giovedì 8 febbraio 2018

Rassegna stampa 08 Febbraio 2018


La Nuova

La commissione accusa: uranio e morti, c'è il nesso
Il presidente Scanu: «Stop al negazionismo». Ma scoppia la polemica

Un missile che fa saltare in aria la casamatta della Difesa. Un siluro che sbriciola un muro che sembra fatto di bugie. La relazione finale della commissione di inchiesta sull'uranio impoverito è un devastante atto d'accusa. Per i parlamentari che hanno redatto il documento ufficiale c'è un nesso causale tra l'uso dell'uranio impoverito e le morti dei militari colpiti da tumori. Un atto di accusa che pesa come una montagna. E una svolta epocale in uno dei temi più controversi degli ultimi decenni.

La commissione presieduta dal deputato del Pd Gian Piero Scanu con un atto di coraggio lancia la sua accusa. E non si limita generiche dichiarazioni. Invia tutta la relazione a diverse Procure. Segnala tre casi specifici su cui indagare. Il terremoto. Secondo la commissione sull'uranio, ma anche sull'amianto sono state scoperte «criticità sconvolgenti». Scanu critica il «negazionismo» della Difesa. Lo Stato maggiore dell'esercito definisce inaccettabili le accuse mosse dalla commissione. E sul terremoto che arriva dalla relazione parlamentare si apre una feroce polemica.

La battaglia. La relazione finale è passata con 10 voti a favore e 2 contro, quelli di Elio Vito e di Mauro Pili. Scanu non sembra né sorpreso, né intimorito dalla risposta dei vertici dell'esercito. E ha annunciato la trasmissione del documento alla procura di Roma perché valuti le ipotesi di reato. Il parlamentare Pd ha come altre volte ricordato il lavoro fatto per abolire la "giurisdizione domestica", il fatto che a giudicare sulle malattie in servizio dei soldati sia una commissione militare, e non l'Inail come per tutti gli altri lavoratori. Ma lo scontro diventa durissimo sul «nesso di causalità tra l'esposizione all'uranio impoverito e le patologie denunciate» dal personale in divisa.

Il passo doppio. E su questo punto si è anche scatenata una polemica feroce. La relazione riporta l'audizione sotto giuramento di Giorgio Trenta, presidente dell'associazione italiana di radioprotezione medica, che ha «riconosciuto la responsabilità dell'uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all'uranio». Ma l'esperto fa un passo indietro e parla però di «parole travisate, non ho mai detto che l'uranio impoverito è responsabile dei tumori riscontrati nei soldati».

Scanu impiega appena qualche minuto a sconfessare le dichiarazioni di Trenta e mostra la perizia firmata dall'esperto. A pagina 16 c'è scritto: «È necessario demolire una volta per tutte l'ipotesi che l'uranio, in quanto tale, possa essere la causa di induzione di tumori nei militari che hanno soggiornato in luoghi bellici ove lo stesso è stato utilizzato. Se si continuasse a perseguire tale ipotesi, considerando le caratteristiche fisiche dell'uranio, si sarebbe portati a negarne la responsabilità.

Invece, deve essere ricordata la responsabilità di tali proiettili nel generare le nanopolveri, che sono la vera causa dell'induzione di molte forme tumorali. In conclusione, si può affermare, mutuando dalla criminologia, che l'uranio è il mandante e le nano-polveri l'esecutore». L'atto di accusa. Tutta le relazione è un pesantissimo atto di accusa. Si punta il dito anche contro la magistratura che in molti casi non è intervenuta per tutelare la salute dei militari. La commissione ricorda anche la forte presenza di amianto in navi, aerei ed elicotteri. «Solo nell'ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate».

Il peso politico. La relazione ha effetti anche sulle servitù militari nell'isola. L'accordo appena rivisto rischia di diventare già insostenibile. La possibilità di sparare nei poligoni potrebbe essere rimessa in discussione. Anche perché la commissione conferma che a Capo Teulada c'è un'area, la Penisola Delta, usata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi. Interdetta in modo permanente. Nessuno si può avvicinare. Sull'area ci sono tonnellate di residuati bellici che contengono quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali. E l'uomo. Non sorprendono, a questo punto, le indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per il delitto di disastro doloso.


Speranza punta sul lavoro «Basta con il precariato»

verso il voto
di Alessandro Pirina
SASSARI
«Ogni voto per noi è uno in meno al disegno di Renzi e Berlusconi di
governare insieme per cinque anni». Roberto Speranza sbarca nell'isola
per lanciare la proposta politica di Liberi e uguali, l'alleanza
elettorale nata alla sinistra del Pd. «Siamo l'unica grande novità in
Italia - dice il coordinatore nazionale di Mdp -. E la leadership di
Pietro Grasso è molto diversa dalle altre in campo. Siamo il movimento
del lavoro, dell'uguaglianza e delle libertà. Senza di noi ci sarebbe
un vuoto politico. Renzi, Berlusconi, Salvini,

Grillo sono proposte
che il Paese ha già conosciuto, ma soprattutto non sono in grado di
difendere quel sistema di valori che invece noi vogliamo difendere.
Penso alla scuola pubblica, alla sanità pubblica. E soprattutto al
lavoro. Che anche in Sardegna è un'emergenza».Quali sono i
provvedimenti da prendere per primi?«Innanzitutto, diciamo stop alla
precarietà. Basta con i contratti di lavoro che durano pochi giorni,
che impediscono di costruirsi una vita. Nel 2017 su cento contratti
nuovi oltre 90 erano precari. È una realtà insostenibile, perché
costringe le generazioni più giovani a non potersi costruire una vita
degna di questo nome.

Ecco perché bisogna subito eliminare queste
modalità e puntare tutto su contratti a tempo indeterminato e a tutele
piene. Per produrre lavoro bisogna puntare sugli investimenti,
pubblici e privati. Invece, in questi ultimi anni si sono concentrati
su bonus e regalie fiscali che hanno prodotto poco o nulla».Liberi e
uguali dichiara di nascere per rafforzare il centrosinistra, ma in
realtà rischia di favorire il ritorno della destra.«Il centrosinistra
è una sigla che dice poco se non la si riempie di contenuti. Quello
che conta è il modello di società, e dunque investire sulla scuola,
sulla sanità, sul lavoro. Il Pd questi valori li ha negati. Penso al
jobs act, alla buona scuola, al "ciaone" la notte del referendum sulle
trivelle. Il problema non è quale sigla ma il modello di Paese da
costruire»

Romano Prodi, uno dei padri del centrosinistra, vi accusa
di essere contro l'unità.«Io ho rispetto per Prodi come per tanti
altri. Ma avrei voluto sentire queste voci quando si toccavano i
diritti dei lavoratori, quando si approvava la riforma della scuola
contro gli studenti, quando si votavano 8 fiducie su una legge
elettorale vergognosa. È lì che si è rotto il centrosinistra. E Liberi
e uguali nasce per cercare di rialzare il sistema di valori che è
stato calpestato».Sul rapporto con i 5 stelle in Liberi e uguali
sembrano esserci posizioni diverse: Grasso possibilista, Boldrini
contraria. «Quando mi chiedono che alleanze faremo dopo il voto io
rispondo sempre che vanno fatte con i giovani precari che non trovano
lavoro, con insegnanti e studenti arrabbiati, con i cittadini che non
riescono a curarsi. Sono queste le uniche alleanze che hanno senso. E
noi andremo in Parlamento con la nostra agenda e ci
confronteremo».

Berlusconi e Renzi si dicono d'accordo che senza i
numeri si dovrà tornare al voto.«In realtà, loro sono d'accordo su
tante cose, dal lavoro al fisco, alla immigrazione. Stanno solo
provando a nascondere il loro vero disegno, che è quello di governare
insieme per 5 anni. Ogni voto dato a noi serve a scardinare questo
scenario».In Sardegna governate con il Pd e nel 2019 si torna al voto:
confermerete l'alleanza?«Noi non abbiamo pregiudizi, ci confrontiamo
nel merito. Valuteremo agenda e programma e se ci saranno le
condizioni faremo l'accordo.

Come è successo nel Lazio con Zingaretti.
Cosa che invece non è accaduta in Lombardia con Gori».Nell'isola la
composizione delle liste è stata travagliata: l'imposizione di una
candidatura catapultata da Roma ha portato a defezioni eccellenti.«Il
Rosatellum è una legge sbagliata contro cui ci siamo fortemente
opposti e ha causato problemi in tutti i partiti e in tutto il Paese.
Ora però è il momento di fare la campagna elettorale per offrire
finalmente agli italiani la proposta progressista che finora è mancata
per il cambiamento».

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Unione Sarda

L'appello - ProgReS: votate per le forze indipendentiste

ProgReS non partecipa alle elezioni politiche del 4 marzo, «a causa di
una legge antidemocratica», ma invita gli elettori che vorranno votare
per il rinnovo del Parlamento a sostenere gli indipendentisti
candidati nella lista di Progetto AutodetermiNatzione. La speranza, fa
sapere il movimento, «è che tale progetto prenda parte attiva e
propositiva nella realizzazione dell'obiettivo principale al quale sta
lavorando ProgReS». E cioè, «la più ampia convergenza nazionale tra
forze indipendentiste, sovraniste e autonomiste in vista dei più
determinanti appuntamenti elettorali delle amministrative del 2018 e
delle nazionali del 2019».

Le otto sigle di Progetto AutodetermiNatzione accolgono con
soddisfazione: «Atto generoso e coerente con le intenzioni dichiarate
dallo stesso partito indipendentista», dice una nota, «i tavoli di
discussione rimangono aperti e per questo va riconosciuto a ProgReS di
aver compiuto un atto che facilita questo percorso di ricerca di
dialogo e unità. Riteniamo che questo possa essere un buon viatico per
le elezioni del 4 marzo e, ancora di più, all'indomani del voto». (ro.
mu.)

Speranza: «Noi, la vera novità»
Il deputato oggi nell'Isola: nessun paracadutato, gli eletti
rappresentano la nazione
Il progetto Leu: alternativi al Pd, puntiamo su lavoro e sanità

Liberi e Uguali è «la vera grande novità di questa campagna
elettorale» e con questa certezza Roberto Speranza, uno dei leader del
partito nato sotto la guida di Pietro Grasso, si prepara ad affrontare
le elezioni. Questo pomeriggio il deputato lucano inizierà il tour di
due giorni in Sardegna, per sostenere la campagna elettorale di Leu,
«la vera sinistra alternativa».

Alternativa a chi?
«Al Partito democratico, al Movimento 5 Stelle e alla destra».

Chi è il vostro vero avversario e chi teme di più?
«L'estrema destra incarnata da Matteo Salvini è il nemico numero uno
con cui battersi. Salvini e Grillo, però, la pensano allo stesso modo
su molte questioni come l'immigrazione e i rapporti con il sindacato.
Diciamo che si somigliano molto più di quanto sembri».

E degli altri leader cosa ne pensa?
«Berlusconi e Renzi hanno mostrato tutti i loro limiti nel dare le
risposte al Paese».

Voi schierate Pietro Grasso in prima linea.
«Sì perché lui rappresenta l'idea di una politica che rimette al
centro valori fondamentali per le persone».

Lei ha criticato aspramente il Pd a causa di alcune candidature o
alleanze provenienti dal centrodestra.
«Le liste che hanno fatto sono in sintonia con la linea politica di
questi anni quindi non mi sorprende che ci siano candidati che
provengono da quel mondo. A Bologna chi vota il Partito democratico
vota Pierferdinando Casini e non Vasco Errani, per anni presidente
storico di quella Regione.
Le candidature, però, hanno creato anche a LeU qualche problema, anche
qui in Sardegna, su alcuni paracadutati.
«C'è da dire innanzitutto che ci troviamo davanti a una legge
elettorale disastrosa, che non permette ai cittadini di scegliere i
propri eletti e questo ha causato problemi. Ma ora siamo in campagna
elettorale e dobbiamo offrire al Paese l'alternativa progressista che
finora è mancata».

Claudio Grassi, emiliano e candidato qui in Sardegna, secondo lei sarà
in grado di rappresentare l'Isola in Parlamento?
«Quando si è eletti si rappresenta la nazione».

Quali sono i vostri temi chiave?
«Stop alla precarietà perché è un dramma per le giovani generazioni.
Nel 2017 oltre il 90% dei contratti sono precari e il 70% degli under
35 vive con i propri genitori. Vogliamo contratti a tutela piena».

Qualche altra battaglia?
«Quella sulla sanità pubblica perché servono maggiori risorse.
Assistiamo a una una privatizzazione strisciante che ha come
conseguenza una disparità tra le persone agiate, che possono curarsi
in tempi rapidi e con qualità, e chi non ha le risorse e deve fare i
conti con un servizio pubblico meno efficace. Per questo proponiamo un
piano straordinario per l'assunzione di personale. Infine, puntiamo a
investire su scuola e università cancellando la Buona scuola e
azzerando le tasse universitarie».

La legge elettorale prefigura un risultato incerto. Sareste pronti a
un'alleanza col Pd?
«Noi siamo alleati dei precari, degli insegnanti e delle persone che
hanno bisogno di curarsi e non trovano servizi di qualità. Andremo in
Parlamento con le nostre idee alternative a quelle delle altre forze
in campo».

Ci sono altre formazioni di sinistra: come mai non riuscite a stare insieme?
«Con Liberi e Uguali abbiamo unito le forze di chi aveva voglia di
rappresentare un'alternativa vera».

Prodi vi ha accusato di essere divisivi. Vi sentite come quelli che
hanno indebolito il centrosinistra?
«No. Il centrosinistra lo ha distrutto chi ha fatto politiche di
rottura con i cittadini. Il centrosinistra è finito sul referendum
delle trivelle, sulle politiche del “renzismo”, in contrasto con le
nostre».

Perché votare Liberi e Uguali?
«I valori che rappresentiamo, a partire dalla lotta contro le
disuguaglianze, sono valori universali che nessuna delle forze in
campo rappresenta».
Matteo Sau

L'edilizia divide Berlusconi e Salvini
Il leader Fi rilancia il condono. Il leghista: contrarissimi

Sull'immigrazione Forza Italia e Lega sono «sulla stessa linea» ma
sull'eventualità di un condono edilizio Silvio Berlusconi e Matteo
Salvini viaggiano separati. È l'ex Cav a gettare acqua sulle
divergenze emerse dopo il caos Macerata: sul fronte migranti «siamo
sulla stessa linea della Lega anche se le Lega usa parole più dure».
«Chi non è in regola chi non ha diritto allo status di rifugiato non
può restare in Italia - spiega Berlusconi - Se rinunciamo a questo, a
cosa servono le leggi? È una bomba sociale pericolosa che va
disinnescata prima che sia troppo tardi». Eppure nei giorni scorsi il
leader azzurro aveva giudicato «eccessive» le parole di Salvini che
aveva accusato la sinistra di avere le «mani sporche di sangue».
Ma l'ultima trovata del Cav è sull'edilizia.

«Bisogna cambiare le
regole: chi deve costruire una casa o aprire un'attività commerciale,
non dovrà più aspettare anni per permessi e licenze. Dovrà dichiarare
l'inizio dell'attività e assumersi la responsabilità di rispettare le
leggi. Solo dopo verranno i controlli». Ma Salvini è decisamente
contrario: «Dico fortemente no a ogni ipotesi di condono per abusi
edilizi: il nostro territorio è già troppo cementificato».
RENZI CASA PER CASA Intanto il segretario del Pd Matteo Renzi ha
avviato la sua campagna elettorale casa per casa. L'ex premier ha
pubblicato su Instagram alcune foto che mostrano strette di mano,
citofonate e chiacchierate sul divano.
ù

Nella relazione finale dell'organo guidato da Gian Piero Scanu si
critica il silenzio del governo
Uranio, linea dura della commissione: «Ha seminato malattie tra i militari»

C'è un legame tra l'uso dell'uranio e i tumori dei militari. Ma ci
sono pure gli «assordanti silenzi» del governo e addirittura il
«negazionismo» dei vertici dell'esercito. E poi i morti, tanti morti,
a causa dell'amianto che si trovava su navi, aerei e elicotteri: «Solo
nell'ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si
sono ammalate per patologie asbesto-correlate». L'aria è cambiata, ora
è la commissione sull'uranio impoverito a sparare. E mira dritta al
cuore, parlando per la prima volta delle «sconvolgenti criticità che
in Italia e nelle missioni all'estero hanno contribuito a seminare
morti e malattie tra i lavoratori militari del nostro Paese», scrive
nella relazione finale dell'organo d'inchiesta il presidente Gian
Piero Scanu.

MURO DI GOMMA Il documento, presentato ieri nel corso di una
conferenza stampa alla Camera dei deputati, non fa sconti. Nemmeno ai
pm e ai giudici: «Malauguratamente non appaiono sistematici gli
interventi della magistratura penale a tutela della sicurezza e della
salute del personale dell'amministrazione della Difesa. Il risultato è
devastante». E forse anche a causa di questo aspetto, «continua a
diffondersi un senso d'impunità quanto mai deleterio per il futuro,
l'idea che le regole c'erano, ci sono e ci saranno, ma che si
potevano, si possono e si potranno violare senza incorrere in
effettive responsabilità. E quel che è ancora peggio, dilaga tra le
vittime e i loro parenti un altrettanto sconfortante senso di
giustizia negata».

La Sardegna viene citata poche volte nella
relazione, ma in realtà è sempre al centro dell'attività della
commissione d'inchiesta. Sono chiare però le allusioni all'Isola: «Mai
più militari morti e ammalati senza sapere perché, mai più una
penisola interdetta», sottolinea Scanu. E il riferimento è all'area
Delta del poligono di Teulada, terra su cui i militari hanno scaricato
negli anni tonnellate di munizioni e che ora andrebbe bonificata.
LA REPLICA La portata della relazione finale è così massiccia che
Giorgio Trenta presidente dell'Associazione italiana di
radioprotezione medica, citato nel documento in merito al legame tra
le morti e l'uso del metallo radioattivo, precisa: «Forse ciò che ho
detto è stato male interpretato.

Non ho mai sostenuto la tesi di un
nesso causale diretto tra l'uranio impoverito e l'insorgere di
tumori». Scanu, che nei giorni scorsi ha motivato la sua mancata
ricandidatura alle Politiche proprio con l'attività della commissione,
replica al professore universitario: «È stato lui stesso a dire che
possiamo raffigurarci l'uranio come il mandante e le nanoparticelle
come i killer, quando lo abbiamo ascoltato in commissione». In un
comunciato, poi, lo Stato Maggiore della Difesa ha spiegato che le
forze armate italiane «mai hanno acquistato o impiegato munizionamento
contenente uranio impoverito».

PILI Il documento finale della commissione è stato approvato con 10
voti favorevoli e due contrari: quello di Elio Vito (Forza Italia) e
Mauro Pili (Unidos), che ha presentato una contro-relazione in cui
attacca con Parlamento e governo, in particolare sugli aspetti
ambientali: «Le ultime leggi hanno sostanzialmente avallato la
contaminazione dei poligoni: il legislatore ha salvaguardato gli
interessi di chi ha inquinato, trasformando le aree in militari, e la
Sardegna ne ha molte, in aree industriali».
Michele Ruffi

Regione: il Tar annulla il concorso
Accolti i ricorsi di funzionari e dipendenti, due i punti critici.
Polemica tra gli schieramenti
Stop all'assunzione di 20 dirigenti, prove preselettive cancellate

Il concorso per l'assunzione di 20 dirigenti tra Regione, agenzia
Aspal ed Enas torna al punto di partenza. Il bando è stato cancellato
e così anche la prova preselettiva in programma il 20 febbraio.
Decisione presa ieri dai giudici della seconda sezione del Tribunale
amministrativo, che hanno accolto i ricorsi degli avvocati Matilde
Mura, Giovanni Luigi Machiavelli e Domenico Tomassetti per conto di
una funzionaria dell'assessorato ai Trasporti, una dipendente della
Regione e due dirigenti di Laore e Inps e «annullato» la procedura.
Erano state già depositate tremila domande: la Regione deve rivedere
tutto seguendo le linee indicate dalle quattro sentenze.

«NON L'ASSESSORE» Due i punti critici indicati dai legali e in effetti
bocciati dal collegio: il bando e i suoi criteri dovevano essere
preparati non dall'assessore al Personale ma dal dirigente
amministrativo; l'impossibilità per i concorsisti di partecipare a più
ambiti della procedura. Sul primo il Tribunale ha spiegato che i
«criteri concorsuali» e «il bando» sono stati «emanati dalla Giunta
regionale e dall'assessore» nonostante sia la stessa «legge regionale
6 del 14 giugno 2000» a prevedere che «la competenza» su «atti di
gestione e atti o provvedimenti amministrativi» sia «attribuita ai
dirigenti».
L'assessore e la Giunta sono «titolari (solo) di funzioni
di direzione politica» e «non potevano esercitare sfere di poteri che
sono state per legge attribuite alla dirigenza», in «applicazione
delle norme» che «sanciscono la netta separazione tra organo politico
e di gestione».

PIÙ AMBITI Riguardo il secondo punto, i giudici hanno ritenuto «non
chiaramente distinguibili tra loro» i cinque ambiti in cui era stato
diviso il concorso: economico-finanziario (sette posti),
giuridico-amministrativo (4 posti), giuridico-amministrativo specifico
per le politiche del lavoro (due posti), ambiente e territorio (4
posti), infrastrutture (3 posti).

Se anche era legittima «la
suddivisione tra area tecnica e amministrativa», difficile era
«comprendere con quale logica» per esempio «il settore giuridico
amministrativo sia stato distinto rispetto al settore giuridico
amministrativo specifico per le politiche del lavoro». Una «scelta non
coerente a principi di logicità e motivazione». Inoltre «consentire»
ai concorsisti «a loro scelta l'accesso a solo un settore, nonostante
potessero avere competenze adeguate anche in altri ambiti», è
«irragionevole» e nega «parità di trattamento e libero accesso ai
pubblici concorsi». I candidati «dovevano poter scegliere di
partecipare anche a più ambiti».

LE REAZIONI In serata il commento di Filippo Spanu, assessore al
Personale: c'era «l'urgente necessità, per la nostra macchina
amministrativa, di dotarsi di nuove figure di vertice che rispondano
alle effettive esigenze. Il mio impegno rimane coprire queste
esigenze. Il bando rispondeva a questi principi e cercherò, tenendo
conto delle sentenze, di riavviare il percorso in tempi brevi».
Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei sardi, si dice
«soddisfatto. Non abbiamo condiviso l'impostazione del concorso, ci
aspettiamo possano trovar spazio criteri meritocratici». Marco Tedde,
consigliere di Forza Italia, parla di «incompetenza di tutta la Giunta
Pigliaru, che ha affossato la Sardegna». La decisione «censura
pesantemente» il suo «ennesimo pasticcio».
Andrea Manunza

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Federico Marini
skype: federico1970ca

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