mercoledì 7 febbraio 2018

Rassegna stampa 07 Febbraio 2018


La nuova Sardegna

Corda: «Da lui solo promesse e non ricorda che lui ha portato l'Italia nel baratro» I 5 Stelle contro Berlusconi

La promessa di Berlusconi, 6 anni senza tasse per le imprese che assumono, sembra non far presa sui 5 Stelle nell'isola. Le promesse del cavaliere, nell'intervista rilasciata alla Nuova, vengono contestate. «Silvio Berlusconi racconta di voler governare l'Italia e la Sardegna e come al solito racconta balle, le solite, quelle a cui crede, ormai, solo lui - dice Manuela Corda, parlamentare uscente e candidata con i 5 Stelle alla Camera -. Parla di scontento, delusione e disgusto degli italiani verso la politica e i politici del nostro Paese, ma non si rende conto che è lui e il suo partito ad aver in gran parte creato tutto questo.

Vuole convincere gli elettori che con lui la Sardegna avrebbe una guida "solida efficiente e competente", ma candida Cappellacci, prima presidente della Sardinia gold mining, e poi della Regione. Berlusconi dovrebbe spiegarci come farà a giocare la partita del futuro dell'Italia e della Sardegna con una squadra già perdente in partenza».

La parlamentare ricorda l'impegno dei parlamentari grillini durante la legislatura. «Il Movimento 5 Stelle non parla di quello che farà, parla di quello che ha già fatto e che continuerà a fare. In pochi anni di opposizione ha restituito ai cittadini quello che la politica di Fi ha loro tolto. Sono stati messi a disposizione dei cittadini oltre 90 milioni di euro. Versati in un conto statale per il finanziamento delle piccole e micro imprese, creando 17000 nuovi posti di lavoro.

Il M5S - continua Corda - attraverso la banca pubblica per gli investimenti che vuole istituire, intende erogare crediti agevolati alle imprese e alle start-up innovative. Questi investimenti saranno destinati ai settori strategici per il Paese, come l'energia, l'ambiente, la cultura, l'adeguamento sismico degli edifici. La Sardegna ha bisogno di un cambio di rotta con politiche fatte da persone capaci e competenti. Berlusconi racconta che con il Movimento 5 Stelle al governo l'Italia cadrebbe "in una nuova grave crisi economica", ma si è scordato che nel 2011 il suo governo ha portato l'Italia a un passo dalla bancarotta. Non sa di quel che parla, è evidente».


Unione Sarda

Cucca, dal Pd con orgoglio: «Fatti concreti per l'Isola»
Il segretario regionale Dem rivendica l'operato dei governi uscenti

Nessuna promessa choc: «La cosa migliore che può promettere il Pd è la
propria concretezza», dice Giuseppe Luigi Cucca. Per le prossime
Politiche, che non considera già perse, il segretario Dem punta sui
risultati dei governi uscenti: «La gente sa distinguere fatti e
bufale. Noi chiediamo di proseguire quanto fatto finora. Specie sul
lavoro e il sostegno ai deboli».

Sul lavoro, col Jobs Act, il governo Pd è stato molto criticato.
«Da chi non guarda i dati reali sul forte calo dei diso
ccupati. Dati
Istat, non del governo o del Pd».

Ma il lavoro che si è creato è all'insegna della precarietà.
«Inevitabile, in una situazione di crisi come quella degli ultimi
anni. Ma i segnali di ripresa ci sono. Abbiamo riparato una situazione
disastrosa, credo sia innegabile. Dopodiché, resta molto da fare».

Che cosa, per esempio?
«Attuare misure incisive per i disoccupati giovani, e per chi ha perso
il lavoro a causa della crisi».

C'è una generazione di ex giovani, diciamo quarantenni, che il lavoro
non l'ha mai avuto. Perché di loro non si parla mai?
«A dire il vero noi ne abbiamo parlato molto. I provvedimenti di
questi anni hanno aperto molte possibilità per quella generazione».

Per la Sardegna che cosa hanno fatto i governi a guida Pd?
«Nessuno ha mai prodotto tanto per l'Isola come questi governi. Dagli
investimenti in infrastrutture del Patto Sardegna alla chiusura di
varie vertenze industriali».

Non sembra che nell'Isola la percezione diffusa sia la stessa.
«Io non parlo di percezioni ma di dati oggettivi. Ne cito altri: la
metanizzazione inserita nei piani energetici nazionali; le zone
franche nei Comuni alluvionati e le zone economiche speciali;
l'accordo sulle servitù militari. E il presidente Gentiloni si è
impegnato ad accompagnarci in Europa per rivendicare il riconoscimento
della condizione di insularità».

Perché non l'ha fatto in questi anni? Colpa sua o della Regione?
«Non è questione di colpe, la battaglia è stata sempre fatta. Con
tanta carne al fuoco, ci sono delle priorità. Ma l'impegno di un
premier è un fatto importante».

Ha citato l'intesa sulle servitù militari: per molti è deludente.
«Non è corretto dire così. Non si era mai ottenuto niente su quel
fronte. Anzi, credo che in parte siano risultati inaspettati».

Ma si potrà ottenere di più sul ridimensionamento dei poligoni?
«Su questo tema vorrei sentire anche le popolazioni interessate.
Alcune importanti dismissioni ci sono già; ora la priorità è attuare
l'accordo già raggiunto».

È vero che Gian Piero Scanu non è stato ricandidato perché si è
occupato di poligoni, uranio e simili?
«Io ho partecipato direttamente alle trattative e il problema dei
poligoni non è mai stato posto. Lo posso escludere categoricamente».

Esclude anche qualsiasi veto sul nome di Scanu?
«Altrettanto categoricamente. Purtroppo i posti sicuri erano pochi, ma
se lui fosse stato disponibile nessuno gli avrebbe tolto il collegio
uninominale gallurese della Camera. Qualcuno sta esasperando la
situazione anche contro l'interesse dell'onorevole Scanu, che come
sempre darà una grossa mano al partito per le elezioni».

Non è stato ricandidato neppure Luigi Manconi: le dispiace?
«Questa scelta non ha riguardato la segreteria regionale. Ma sono
felice che Gentiloni l'abbia nominato all'Ufficio antidiscriminazione,
in coerenza col suo impegno».

Le liste sarde hanno suscitato l'ira dell'area Soru. Teme un
disimpegno in campagna elettorale?
«Per niente. Anche perché quell'area ha una rappresentanza importante,
con Francesco Sanna al secondo posto nel collegio proporzionale
considerato più sicuro».

È vero che è stata quell'area a spingervi verso la rottura col Partito
dei sardi, per puntare sul Psd'Az che invece ha scelto la Lega?
«Non rispondo a queste illazioni. Il dialogo interrotto col Pds potrà
riprendere presto: ricordo che alla Regione restiamo alleati».

Avere una Giunta a trazione Pd, col malcontento che c'è in giro, in
campagna elettorale è più un vantaggio o uno svantaggio?
«Il malcontento deriva da altri fattori. Se andiamo a vedere cosa ha
fatto la Giunta, io sono contento che sia guidata dal Pd».

Solo due donne su nove collegi uninominali, e una capolista su tre nel
proporzionale. Per la parità di genere non si doveva fare di più?
«Si poteva fare meglio, ma sono state rispettate le nostre regole ed è
stata fatta una scelta determinata anche da equilibri nazionali».

È vero che il Pd sardo rischia di avere solo 3 o 4 parlamentari?
«Dipende dal lavoro che sapremo fare in questo mese. Come dice Renzi,
se si recupera un 2% avremo ottime chance anche nei collegi in teoria
più difficili».

Perché, secondo lei, il M5S nell'Isola riscuote tanto consenso?
«Non so se sia davvero così. Non guardo i sondaggi. La gente sa
distinguere le bufale. E il Pd porta fatti concreti: ora il Pil è in
salita, per i diritti delle persone abbiamo varato le unioni civili,
il “dopo di noi”, il testamento biologico. E poi: chi mai aveva dato
500 euro per l'aggiornamento culturale degli insegnanti, e altrettanti
ai diciottenni? Solo per citare alcune cose».

Lei voterebbe un governo del Pd con Berlusconi?
«Avrei molte difficoltà a votare chi oggi è alleato di chi professa il
razzismo e strumentalizza i fatti di sangue. La vedo come un'ipotesi
molto lontana, è vero però che nella scorsa legislatura è successo».

È vero anche che un eventuale premier del Pd sarà più probabilmente
Gentiloni, e non Renzi?
«Impossibile dirlo ora. Gentiloni ha fatto benissimo. Ma a oggi il
presidente designato dal Pd è Renzi».
Giuseppe Meloni

Schede elettorali, ecco l'ordine dei partiti
FI apre l'elenco alla Camera, Potere al popolo in cima al Senato

È stato ufficializzato l'ordine dei partiti sulle due schede
elettorali di Camera e Senato. Ieri mattina, negli uffici della Corte
d'Appello di Cagliari è stato fatto il sorteggio per determinare la
sequenza. Su entrambe le schede verranno riportati i nomi dei
candidati nei collegi uninominali, assieme ai simboli dei partiti e ai
candidati del proporzionale. Sarà Forza Italia ad aprire l'elenco dei
partiti alla Camera, mentre il primo estratto nella scheda per il
Senato è Potere al popolo.

CAMERA Il riquadro superiore della scheda per la Camera sarà occupato
dal centrodestra, con questo ordine: Forza Italia, Lega Nord, Noi con
l'Italia - Udc e Fratelli d'Italia. Dopo il centrodestra sono stati
sorteggiati lo scarabeo di Autodeterminatzione, Liberi e Uguali,
Potere al popolo, Partito valore umano, CasaPound, Partito comunista,
il Popolo della famiglia e Movimento 5 Stelle. Chiuderà la scheda la
coalizione di centrosinistra, con la prima posizione occupata da
Associazione +Europa poi Civica popolare, Partito democratico e Italia
Europa Insieme.

SENATO Cambia l'ordine nella scheda del Senato: al primo posto ci sarà
Potere al Popolo. La seconda posizione è di Autodeterminatzione, poi
la coalizione di centrosinistra in questo ordine: Civica popolare,
Partito democratico, Italia Europa Insieme e Associazione +Europa. I
simboli successivi saranno Partito comunista e Liberi e Uguali, prima
del riquadro del centrodestra con Lega Nord, Fratelli d'Italia, Forza
Italia e Noi con l'Italia - Udc. Gli ultimi quattro sono il Popolo
della Famiglia, CasaPound, Partito Valore umano e chiude il Movimento
5 Stelle. (m. s.)

Pci - Comunisti, arriva Rizzo a Cagliari

Il Partito comunista presenta i candidati alla Camera e al Senato in
vista delle prossime elezioni politiche. L'appuntamento è per questa
mattina a Cagliari, alle 11 all'hotel Regina Margherita con la
presenza del segretario, Marco Rizzo. Sarà l'occasione per illustrare
il programma del partito che schiera i propri candidati in tutti i
collegi uninominali e nelle liste del proporzionale. Il Pc ha raccolto
in tutto il territorio nazionale circa 21mila firme e si è presentato
in 16 Regioni su 20, rinunciando alle candidature in Valle d'Aosta,
Trentino, Veneto e Friuli.

Il partito ha deciso di affrontare una
corsa solitaria a queste politiche, slegandosi da qualsiasi formazione
della sinistra. Una scelta dettata dalla distanza che lo stesso
segretario Rizzo ha ribadito avere sia dal Pd che da Liberi e Uguali,
formazione che riunisce Sinistra Italiana, Art.1-Mpd e Possibile, nata
sotto la guida di Pietro Grasso. Il tema centrale della campagna
elettorale sarà il lavoro e la battaglia per portare l'Italia fuori
dalla Nato e dall'Unione europea, considerati strumenti nelle mani del
grande capitale finanziario. (m. s.)

Il segretario Pd Renzi: d'accordo con Berlusconi
«Senza numeri si torni alle urne»

«Io la penso come Silvio Berlusconi, è giusto che se non ci sono le
condizioni si torni a votare». Lo ha detto il segretario Pd Matteo
Renzi. «Deciderà il presidente della Repubblica», ha detto, «se non ci
sono i numeri è giusto tornare a votare ed è certo che noi con gli
estremisti di Lega e Cinquestelle al Governo non andremo mai», ha aggiunto.

Pierluigi Bersani non crede che Renzi dica la verità: «I segni
inequivocabili che si sono visti in questi anni mi fanno pensare che
Renzi pensa di più a staccare Berlusconi dalla Lega che alla
sinistra», ha sostenuto l'esponente di Liberi e Uguali, certo che alla
fine il suo ex segretario «farà la cosa che non va fatta: l'ammucchiata».

L'occasione è buona per Giorgia Meloni per ribadire che «o vince il
centrodestra, unica coalizione in grado di farlo o sarà il caos: non
ci sono altre possibilità. Se non vinciamo noi, o ci sarà l'inciucio o
si tornerà a votare. E tra queste due ipotesi tornerei a votare tutta
la vita», conclude la leader di FdI.

E sulla nocività della possibile “Grande intesa” col Pd si soffermano
molti candidati del centrodestra. «Ogni voto dato al Pd e ai suoi
alleati centristi è un voto perso perché sarà il centrodestra a
vincere le elezioni», sostiene Elvira Savino, capolista di FI nella
circoscrizione Puglia 2 alla Camera, ribaltando il ragionamento di
Matteo Renzi.

FONDI AI GRUPPI. Processo agli ex di An, a giudizio Sanna
Peculato, il pm chiede l'assoluzione per Artizzu
Parte delle spese sostenute da Ignazio Artizzu nel periodo in cui era
consigliere regionale di Alleanza nazionale (tredicesima legislatura,
2004-2008) rientrano tra quelle previste dalla normativa che
regolamenta l'utilizzo dei fondi ai gruppi. Sulla destinazione di
un'altra loro parte si può discutere, essendo «opinabile» abbia
seguito la corretta strada “istituzionale”.

In ogni caso nell'ex
esponente politico «manca» ciò che viene definito «l'elemento
soggettivo», cioè la sua consapevolezza di essere nel torto riguardo
specifici esborsi. Inoltre il suo comportamento in fase di inchiesta e
processo è stato «sempre trasparente»: si è sottoposto a due
interrogatori, ha risposto alle contestazioni e ha depositato quattro
memorie con i suoi difensori Mariano (scomparso di recente) e Massimo
Delogu.

Sulla base di questi presupposti ieri a Cagliari il pubblico ministero
Marco Cocco ha chiesto l'assoluzione di Artizzu nel processo che si
svolge in abbreviato davanti alla giudice delle udienze preliminari
Ermengarda Ferrarese. Il giornalista risponde dell'utilizzo ritenuto
illecito, perché privato, di circa 185 mila euro di fondi pubblici. Il
suo avvocato parlerà il primo marzo.

È l'ennesima tranche dell'inchiesta avviata nel 2009 per peculato e
che 24 ore fa vedeva imputati anche altri tre componenti di An in quel
periodo: Antonello Liori e Giovanni Moro, accusati di spese non
giustificate per 160 mila euro, e Matteo Sanna, per il quale la
contestazione si ferma a 120 mila euro. Per quest'ultimo, unico a
scegliere il rito ordinario, la gup ha disposto il rinvio a giudizio
dopo aver dichiarato prescritte (come sollecitato dal pm) le
contestazioni fino all'8 luglio 2005. Prima udienza dibattimentale
alla presenza degli avvocati Ivano Iai e Roberta Campisi il 18 maggio
nell'aula della seconda sezione penale.

Per Liori e Moro invece requisitoria del magistrato inquirente e
arringhe dei legali Michele Loy e Lorenzo Galisai sono in programma il
primo marzo. Quel giorno arriverà anche la sentenza per loro e
Artizzu, ieri commosso a fine udienza. Il suo avvocato ha preferito
non rilasciare dichiarazioni in attesa del verdetto.
An. M.

La Nuova

«Artizzu, il dolo non c'è» Il pm chiede l'assoluzione

fondi ai gruppi
di Mauro Lissia
CAGLIARIHa giustificato gran parte delle spese, soprattutto l'ha fatto
in tempi non sospetti, prima di conoscere quali gli venivano
contestate. Non solo: ha presentato memorie difensive approfondite
senza neppure attendere le domande del pubblico ministero. Insomma:
quand'era capogruppo di An in consiglio regionale Ignazio Artizzu,
giornalista della Rai, ha probabilmente commesso degli errori ma non
aveva alcuna intenzione di usare illegalmente i fondi destinati al suo
schieramento politico.

In altre parole manca agli atti del
procedimento l'elemento soggettivo del reato. Per queste ragioni,
esposte in camera di consiglio, il pm Marco Cocco ha chiesto al gup
Ermengarda Ferrarese di chiudere il giudizio abbreviato sulla
posizione di Artizzu - che era in aula e ha comprensibilmente ceduto
alla commozione - con una sentenza di assoluzione che cancellerebbe di
colpo quasi cinque anni di calvario giudiziario, legato al peso delle
accuse e al ruolo professionale pubblico rivestito dal giornalista. Il
primo di marzo sarà il difensore Massimo Delogu a discutere il
processo, a questo punto su un tracciato argomentativo da considerarsi
in discesa. Quindi il giudice deciderà se accogliere o no la richiesta
dell'accusa e quella speculare della difesa.

Il pm Cocco ha parlato a
lungo - in udienza a porte chiuse - sulla posizione di Artizzu,
rifacendosi esplicitamente a quella di Peppino Balia e Renato Lai,
assolti su sua richiesta nel corso del dibattimento principale per
motivi analoghi. Il magistrato ha parlato di condotta trasparente, di
collaborazione aperta con la polizia giudiziaria nella ricerca di
conti e spese riferite al gruppo di An, ha ricordato come Artizzu
abbia restituito già l'anno scorso al consiglio regionale i 186 mila
euro che gli venivano contestati. Compresi quelli che non aveva speso
direttamente, ma che erano comunque usciti dai conti del suo gruppo.
Il magistrato ha fatto capire che messi insieme i pezzi dell'indagine,
per il pm era rimasto davvero poco per giustificare la richiesta di
condanna del giornalista: forse qualche errore di valutazione su
alcuni rimborsi, ampiamente compensata dal comportamento limpido
tenuto nell'intero arco del procedimento penale, quando la maggior
parte delle uscite hanno trovato una giustificazione legittima.

Perché il reato di peculato, come più volte il pm ha ricordato nel corso dei
vari processi per i fondi ai gruppi, scatta se non viene fornita una
giustificazione delle spese compatibile con l'attività istituzionale
dei consiglieri regionali oppure è certo che siano stati impiegati per
scopi non compatibili. Pesa comunque sul giudizio degli onorevoli
regionali il comportamento processuale: spiegare le ragioni delle
spese, anche a posteriori, è importante per valutare l'esistenza del
dolo, la volontà di commettere il reato ignorando il rispetto della legge.

Ora l'attenzione si sposta sul primo di marzo, quando il
pubblico ministero esaminerà la posizione di Antonello Liori e di
Giovanni Moro, imputati di peculato a causa rispettivamente di 165
mila e di 163 mila euro spesi, per l'accusa, impropriamente. Per loro
parleranno anche i difensori Michele Loi e Lorenzo Galisai, quindi il
giudice Ferrarese dovrebbe decidere. Si aprirà invece il 18 maggio
davanti alla seconda sezione del tribunale il giudizio ordinario per
Matteo Sanna - 120 mila euro - difeso da Ivano Iai, che all'ultima
udienza aveva depositato un parere pro veritate elaborato da tre
docenti di diritto, acquisito dal giudice.

Resta infine la posizione
dell'ex presidente del gruppo di centrodestra Mario Diana - difeso da
Massimo Delogu e Pierluigi Concas - che viene processato a parte. Il
23 marzo il pm Cocco farà le sue richieste a conclusione del giudizio
immediato, quello in cui rientrano le famose penne MontBlanc. Lo
stesso giorno si aprirà il processo-bis nell'altra sezione del
tribunale.

Nella scheda elettorale FI primo posto, Pd ultimo

CAGLIARI
Tanti anni fa la corsa per conquistare il primo posto nella scheda era
una competizione vera e propria. Con il Pci sempre capace di
spuntarla, mentre la Dc furbescamente si accontentava dell'ultimo
riquadro in fondo a destra che per altro, come richiamo elettorale,
valeva quanto il primo. Romanticherie del passato, da diverse
"chiamate alle urne" la posizione o griglia dei partiti è affidata a
un più banale sorteggio. È il destino a imporre il posto e qualche
volta va bene al concorrente, altre meno.

Il sorteggio. Per le
Politiche del 4 marzo è andata benissimo alle uniche due coalizioni in
campo, centrodestra e centrosinistra, almeno in uno dei due sorteggi.
Nella scheda rosa per la Camera, Forza Italia e i suoi alleati,
Lega-Psd'az, Noi con l'Italia e Fdi, sono stati favoriti dalla
lotteria: sarà loro il primo posto in alto a sinistra. All'ultimo,
guarda gli scherzi del destino, ci sarà il centrosinistra, con il
quartetto Partito democratico, +Europa, Insieme e Civica popolare. In
mezzo ai poli, tutti gli altri partiti, in quest'ordine:
Autodeterminatzione, Liberi e Uguali, Potere al popolo, Partito Valore
umano, Casa Pound, Partito comunista, Popolo della famiglia e infine
il Movimento Cinque stelle prima del centrosinistra. Il sorteggio in
Corte d'appello per il Senato, scheda gialla, è finito in tutt'altro
modo, con questa griglia finale: Potere al popolo,

Autodeterminatzione, Coalizione di centrosinistra, con all'interno
nell'ordine Civica popolare, Pd, Insieme e +Europa, poi il Partito
comunista, Liberi e Uguali, la Coalizione di centrodestra, con infila
Lega, Fdi, Forza Italia e Noi con l'Italia, e subito dopo Partito
della famiglia, Casa Pound, Valore Umano e Movimento Cinque stelle.
Non ci sono state contestazioni nei due sorteggi, i rappresentati
delle sedici liste hanno assistito in silenzio all'estrazione dei
bussolotti, ovetti Kinder, dal macinino che, in queste occasioni, si
prende gran parte della scena: è un pezzo storico.Fac simile. Venerdì
mattina, in Corte d'appello,  i rappresentanti di lista potranno
ritirare i fac simile delle due schede (che poi saranno nove, come
spiegato nel capitolo successivo) indispensabili per una buona
campagna elettorale porta a porta.

Perché - fanno sapere gli esperti -
questa volta i "santini" dei candidati potrebbero ritornare a essere
decisivi. O, meglio ancora, viaggeranno in parallelo con la Rete, dove
gli stessi candidati cominciano a muoversi molto meglio rispetto alle
elezioni nazionali del 2013 e alle regionali dell'anno successivo.Nove
schede. Non saranno solo due, come sarebbe facile immaginare visto che
da eleggere ci sono solo deputati e senatori. Invece, con il
Rosatellum che è un mix fra maggioritario e proporzionale, a far la
differenza sono proprio i collegi uninominali: sei alla Camera e tre
al Senato. Gli elettori del collegio di Sassari al seggio riceveranno
una scheda rosa (Camera) con i candidati del maggioritario per ciascun
partito o coalizione, e a fianco i rispettivi listini del
proporzionale della macro area Nuoro-Sassari-Olbia.

In Gallura,
cambieranno i candidati del maggioritario, mentre i listini resteranno
uguali. A Nuoro capiterà lo stesso. I candidati nel proporzionale
cambieranno da Oristano in giù, con i listini del collegio Centrosud,
e rimarranno gli stessi a nel Sulcis e a Cagliari. Mentre è ovvio
cambieranno quelli del maggioritario da collegio a collegio. Al
Senato, gli elettori di Sassari e Olbia riceveranno la stessa scheda
gialla: hanno in comune i candidati dell'uninominale e del
proporzionale che tra l'altro fanno parte del collegio unico
regionale. Lo stesso sarà per quelli di Oristano-Nuoro e dell'area
Cagliari-Sulcis.Seggi. Venticinque i parlamentari da eleggere: 17
deputati, sei con il maggioritario e 11 col proporzionale divisi in 5
e 6 fra i collegi del Centronord e del Centrosud. Sono invece 8 i
senatori: cinque saranno eletti con il listino unico regionale, tre
nei collegi uninominali di Sassari-Olbia, Nuoro-Oristano e
Cagliari-Sulcis. (ua)



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Federico Marini
skype: federico1970ca


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