lunedì 31 dicembre 2018

La corruzione non ci ruba solo denaro, ci ruba la vita! Di Lucia Chessa

Lo sapete cos'è la corruzione? Ne danno una definizione semplice e inconsueta due grandi: un magistrato e un costituzionalista. Dicono che “è ingordigia di fama, di potere e di ricchezza”. Hanno ragione. Non è solo un fenomeno italiano, pare che l’Europa bruci in corruzione circa 900 miliardi all’anno, ma noi, che non possiamo farci mancare niente, abbiamo un primato: siamo al secondo posto dopo la Romania.

Naturalmente corruzione non è solo maxi-tangenti, grandi appalti truccati, accesso scorretto a grandi quantità di denaro pubblico. Non è così. Corruzione è quell’arietta inquinata che siamo costretti a respirare ogni giorno, quel mare nel quale siamo costretti a nuotare, quella nebbiolina avvolgente e sporca che impatta a tutto campo nella nostra vita individuale e collettiva producendo danni enormi.

Corruzione è il lavoro in cambio di voti anzi, spesso è solo la promessa di lavoro in cambio di voti. È quella pratica diffusa che impatta a tutto campo nella nostra vita individuale e collettiva, a causa della quale molti giovani lasciano la Sardegna dicendo che vanno via perché non vogliono padrini. Preferiscono lasciarsi alle spalle quel sistema che crea gare senza regole, abolisce il merito, mette su piani diversi la possibilità delle persone di accedere alle opportunità di lavoro, di successo della propria impresa, di benessere e, a volte, persino di salute.

E così, goccia dopo goccia, la corruzione struttura disuguaglianze soffocanti, costruisce ostacoli allo sviluppo di questa terra, determinando vincoli che frenano e inibiscono il nostro benessere. Tutti lo sappiamo che la Sardegna ha bisogno estremo di legalità. Ne ha bisogno perché gli aiuti disponibili possano essere destinati a chi può trasformarli in ricchezza diffusa e in lavoro, non a “prenditori” rapaci, specializzati in accesso alle risorse pubbliche. Ne ha bisogno perché la produzione di ricchezza e la tutela dell’ambiente possano avere un equilibrio, altrimenti, ogni investimento si risolve in grandi guadagni per pochi e in perdite enormi per tutti gli altri.

Ne ha bisogno perché i giovani che se ne vanno, privando questa terra della risorsa più importante che è la risorsa umana, possano restare sicuri di avere una possibilità anche senza la protezione di un padrino. Ne ha bisogno perché nessuno deve prendervi i diritti e restituirveli sotto forma di favori chiedendo in cambio un voto e togliendovi così la libertà di partecipare, come cittadini liberi, alla vita ed al benessere di questo paese. È semplice il mio augurio per il 2019: che non ci siano più padrini ad inquinare ancora la nostra scalcinata democrazia.

Lucia Chessa.

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