mercoledì 18 ottobre 2017

Rassegna stampa 18 Ottobre 2017

Unione Sarda

SELARGIUS. Picchia le insegnanti in classe Bimbo iperattivo di sei anni: una maestra finisce all'ospedale L'episodio all'istituto comprensivo di Su Planu, modello di integrazione

A volte basta la luce del sole che filtra dalla finestra e gli finisce negli occhi, in altre occasioni uno sguardo - pur innocente - di un compagnetto. Altre volte, proprio nulla. Però improvvisamente lui, che ha soltanto sei anni, ha genitori adottivi e soffre di Adhd (disturbo da deficit dell'attenzione con iperattività), diventa una furia incontrollabile. A farne le spese sono le maestre: ieri mattina dopo l'aggressione in un'aula dell'Istituto comprensivo di Su Planu di Selargius, a pochissimi metri dal confine con Cagliari, ne ha mandata una all'ospedale.

L'altra si è invece medicata da sola, a casa. Quando il cervello non connette più, e la sofferenza diventa troppo grande per un bambino tanto piccolo, l'alunno di sei anni tira fortissimo i capelli, affonda le unghie e i denti nella carne delle maestre, tira pugni, schiaffi e calci a casaccio, con sorprendente forza. Bloccarlo significa fare violenza a lui, aggiungendo così danno a danno. Tentare di contenerlo equivale invece a soccombere, con danni fisici sicuri.

LE FERITE Il bimbo - ovviamente incolpevole - ieri mattina ne è uscito senza un graffio, per fortuna, ma nel frattempo un'ambulanza del 118 trasportava al pronto soccorso una delle due maestre, che nel tardo pomeriggio era ancora in ospedale per lunghi accertamenti. La sua collega ha un labbro spaccato, il naso gonfio, il viso graffiato e un paio di occhiali da ricomprare, ed è quella ridotta meno peggio.

L'ALLARME L'anno scolastico è iniziato da un mese, ma quella di ieri non è stata la prima aggressione in una scuola-modello, dove i bimbi hanno voti superiori alla media nazionale. Ciò non ha però impedito, ieri mattina alle 10.30, che senza motivo logico e assolutamente all'improvviso il bimbo si scagliasse contro la sua maestra prevalente, afferrandola per i capelli e tirandola per terra: a quel punto l'ha colpita con pugni, calci, schiaffi e graffi profondi. Anna Maria Soi, che ha 54 anni, è un'insegnante di grande esperienza, ma fronteggiare quella furia è stato un compito impossibile anche quando a lei si è unita la collega Francesca Mura, di 45 anni. Risultato: maestra prevalente all'ospedale, l'altra contusa, tutti a bloccare il bambino facendo di tutto per non provocargli dolore.

EMERGENZA Il problema c'è: lo sanno i genitori adottivi («Persone meravigliose, che s'impegnano a fondo per contenere il bimbo e garantirgli un'istruzione», dicono la direzione e anche le insegnanti aggredite), lo sa la scuola, lo sanno i medici, lo sanno le autorità scolastiche. Gli specialisti non sono ancora riusciti a trovare la terapia giusta per impedire che la rabbia incontenibile pervada questo bimbo sfortunato, che entri in allarme senza motivo e, altrettanto senza ragione, avverta l'impulso di difendersi da attacchi veri solo per lui.

LA SCUOLA «L'Istituto comprensivo di Su Planu è un Centro territoriale per l'inclusione», s'inorgoglisce il vice dirigente scolastico Tore Serra, ex stella del Brill Cagliari all'epoca della serie A di basket: «Abbiamo uno o due bambini problematici in ogni classe e un corpo insegnante molto preparato, capace di affrontare anche le peggiori difficoltà. Aspettiamo il bambino a braccia aperte già da subito, non riceverà alcuna sanzione disciplinare. Lo accoglieremo come se fosse il primo giorno». Una sensibilità e un altruismo che rendono la scuola, e chi vi lavora, degna dei riconoscimenti che riceve (da due anni, peraltro, rappresenta con merito la Sardegna alla cerimonia nazionale di apertura dell'anno scolastico con il presidente della Repubblica), ma la situazione rimane ingestibile.

Le aggressioni da parte del bambino si moltiplicano e l'anno scolastico è iniziato da appena un mese, c'è il problema di tutelare i compagnetti da questi scoppi d'ira repentini. Inoltre, dopo il clamore dell'aggressione di ieri, la dirigenza scolastica è consapevole che sarà ora chiamata ad affrontare le reazioni impaurite dei genitori degli altri bambini: un tam-tam che, in altre occasioni, si è rivelato micidiale. Genitori da soli, insegnanti da soli, scuola lasciata sola: impossibile, con quest'impostazione, che il bimbo iperattivo con deficit dell'attenzione possa farcela. Occorre molto, molto di più. E serve subito, prima che quel giovanissimo essere umano rimanga isolato. Luigi Almiento

Manovra accelerata.Sì in Giunta: «Eviteremo l'esercizio provvisorio»
Ma resta incertezza sulla richiesta del mutuo per il deficit dell'Ats

È il giorno della rete ospedaliera, ma anche dei soldi. Stanziati, da
chiedere e da rivendicare. Ieri la Giunta ha varato la Finanziaria
2018-2020. Pochissime le indiscrezioni emerse, se non che la legge
prevede un aumento delle entrate tributarie di 120 milioni fino a 6
miliardi e 276mila euro e che alla fine sarà una manovra da 7 miliardi
e 724mila euro, il 2% in più rispetto allo scorso anno.

TEMPI RAPIDI «Abbiamo approvato la legge in Giunta più di due mesi
prima rispetto allo scorso anno e puntiamo a evitare il ricorso
all'esercizio provvisorio», ha spiegato l'assessore al Bilancio
Raffaele Paci. Su quasi otto miliardi, 40 milioni di euro saranno a
disposizione del Consiglio regionale. Una novità? «Stiamo rinnovando
tutti i mezzi della Protezione civile, del Corpo forestale e di
Forestas, una grande operazione di acquisto di mezzi in leasing».

IL DEFICIT Fin qui i soldi stanziati. Lunedì il Consiglio dei ministri
ha approvato la manovra nazionale che, tra le altre cose, prevede
anticipazioni di liquidità per la copertura del disavanzo sanitario
2016 della Sardegna. Si tratta del prestito sul quale dall'inizio del
mese il presidente della Regione sta trattando col governo.

«Decideremo cosa fare in un paio di settimane - ha detto ancora Paci -
in modo che, se noi non dovessimo accettare, quegli spazi finanziari
possano essere dirottati su altre Regioni e destinati ad altre
esigenze. È una procedura tecnicamente molto complessa, quindi stiamo
valutando la possibilità di utilizzare strade alternative».

Si tratta di un prestito da restituire in 30 anni, 150 milioni per il
2018 e altrettanti per il 2019. «La questione - secondo l'assessore -
potrebbe essere risolta senza ricorrere al mutuo grazie all'incremento
delle entrate dovuto a una severa ripulitura dei conti regionali (e
questo ha già permesso di destinare 115 milioni al disavanzo
sanitario), ai risultati del Piano di rientro dal debito e alla
rimodulazione di alcune spese».

SLITTA IL VERTICE Poi ci sono gli accantonamenti, che per la Sardegna
valgono 684 milioni di euro, contributo che la Giunta vorrebbe quanto
meno dimezzare. La settimana scorsa Pigliaru e Paci avevano iniziato a
parlare di cifre con i sottosegretari Maria Elena Boschi (presidenza
del Consiglio dei ministri), Pier Paolo Baretta (ministero
dell'Economia) e Gianclaudio Bressa (Affari regionali). Stamattina era
previsto un nuovo incontro al ministero degli Affari regionali per
riprendere la trattativa. Ma la riunione - ha fatto sapere la Giunta -
è stata rinviata. Roberto Murgia

LA RIFORMA. Tensione in maggioranza
Nuova rete ospedaliera, accordo sui posti letto Areus: martedì il nome

Non bastano vertici e riunioni a cancellare le tensioni in maggioranza
sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Ieri pomeriggio, prima
di riprendere il dibattito in Consiglio regionale, il centrosinistra
si è riunito per un nuovo confronto con il presidente Pigliaru e
l'assessore Luigi Arru. Il Consiglio, poi, ha dato il via libera al
capitolo 7 sui posti letto complessivi che saranno 5.790 (4.643
pubblici e 1.147 privati). Novità, invece, per quanto riguarda i
vertici dell'Areus, l'Azienda per l'emergenza-urgenza perché Arru ha
annunciato la nomina per martedì prossimo.

SENZA PACE Il caso Lanusei, con la richiesta della classificazione di
primo livello, agita non poco le acque nella maggioranza e soprattutto
nel Partito democratico. Franco Sabatini, infatti, mantiene salda la
sua posizione e anche nell'incontro di ieri ha confermato di non voler
retrocedere su questo aspetto. L'unica certezza in questo braccio di
ferro è che l'emendamento in aula arriverà, deciderà poi il Consiglio.
Stesso discorso sul Mater Olbia, per cui la maggioranza non trova un
accordo sul congelare o meno la parte che riguarda i posti letto
dedicati alla struttura privata. Per quanto riguarda, invece, il
presidio formato dagli ospedali di Alghero e Ozieri, il capogruppo di
Sdp, Daniele Cocco, ribadisce la richiesta per disattivare il
monitoraggio.

GLI ATTACCHI Non mancano gli attacchi alla riforma che arrivano
dall'esponente di Campo progressista, Anna Maria Busia: «È una riforma
sbagliata - dice - e deve essere congelata». Critico anche Michele
Cossa (Riformatori), convinto che la rete ospedaliera «getterà nel
caos la sanità sarda».

LA NOMINA In pole position per la carica di direttore generale
dell'Areus c'è Giorgio Lenzotti che si contenderà la nomina con Piero
Delogu. La Giunta decide per un'accelerata, sollecitata da numerosi
consiglieri di maggioranza, tra cui Roberto Deriu (Pd): «Bene le
rassicurazioni. La riforma entra nel vivo e la sua concreta attuazione
restituisce credibilità all'intero processo». (m. s.)

CITTÀ METROPOLITANA. Galantuomo perde la poltrona
L'ex sindaco di Quartu agli arresti domiciliari per presunte tangenti
Manca solo l'ufficialità, sarà revocata la delega alla Trasparenza

Davide Galantuomo non sarà più il delegato alla Trasparenza della
Città metropolitana. Il suo incarico, formalmente non ancora revocato,
ha le ore contate: nei prossimi giorni, forse già oggi, potrebbe
arrivare la sospensione dall'incarico (e anche dal ruolo di
consigliere metropolitano e consigliere comunale di Quartu) in base
alla “legge Severino”. La notizia è rimbalzata lunedì nel corso della
seduta nell'aula di piazza Palazzo. «Proprio per questo», spiega il
sindaco Massimo Zedda, «non ho revocato la nomina in attesa dell'atto
ufficiale».

LA VICENDA Galantuomo si trova attualmente agli arresti domiciliari
per un presunto giro di mazzette legate alla realizzazione di un
impianto di energia rinnovabile a Ottana. Entro sabato il Tribunale
del riesame deciderà se scarcerarlo, ma in base alla “Severino”, il
fatto di essere destinatari di una misura di prevenzione non
definitiva per specifici reati comporta la sospensione.

L'ITER Resta solo da attendere il provvedimento ufficiale che, emanato
dalla Procura, arriva in prefettura da dove viene poi girato all'ente
competente (in questo caso, il Comune di Quartu). Poi dal Municipio
quartese sarà fatto arrivare, a sua volta, alla Città metropolitana.
Un iter complesso e complicato da ulteriori intralci: il passaggio
dalla Procura alla prefettura sarebbe avvenuto con la posta ordinaria.

IL SINDACO Il sindaco Zedda, si diceva, non gli ha revocato la nomina.
«L'avrei fatto se fosse stata una delega con potere di firma,
operativa. In questo caso non serviva farlo, visto che il suo unico
compito è il controllo degli atti della maggioranza». Una nomina che,
in realtà, aveva già fatto storcere la bocca. «Inizialmente avevo
indicato il consigliere del M5S ma lui non ha accettato. E ho scelto
Galantuomo visto che, da ex sindaco della terza città dell'Isola,
conosce la macchina amministrativa». Il futuro? «Mi auguro che
Galantuomo dimostri di essere estraneo ai fatti. Comunque, se dovesse
rientrare, per opportunità non nominerò più lui».

I CONSIGLIERI Nessuna sorpresa tra i membri dell'aula. «Mi dispiace
umanamente per lui», dice Stefano Schirru di Forza Italia. «e spero
che la vicenda si risolva al più presto. La “legge Severino” non è
certo garantista ma capisco che venga applicata se si tratta di reati
legati alla pubblica amministrazione». Schirru trae anche una lezione:
«Quando si fa politica, occorre essere attenti e circondarsi di
collaboratori che siano più bravi del politico stesso».

Il vicesindaco
della Città metropolitana Fabrizio Rodin (Pd) ragiona da
amministratore e da avvocato. «La sospensione», afferma, «è un atto
dovuto. Vista la mia professione, sono un garantista, per me vale
sempre la presunzione di innocenza: aspetto di sapere se ci sarà il
rinvio a giudizio e, allo stesso tempo, spero per lui che la Procura
si sia sbagliata».

IL PARTITO La vicenda delle presunte tangenti crea imbarazzo, in
particolare, nei “Centristi per l'Europa”, il partito recentemente
fondato da Pier Ferdinando Casini e al quale Galantuomo ha aderito
pochi mesi fa. «Gli sono umanamente vicino», dice il coordinatore
regionale Federico Ibba, «e mi auguro che dimostri la sua estraneità».
È un fulmine a ciel sereno. «Non ho mai avuto il benché minimo dubbio
anche perché, a detta di tutti, è stato un ottimo amministratore
dell'Ente acqua Sardegna». Sentir parlare di tangenti lo fa
rabbrividire. «Occorre gestire correttamente i soldi pubblici: io, per
esempio, ho scelto di usare il mio telefono anziché quello che ho
avuto in dotazione come consigliere comunale di Cagliari». Marcello Cocco

ALGHERO. Lotto: sì a Bruno
Crisi in Comune,l'onorevole Pd va in soccorso

L'appello dell'onorevole del Pd Luigi Lotto e le previsioni del
consigliere di Forza Italia Michele Pais. Sui social la politica
algherese, in questi giorni, è l'argomento principe.
Dopo le dimissioni del sindaco Mario Bruno, ufficializzate lunedì
mattina per tentare di irrobustire la coalizione di centro sinistra,
il consigliere regionale dei dem, Luigi Lotto, ha lanciato un appello
in rete: «Alghero ha bisogno di un centrosinistra e di un Pd
riunificato. Si faccia ogni sforzo in tal senso nell'interesse della
comunità di Alghero».

Intanto il primo cittadino dimissionario ha iniziato le consultazioni
tra le parti, per tentare di definire la nuova giunta. Le prime
indiscrezioni, a sorpresa, arrivano dagli avversari politici di Bruno.
Michele Pais, di Forza Italia, è convinto che il sindaco confermi le
deleghe agli attuali assessori, e cioè a Ornella Piras, Gavino
Tanchis, Raniero Selva e Raimondo Cacciotto. A questi potrebbe
aggiungersi Gabriella Esposito, per il Turismo e altri due nomi scelti
rispettivamente da Mimmo Pirisi del Pd e da Alessandro Nasone del
gruppo misto, le new entry. Quest'ultimo dovrebbe poter esprimere il
titolare della delega ai Servizi sociali, una donna, mentre i
democratici potrebbero occuparsi dell'Urbanistica e in lizza ci
sarebbe l'ingegnere Alessandro Balzani. «Un'abile operazione politica
che da un lato rafforza enormemente il sindaco Mario Bruno e che
azzera il Pd. Mi auguro - commenta Michele Pais - che al di là del
Risiko politico, nel quale Mario Bruno ha dimostrato di essere leader
assoluto, si inizi a lavorare per la città». (c. fi.)

La Nuova

Il centrosinistra regge alla prova del voto segreto in aula sugli emendamenti
Tagliati oltre 260 posti letto pubblici. Restano i nodi e c'è il caso
Mater Olbia La maggioranza tiene ma l'accordo non c'è di Umberto Aime

CAGLIAR I La trappola del voto segreto non è scattata. Preparata in
silenzio dal centrodestra, è stata evitata con un colpo di reni dal
centrosinistra. Che poi, quasi avesse ritrovato all'improvviso un
dimenticato spirito di squadra, ha approvato anche il tabellone dei
posti letto rimodulati. Saranno 5.790, un centinaio in meno: 4.643
quelli pubblici, con un saldo negativo di 262, mentre mille e poco più
sono stati assegnati alla sanità privata.

Pericolo scampato. La
trappola era stata preparata in silenzio da Forza Italia con un
emendamento sull'ospedale Brotzu di Cagliari, ma la maggioranza ha
votato compatta contro, a parte qualche astenuto e uno o due uscite
strategiche dall'aula. Una vittoria impensabile fino a un'ora prima,
quando dal vertice straordinario convocato con urgenza dal presidente
Francesco Pigliaru, i capigruppo dei partiti al governo erano usciti
alla spicciolata, molti anche a testa china. Fino all'amara e
preoccupata ammissione di Pietro Cocco del Pd: «Non abbiamo trovato
l'accordo su niente.

Non sul Mater Olbia, se deve essere stralciato
oppure no dalla mappa dei posti letto, e neanche su che ruolo avranno
Lanusei e Nuoro nella rete ospedaliera». Un disastro o poco più, prima
dell'ingresso in aula con quasi un'ora di ritardo, per essere accolti
dal centrodestra con questa battuta al vetriolo: «Ora il conclave
spetta a noi. Ma vedrete saremo molto più veloci e non ci spaccheremo
su feudi e sottofeudi». E invece in aula è successo il miracolo, con
il baratro del voto segreto superato di slancio, anche se sul piatto
sono rimasti i problemi: Nuoro, sarà di primo o secondo livello?,
Lanusei, rimarrà un ospedale di base rinforzato oppure strapperà la
promozione fino al primo livello?

il Mater Olbia, dentro o fuori?,
più i cascami sul punto nascita di La Maddalena: resterà aperto, ma
come? Tutte domande e dubbi rinviati a oggi o tutt'al più a domani,
quando la riforma entrerà nell'ultimo e decisivo chilometro.Posti
letto. Il tabellone è stato sostenuto e portato alla vittoria dalla
maggioranza seppure dopo una falsa partenza, «Assessore, ritrovi
l'umiltà e ritiri questa proposta», era stato il consiglio arrivato
poco prima del voto da Anna Maria Busia di Campo progressista, che è
in maggioranza ma anche sempre al limite del voto contrario e più di
una volta ha detto già no. Dopo aver incassato poco to dopo anche
l'annunciata astensione di Fabrizio Anedda, Sinistra sarda, Luigi Arru
però non s'è scomposto. «Ricordo - ha replicato - che i posti letto
sono stati riassegnati, non tagliati. Diminuiscono quelli per i
pazienti acuti, erano troppi, aumenta il numero destinato ai post
acuti, erano pochi. La mappa è stata ridisegnata senza discriminazioni
e secondo la filosofia che, in ognuna delle otto aree omogenee - sono
i confini delle vecchie Asl - tutti i possibili servizi sanitari
saranno garantiti».

È bastato questo richiamo agli affetti, tradotto
«nessuno è stato penalizzato», a rimettere in sesto la maggioranza.
Con anche il sostegno del Partito dei sardi, che nel frattempo era
riuscito a far passare un emendamento con cui «anche in futuro i
piccoli ospedali di Bosa, Muravera, Isili, Sorgono e La Maddalena
saranno sempre esclusi da possibili altre correzioni». Alla fine, con
un largo margine, il tabellone è passato e questi sono i numeri più
significativi: -657 posti letto per acuti, 395 in più i post acuti,
Cagliari e Sassari sono i due poli in cui la rivoluzione inciderà
maggiormente, -171 nella prima macro area e -146 nella seconda, ma di
contro aumenteranno i posti a Nuoro, in Ogliastra, ad Oristano e nel
Medio Campidano. Ancora: meno medicina generale e chirurgia, quasi 600
in meno, più riabilitazione, lungodegenti, cardiologia, ematologia,
nefrologia e neuroriabilitazione, sempre intorno ai 600 ma in più.

È una mappa finale su cui poco prima il centrodestra - da Forza Italia a
Fdi, dai Riformatori all'Udc, più i Rossomori - s'era scatenata a più
riprese. Sono state due le frasi forti: «Avete tagliato più dei posti
che s'aspettava il ministero, ma tanto zelo lo pagherete caro» e poi
«Questa riforma nata male, finirà peggio».Volata finale. Dovrebbe
cominciare oggi, quando ritorneranno al pettine i nodi del Mater
Olbia, di Lanusei, Nuoro e La Maddalena. Il centrodestra ha fatto
sapere che potrebbe chiedere altri voti segreti, innescare nuove
trappole e allora bisognerà vedere quali scatteranno a vuoto e in
quali finirà invece prigioniera la maggioranza. Quando c'è di mezzo
questo o quel territorio, nell'ordine la Gallura, l'Ogliastra, il
Nuorese e l'isolotto di Garibaldi, il rischio è sempre molto alto.

Non a caso il presidente Pigliaru ha convocato per stamattina l'ennesimo
vertice di maggioranza. Da questo conclave u capigruppo come
usciranno: a testa china o sorridenti? Chissà. Il prestito. Per
Palazzo Chigi la Regione se vuole ha a disposizione i 300 milioni che
ha chiesto per coprire il disavanzo della sanità 2016 e dovrà
restituirlo in 30 anni. Ma gli assessori al bilancio, Raffaele Paci, e
alla sanità, Arru, però hanno fatto sapere che «potremmo non
utilizzarlo. La procedura è complicata e gli ultimi conti dell'Asl
unica sono buoni». Anche se Alessandra Zedda, Fi, li ha incalzati:
«Raccontate anche le condizioni che dovreste accettare. Le dico io:
con il prestito, la Sardegna finirebbe commissariata». Per la giunta
non sarà così, ma questa storia è ancora tutta da scrivere.

Bilancio, arriva il via libera della giunta
Le entrate sono cresciute di 120 milioni. Uffici al lavoro sulla
Finanziaria: nessun aumento di tasse

CAGLIARI Prima di scrivere quanti saranno i miliardi in gioco nella
Finanziaria 2018, la grande novità è che il bilancio è stato approvato
dalla giunta 24 ore fa. È un record. L'anno scorso il via libera, a
Villa Devoto, fu fra Natale e Capodanno, con poi tre mesi di esercizio
provvisorio fino al sì finale del Consiglio regionale, in primavera.
Stavolta tutto dovrebbe filare liscio e da gennaio, al netto del voto
dell'Aula che deve ancora esserci, la Finanziaria andrà di pari passo
con l'anno solare. I numeri. Tutto compreso sono 7 miliardi e 724
milioni quelli messi nel conto dall'assessore al bilancio Raffaele
Paci. In attesa del dettaglio, annunciato a giorni, la primizia è che
le entrate da un anno all'altro sono aumentate di 120 milioni. Il che
vuol dire: i sardi hanno versato più soldi nelle casse dell'Erario ed
è aumentato anche il gettito dell'Iva.

Le tasse. Come si sapeva da
tempo, non aumenteranno le imposte regionali Irpef e Irap. Secondo le
stime dell'assessorato, vorrà dire che nelle tasche delle famiglie
rimarranno, o meglio ancora non dovranno sborsare, 130 milioni e 100
milioni le aziende, proprio per la conferma delle aliquote.
L'indiscrezione. Si sa che fra le novità è previsto un piano
straordinario per svecchiare il parco macchine della protezione
civile, dell'antincendio e dell'Agenzia Forestas. L'acquisto sarà in
leasing. Le conferme. Buona parte delle risorse, come in ogni
Finanziaria, sarà assegnata ai grandi capitoli: sanità, che farà la
parte da leone con oltre il 40 per cento delle entrate, poi enti
locali, intorno ai 600 milioni, scuola, lavoro, agricoltura e turismo.
Il resto sarà suddiviso fra gli assessorati, mentre un'altra fetta
importante sarà destinata alle immancabili spese generali e fisse:
dagli stipendi della macchina Regione alla rata del mutuo per le
infrastrutture. Accantonamenti.

La seconda riunione per l'ultima
vertenza aperta con il governo, ci sono 684 milioni, era prevista oggi
a Roma, ma è stata rinviata. Il motivo: impegni improvvisi del
sottosegretario Gian Claudio Bressa. Sarebbe dovuto essere lui, a una
settimana dal primo incontro, a dare la risposta alla proposta della
Regione: metà degli attuali accantonamenti, o comunque un taglio di
almeno 200 milioni rispetto al contributo, è lo stesso da 3 anni, che
la Sardegna versa suo malgrado per ridurre il debito pubblico
nazionale. Come ha ripetuto anche di recente Pigliaru, nessuno nega
che anche «la nostra Regione debba contribuire, ma è sproporzionata la
quota di entrate che non ci sono trasferite dallo Stato».

Agenzia entrate. Il 24 ottobre, davanti alla Corte costituzionale, è
confermato che la Regione ci sarà, per contrastare la decisione del
governo d'impugnare parte della legge approvata un anno fa dal
Consiglio regionale. Proprio l'Agenzia sarda delle entrate è al centro
del recente testa a testa fra Pigliaru e il Partito dei sardi. Dalla
presidenza confermano che «le nostre controdeduzioni sono molto
dettagliate e puntiamo a vincere il contenzioso col governo».

MACOMER- Il consigliere Ledda chiede un referendum comunale sul centro
di permanenza Succu: non sono contrario, interpellerò la prefettura per sapere se
sia possibile La minoranza: sul Cpr devono decidere i cittadini
di Paolo Maurizio Sechi

MACOMERIl sindaco Antonio Succu ha avuto le risposte che si aspettava
e fugato i dubbi sull'apertura in città del Centro di Permanenza e
Rimpatrio nell'ex carcere, dopo l'incontro di ieri in Prefettura a
Cagliari con il Capo del Dipartimento per le libertà civili e
l'immigrazione del Ministero dell'Interno, Gerarda Pantalone, il
presidente Pigliaru, l'assessore Spanu e i Prefetti di Nuoro e
Cagliari. «Mi hanno confermato che il Cpr sarà una struttura detentiva
vera e propria da cui i migranti ospiti non potranno uscire - spiega
il sindaco Succu - inoltre alla vigilanza interna ed esterna è
previsto un sistema di video conferenza che sarà utilizzato dai
funzionari competenti per gli adempimenti burocratici. Mi è stato
inoltre assicurato che al termine della procedura i migranti espulsi
dal Cpr verranno scortati dalle forze di polizia fino al mezzo di
trasporto che li riporterà nel paese di origine».

Le forze di
opposizione in consiglio comunale hanno chiesto la convocazione
urgente della civica assemblea per indire un referendum e dare quindi
la possibilità ai cittadini di pronunciarsi sulla scelta di aprire il
Cpr in città. «Non sono contrario al referendum sul Cpr ma chiederò
formalmente al Prefetto di Nuoro di esprimersi sull'ammissibilità
della richiesta della minoranza - conclude Antonio Succu -. Lo farò
nonostante le rassicurazioni ricevute durante l'incontro di lunedì».
Per il consigliere di opposizione Giuseppe Ledda: «Le garanzie sulla
sicurezza e l'ordine pubblico fornite al sindaco dal rappresentante
del ministero sono le stesse date in passato agli amministratori dei
vari comuni che hanno ospitato i Centri di identificazione e
rimpatrio, di cui i Cpr sono la riedizione.

Le drammatiche situazioni
vissute in quelle realtà - prosegue Ledda - fanno capire come potrebbe
andare a finire anche da noi. Puntare tutto su un unico Cpr in
Sardegna da 100 posti equivale alla pretesa di svuotare con un
cucchiaino il mare di oltre 5mila migranti già presenti nell'isola
oltre quelli che continuano a sbarcare. La cosiddetta "detenzione
amministrativa" dei migranti è solo una invenzione giuridica che non
ha riscontro nella legislazione italiana che disciplina giustamente in
modo severo qualsiasi limitazione della libertà personale. Se poi -
conclude il consigliere comunale di opposizione - è così semplice e
rapido espellere i migranti che non hanno diritto all'accoglienza
perché non lo si fa fin da ora senza attendere l'apertura di un Centro
che richiederà almeno un anno di lavori e milioni di euro di
investimenti?».

Baldino, Tedde e Lubrano, predecessori del sindaco, fanno il punto
sulla crisi: «Chi ci perde sono i cittadini» «Le dimissioni di Bruno? Un reality»

di Gian Mario SiaswALGHEROLe dimissioni di Mario Bruno? «Roba da
teatro». No, anzi, «roba da circo». Anzi, no. «Niente di
sorprendente». Stefano Lubrano, Marco Tedde e Tonino Baldino sono
stati gli ultimi tre sindaci di Alghero prima di Mario Bruno. Nessuno
dei tre è riuscito a portare a termine il proprio mandato. Nel 2002,
nel 2012 e nel 2014 hanno dovuto cedere lo scranno più alto
dell'assise cittadina al commissario straordinario. Ad Alghero succede
spesso.Oggi, a distanza di anni, non vedono alcuna analogia tra quel
che sta succedendo e gli eventi che li coinvolsero, ma sulle mosse del
sindaco in carica hanno idee chiarissime.

«Non è riuscito a creare un
amalgama nella maggioranza, la sua era una coalizione per vincere e
non per governare, probabilmente questo suo atteggiamento era
finalizzato sin dall'inizio a completare questo percorso di
riappacificazione col Pd», attacca Stefano Lubrano, ex delfino di
Bruno, dal quale si è sentito abbandonato e tradito proprio nel
momento più delicato della sua missione amministrativa. «Se tutti
questi ragionamenti restassero nelle sedi di partito, non ci sarebbe
niente da dire - prosegue Lubrano - ma qui ci sono di mezzo i
cittadini». Sì, perché «pur di rientrare nel Pd, Bruno si è reso
complice di cose nefaste, dalla vicenda di Ryanair alla sanità -
insiste - assistiamo a un reality show, le dimissioni, le moine, le
mosse di Pirisi in aula, è un teatrino che la città non merita». Marco
Tedde è ancora più chirurgico.

«Questa è una contrattazione politica
chiusa nei suoi confini generali già dai primi di agosto - dice
l'attuale consigliere regionale - è un contratto con la dirigenza
regionale del Pd, e ora deve essere dettagliato». Ebbene, è convinto
Tedde, «Mario Bruno sta utilizzando l'istituto delle dimissioni
abilmente, ma in modo speculativo e contro l'interesse della città».
Per essere più espliciti, «Mario Bruno sta aspettando di sapere chi
vincerà il congresso per poi trattare», dice Marco Tedde. «Le
dimissioni non dovrebbero avere di questi obiettivi - insiste - lui
cerca di galleggiare in attesa di una finestra elettorale utile,
perché in realtà questa amministrazione è finita, non c'è alcuna
chance che si possa andare avanti produttivamente».

E poi, è la domanda di Tedde, «come fa il Pd a convivere se aveva un programma
autonomo e contrapposto, e ha sempre criticato Bruno e la sua
azione?». La scelta del Pd lascia dubbioso anche Tonino Baldino. «Il
Pd questa scelta avrebbe potuto farla un anno dopo le elezioni, perché
ora rischia di essere travolto nella situazione generale di scarso
dinamismo che c'è nell'amministrazione», osserva dall'alto della sua
esperienza. Per il resto Baldino non è molto impressionato. «Vedo
tutto nella normalità, non mi sembra che stia succedendo niente - dice
- le dimissioni sono legate alla necessità di attendere gli eventi
interni al Pd, sono il preludio a un nuovo assetto di giunta, un
esecutivo in cui troveranno posto i rappresentanti del Pd».

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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