martedì 11 dicembre 2018

Aleksandr Isaevič Solženicyn ed i Gulag sovietici.


"Nella vita sociale, libertà e uguaglianza tendono a escludersi reciprocamente, sono antagoniste: infatti, la libertà distrugge l'uguaglianza sociale, è proprio questa una della funzioni della libertà, mentre l'uguaglianza limita la libertà, perché diversamente non vi si potrebbe giungere." ( Aleksandr Isaevič Solženicyn)

(11 Dicembre 1918) Nasce Aleksandr Isaevič Solženicyn, scrittore, drammaturgo e storico russo. Attraverso i suoi scritti ha fatto conoscere al mondo i Gulag, i campi di lavoro forzato per i dissidenti del sistema sovietico dove fu rinchiuso per diversi anni. Gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura nel 1970 e quattro anni dopo è stato esiliato dall'Unione Sovietica. Ritornò in Russia nel 1994, dopo la caduta della cortina di Ferro. Nello stesso anno fu eletto membro dell'Accademia serba delle arti e delle scienze nel Dipartimento lingua e letteratura. Fra le sue opere più note: “Arcipelago Gulag”, “La ruota rossa” e “Vivere senza vergogna”, che può essere considerato il suo manifesto politico-letterario. Muore a Mosca il 3 agosto 2008.

Gulag è l’acronimo, introdotto nel 1930, di Gosudarstvennyj Upravlenje Lagerej, ovvero, naturalmente in italiano “Direzione centrale dei lager”.Nel 1918 fu creata una vasta rete di campi di concentramento per gli oppositori politici, in Siberia, in una zona il più distante possibile da occhi indiscreti. Nel 1919 venne creata la sezione lavori forzati, dove gli arresti furono costretti a lavorare per delle opere pubbliche con gli stessi diritti di uno schiavo. Oltre alla funzione economica e punitiva, alcuni lager ebbero anche la funzione di eliminazione fisica dei deportati. Comunque, le condizioni generali entro le quali i reclusi erano costretti ad operare rendevano naturale la morte per stenti. Disseminati nei luoghi più inospitali dell’URSS i lager sovietici arrivarono ad un numero di 384.

Molti sostengono che i Gulag fossero del tutto simili ai campi di concentramento nazisti, ma questo è profondamente sbagliato. I Gulag non furono mai dei luoghi dove la gente era mandata a morire, in quel caso, non c’era alcun problema a condannarli a morte. Spesso la condanna non veniva nemmeno proposta, si preferiva invitare (più o meno esplicitamente) i soggetti al suicidio. I Lager nazisti erano ben altra cosa, prima o poi sarebbe arrivata la soluzione finale, e gli ebrei sopravvissuti sarebbero stati tutti ammazzati, se non fossero arrivati gli stessi sovietici (ironia della sorte) a salvarli.

Oltre ai campi veri e propri vennero istituite le “zone di popolamento speciale”, per la colonizzazione e lo sfruttamento delle regioni più inabitabili dell’URSS. Il sistema Gulag incominciò ad essere riformato soltanto dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953. Nel 1956 ne rimanevano 37. La chiusura dell’intero Arcipelago si avrà nel 1987, con Gorbaciov.

La produzione letteraria di Solženicyn è vastissima. La sua missione consiste nel tentativo di chiarire come sia stata possibile, all’interno della storia russa, la frattura che si è creata nel 1917, con la presa di potere bolscevica, che ha lacerato tutta la precedente tradizione culturale, sociale e religiosa russa.

Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, in URSS cade il divieto di pubblicare le opere di Solženicyn ed Arcipelago gulag esce a puntate sulla rivista Novyj mir. Nel 1994 Solženicyn rientra in Russia e riprende il suo percorso intellettuale al servizio del popolo russo. Negli ultimi anni accentua la sua tradizionale censura dell'Occidente e le sue aspre prese di posizioni suscitano molte polemiche in patria e all'estero. Viene accusato di antisemitismo e di appoggiare "il nuovo corso" di Vladimir Putin dopo la caduta del comunismo e dopo aver duramente censurato la politica di Boris Eltsin. Muore a Mosca il 3 agosto 2008. Dal 7 aprile 2011 a Aleksandr Solženicyn sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

Vincenzo Maria D'Ascanio


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