mercoledì 4 ottobre 2017

Rassegna stampa 04 Ottobre 2017

La nuova Sardegna.

Uras, Davoli, Fadda, Lanzi, Licheri e Pisu saranno il 5 dicembre davanti al gup. Per il pm Cocco l'accusa è di peculato continuato per l'uso improprio delle risorse. Chiesto il rinvio a giudizio per i 6 ex di Rifondazione. di Mauro Lissia

CAGLIARI Vanno davanti al giudice dell'udienza preliminare anche i sei ex consiglieri che tra il 2004 e il 2009 facevano parte del gruppo politico regionale di Rifondazione comunista per i quali il pm Marco Cocco ha chiesto il rinvio a giudizio. L'appuntamento è per il 5 dicembre, l'accusa è di peculato continuato per essersi appropriati o aver usato impropriamente i fondi che la presidenza dell'assemblea di via Roma destinava all'attività istituzionale dei gruppi. Il nome di punta è quello di Luciano Uras (63 anni) di Cagliari, attualmente senatore eletto nella lista di Sel. Con lui dovranno presentarsi davanti al giudice Ciriaco Davoli (68 anni) di Orune, Giuseppe Fadda (73) di Serramanna, Paola Lanzi (41) di Samassi, Paolo Antonio Licheri (53) di Banari e Ignazio Paolo Pisu (71) di Laconi.

Difesi dagli avvocati Paolo Sestu, Gianluca Grosso, Antonella Piredda, Pina Zappetto e Luigi Concas, i sei indagati hanno posizioni diverse e dovranno far fronte a contestazioni diverse. Davoli, che è stato a lungo il tesoriere del gruppo, è chiamato a spiegare come è stato speso il milione e 55 mila euro transitato sui conti correnti del Banco di Sardegna e del Banco di Sassari intestati a Rifondazione e a se stesso. Si tratta, così come è avvenuto in altri gruppi politici, di assegni e prelievi allo sportello riferiti a Davoli e agli altri consiglieri del gruppo, di cui il tesoriere-amministratore autorizzava le spese. Uras deve rispondere di una cifra pari a 74630 euro, anche lui in parte nel ruolo di tesoriere che ricoprì successivamente a Davoli.

A Fadda la Procura contesta 21714 euro spesi o comunque non rendicontati tra il 5 ottobre 2004 e il 28 giugno 2007, mentre Paola Lanzi deve rispondere di una cifra decisamente inferiore: sono 5168 euro di cui non risultano i giustificativi, accreditati sul suo conto tra dicembre 2004 e marzo 2007. Licheri deve rispondere di 32878 euro riferiti allo stesso periodo, mentre a Pisu il pm Cocco ha presentato un "conto" di 38966 euro utilizzati tra novembre 2004 e maggio 2008.

Agli atti dell'indagine condotta dalle sezioni di polizia giudiziaria dei Carabinieri e della Guardia di Finanza non risultano per quanto riguarda il gruppo di Rifondazione giustificativi di spesa o altri atti che indichino con chiarezza e con riferimenti precisi ai tempi la destinazione delle somme accreditate sui conti del gruppo e dei singoli consiglieri. Secondo la Procura è sufficiente che manchi la prova documentale della spesa e della compatibilità della spesa con gli scopi istituzionali stabiliti dalla legge perchè si integri il reato di peculato.

A tutti gli indagati è stato notificato a suo tempo l'avviso di chiusura d’indagine ma nessuno di essi ha scelto di farsi interrogare o di presentare memorie difensive. La posizione degli ex esponenti di Rifondazione è speculare a quella della stragrande maggioranza dei consiglieri fin qui coinvolti nel procedimento-monstre sull'uso illegale dei fondi destinati ai gruppi politici, che partito dalla Sardegna si è allargato alle procure e ai tribunali di mezza Italia, con la piena conferma anche da parte della Corte di Cassazione dell'impianto accusatorio sostenuto prima dal procuratore aggiunto Mario Marchetti e poi dal sostituto Cocco.

Il gruppo di Rifondazione è entrato nell'indagine- partita dagli esposti della funzionaria Ornella Piredda - insieme ad altri 21 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali, che sono stati mandati quasi tutti a giudizio in più fasi. Ora mancano all'appello soltanto i 25 onorevoli regionali del gruppo Pd - nella fase iniziale dell'inchiesta erano 33 - per chiudere l'inchiesta sulla legislatura Soru. Il 10 ottobre dovranno presentarsi davanti al gup 15 consiglieri capeggiati dal gruppo dell'Ups, due giorni dopo sarà il turno del gruppo di An con in testa il giornalista Ignazio Artizzu e ventiquattr'ore più tardi sarà la volta dell'ex presidente del gruppo di centrodestra Mario Diana, che viene processato col rito immediato ma è coinvolto anche in un'altra tranche dell'inchiesta con le stesse accuse. Il 28 novembre è in programma la discussione sulla posizione di Francesca Barracciu davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale. Altri appuntamenti riguardano Sanciu, la Lombardo e Contu (12 gennaio 2018) e Giacomo Sanna il 18 gennaio


Barracciu-Piras, rissa su Twitter L'ex sottosegretaria: sei un miracolato.
Il deputato le ricorda la gaffe su Satta

SASSARI Duello a colpi di tweet tra l'ex sottosegretaria Francesca
Barracciu e il deputato Michele Piras. Ad accendere la miccia è
l'esponente del Pd, che questa volta se la prende con Giuliano
Pisapia, leader di Campo progressista, che ha detto di volere prendere
alle politiche un voto in più dei dem. «Sua mediocrità è così
conclamata - lo attacca la Barracciu -. Un altro, illuso, che pensa a
battere il Pd anziché le destre». Immediata la replica piccata di
Michele Piras, deputato di Mdp Articolo 1. «Con le destre ci governate
da 5 anni, ex sottosegretaria - controbatte Piras -.

Memori del tuo
eccellente contributo alla crescita culturale del Paese». Da questo
momento Twitter si trasforma in un ring tra i due politici
barbaricini, lei di Sorgono, lui di Borore. «Essere agli sgoccioli del
miracolo che ha fatto di te un ex nulla pro tempore portandoti in
Parlamento, ti rende nervoso», attacca la Barracciu. «Insulti tutti a
gratis e poi t'arrabbi pure? Sorridi che la vita è bella... come
diceva Sebastiano Satta nel suo ultimo film #peace&love», le risponde
Piras, ricordando lo scivolone in cui la Barracciu incorse, quando da
sottosegretaria alla Cultura partecipò a Nuoro alla commemorazione del
poeta Salvatore Satta e per tutta la cerimonia lo confuse con lo
scrittore Sebastiano. «Ma dai, stai sereno - risponde lei -. Goditi
questi ultimi mesetti a Roma. Poi, anche a Borore l'aria è buona.
Certo, ti mancherà il vino dei Castelli». «Il vino di Borore è meglio
di quello dei Castelli, rilassa e rende creativi. Pensavo di
inviartene una bottiglia», replica Piras. Poi la Barracciu dice al
deputato che ha il cervello piccolo e Piras l'accusa di peggiorare con
gli anni. «L'ultima tua risposta non mi ha lasciato scampo - chiude
l'ex sottosegretaria -. Azz! Borore 1 Sorgono 0. Alla prossima rissa».
(al.pi.)

Per la giunta regionale non c'è bisogno di una ulteriore procedura di
valutazione ambientale Matrìca, via libera alla nuova centrale

CAGLIARI Via libera alla nuova centrale di cogenerazione a servizio
dello stabilimento di Matrìca a Porto Torres: potrà essere costruita
senza che il progetto abbia necessità di essere sottoposto a una
ulteriore procedura di valutazione di impatto ambientale. La decisione
è stata assunta dalla giunta regionale che ha approvato la delibera
proposta dall'assessora della Difesa dell'Ambiente, Donatella
Spano.Gas e Gpl. Il progetto consiste nella realizzazione di una
centrale dual-fuel, alimentata a gas naturale o Gpl, che permetterà
l'autonomia energetica degli impianti di Matrìca nell'ambito degli
interventi previsti sulla chimica verde a Porto Torres. La centrale
sarà costituita da un turbogeneratore da 5,5 MWe e da una caldaia per
la generazione di vapore.

L'alimentazione a Gpl sarà garantita
attraverso un sistema di collegamento con la rete di stabilimento già
esistente. Metano. Nel caso di utilizzo di metano, invece,
l'alimentazione avverrà con uno specifico sistema di stoccaggio e
vaporizzazione di Gnl. Il progetto sostituisce quello che prevedeva la
costruzione di una caldaia a biomassa- tra l'altro contestato dagli
ambientalisti e da gran parte del territorio - ; il progetto era stato
"scaricato" anche da Matrìca che lo ha considerato «non più fattibile,
sia per l'incertezza legata alla disponibilità di biomassa richiesta
sia per la resa ottimale dell'impianto».Spano: rispettati i tempi.
«L'istanza di Matrìca è stata presentata a maggio di quest'anno - dice
l'assessora Donatella Spano -.

Significa che in pochi mesi gli uffici
dell'assessorato hanno svolto un ottimo lavoro; sono stati in grado di
dare risposte certe, nel rispetto delle procedure e in tempi molto
rapidi. Il Servizio Valutazioni Ambientali, ricevuta la documentazione
con le modifiche al progetto della caldaia, autorizzato a suo tempo,
ha ritenuto che non fosse necessario sottoporlo alla procedura di Via.
Ora Matrìca avrà a disposizione cinque anni per realizzare la
centrale».Piras: chimica verde avanti.

«Matrìca può continuare a
procedere con gli investimenti previsti nella chimica verde, settore
strategico per il rilancio economico del nord Sardegna»: questo il
commento dell'assessora dell'Industria, Maria Grazia Piras. Che ha
aggiunto: «La Regione ci crede, non da oggi, e lo testimonia il fatto
che è stata impressa una forte accelerazione all'iter autorizzativo
del progetto. La nuova centrale, infatti, è funzionale alla
reindustrializzazione del sito produttivo di Porto Torres, anche in
connessione con gli ulteriori investimenti che a brevissimo saranno
definiti con Eni. Il piano di riconversione industriale - ricorda
l'assessora Piras - è legato all'Area di crisi complessa. L'obiettivo
è realizzare infrastrutture che possano dar vita a un indotto di
piccole e medie imprese della filiera della Chimica Verde».Ora la
speranza è che anche sulle bonifiche - attese da troppo tempo, si
possa davvero partire con un piano serio e concreto. (g.b.)

Unione Sarda

Per sei ex consiglieri - Fondi ai gruppi: udienza il 5 dicembre

È stata fissata per il prossimo 5 dicembre l'udienza preliminare nei
confronti dei sei consiglieri di Rifondazione comunista della XIII
legislatura (dal 2004 al 2008), indagati nell'inchiesta per peculato
aggravato legato all'uso irregolare dei fondi destinati ai gruppi
regionali.

Il pubblico ministero Marco Cocco ha dunque chiesto il rinvio a
giudizio per Luciano Uras (difeso dall'avvocato Paolo Sestu) a cui la
Procura contesta spese per 70 mila euro e Giuseppe Fadda (assistito
dal legale Gianluca Grosso), indagato per circa un milione di euro.
Una cifra simile a quella contestata a Ciriaco Davoli (difeso da
Antonella Piredda), mentre per Paolo Lanzi, Paolo Antonio Licheri e
Ignazio Paolo Pisu (assistiti dai legali Gianluca Grosso, Pina
Zappatto e Luigi Concas), il pubblico ministero imputa spese per 5
mila, 30 mila e 39 mila euro. Le cifre più consistenti vengono
contestate ai consiglieri capigruppo o tesorieri che avrebbero
responsabilità anche sulle spese degli altri esponenti del gruppo.
Ieri in serata i carabinieri hanno concluso la consegna degli avvisi
di fissazione dell'udienza davanti al Gup Roberto Cau. (fr. pi.)

Mazzette all'Ente acque: arrestato Galantuomo
Corruzione per l'ex presidente Enas: bustarella da 135mila euro

Ancora arresti in Sardegna per tangenti negli appalti pubblici: per
affidare alla società di riferimento l'appalto sulla costruzione di un
impianto per la produzione di energia solare a Ottana, bando da 9,5
milioni di euro, il Consorzio Cooperative Costruzioni avrebbe sborsato
85 mila euro, prima tranche di una bustarella da 135 mila. Da ieri
Davide Galantuomo, ex sindaco di Quartu, ora consigliere comunale
quartese e delegato per la trasparenza della Città metropolitana di
Cagliari, è ai domiciliari per corruzione insieme ad altre quattro
persone. Galantuomo tre anni fa era presidente dell'Enas (Ente acque
della Sardegna): secondo le accuse emerse dalle indagini della Guardia
di Finanza e dei Carabinieri, avrebbe ricevuto la tangente dal
Consorzio emiliano che, secondo le accuse, si aggiudicò la gara grazie
all'intermediazione dell'ex portiere del Cagliari, Renato Copparoni, e
di Salvatore Paolo Pinna (di Tonara, residente a Desulo) già al centro
dell'inchiesta sugli appalti pubblici in mezza Sardegna ribattezzata
“Sindacopoli”.

GLI ARRESTI Ieri all'alba i finanzieri del nucleo di polizia
tributaria di Cagliari e quelli di Oristano hanno eseguito l'ordinanza
di custodia cautelare ai domiciliari firmata dal gip Giuseppe Pintore
su richiesta dei pm Emanuele Secci e Gaetano Porcu: oltre a Galantuomo
(56 anni, difeso da Guido Manca Bitti), Copparoni (65enne, residente a
Cagliari, dipendente della cooperativa Cpl Concordia, assistito da
Riccardo Floris) e Pinna (54, tutelato da Leonardo Filippi), sono
stati arrestati Gianni Lolli (63, di Modena), dirigente del Consorzio
cooperative costruzioni di Bologna (che si è aggiudicato l'appalto), e
Luigi Betti (61, di Forlì), responsabile della cooperativa Ceif
incaricata di progettare ed eseguire i lavori a Ottana. Gli
investigatori, al comando di Gaetano Senatore, sono arrivati
all'appalto dell'Enas partendo da un'indagine più ampia, portata
avanti dalla Finanza oristanese e dai carabinieri di Tonara,
coordinati dalla Procura di Oristano.

Scavando su una serie di bandi
pubblici truccati i finanzieri hanno scoperto un collegamento tra
Pinna, titolare della società di progettazione Essepì engineering, e
Galantuomo grazie all'intervento di Copparoni. Le intercettazioni
telefoniche e ambientali hanno fatto emergere, scrive il gip, «gravi
indizi di colpevolezza sull'accordo per il pagamento di una tangente
in due tranche a favore di Galantuomo e Copparoni, con l'aiuto di
Pinna».

L'APPALTO Per gli inquirenti l'allora presidente dell'Enas avrebbe
fatto in modo che il Consorzio cooperative costruzioni fosse ammesso
alla gara d'appalto nonostante la mancata presentazione di alcune
schede tecniche. Poi, inserendo la clausola della “proposta
migliorativa” nella procedura di gara dell'offerta economicamente più
vantaggiosa, avrebbe portato all'aggiudicazione dell'appalto al
Consorzio. Galantuomo sarebbe intervenuto nelle successive varianti
con l'aumento di 140 mila euro nell'appalto. La stessa cifra, più o
meno, della tangente (135 mila euro). La prima tranche, 88 mila,
sarebbe stata pagata dal Consorzio - tramite Betti e Lolli, secondo la
Finanza - alla società di Pinna per lavori, mai eseguiti, relativi
alla progettazione di una strada a Madonna di Campiglio. Le fatture,
ritenute false, sono state emesse.

L'INTERMEDIARIO I soldi, secondo quanto accertato dai finanzieri del
Nucleo di polizia tributaria, sarebbero poi finiti a Galantuomo (si
parla di 20 mila euro), Copparoni (15 mila euro: sarebbe stato
l'intermediario nella trattativa con Betti e Lolli, suoi amici) e lo
stesso Pinna (che ha dovuto sostenere anche le spese per la fattura
relativa ai lavori inesistenti). Le indagini hanno documentato diversi
viaggi in Sardegna da parte degli imprenditori di Modena e Forlì per
trattare direttamente con Galantuomo, alla presenza anche di
Copparoni. Nell'ordinanza si fa riferimento ad altri appalti ai quali
si sarebbero interessati gli indagati - senza fortuna - e su futuri
investimenti della Regione (circa 80 milioni di euro) ritenuti
appetibili da Galantuomo (prima della scadenza del suo mandato alla
presidenza dell'Enas) e Pinna.
Matteo Vercelli

IL RITRATTO. È stato sindaco a Quartu
Fondò Forza Italia nel 1994 e ora sostiene Delunas

Un lungo curriculum quello dell'ex sindaco di Quartu Davide
Galantuomo, passato dai vertici dell'acqua in Sardegna alla delega
alla Trasparenza nel Consiglio metropolitano. Ora per Galantuomo si
prospetta la sospensione da consigliere comunale a Quartu che lo
porterebbe a perdere il posto anche in piazza Palazzo.
Tra i padri fondatori di Forza Italia a Quartu nel 1994, Davide
Galantuomo è stato eletto al Consiglio provinciale nel 2000 con la
giunta Balletto e nel 2001 con un plebiscito è diventato sindaco della
terza città della Sardegna.

A quel periodo risale il suo intervento di riqualificazione del
lungomare quartese del Poetto che ha portato piste ciclabili e spazi
verdi in riva al mare ma anche i primi guai giudiziari. Nel 2002
durante i lavori c'era caos per l'assenza di parcheggi e Galantuomo
aveva affidato i lavori in modo diretto a quattro imprese. Questa
operazione da oltre 500 mila euro era finita nel mirino della
magistratura e nel 2012, dieci anni dopo, era arrivata l'assoluzione.
L'esperienza con Forza Italia si è chiusa dopo che lo scontro con i
compagni di partito aveva fatto cadere in anticipo la sua giunta. Nel
frattempo cominciava la sua carriera nel mondo delle acque con
incarichi dal 2003 al 2008 all'interno dell'Autorità d'ambito. Sul
fronte politico, invece, si era avvicinato all'Udc e poi era approdato
al Movimento per le Autonomie con cui nel 2009 aveva sfiorato
l'elezione al Consiglio regionale.

Nel 2011 è stato nominato
commissario straordinario all'Ente acque della Sardegna e nel 2014 ne
è diventato amministratore unico, per un anno.
Nel 2015 è tornato alla politica attiva scegliendo di ricandidarsi
come sindaco di Quartu, dove si è presentato con il Pdr (Patto
democratico per le riforme). A dieci giorni dal voto una bomba era
esplosa davanti al Comune e nelle stesse ore c'era stato un raid nella
palestra della famiglia di Galantuomo. Dopo il voto c'è stata la crisi
tra il neoeletto Stefano Delunas e il Pd che ha portato alla nascita
dell'inedita alleanza dei tre sindaci con Galantuomo che ha deciso di
sostenere il primo cittadino assieme all'altro ex, Mauro Contini. Un
anno fa Galantuomo è stato eletto consigliere della Città
metropolitana e da qualche mese si è avvicinato al movimento Centristi
per l'Europa di Pierferdinando Casini.

In piazza Palazzo non esiste una Giunta vera e propria ma il sindaco
metropolitano Massimo Zedda ha distribuito deleghe ai consiglieri di
maggioranza e ne ha riservato una per l'opposizione: quella alla
Trasparenza. «Avevo chiesto all'esponente del Movimento Cinque Stelle
ma aveva rifiutato - spiega Zedda - e avevamo pensato a chi ha fatto
il sindaco del terzo Comune della Sardegna, adatto a un ruolo di
garanzia perché chi ha quella delega deve controllare tutti gli atti e
non poteva certo spettare alla maggioranza».

Ora l'inchiesta dovrebbe avere ripercussioni sugli incarichi di
Galantuomo, dalla Prefettura dovrebbe arrivare la sospensione della
carica di consigliere di Quartu. A quel punto entrerebbe il primo dei
non eletti, Marco Canu, e lo stesso meccanismo dovrebbe scattare nel
Consiglio metropolitano dove dovrebbe entrare Gigi Frau, consigliere
di Forza Italia a Capoterra.
Marcello Zasso

L'ex portiere che bloccò Maradona

Dal grande calcio con il Cagliari, il Torino e il Verona, alla
presidenza di una società di calcio giovanile nel suo paese di
nascita, San Gavino: Renato Copparoni, passato alla storia calcistica
per essere stato il primo portiere italiano a parare un calcio di
rigore a Diego Armando Maradona, non ha mai abbandonato il suo grande
amore: il pallone.

Il suo nome, sempre legato alle cronache calcistiche, è ora finito in
quelle giudiziarie. Copparoni, non avendo avuto nonostante le
potenzialità molta fortuna nel calcio (spesso ha ricoperto il ruolo
scomodo di dodicesimo), ha pensato anche di studiare per poi lavorare
come responsabile commerciale in Sardegna della Cpl Concordia, la
cooperativa finita nell'inchiesta Consip (quella del pm Woodcock che
coinvolge il padre di Matteo Renzi). L'ex portiere, nell'Isola, si
sarebbe dovuto occupare anche di diversi appalti vinti da una società
satellite della Cpl Concordia relativi alla realizzazione delle reti
per il metano.

La sua carriera calcistica, e quella nella cooperativa, lo ha portato
a conoscere molte persone. Secondo le accuse contenute nell'inchiesta
della Finanza che ieri ha portato al suo arresto e a quello di altre
quattro persone, Copparoni avrebbe messo in contatto i due
imprenditori della Penisola (Lolli e Betti, del Consorzio cooperative
costruzioni, altra società finita più volte al centro di inchieste
penali che hanno coinvolto suoi dirigenti) con Davide Galantuomo (l'ex
sindaco di Quartu, all'epoca dei fatti presidente dell'Enas) anche
attraverso Salvatore Paolo Pinna, il desulese coinvolto nell'inchiesta
“sindacopoli”. Proprio le indagini della Finanza di Oristano e dei
carabinieri di Tonara hanno fatto scattare le intercettazioni a carico
di Copparoni e Galantuomo, scoprendo così la tangente ricevuta per il
progetto nel settore delle energie rinnovabili. (m. v.)

Proposta sulla vertenza accantonamenti. Pigliaru: nessuna paura di
litigare col governo Sabatini: «Convochiamo il Consiglio a Palazzo Chigi»

«Proponiamo una convocazione straordinaria del Consiglio regionale
davanti a Palazzo Chigi sulla vertenza accantonamenti»: nelle parole
di Franco Sabatini, presidente della commissione Bilancio, la
questione finanziaria ritorna ai toni del 2005. All'epoca in cui a
Roma, nel nome delle entrate negate all'Isola, sfilò davvero tutta la
politica e la società sarda.

La proposta è arrivata proprio in Consiglio regionale, in un
mini-dibattito (non previsto dall'ordine del giorno) sulla visita di
Sergio Mattarella in Sardegna. Tema introdotto polemicamente da
Alessandra Zedda (Forza Italia): a suo giudizio c'è stata una mancanza
di rispetto verso il Consiglio regionale, escluso dal tour
presidenziale. «L'assemblea merita un trattamento almeno pari a quello
riservato all'Università», ha detto Zedda: «Quando si organizzano
certe manifestazioni questa istituzione non può non esistere, né sono
tollerabili disparità per i consiglieri».

Sabatini ha poi portato la discussione sulla questione accantonamenti,
ossia le entrate sarde che lo Stato trattiene per risanare il suo
debito pubblico: l'Isola ha già “pagato” così 3,3 miliardi in pochi
anni. La sua proposta di riunire il Consiglio a Roma ha registrato il
consenso del principale capogruppo d'opposizione, Pietro Pittalis
(FI): «Sabatini pone un problema su cui non possiamo dividerci. Si
tratta di sopperire all'inerzia della Giunta Pigliaru: assumiamo
un'iniziativa forte e speriamo che la Giunta sia a fianco del
Consiglio. La battaglia si può fare anche con forme estreme».

Per il capogruppo del Partito dei sardi, Gianfranco Congiu, su questi
temi «la visita di Mattarella è stata un'occasione persa. Oggi il
confronto col governo va impostato con un glossario diverso. Auspicare
o invocare aiuto significa sperare in un miracolo. Col capo dello
Stato serviva una rivendicazione più severa». Non è d'accordo
Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano-popolari-socialisti:
«Nessuna occasione persa, Pigliaru ha portato in modo puntuale le
nostre richieste a Mattarella».

La vedono diversamente Attilio Dedoni e Michele Cossa (Riformatori),
convinti che l'unica strada sia «la battaglia per ottenere il
riconoscimento dell'insularità nella Costituzione». Paolo Zedda (Sdp)
ritiene invece che il Consiglio dovrebbe anzitutto riscrivere lo
Statuto speciale: «Iniziamo a pensare a quel che si può fare davvero».
È intervenuto anche Francesco Pigliaru, confermando la delusione per
le risposte ottenute fin qui dal governo sugli accantonamenti, ma
anche ricordando i risultati strappati su altri fronti: «Nessuna paura
di alzare la voce col governo», ha aggiunto, «non essendo ricattabili
possiamo bisticciare con chiunque». (g. m.)

Arru: «Serve più serenità». E Solinas (Psd'Az) presenta mille emendamenti
Frenata sulla rete ospedaliera  La maggioranza prende tempo

La riforma della rete ospedaliera subisce una nuova frenata dopo il
dibattito in Consiglio regionale. Ci sono ancora molti nodi da
sciogliere e non è stata sufficiente solo la mattinata di ieri per
mettere fine alla scrematura degli emendamenti.
I RISCHI Proseguire il discorso con numerose incognite è un rischio e
allora tanto vale non forzare la mano e rimandare tutto a martedì
prossimo, dopo aver approvato i primi 4 capitoli della riforma. In
questi giorni si cercherà di limare gli spigoli proseguendo l'esame
degli emendamenti. Venerdì, invece, la maggioranza si riunirà per
cercare di chiudere il cerchio e mettere una volta per tutte i sigilli
alla riforma. Davanti ai consiglieri, l'assessore alla Sanità, Luigi
Arru, difende la riforma e chiede un clima di «maggiore serenità».

LE SPINE In maggioranza c'è ancora molta prudenza e, nonostante le
versioni ufficiali, la riforma non è gradita al 100%. Ci sono ancora
tensioni e riguardano alcuni nodi sui quali il centrosinistra fatica a
trovare una via d'uscita. Il capogruppo dell'Upc, Pierfranco
Zanchetta, insiste per tenere aperto il punto nascita della Maddalena,
a prescindere dal servizio di elisoccorso. Gli esponenti di Campo
progressista, Francesco Agus e Anna Maria Busia, criticano la scelta
degli emendamenti di sintesi perché «non risolvono i tanti nodi aperti
e, in alcuni casi, aumentano il caos». Dubbi anche sulla destinazione
degli ospedali cagliaritani, Binaghi e San Giovanni di Dio. Ieri,
invece, lo scontro in commissione è stato sulla classificazione del
presidio formato dagli ospedali di Alghero e Ozieri per cui il
capogruppo di Sdp, Daniele Cocco, chiede la classificazione di primo
livello e la garanzia che nessuna struttura venga cancellata.

LA MINORANZA L'opposizione boccia la riforma, capitolo per capitolo:
«Senza la rete di emergenza-urgenza rischiamo di fare un grosso
danno», sottolinea il vicepresidente della commissione Sanità, Edoardo
Tocco. Critico anche il consigliere di Fdi, Paolo Truzzu che chiede
«certezza sui conti prima di qualsiasi decisione». Esprime il suo
dissenso, con oltre mille emendamenti alla riforma, il consigliere
regionale del Psd'Az Christian Solinas. Per una questione tecnica,
però, gli emendamenti non sono stati dichiarati ammissibili: «Si
tratta di un autentico golpe che rischia di avere conseguenze sulla
legittimità dell'intero provvedimento». Il leader dell'Udc, Giorgio
Oppi, evidenzia la lacuna nell'informare su «ciò che c'è allo stato
attuale negli ospedali e quello che ci sarà in futuro». (m. s.)

La Nuova

Nei guai l'ex sindaco Galantuomo, l'ex portiere Copparoni e il desulese Pinna
Favori a una coop per un impianto solare a Ottana in cambio di 135mila euro
Appalti e mazzette cinque agli arresti

di Mauro Lissia
CAGLIARIUna tangente da 135 mila euro sui lavori per un'opera pubblica
e una trattativa di stampo levantino per dividersela in tre, fra
intermediari interessati, incontri riservati, rimandi e ricatti. Il
conto giudiziario provvisorio, dopo tre anni di indagini e di
conversazioni intercettate, è di cinque misure cautelari con l'accusa
di concorso in corruzione aggravata per atto contrario ai doveri
d'ufficio, reato legato in questo caso a un appalto addomesticato
secondo le esigenze di una delle più accreditate cooperative rosse
dell'Emilia Romagna, in cambio di una mazzetta.

A finire in custodia
domiciliare su provvedimento del gip di Cagliari Giuseppe Pintori è
stato l'imprenditore, ex sindaco di Quartu, ex commissario
straordinario e presidente dell'Enas (Ente Acque della Sardegna)
Davide Galantuomo (56 anni) di Quartu, consigliere comunale,
curiosamente appena nominato dal sindaco di Cagliari "delegato alla
trasparenza" per l'area metropolitana malgrado sia stato coinvolto in
altri procedimenti penali, uomo di punta dell'Udc dopo una lunga
militanza in Forza Italia. Con lui sono andati agli arresti l'ex
portiere di Cagliari, Torino e Verona Renato Copparoni (65) di San
Gavino, socio amministratore della Italpiombo di Santa Teresa e
dipendente della Cpl Concordia, collegata alla Ccc, l'ingegnere Paolo
Salvatore Pinna (54) di Desulo, considerato il personaggio centrale
dell'inchiesta Sindacopoli della Procura di Oristano e dopo la
scarcerazione sorvegliato speciale e obbligato a non muoversi dal suo
paese. Ancora: Gianni Lolli (63 anni), di Castelnuovo Rangone
(Modena), dirigente del Consorzio cooperative costruzioni (Ccc) di
Forlì e Luigi Betti (61) di Forlì, dirigente della cooperativa
Ceif.Stralcio di Oristano.

L'inchiesta condotta dai sostituti
procuratori Gaetano Porcu ed Emanuele Secci è uno stralcio del
procedimento di Oristano, finito a Cagliari per ragioni di competenza
territoriale malgrado il punto di partenza sia l'appalto per la
progettazione ed esecuzione lavori del primo lotto di un impianto di
produzione di energia rinnovabile nell'area industriale di Ottana.
Appalto pesante: 9 milioni e 561 mila euro, affidato all'Enas, per il
quale secondo le accuse le coop emiliane avrebbero accettato di
versare una tangente a Galantuomo attraverso Copparoni e Pinna.
Secondo il giudice Pintori le indagini del Nucleo di polizia
tributaria della Guardia di Finanza dimostrano senza alcun margine di
dubbio che 89 mila euro sono finiti nelle tasche dei destinatari -
Galantuomo e Copparoni - mentre per gli altri 46 mila non c'è la prova
ma la miriade di conversazioni intercettate lasciano pensare che
abbiano preso la stessa direzione.Problema nazionale.

 «La vicenda in
esame - scrive il magistrato - è un riassunto perfetto di una delle
maggiori problematiche che emergono nell'operato della pubblica
amministrazione e delle parti appaltatrici nel settore delle commesse
pubbliche, che da anni è coinvolto in vicende simili tanto da
provocare un notevole danno alle casse dello Stato».L'ordinanza. E a
leggere le 68 pagine dell'ordinanza per le misure cautelari
l'osservazione del giudice sembra trovare conferme inoppugnabili. Il
punto di partenza della storia va collocato nel 2014, quando
l'assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda comunica a
Galantuomo, amministratore unico dell'Enas, che la giunta avrebbe
investito 80 milioni per la riqualificazione della rete idrica
dell'isola. Sono tanti soldi, che l'esponente dell'Udc si prepara a
gestire. L'inchiesta di Oristano e poi di Cagliari mette in luce le
anomalie di uno degli appalti, quasi 10 milioni per un impianto
fotovoltaico a Ottana. Stando alle accuse le due coop emiliane
riescono ad aggiudicarselo grazie all'influenza di Galantuomo e alle
mediazioni incrociate di Pinna e Copparoni, quest'ultimo amico di
Lolli.Fatture di comodo. La copertura sui 135 mila euro pattuiti come
tangente - a leggere l'ordinanza - è garantita da un passaggio del
denaro sul conto della famigerata Essepi Engineering srl di Pinna, che
giustifica l'introito con la fantomatica progettazione di una strada a
Pinzolo, vicino Madonna di Campiglio.

Pur di far vincere la gara agli
amici emiliani, Galantuomo avrebbe imposto che nel bando prevalesse
come criterio di valutazione l'offerta tecnica su quella economica: 70
punti su 80. Grazie alla discrezionalità di questo criterio, l'appalto
finisce in pugno alla Ccc, che chiama per l'esecuzione dei lavori la
Cief. La commissione di gara sorvola sulla mancata traduzione delle
schede, mentre a contratto stipulato (24 marzo 2015) arriva anche un
atto aggiuntivo per alcune varianti, che fa lievitare i costi di 140
mila euro: proprio la cifra - osserva il magistrato - che serviva a
saldare la tangente.

Le intercettazioni. Se questi passaggi sono
registrati nei documenti, il tenore degli accordi fra i protagonisti
della vicenda emerge - secondo il gip con molta chiarezza - dalle
intercettazioni, dove Galantuomo svetta per la sua influenza e le
entrature politiche, tratta dall'alto in basso Copparoni («è un
coglione - dice a Pinna - embè questi che giocano a pallone a forza di
prendere pallonate sono rincoglioniti») e sembra trattare la quota di
tangente riferendosi - come osserva il giudice - anche a precedenti
operazioni («l'altra volta...») in una conversazione con Pinna. L'ex
portiere è il tramite Sardegna-Emilia, quindi pretende la sua parte,
minaccia di bloccare, blocca e poi sblocca l'operazione ma resta
deluso quando si trova in mano una prima tranche di appena 15 mila
euro.Altri indagati. Nei prossimi giorni si svolgeranno gli esami di
garanzia, ma l'inchiesta è tutt'altro che conclusa. A difendere
Galantuomo è Guido Manca Bitti, Copparoni è assistito da Riccardo
Floris, Pinna da Giulia Bongiorno. L'ordinanza ha accolto solo le
esigenze cautelari legate alle accuse di corruzione aggravata, ma non
è difficile prevedere il coinvolgimento di altre posizioni legate al
reato di turbativa della libertà degli incanti. Se una gara d'appalto
è stata truccata andrà verificata la condotta dei commissari, così
come quella di altri personaggi che a leggere l'ordinanza del gip
Pintori hanno «collaborato» con Galantuomo, fornendogli informazioni
riservate all'ufficio.

Rete ospedaliera in bilico. Un'altra settimana di stop

politica regionale
CAGLIARII bulloni da stringere sono ancora molti, in maggioranza,
meglio prendersi un'altra settima di riflessione, fino a martedì, per
evitare che la riorganizzazione degli ospedali diventi uno scoglio
pericoloso. Detto fatto, con una decisione che circolava da giorni in
Consiglio regionale, l'Aula s'è fermata ai primi quattro capitoli su
dodici della riforma. Per la verità, in questo test d'avvio, era in
discussione solo la premessa delle oltre 140 pagine all'ordine del
giorno, la maggioranza aveva superato anche di slancio le varie
trappole piazzate dal centrodestra.

Compresa quella dei 1007
emendamenti agli emendamenti dell'ultim'ora, presentati da Christian
Solinas del Psd'Az e poi dichiarati inammissibili dall'Ufficio di
presidenza. Ma la maggioranza comunque non ha voluto rischiare,
nonostante il nocciolo della questione, dalla riclassificazione degli
ospedali fino alla ridistribuzione dei posti letto, fosse ancora
lontano. Perché, nel centrosinistra, in molti hanno intuito che le
acque sono ancora tropo agitare visto il pacchetto emendamenti -
presentato dai singoli partiti dell'alleanza - che potrebbero
conquistare il voto non solo di possibili franchi tiratori ma anche
del centrodestra fino al punto da far andare sotto la maggioranza.
Meglio soprassedere e riportare il confronto in commissione prima di
qualunque possibile scivolone.

Da evitare anche per il governatore
Pigliaru, che in mattinata aveva tra l'altro avuto un confronto con il
Partito dei sardi: è ancora indeciso se e quando sciogliere la
riserva. Commissione. Il primo segnale che ci sarebbe stato un rinvio
è arrivato durante la riunione mattutina della commissione salute,
presieduta da Raimondo Perra del Psi. Quando la maggioranza ha
presentato i 16 emendamenti che avrebbero dovuto chiarire i dubbi
sugli ospedali delle zone disagiate, sollevati dai sindaci, oppure sul
ruolo dell'ospedale di Nuoro e su quello di Lanusei, o sull'accoppiata
Alghero-Ozieri, molti consiglieri del centrosinistra sono saltati
sulla sedia. «Sono insoddisfacenti», hanno detto in diversi, per
subito minacciare la rivolta. «Continueremo a presentare i nostri»,
hanno fatto sapere i possibili ribelli.

Come se non bastasse, da
Lanusei è arrivata la notizia che alcuni del combattivo comitato «Giù
le mani dall'Ogliastra» avevano cominciato a digiunare in difesa del
loro ospedale. Insomma il rischio di una bufera era all'orizzonte,
così nel pomeriggio la maggioranza è entrata in aula ben sapendo che
si sarebbe stato il rinvio dopo un primo voto favorevole e di
circostanza - c'è stato - sulla premessa della nuova Rete. Scelta che
pare abbia lasciato perplesso l'assessore alla sanità, Luigi Arru, ma
l'ha accettata di buon grado.L'opposizione. Fiutato che il
centrosinistra era in difficoltà, la minoranza s'è scatenata. Forza
Italia ha lanciato un appello alla giunta: «Ritirate il testo o
finirete impallinati dai vostri stessi alleati».

Fratelli d'Italia ha
insistito nel «pretendere i conti reali dell'Azienda unica, perché non
possiamo continuare a discutere di sanità con i bilanci truccati». I
Riformatori hanno rilanciato il caso del Mater di Olbia: «È un
ospedale fantasma. Non si capisce ancora quando i suoi posti letto
finiranno nel conto totale». L'Udc invece ha ritirato i suoi di
emendamenti, ma solo per «togliere alla maggioranza l'alibi che è
colpa nostra se siete in ritardo di quattro mesi». I Rossomori hanno
rincarato la dose: «Siamo di fronte a un pasticcio, con Nuoro
penalizzata come non mai» Il centrosinistra però aveva pronto il piano
B, leggi rinvio, e l'ha sfruttato.Missione a Roma. La partita però si
gioca anche su un altro tavolo. Domani una delegazione della giunta
sarebbe stata convocata a Roma.

Dovrebbe essere quello il punto di
partenza della trattativa con cui la Regione chiederà un prestito al
governo, dovrebbe essere di 300-400 milioni, per coprire il disavanzo
del 2016. Sono i soldi necessari per far partire con zero debiti il
secondo anno dell'Azienda unica. A Roma la disponibilità ci sarebbe
anche, ma in cambio è arrivata questa richiesta perentoria: «Il vostro
piano di rientro dovrà essere molto più rigoroso dell'attuale». (ua)

Il presidente della commissione bilancio: «Dobbiamo dare una svolta
alla trattativa col governo». Sabatini: convochiamo il Consiglio a Roma

CAGLIARILa stagione della Finanziaria è cominciata. L'assessore al
bilancio Raffaele Paci ha presentato la prima bozza dei conti al
centrosinistra e pare che sia piaciuta, o comunque non ci sarebbero
state critiche a priori. I tempi sono abbastanza lunghi, anche se la
giunta vorrebbe presentare la Finanziaria a dicembre, e non
mancheranno certo altri confronti o scontri. Nel frattempo però c'è
chi vuole puntare più lontano: a Roma. A tracciare la mappa, in aula,
è stato Franco Sabatini del Pd, presidente della commissione bilancio.
«Il Consiglio regionale - ha detto - dobbiamo convocarlo sotto le
finestre di Palazzo Chigi, per protestare contro gli accantonamenti.
Sono un'esagerazione, 684 milioni l'anno sono troppi».

Dopo aver sottolineato che «Pigliaru ha fatto bene a denunciare il caso anche al
presidente della Repubblica», Sabatini ha tirato le somme: «Dal 2012 a
oggi lo Stato ha negato alla Sardegna 3 miliardi e 327 milioni che
sono poco meno della metà di una nostra manovra Finanziaria e non
possiamo più tollerare questo prelievo imposto e spropositato». La
proposta dello sbarco a a Roma e della protesta è stata accolta da
Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia: «Il risveglio del
centrosinistra lo sosteniamo soprattutto perché arriva dopo tre anni
abbondanti di errori clamorosi commessi dalla giunta nella trattativa
con il governo». Attilio Dedoni di Riformatori ha insistito: «La
Regione si è sottomessa e mai s'è ribellata a questo o quel governo».
La battaglia per ottenere uno sconto sugli accantonamenti - va
ricordato: sono i soldi che lo Stato trattiene alle regioni per
diminuire il debito pubblico nazionale - è cominciata tempo fa, ci
sono stati diversi vertici nei ministeri, ma una risposta del governo
alle proposte della Regione non è arrivata.

«Non dobbiamo farci
illusioni - ha detto dai banchi della maggioranza Gianfranco Congiu,
capogruppo del Partito dei sardi - dallo Stato italiano non dobbiamo
aspettarci nulla». La discussione in aula s'è accesa più volte fino
all'intervento del governatore Pigliaru: «Dal governo - ha detto -
abbiamo ottenuto qualcosa d'importante per contrastare l'insularità ed
è il Patto per la Sardegna, ma lo sappiamo tutti che il nostro credito
è ancora alto. Ed è per questo che oggi non chiediamo altri soldi in
più ma regole certe per spendere quello che ci spetta». Non si sa fino
a che punto la proposta di Sabatini sia stata gradita dalla giunta, ma
comunque l'ipotesi del Consiglio regionale convocato a Roma prima o
poi dovrà essere discussa in maggioranza.

Maggioranza che però ora è
impegnata con l'anteprima della Finanziaria. Paci ha detto agli altri
che «rispetto all'anno scorso il gettito fiscale è aumentato dell'uno
per cento e quindi, soprattutto grazie all'aumento degli incassi Iva,
nelle casse regionali ci saranno 300 milioni in più». L'assessore poi
ha rilanciato quanto dichiarato pochi giorni fa: «Ancora una volta non
aumenteremo l'Irpef a carico delle famiglie e l'Irap per le imprese, e
continueremo a essere la regione con le aliquote più basse. Il che
vuol dire: lasceremo ben 130 milioni nella disponibilità delle
famiglie e 100 delle imprese». E questa novità alla maggioranza è
piaciuta molto.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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