venerdì 16 febbraio 2018

Rassegna stampa 16 Febbraio 2018


Imbrattata sede CasaPound a Cagliari, danni a telecamere. Attivisti, risponderemo con iniziative ad ogni intimidazione

15 Febbraio , 20:46. La facciata della sede di CasaPound in via La Nurra a Cagliari è stata imbrattata durante la notte e sono state danneggiate le telecamere esterne. Lo segnala il responsabile cittadino del movimento, Luca Sardara. "Dopo la tentata aggressione avvenuta qualche giorno fa durante l'affissione dei manifesti elettorali ai danni dei militanti di CasaPound Sardegna, nella notte scorsa individui incappucciati hanno imbrattato la facciata della sede danneggiando le telecamere esterne - racconta - Queste azioni
vigliacche testimoniano il clima d'odio che l'antifascismo militante cagliaritano sta cercando di creare, avallato dalle istituzioni che, invece di prendere distanze e provvedimenti contro le loro azioni violente e antidemocratiche, discutono della possibilità di negare gli spazi pubblici a chi non si dichiara antifascista".

I militanti hanno già ripristinato la facciata e sistemato l'insegna. "Ad ogni atto intimidatorio risponderemo intensificando l'attività sul territorio - promette Sardara - tenendo inoltre a ringraziare i numerosi cittadini del quartiere che hanno voluto contribuire alle spese di ripristino del decoro della facciata". Sull'episodio indaga la polizia. (ANSA).


LA NUOVA

L'isola diventa decisiva sei collegi su 9 in bilico
Testa a testa centrodestra-M5s alla Camera a Olbia e al Senato nel centronord
In base ai sondaggi il centrosinistra fuori dai giochi, eccetto a
Nuoro e Oristano

CAGLIARI La Sardegna da sola o in compagnia delle altre regioni del
Sud potrebbe fare la fortuna o la sfortuna dei partiti alle elezioni
politiche di marzo. Non sembri un'esagerazione: a sostenerlo con
certezza è la piattaforma «Rosatelleum.it», messa su in queste
settimane da alcuni sondaggisti di lungo corso. In uno studio -
pubblicato anche dal Corriere della Sera - sono due i collegi
uninominali isolani, ma potrebbero diventare addirittura sei sui nove
totali tra Camera e Senato, a essere stati inseriti dagli esperti nel
«pacchetto dei trentacinque in bilico».

Sono tutti nel Mezzogiorno e
tutti potrebbero essere decisivi nella partita del 4 marzo. Caso
Sardegna. I collegi in cui gli elettori sarebbero indecisi dovrebbero
essere Olbia per la Camera, con un recente sorpasso del centrodestra
sul Movimento, e il Centronord (Sassari-Olbia) al Senato. Qui invece
il distacco fra i 5 stelle, dati comunque in vantaggio o alla pari, e
l'alleanza capeggiata da Forza Italia sarebbe non superiore a uno-due
punti in percentuale. Gli altri quattro che la piattaforma non assegna
con certezza assoluta sono invece gli uninominali per la Camera di
Sassari, Nuoro e Oristano, più il «Sardegna centro» (Oristano-Nuoro)
nella corsa verso Palazzo Madama.

Anche se va sottolineato che in
questi 4 casi il sondaggio continua a essere molto favorevole ai 5
stelle. Che secondo il report sarebbero nettamente in testa e
irraggiungibili, almeno sulla carta, nel Sulcis e a Cagliari alla
Camera e al Senato in quello del Sud (Cagliari-Sulcis). Caso Italia.
Secondo la piattaforma, solo nel Mezzogiorno sarebbe ancora possibile
un testa a testa fra i grillini e il centrodestra. Quello che colpisce
è l'assenza da questo possibile duello del centrosinistra, che da Roma
in giù, isole comprese, è indicato sempre al terzo posto e molto
lontano dai due contendenti. La conclusione del report è in queste
poche ma significative righe: «Se la coalizione di Berlusconi, Salvini
e Meloni, forte del vantaggio cristallizzato nelle regioni del Nord,
riuscisse a imporsi anche nel Mezzogiorno potrebbe ottenere la
maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento».

Caso Olbia. Stando al
sondaggio, nel collegio per la Camera, il candidato del centrodestra
Giuseppe Fasolino avrebbe sorpassato seppure di poco Nardo Marino dei
5 stelle. È la conferma di quanto riportato poche settimane fa dal
sito Repubblica.it, che accreditava Fasolino del 35, per centro contro
il 33,1 di Marino. Per gli studiosi del gruppo «Rosatellum.it», la
situazione è ancora in evoluzione ma alla fine fra i due candidati lo
scarto non dovrebbe essere comunque superiore a un punto e mezzo. Al
terzo posto - secondo Repubblica.it - ci sarebbe Paolo Bittu della
coalizione di centrosinistra con il 23,1 ma comunque in leggera
risalita rispetto al sondaggio d'inizio gennaio. Caso Sassari-Olbia.
Dei tre collegi uninominali per il Senato, sarebbe in bilico solo
quello del Nord.

Per la piattaforma «Rosatellum.it», la candidata del
Movimento, Maria Vittoria Bogo, sarebbe tallonata da Antonio Moro
(Lega-Psd'Az), col centrodestra che, a questo punto, avrebbe uno
svantaggio di appena l'1 per cento. Gianfranco Ganau, presidente del
Consiglio e candidato del centrosinistra, da Repubblica.it era
accreditato del 24 per cento stando alle intenzioni di voto d'inizio
febbraio, ma anche lui è dato in risalita. Gli altri casi.

Alla Camera
i 5 stelle sarebbero in testa a Sassari (più 5 per cento sul
centrodestra, più 10 sul centrosinistra), a Nuoro (ma Forza Italia e
Pd sono indicati in crescita) e a Oristano, dove però la forchetta fra
le forze in campo si sarebbe ristretta di molto. Al Senato, invece,
nel collegio Oristano-Nuoro i grillini sarebbero in vantaggio di 3
punti sul centrodestra e del doppio sul centrosinistra. Infine, i 5
stelle sarebbero in testa nettamente nei collegi del Sulcis e di
Cagliari per la Camera e in quello del Sud per il Senato. (ua)

Caos nei 5 stelle, la Moi fuori dal gruppo
Giallo sul destino dell'eurodeputata cagliaritana: c'è chi parla di
autosospensione, chi di espulsione

CAGLIARI Un caso tira l'altro, nel Movimento 5 stelle. L'ultimo è
tutto sardo e ruota intorno all'eurodeputata Giulia Moi, eletta nel
2014 a Strasburgo con 50mila preferenze. Il mistero è questo: si è
autosospesa, oppure l'hanno espulsa? Come spesso accade nel mondo
pentastellato non c'è una verità assoluta. Secondo alcune fonti, da
tempo in rotta col Movimento, soprattutto in Sardegna col coordinatore
regionale Mario Puddu, si sarebbe dimessa diversi mesi fa e quindi
molto prima che scoppiasse il recentissimo caso dei rimborsi mancati.
Il motivo: divergenze politiche e personali - non confermate però
dall'interessata - tanto che l'eurodeputata starebbe per aderire al
gruppo formato da David Borrelli. Anche lui è un europarlamentare e
ormai ex numero tre della piattaforma Rousseau, la mente dei 5 stelle,
gestita dalla coppia Grillo-Casaleggio. Con una particolarità: al
posto di Borrelli al vertice della società è stato designato il
cagliaritano Pietro Dettori, che la famiglia Casaleggio ha presentato
come «un nuovo e finalmente affidabile socio».

Fin qui la versione
favorevole a Giulia Moi, ma ecco quella opposta. L'eurodeputata
sarebbe stata sospesa dallo staff del Movimento in via precauzionale
dopo essersi rifiutata, pochi giorni fa, di firmare una liberatoria.
Per l'esattezza dovrebbe essere quella con cui i parlamentari, dopo
che è scoppiato lo scandalo dei rimborsi fantasma, autorizzano lo
staff a verificare i conti correnti bancari personali. È, in altre
parole, l'avvio di quella procedura sollecitata in questi giorni dal
candidato-premier Luigi Di Maio, per controllare se i rimborsi
annunciati siano stati reali o meno.

Ricordato che gli eurodeputati
avrebbero dovuto versare al Fondo mille euro al mese, mentre per i
parlamentari l'importo è intorno ai 2.500, Giulia Moi avrebbe risposto
picche alla richiesta dello Staff, decretando di fatto la sua
sospensione. Ma fonti vicine ai 5 stelle hanno fatto sapere che per il
passaggio successivo, l'espulsione, è solo questione di giorni. Se
queste sono le ipotesi sul tappeto, non esiste - come detto - una
versione ufficiale di come siano andate effettivamente le cose.

L'eurodeputata continua ad avere il telefonino staccato oppure
protetto da una segreteria telefonica in lingua inglese, quindi
dovrebbe essere all'estero, anche se risulta comunque online su
Facebook e Whatsapp senza però rispondere alle chat. Di contro anche
il Movimento s'è trincerato dietro il consueto silenzio: «Non ci sono
ancora comunicazioni ufficiali», hanno fatto ribadito dal
coordinamento regionale. È una risposta che non deve sorprendere, è
già accaduto con il caso del senatore Roberto Cotti. Nessuno sa ancora
- e per la verità neanche il diretto interessato s'è impegnato a farlo
- perché il parlamentare uscente non sia stato ricandidato e quali
accuse o sospetti gli siano stati contestati. Dovrebbero essere gravi
visto che poi gli è stato vietato di presentarsi anche alle ultime
parlamentarie. (ua)

Unione Sarda

Su Youtube gli alfieri del Pd sardo
Presentazioni social per chi è in lizza alle Politiche

Il Partito democratico sardo sposa a pieno titolo la campagna
elettorale social. I candidati, per ora soltanto cinque, si presentano
con un video su Youtube e rilanciato nel profilo Facebook del Pd
isolano.

I primi ad aver aderito a questo esperimento sono Franco Sabatini,
candidato nel collegio uninominale di Nuoro per la Camera, Silvia
Russel e Giuseppe Ciccolini, candidati nel plurinominale per il
collegio Camera Nord, Francesco Sanna, anche lui nel proporzionale per
Montecitorio (ma al Sud), Romina Mura, candidata al collegio
uninominale di Carbonia e capolista per Camera Sud.

La rete dunque non sembra più appannaggio solo del Movimento 5 Stelle,
che del web ha fatto il proprio terreno preferito, ma anche gli altri
partiti si adeguano a una campagna elettorale sempre più smart e con
la necessità di raggiungere più persone possibile nel minor tempo.
Agli aspiranti parlamentari il compito di spiegare in pochi minuti il
perché della propria candidatura oppure i motivi per cui gli elettori
dovrebbero scegliere il Partito democratico alle elezioni.

L'esperimento ha coinvolto per ora solo alcuni dei candidati ma è
probabile che poi venga esteso a tutta la squadra. Un pezzo di
campagna elettorale si fa sui social, dove comunque non sempre un “mi
piace” equivale a un voto. (m. s.)

Alcoa è passata a Sider Alloys «Ora deve ripartire la produzione»
Ieri a Roma la firma sulla cessione dello stabilimento: in ballo oltre
800 posti di lavoro

La Sider Alloys è la nuova proprietaria della fabbrica di alluminio di
Portovesme. Ieri al Ministero dello Sviluppo Economico il doppio
passaggio da Alcoa ad Invitalia e da quest'ultima a Sider Alloys. Si
chiude la permanenza di Alcoa in Sardegna, diciotto anni dopo l'arrivo
a Portovesme. A Roma ieri per firmare l'inizio della nuova vita per lo
stabilimento c'era il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, il
Presidente della Regione Francesco Pigliaru, l'ad di Invitalia
Domenico Arcuri e l'ad di Sider Alloys Giuseppe Manina.

A PORTOVESME A Portovesme, mentre a Roma si firma il passaggio, un
centinaio di ex lavoratori si sono riuniti al presidio. L'ufficialità
della notizia è accolta con ottimismo e speranza: un momento atteso da
cinque anni.

A ROMA «Oggi non si è concluso un percorso, anzi è l'inizio di una
nuova fase - ha detto il ministro Calenda - per festeggiare però
bisognerà attendere il riavvio della produzione». Ieri si è sancito il
passaggio dall'Alcoa ai nuovi investitori di Sider Alloys. «Agli
operai diciamo che abbiamo lavorato per loro - afferma il presidente
della Regione Francesco Pigliaru - ispirati dalla loro determinazione
a far ripartire la produzione, dalla loro convinzione che quei posti
di lavoro, in un territorio in cui la disoccupazione è altissima, si
potevano recuperare, e con loro la capacità di produrre».

Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis, punta l'attenzione sulle due
vertenze in sospeso. «Alluminio primario ed Eurallumina valgono oltre
duemila persone al lavoro. Sta qui l'importanza del risultato
conseguito per riavviare la produzione delle due fabbriche».
LE REAZIONI «È stata restituita la dignità ai lavoratori e alle loro
famiglie », ha detto il segretario del Pd Giuseppe Cucca. «Un
risultato frutto dell'impegno dei lavoratori e dei sindacati - ha
aggiunto Pietro Cocco, capogruppo del Pd - e della buona sinergia tra
la Regione e il Governo». Gianluigi Rubiu, Udc, auspica «che possa
essere solo un nuovo inizio per l'area industriale di Portovesme e
dintorni».

Dalle organizzazioni sindacali il riconoscimento del
momento importantissimo per la vertenza. «A un certo punto siamo
rimasti davvero in pochi a crederci - dice Rino Barca, Fsm Cisl -
adesso al più presto deve partire il confronto con i nuovi
proprietari». «Firmato il passaggio- dice Roberto Forresu, segretario
della Fiom Cgil - stiamo chiedendo a tutti i livelli che sia fissato
un incontro con la società». Diversi i temi da discutere.
VERTENZA DA CHIUDERE «La vertenza non è certa conclusa - ribadisce
Renato Tocco, Uilm - fino a quando non sarà prodotto il primo lingotto
di alluminio». Anche l'Alcoa è intervenuta sulla cessione. «Esprimiamo
soddisfazione - si legge in una nota - e auguriamo alla nuova
proprietà e ai lavoratori le migliori fortune per il futuro».
Antonella Pani

Lunedì Di Maio alla Fiera
Arrivano i leader Il 22 a Cagliari Giorgia Meloni

Luigi Di Maio fa il bis, Beatrice Lorenzin chiude la campagna
elettorale a Cagliari, Giorgia Meloni lancia la corsa di Fratelli
d'Italia e Nicola Fratoianni sceglie la comunità La Collina per il suo
incontro di campagna elettorale. Quattro appuntamenti nell'agenda dei
partiti che cercano, con l'arrivo dei big, di ottenere la suggestione
giusta per la volata finale in vista del voto del 4 marzo.
M5S Il candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, torna
a Cagliari per la seconda volta in questa campagna elettorale.
L'appuntamento è per lunedì prossimo, alle 19, nel Palazzo dei
congressi della Fiera per l'ultimo incontro del popolo pentastellato
prima del voto.

LEU Sempre lunedì il leader di Sinistra italiana ed esponente di
Liberi e Uguali, Nicola Fratoianni, sarà alla comunità la Collina di
Serdiana alle 17.30. Fratoianni parteciperà a un incontro, al quale
prenderanno parte anche i candidati di Leu. Probabili le visite anche
di Sergio Cofferati e Stefano Fassina.

FDI La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, sarà a Cagliari il
22 febbraio. Sono ancora in fase di definizione gli appuntamenti che
verranno comunicati nei prossimi giorni.

LA MINISTRA La ministra Beatrice Lorenzin, leader di Civica popolare
chiuderà la campagna elettorale a Cagliari il primo marzo. La titolare
della Sanità parteciperà a un evento serale, dedicato ai simpatizzanti
del neonato partito centrista alleato con il Pd. Sempre per Civica
popolare è probabile che arrivi in Sardegna anche il ministro
dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. (m. s.)

Corte dei conti, sul bilancio 2016 lite tra l'assessore e la relatrice
Ieri l'adunanza davanti alla sezione di controllo

I conti della Regione appaiono in ordine, ma le criticità restano
tante, soprattutto per le norme sul bilancio armonizzato. Quella di
ieri alla Sezione controllo della Corte dei Conti non è stata la
solita adunanza di routine in vista del giudizio di parificazione sul
bilancio del 2016, l'atto con cui la magistratura erariale certifica
la correttezza delle finanze regionali. A fine adunanza è scattato un
battibecco, irrituale, tra la consigliera relatrice Maria Paola Marcia
e l'assessore al Bilancio, Raffaele Paci.

LA RELAZIONE «Le analisi condotte dall'ufficio istruttore risentono di
carenze informative», ha fatto presente la relatrice Marcia, «tuttavia
si è osservato che la gestione dell'esercizio 2016 ha trovato supporto
in un quadro finanziario complessivo che, nelle sue diversificate e
componenti, non si è dimostrato adeguato a sostenere una evoluzione
dinamica dell'azione». Tante le criticità sollevate dalla magistrata:
a partire dalle previsioni di bilancio non rispettate per oltre il 20
per cento, ma anche «sofferenze nella fase di riscossione», i debiti
riproposti («si tratta della terza volta che si presenta la necessità
di rettificare la relativa scadenza»),

i presunti ritardi della
programmazione finanziaria dei fondi europei e la diminuzione del
disavanzo nella spesa sanitaria, ma con «il miglioramento interamente
ascrivibile ai maggiori finanziamenti erogati dalla Regione». Tra le
note dolenti la riduzione degli stanziamenti e il grado di
realizzazione delle «missioni» legate all'istruzione e al diritto allo
studio (con l'emergenza dispersione ancora alta), alle politiche
sociali, a quelle per i giovani e per il turismo.

LA REPLICA Decisa e molto dettagliata è stata la replica
dell'assessore Paci. «È una relazione particolarmente severa», ha
ribattuto, «che noi prendiamo come stimolo a fare sempre meglio, ma
ricordo che ci sono vincoli esterni che rendono difficile e a tratti
impossibile procedere con la rapidità e l'efficacia che per primi
vorremmo». Nel nuovo bilancio armonizzato «ci sono norme di non facile
lettura, sia nella interpretazione che nella applicazione, e indubbie
difficoltà ad affrontare i cambiamenti organizzativi che
dall'armonizzato derivano: lo dimostra il fatto che lo Stato pretende
dalle amministrazioni regionali il bilancio armonizzato ma per se
stesso continua a rinviarlo».

Il vicepresidente della Giunta ha poi
rimarcato i successi dell'esecutivo nel trovare risposte alle
principali emergenze contabili ereditate dal passato. A fine audizione
è saltato il protocollo, con un botta e risposta tra la consigliera
Marcia e Paci che ha convinto il presidente Petronio a chiedere di
proseguire la discussione nel suo ufficio. Riservatamente. (fr. pi.)

Giulia Moi fuori dal M5S Rousseau, sardo ai vertici
È strappo con l'eurodeputata, Pietro Dettori entra nell'associazione

Non si è autosospesa, è sospesa già da un pezzo con espulsione formale
in vista: l'uscita di Giulia Moi dal gruppo M5S del Parlamento europeo
è una notizia per tutti, ma non per il movimento. L'eurodeputata
cagliaritana - raccontano fonti griline - fin dall'insediamento non
avrebbe fatto nulla per stringere buoni rapporti con i colleghi, e
d'altra parte, già nel 2014, la sua candidatura era stata molto
criticata da alcuni attivisti sardi che chiedevano maggiori
chiarimenti sulla sua attività di ricercatrice.

LO STRAPPO Si tratta, comunque, del secondo addio dopo quello molto
più rumoroso di David Borrelli: ieri il Parlamento europeo ha
ufficializzato il suo passaggio dal gruppo Efdd, al quale appartiene
il Movimento 5 Stelle, a quello misto. «Ho deciso di aderire ad un
nuovo progetto - spiega l'ormai ex grillino sul suo profilo Facebook -
un movimento, che nascerà a breve, e che si occuperà di imprenditori e
risparmiatori. Lo devo a loro, lo devo alla mia vita». L'uscita
ufficiale di Borrelli e quella che Giulia Moi ancora non conferma, ha
un punto in comune: i due eurodeputati sono stati gli unici della
delegazione - oltre ai già fuoriusciti Marco Affronte e Marco Zanni -
a non aver firmato la liberatoria sul trattamento dei dati personali
chiesta dal Movimento ai suoi eletti per controllare i versamenti dei
rimborsi. La pattuglia pentastellata, seconda delegazione più numerosa
del gruppo euroscettico Efdd, passa da 17 eurodeputati a 13. Non è
chiaro, però, se anche Giulia Moi intenda seguire Borrelli nella sua
nuova avventura.

ROUSSEAU PARLA SARDO La fuoriuscita di Borrelli lascia spazio a un
altro sardo. Non in Parlamento europeo, ma tra gli amministratori
della piattaforma Rousseau di cui l'europarlamentare legatissimo a
Davide Casaleggio faceva parte. Al posto suo, entrano come soci Enrica
Sabatini e Pietro Dettori, cagliaritano che vive a Milano. Già
responsabile editoriale della piattaforma e social media manager,
Dettori ha già curato i contenuti del blog “di Grillo” e degli account
social del capo politico del 5 Stelle. È lui, in pratica, «lo staff»
del blog, quello al quale Gianroberto Casaleggio e Grillo avevano
demandato la stesura dei post da pubblicare. Dettori fa parte anche
del comitato elettorale, il primo non presieduto da Beppe Grillo, che
si occupa di raccogliere i fondi per la corsa dei 5 Stelle verso le
politiche 2018.
Roberto Murgia

LA NUOVA

I giudici entrano nel merito delle scelte politiche: ed è subito polemica
«Welfare, giovani, turismo: investite poche risorse»

di Umberto Aime
CAGLIARI
La Corte dei conti mai è stata tenera con la Regione, chiunque ci
fosse al governo, ma questa volta è andata oltre. È sfociata in una
severità non solo contabile ma anche politica ed ecco subito una delle
frasi più forti di quella che è stata una relazione-requisitoria: «Gli
stanziamenti a favore d'istruzione, diritto allo studio, welfare,
giovani e turismo nel 2016 non hanno superato complessivamente l'8,7
per cento del bilancio, tra l'altro è una quota inferiore rispetto al
2015, nonostante abbiano un'elevata valenza sociale ed economica». Un
giudizio secco non tanto sui numeri ma quanto proprio - almeno così è
sembrato - sulla qualità della spesa. Così secco da cogliere di
sorpresa ma non impreparato nella replica anche chi in aula
rappresentava la giunta di centrosinistra, l'assessore al bilancio
Raffaele Paci.

È ovvio che, a quel punto, il clima si sia
surriscaldato e infatti sui titoli di coda dell'udienza istruttoria
sulla «verifica del bilancio 2016», con ancora gran parte degli
invitati fra i banchi, il magistrato relatore Maria Paola Marcia e
l'assessore sono stati protagonisti di un botta e risposta neanche
troppo sottovoce. Su cosa? Sulle «analisi contabili e il confronto fra
i capitoli di spesa fra un anno e l'altro». Duro fino a tal punto, il
confronto, da obbligare il presidente della Sezione di controllo,
Francesco Petronio, a interromperlo e a intervenire con un diplomatico
ma perentorio: «Scusate, possiamo proseguire nel mio ufficio?». È
finito così un rito che rito non lo è stato dall'inizio alla fine
dell'udienza. Anche se subito dopo il chiarimento, avvenuto in altre
stanze, chi aveva partecipato al confronto-scontro si è affrettato a
spegnere il focolaio e a ribadire quasi all'unisono: «Qui ognuno di
noi ha svolto il ruolo che gli spetta».

Sia chiaro: il giudizio di
parifica, che in parole spicce è un via libera al bilancio del 2016,
non è in discussione. Arriverà scontato fra una decina di giorni, ma
quanto accaduto in aula potrebbe lasciare più di uno strascico e non
solo contabile. Le contestazioni. Detto che il 2016 era per la Regione
il secondo anno di bilancio armonizzato, è quello in cui entrate e
uscite devono essere comunque e sempre alla pari, il magistrato
relatore ha messo in fila diverse contestazioni. Queste: confusione
nella trasmissione dei documenti, ridotta capacità nella spesa e
nell'utilizzo dei fondi europei, eccessivo indebitamento, esagerate
differenze fra bilancio di previsione e quello effettivo, è intorno al
20 per cento.

E ancora: difficoltà nel saper riscuotere il dovuto,
lentezza nei pagamenti, troppi incarichi esterni costati 4,6 milioni,
poco meno del doppio del limite imposto dallo Stato. In un susseguirsi
di numeri, la relazione più che l'immancabile bacchettata è stata
pesante come una legnata. Che guarda caso ha salvato invece, seppure
in parte, solo la madre di tutti guai della Regione: la spesa
sanitaria. Nel confronto 2015-2016 il disavanzo delle allora Aziende
sanitarie è sceso da 328 milioni a 299 milioni e mezzo, ma solo perché
«sono aumentati i finanziamenti destinati alla parziale copertura
delle perdite», è stata la precisazione che ha smontato quello che era
sembrato un successo.L'istruttoria. Di fatto quella presentata
nell'aula della Corte dei conti ha lo stesso peso dell'indagine
preliminare in un processo penale.

Inciderà o no sul giudizio finale?
S'è intuito che alla fine il via libera arriverà. Anche se resteranno
indelebili quei giudizi più politici che contabili sulla qualità della
spesa. Fino a rilevare, in un altro passaggio del relatore, che «il
quadro finanziario presentato è stato appena sufficiente a
salvaguardare gli interventi e a garantire i servizi già in atto».
Prima di ascoltare l'arringa difensiva dell'assessore, che è stata
decisa e tratti anche aspra, la relazione un'attenuante comunque l'ha
concessa alla Regione.

Questa: «Dal 2012 al 2016 è stata costretta a
contribuire al pareggio del debito pubblico nazionale con 2,6 miliardi
di euro che hanno nettamente ridotto le sue spettanze erariali,
nonostante nel frattempo sia sta chiusa l'annosa Vertenza entrate con
lo Stato». Cioè: solo nel 2016 Roma ha negato alla Sardegna ben 684
milioni di trasferimenti, e non sono servite neanche le sentenze della
Corte costituzionale, favorevoli alla Regione, a far cambiare idea a
Roma La conclusione è questa: se la giunta e il Consiglio, al di là
delle colpe contestate, avessero avuto a disposizione anche solo una
piccola parte del malloppo forse avrebbe speso di più e meglio per le
politiche sociali e non solo.

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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