sabato 1 dicembre 2018

Rosa Parks e la lotta per i diritti i civili nell’America segregazionista. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.



“Rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”. Martin Luther King, parlando del gesto compiuto da Rosa Parks)

(01 Dicembre 1955) A Montgomery, in Alabama, l’afroamericana Rosa Parks (Tuskegee 1913-Detroit 2005) si rifiuta di cedere il posto sull'autobus ad un uomo bianco. Rosa e’ arrestata e condannata per aver violato le leggi di segregazione razziale della città. Il gesto della donna innesca un boicottaggio dei mezzi pubblici che dura ben 381 giorni. La protesta, guidata da Martin Luther King, porta la Corte Suprema ad abolire le discriminazioni sugli autobus. 

Rosa Parks e’ considerata la madre del movimento dei diritti civili americani, un simolo, per tutte le generazioni presenti e future. Nella sua biografia scriverà: "Molti dissero che quel giorno non mi alzai perchè ero stanca. Ma non è vero. Ero invece stanca di cedere."

Negli Stati Uniti (sopratutto in quelli del sud) la segregazione razziale era un sistema rigido, che costringeva i neri separati dai bianchi in qualsiasi luogo pubblico, anche sui mezzi di trasporto. Relegava i neri in scuole di livello inferiore, li escludeva da molte occupazioni e prevedeva salari più bassi.

 Soprattutto ogni Stato federale elaborava stratagemmi legali per impedire ai neri di registrarsi per votare. La situazione era di certo assai più grave al Sud, dove la schiavitù dei neri era stata il pilastro portante di un’economia prevalentemente fondata sull’agricoltura (ed in particolare sulle piantagioni). Dopo la guerra civile, con la vittoria del nord abolizionista, la schiavitù fu abolita, ma so negli anni ’70 del ventesimo secolo fu estirpata dalla cultura nord americana (anche se alcuni retaggi, restano tutt’oggi).

Furono le cosiddette leggi Jim Crow dei singoli stati – emanate tra il 1876 e il 1965 – a creare di fatto una spregevole segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno posizione di “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri di alcuni gruppi razziali diversi dai bianchi. Anche nell’esercito venne applicata la segregazione razziale, che fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 1954, con la sentenza Brown v. Board of Education. Ma le leggi Jim Crow furono abrogate soltanto dal Civil Rights Act del 1964 e dal Voting Rights Act del 1965

Il 5 dicembre, giorno del processo, in un’affollata assemblea tenuta in una chiesa, fu Martin Luther King (nobel per la pace) a sottolineare la reputazione di buona cittadina di Rosa Parks). Una rispettabilità inattaccabile, quella più compatibile con la definizione della femminilità nel dopoguerra, in cui la maggior parte degli afroamericani tentavano di aderire ai valori della società dominante per ritagliarsi uno spazio personale e professionale anche nel mondo segregato del sud (questa linea politica era allora osteggiata da Malcom x, che non chiedeva l'integrazione come il pastore protestante M.L. King, per aderire a posizioni oltranziste e di contrapposizione violenta allo status quo. Le posizioni di Malcom x chiedevano la separazione di neri e bianchi, sino a quando i neri d’America non sarebbero potuti ritornare nella loro patria, ovvero l’Africa)

Sebbene non fosse una leader del movimento per i diritti civili, la figura di Rosa Parks divenne un simbolo importantissimo per gli attivisti e, di conseguenza, fu mal vista dagli ambienti segregazionisti bianchi contrari alla protesta nera. Ricevette numerose minacce di morte e, non riuscendo più a trovare lavoro, decise di trasferirsi a Detroit, nel Michigan, all'inizio degli anni sessanta, dove ricominciò a lavorare come sarta. 

Successivamente, dal 1965 al 1988 fu assunta come segretaria per il membro del Congresso John Conyers. Nel febbraio del 1987 Parks fondò il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Developmentinsieme a Elaine Eason Steele in onore del marito Raymond Parks. Nel 1999 ottenne la Medaglia d'oro del Congresso. Morì a Detroit per cause naturali il 24 ottobre 2005, all'età di 92 anni.

Vincenzo Maria D’Ascanio


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