voto dopo l'altro e vedrete che il 5 marzo saremo noi
a festeggiare la vittoria».

E se non fosse così? «Mai e poi mai lo
sarà. Sia chiaro: ce la metterò tutta, non mollerò di un centimetro,
ma ho bisogno dell'aiuto dei fratelli sardi». Chi era nel salone delle
feste s'è messo a saltare, poi, al momento giusto, i prenotati al
ristorante riempiranno piatti e bicchieri e piatti. Con Salvini che ha
salutato con un ampio gesto della mano come usano e osano fare i
potenti della terra.

Nicola Sanna silurato si vendica: riparte la guerra nel Pd

fondazione sardegna»le nomine
di Giovanni Bua

E alla fine la «serena dialettica democratica» non è stata
tanto serena. E il sindaco di Sassari Nicola Sanna, fresco di
clamoroso siluramento dalla poltrona di presidente dell'Egas, ha
cancellato con un tratto di penna tutti i candidati riconducibili
all'area Cabras dalla lista dei papabili rappresentanti del Comune nel
consiglio di indirizzo della Fondazione di Sardegna. Presentando una
terna con la "sua" Grazia Manca, l'avvocato renziano Gianluca Giordo e
Antonia Ruiu, avvocata civilista e giudice di pace, indicata dal
centrodestra. Lo sgambetto.

Una rappresaglia per lo sgambetto
cagliaritano, verrebbe da pensare, che Sanna imputa al Partito dei
Sardi ma dietro cui è difficile non vedere un via libera, almeno
informale, da parte del presidente Pigliaru e dei vertici del Pd. Ma
in realtà la guerra in casa Dem parte molto più da lontano, per essere
precisi dal giorno dell'insediamento del "sindaco ribelle" nel maggio
del 2014. E, nonostante la pace armata decretata per le vicine e
complicate elezioni politiche, non aspetta altro che di poter
deflagrare di nuovo in tutta la sua durezza.

Lo strappo. Una mano
gliela darà sicuramente lo strappo di Nicola Sanna, che da martedì
sera aveva sulla sua scrivania una sestina di nomi scelta dalla
conferenza dei capigruppo qualche minuto prima, tra i quali indicare i
tre che concorreranno all'unico posto sassarese dentro il consiglio di
indirizzo della Fondazione, a cui spetta l'ultima parola. In
particolare erano due quelli graditi al gruppo dell'ex presidente del
consiglio regionale Giacomo Spissu e del senatore Silvio Lai,
articolazione sassarese dell'area che fa riferimento al presidente
uscente della Fondazione, Antonello Cabras: Alessandra Ruzzu,
attualmente in Cassa depositi e prestiti e in passato collaboratrice
diretta dell'allora senatore.

 E, in subordine, l'avvocata Franca
Solinas. Su Alessandra Ruzzu in particolare il voto preliminare del
gruppo consiliare del Pd era stato quasi unanime, e il suo ingresso
nella terna finale "caldeggiato" da giorni. Con il prevedibile esito
di una sua nomina finale in Fondazione. E invece Sanna ha deciso di
far saltare il tavolo. «Ho scelto in base ai profili professionali,
tutti di alta qualità e rappresentativi del tessuto culturale,
economico e sociale non solo della città, ma anche del territorio del
nord Sardegna.

E rispettando le sensibilità interne ai partiti,
tenendo conto degli equilibri delle rappresentanze delle forze
politiche», commenta laconico a tarda sera. Cencelli. Ed
effettivamente, in una città in cui anche un posto nel Cda del
consorzio ortofrutticolo è assegnato con rigorosa applicazione del
Cencelli, il gruppo Spissu-Lai ha fatto il pieno. Suo a Palazzo Ducale
il vice sindaco, il presidente del consiglio, il capogruppo del Pd.
Suoi, con lo stesso Giacomo Spissu, il vertice della Sardaleasing, la
casella di vice presidente della Banca di Sassari di Salvatore Rubino
e quella di vice presidente della Fondazione con Angela Mameli. Sua la
presidenza di Numera di Antonio Callotta ma anche quella di Atp
Servizi con Gian Piero Cordedda.

E si potrebbe andare avanti a lungo
con posti nel Cda della Multiss, dell'Ersu, ruoli di revisori dei
conti in Provincia, in Atp, nel Consorzio industriale e in Abbanoa.
«Con un peso del 35-40 per cento del partito occupano il 70 per cento
del sottogoverno», calcola uno degli "uomini macchina" del
Pd.Cristalli. Percentuale che Sanna rivendica da anni di aver diritto
di riequilibrare, a volte muovendosi con la grazia di un elefante in
un negozio di cristalli, spesso mettendo in piedi estenuanti bracci di
ferro (la prima crisi è durata 500 giorni, l'ultima di fatto non è
ancora chiusa visto che l'ex sindaco Ganau si rifiuta di indicare
l'assessore alla Cultura in sua "quota") alternati a brevi periodi di
pace e nuovi strappi.La voragine. L'ultimo però rischia di diventare
una voragine. La Fondazione di Sardegna è infatti cosa assai delicata,
e il nuovo consiglio di indirizzo anche.

I 18 eletti dovranno infatti
scegliere il nuovo presidente, con Cabras assolutamente in corsa per
la riconferma. Fatto che potrebbe convincere l'ex senatore a dare
prova della realpolitik in cui è maestro, con un via libera alla
candidata del sindaco Grazia Manca, che nulla avrebbe da dire su un
suo eventuale secondo mandato. Piani alti. Ma se ai "piani alti" la
vicenda si potrebbe anche chiudere amichevolmente, è difficile credere
che lo sgarbo di Sanna, che di fatto ha ignorato una volontà chiara
del gruppo consiliare del Pd e della maggioranza del partito, passi.
Non è un mistero che i Dem sassaresi, compresi i suoi ex alleati
Carbini e Spanedda, non vogliano la sua ricandidatura nel 2019. E
l'apertura anticipata delle ostilità potrebbe dare gambe a chi lavora
a una sua caduta in primavera, a finestre elettorali chiuse, con un
comodo anno di commissariamento per rimettere insieme i cocci. Con
buona pace della «serena dialettica democratica», che in casa Pd non è
mai troppo serena.

Il Progetto svela i primi nomi
Sassari-Olbia, al Senato la segretaria generale di Ozieri e Bono

SASSARI
Ufficializzati i primi candidati delProgetto Autodeterminatzione.
Marina Piras, dirigente pubblica di 62 anni, sarà in corsa al Senato
per gli indipendentisti nel collegio di Sassari-Olbia. Residente a
Sassari, madre di due figlie, attualmente è la segretaria generale nei
Comuni di Ozieri e Bono. Nella sua carriera ha prestato la sua
attività nei Comuni di Santa Teresa, Bulzi, Oschiri, Viddalba, Erula,
Bortigiadas, Ittiri, Bonorva, Olmedo, Villanova Monteleone, Mores,
Nughedu San Nicolò, Cheremule, Berchidda, Anela, Esporlatu, Tula,
Burgos e Bottidda. Negli anni '80 è stata consigliera comunale a
Buddusò. Un'altra donna, Mariella Multinu, medico di 49 anni in
servizio al Giovanni Paolo II di Olbia, sarà candidata nel collegio
uninominale di Olbia, per la Camera.

Nell'ospedale del capoluogo
gallurese si occupa di donazioni di sangue e cura della talassemia.
Fabrizio Palazzari, 43 anni, sarà candidato nel collegio uninominale
di Carbonia, per la Camera. Consulente e formatore di impresa lavora
nel campo della finanza etica e mutualistica. Ha ricoperto ruoli
direttivi nel mondo dell'associazionismo sardo all'estero.Filippo
Simula, 61 anni, dipendente della cooperativa lattiero casearia di
Ittiri, sarà invece candidato per Progetto Autodeterminatzione alla
Camera dei deputati, nel collegio proporzionale di Nuoro, Sassari, Olbia.

Già assessore all'Ambiente del Comune di Ittiri, è stato tra i
fondatori dell'Associazione Volontari Protezione Civile. Per molti
anni delegato e dirigente sindacale, prima nella Cgil e più tardi
nella Css e nel Sindacadu Sardu, ora è segretario di Liberu in
provincia di Sassari.

SASSARI - Non si placa la tensione tra attivisti e fuoriusciti del
Movimento. Tirotto: «Sono stato aggredito». Casu: «Un danno per tutti»
Dopo i cazzotti accuse e veleni nel M5S

di Vincenzo Garofalo
SASSARI
Non c'è quiete dopo la tempesta che ha scosso il Movimento 5 stelle
con l'addio del consigliere comunale, Marco Boscani, e con il duello a
suon di cazzotti fra attivisti ed ex, che ha risvegliato i
sonnacchiosi corridoi di Palazzo Ducale mentre nell'aula erano in
corso i lavori dell'assemblea civica. I due contendenti che martedì
pomeriggio si sono affrontati nella sede del municipio, l'attivista
Andrea Tirotto, e l'ex grillino Marco Casu, continuano a lanciarsi
accuse reciproche: «Sono un padre di famiglia che non ha mai fatto uso
della violenza, ho una reputazione e una professione che mi distingue
per altruismo e impegno.

Non sono un fomentatore di risse. Piuttosto
sono stato vittima di un'aggressione fisica cominciata addirittura
dentro l'aula consiliare e proseguita fuori, di cui porto i segni sul
volto», ribadisce Tirotto. «L'atteggiamento di queste persone che
hanno abbandonato il progetto 5Stelle per combatterlo, non fa un danno
a me personalmente, ma a tutto il Movimento». Anche Marco Casu non
arretra di un passo: «Non siamo persone rissose o esagitate. Sono
stato aggredito solo perché sostengo le ragioni che hanno portato
Boscani a lasciare il Movimento», spiega.

«Mancanza di democrazia,
esclusione di chi dissente dai diktat nazionali, tanto da non
permettere ai non allineati di candidarsi alle Parlamentarie». Una
situazione rovente che resta da gestire al coordinatore provinciale
del Movimento, e capogruppo a Palazzo Ducale, Maurilio Murru. «Non
voglio parlare dell'episodio successo in Comune, la violenza si
condanna e basta, non si commenta», esordisce Murru, prima di
sollevare scudi in difesa del Movimento.

«Chi dice che all'interno del
Movimento ci siano regole antidemocratiche è in malafede. Siamo
l'espressione più alta di democrazia. Il Movimento ha le porte sempre
aperte. Alle nostre riunioni può partecipare chiunque, e anche se si
avvicina per la prima volta, ha subito diritto di voto sulle decisioni
che sono prese dall'assemblea», spiega dopo essersi sfilato la giacca
e avere rimboccato le maniche. «Come portavoce del Movimento, ho
capito che esistono due tipi di persone che si avvicinano a noi: gli
attivisti, che si dannano l'anima per perseguire il progetto comune e
non chiedono nulla in cambio; e gli arrivisti, che di solito non si
fanno vedere per mesi o anni, e si presentano quando si avvicinano le
elezioni», precisa.

«Molte delle persone che dicono di essere andate
via dal Movimento perché non contestano il metodo delle Parlamentarie,
in realtà erano scomparse da tempo. Si erano già autoescluse, perché
noi non abbiamo mai cacciato nessuno». Sulle parlamentarie Murru non
accetta accuse: «In Sardegna sono state presentate 340
autocandidature, e ne sono state ammesse 260 circa. Chi ha presentato
la propria autocandidatura ha accettato la regola in base alla quale
l'ultima parola, insindacabile, spettava al capo politico, Di Maio, e
al Garante, Grillo. Ora che si lamentino dopo essere stati esclusi mi
sembra quantomeno strumentale, ridicolo».

Neanche le diaspore
spaventano Murru: «Sono corsi e ricorsi storici, che coincidono con le
elezioni. Anche nel 2014 con le regionali e le comunali era successa
la stessa cosa. Avevano addirittura creato una lista che aveva
appoggiato il sindaco Sanna. Hanno preso meno dell'1 per cento e sono
spariti - ricorda -. «Il Movimento invece continua a crescere, come
attivisti e come consenso popolare».


-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento