giovedì 19 ottobre 2017

Rassegna stampa 19 Ottobre 2017


In campo la difesa di Visco: da Napolitano a Berlusconi, da Zanda a Veltroni Orfini, presidente del Pd: «La ricerca della verità non deve spaventare» Tutti contro Renzi ma lui attacca ancora, di Yasmin Inangiray

ROMA. C'è ancora il «caso» Bankitalia ed il futuro del governatore Ignazio Visco nel mirino di Matteo Renzi. Il segretario del Pd indicato come il regista della mozione dei Dem in cui si chiedeva sostanzialmente un cambio al vertice («fase nuova») a palazzo Koch, non cambia linea ribadendo che per il suo partito «il problema non è il nome del governatore» ma la necessità, dopo quanto accaduto nel sistema bancario, di «fare un'analisi vera». Una prova di forza che ha però come effetto quello di lasciare isolato il leader Dem.

La mossa contro via Nazionale viene infatti bocciata anche dentro il suo partito e non solo dalla minoranza. Walter Veltroni, con lui sul palco dell'Eliseo (unico tra gli ex segretari) solo tre giorni fa, bolla come «incomprensibile e ingiustificabile» la mozione. «Mozioni di questo tipo meno se ne fanno meglio è», lo scarica anche il capogruppo del Senato Luigi Zanda. E nella lista compaiono anche i nomi del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano («non mi occupo di cose deplorevoli») e di Carlo Calenda («Non commento per carità di patria»).

La tensione resta alta anche tra le istituzioni. Se il Quirinale e Palazzo Chigi ufficialmente tacciono lasciando trapelare però la loro irritazione, a schierarsi con la linea del Colle giunge da New York la presidente della Camera Laura Boldrini: «La Banca d'Italia è un'istituzione che va tenuta fuori dalle polemiche. Mi allineo a quanto detto dal presidente della Repubblica». In una giornata ancora convulsa in cui a rincorrersi sono state principalmente le polemiche, giunge però in serata quella che a molti osservatori è apparsa come un'accelerazione delle vicenda: il governatore di Bankitalia, dopo aver preso parte in mattinata alla commemorazione dell'economista Federico Caffè con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, a sera si presenta infatti in commissione d'inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini.

Già ieri Visco aveva fatto sapere di essere disponibile ad essere ascoltato, parole prese subito a pretesto dall'opposizione per chiedere quanto prima la sua convocazione in commissione. Nell'incontro tra Visco e Casini, il governatore ha fornito tutti i documenti richiesti dalla commissione. Chi invece difende la linea di Renzi è Matteo Orfini. Il deputato del Pd e componente della commissione d'inchiesta si dice «sorpreso» da alcune reazioni alla mozioni del Pd ma soprattutto trova «curioso trasferire l'infallibilità del Papa al governatore della Banca d'Italia.

La ricerca della verità non deve spaventare nessuno». Prova a distinguere i piani anche Ettore Rosato: «Noi - ribadisce - non vogliamo la testa di nessuno, siamo gli unici che hanno difeso il diritto e dovere del premier a individuare il prossimo governatore». Non la pensa così Gianni Cuperlo che parla di «errore, autogol», mentre Andrea Martella chiede la convocazione del gruppo: «È necessario fare chiarezza su quanto accaduto». Di tutt'altro avviso Forza Italia. Dopo la difesa dei big azzurri rispetto ad una mozione «contra personam», oggi a scendere in campo è Silvio Berlusconi: dice di non essere «meravigliato. È proprio della sinistra - osserva - voler occupare tutti i posti dopo l'elezione. Ora fanno passi avanti e vogliono occuparli anche prima».

Critico anche il M5s : «L'ipotesi di cambiare governatore ci trova d'accordo - spiega Roberto Fico - Il problema è che la mozione del Pd arriva dopo 5 anni di legislatura, arriva ad ottobre quando le elezioni ci saranno a marzo. È una buffonata». A chiedere che si cambino i vertici di Bankitalia è anche FdI ma per Giorgia Meloni «l'impressione è che il Pd stia tentando di scaricare solo su Visco e Bankitalia le sue gravi e pesanti responsabilità».

                           La Nuova

Un partito trasversale ha dubbi su un'apertura rapida. «Meglio darli ad altri»
Esplode il caso Mater Olbia in discussione i posti letto

di Umberto AimewCAGLIARI Ospedali e posti letto, intrecciati fra loro,
sono come il gioco di shanghai: se sfiori anche un solo bastoncino,
persino quello che sembra valer meno, tutto l'insieme può traballare e
perdi. Così come quando c'è di mezzo la sanità obbligare la politica
al rispetto della regola delle tre erre - riforma, rete e risparmio -
è molto difficile. In Consiglio regionale dalla maggioranza di
centrosinistra all'opposizione finora tutti hanno messo e rimesso
mano, nella prima settimana in aula, alla doppia mappa, ospedale e
posti letto appunto, messa assieme quasi due anni fa dalla giunta, con
l'obiettivo di ridurre i costi fissi: 134 milioni in meno.

Era inevitabile la corsa che c'è stata e non sempre è stata vincente agli
emendamenti. La sanità è materia molto delicata, va maneggiata sempre
con molta cura: sul tappeto c'è da una parte l'inviolabile diritto
alla salute dei cittadini ma è forte anche la pressione delle spinte
di campanile, o peggio del potere, pubblico e privato, in senso lato.
Addirittura è una partita che rischia di essere ancora più complicata
se in mezzo al guado c'è un ospedale ancora cantiere e in gran parte
fantasma: il Mater Olbia. Nonostante le promesse del Qatar, unico
finanziatore, e le rassicurazioni dell'ultimo partner scientifico, il
Gemelli di Roma, la data in cui sarà aperto l'ex San Raffaele è ancora
incerta. Però nel conto di ospedali e posti letto è stato messo
comunque, in previsione dell'inaugurazione, visto che, al momento
opportuno, l'accoppiata Qatar-Gemelli chiederà di essere accreditata
nel sistema Sardegna e le sue future prestazioni saranno pagate dalla
Regione.

Per questo il Consiglio regionale, che martedì prossimo
dovrebbe dare il via libera alla Rete, continua a essere impacciato
sul Mater. Lo è soprattutto dentro la maggioranza, che fino a qualche
giorno fa pensava allo stralcio, ma ci ha ripensato: oggi il caso sarà
discusso in aula, e salteranno ancora fuori le differenze fra un
partito e l'altro del centrosinistra ma anche il centrodestra dirà la
sua senza essere certo tenero con la maggioranza.La storia. Tutti o
quasi tutti dicono di volerlo, il Mater Olbia. Poi si scopre, nella
maggioranza, che i tre consiglieri di Articolo 1-Mdp si chiedono
ancora se sia giusto o sbagliato dare tanto spazio alla sanità
privata, oppure che i cinque del Partito dei sardi sono d'accordo ma a
condizione che l'ospedale gallurese cominci a funzionare massimo entro
il 2020. Anche nel Pd c'è qualche frenatore, poco disposto a
spalancare il portone a una struttura che potrebbe essere fin troppo
invasiva, ma lo dice sottovoce, perché da anni è Renzi il primo
sponsor politico del progetto.

Anche nella minoranza non mancano
favorevoli e contrari: l'Udc è perplesso, Forza Italia sostiene il
Mater, ma poi all'improvviso frena fino a pretendere più chiarezza. In
mezzo c'è la giunta Pigliaru, che dopo qualche battibecco interno
sullo sbarco del colosso, ora intravvede una grande opportunità
soprattutto dopo il cambio di rotta nell'offerta scientifica. Da
pediatria e cardiochirurgia, erano queste le specializzazioni quando
partner del Qatar era il Bambin Gesù, a radioterapia, oncologia,
neurologia, neurochirurgia e riabilitazione ad alta specializzazione,
con l'ingresso da quest'anno della Fondazione Gemelli. Il motivo del
sostegno è questo: sono troppi pazienti sardi di queste cinque macro
aree che emigrano nella penisola per farsi curare. Solo per la voce
radioterapia ogni anno la Sardegna rimborsa 2,8 milioni alle altre
regioni, Lombardia in testa, con l'apertura del Mater - è il vantaggio
prospettato - gran parte della cifra sarebbe risparmiata.

Però, allo stesso tempo, ricorda chi non è ancora convinto: dall'accreditamento
il Mater dovrebbe incassare, è una previsione, 55,6 milioni l'anno e
la differenza fra l'avere e il dare sarebbe fin troppo sbilanciata.
Serve qualche correttivo, è la sollecitazione lanciata e che in futuro
potrebbe essere al centro di una trattativa da riaprire con il Qatar e
la Fondazione Gemelli.Posti in ballo. Però prima di occuparsi del
futuro oggi il Consiglio, la maggioranza in particolare, dovrà
occuparsi di un altro problema legato sempre al Qatar. È questo: due
anni fa la mappa regionale è stata calcolata sulla proposta del Bambin
Gesù, era di 241 posti letto, mentre ora bisogna far i conti con
quella più bassa della Fondazione Gemelli: 204. La differenza fa 37 e
oggi il Consiglio, dopo che la tabella è stata approvata due giorni
fa, dovrà decidere se e dove riassegnare i posti letto avanzati. Tutti
alla Gallura, oppure spalmarli anche in altri ospedali oltre al
Giovanni Paolo II di Olbia? È un motivo in più per litigare prima di
un voto che sarà decisivo.

I 4 consiglieri del territorio: «Nessun rinvio». Sabato consiglio
comunale aperto In Gallura è rivolta: fermatevi

OLBIANessun rischioso e incomprensibile rinvio sul Mater Olbia. La
politica gallurese bipartisan si mobilita affinché il consiglio
regionale approvi subito l'emendamento che consenta al Qatar di
procedere con la nuova proposta sanitaria. L'ipotesi di uno stralcio
(poi scongiurato, oggi il caso viene discusso in aula) ha fatto
sobbalzare i consiglieri regionali galluresi, scesi subito in campo
compatti in difesa del Mater Olbia. Il riordino della rete
ospedaliera, col Mater in prima linea, sarà anche al centro di una
seduta del consiglio comunale di Olbia urgente, convocato per sabato
mattina alle 10.

Consiglio aperto, a cui il sindaco Settimo Nizzi
invita a partecipare i rappresentanti nazionali e regionali del
territorio e i sindaci della Gallura. Quella di oggi in consiglio
regionale sarà una giornata cruciale rispetto all'apertura del Mater
Olbia, come rimarcano i quattro consiglieri regionali galluresi
Giuseppe Meloni, Giuseppe Fasolino, Giovanni Satta e Pierfranco
Zanchetta, firmatari di un documento al quale si associa anche il
deputato del Pd Gian Piero Scanu. «Riteniamo - scrivono - che il
Consiglio debba consentire la fattibilità dell'intervento all'interno
della rete ospedaliera oggi in approvazione, senza ricorrere ad
inutili e rischiosi rinvii a leggi successive. È pertanto fondamentale
che venga approvato l'emendamento che consentirebbe al Qatar, in
partnernariato col Policlinico Gemelli, di procedere con la nuova
proposta sanitaria, da sottoporre successivamente al vaglio della
giunta regionale e della commissione Sanità del Consiglio.

Se ciò non avvenisse, e dovesse essere scelta l'ipotesi di un incomprensibile
rinvio che metterebbe in serio pericolo gli ingenti investimenti
(Meridiana in primis) che il Qatar si accinge a portare avanti
nell'isola, saremo costretti a protestare, in ogni forma consentita
dalla legge, al fianco del popolo gallurese e sardo». Il consigliere
regionale di Fi Giuseppe Fasolino sottolinea che «il Mater Olbia e
tutte le sue articolazioni ed aggiunte alla rete ospedaliera regionale
vanno affrontate congiuntamente al documento generale di
riorganizzazione. Posti letto, integrazioni pubblico-private,
specializzazioni presenti e quanto potrà incidere il nuovo polo
ospedaliero e di ricerca di Olbia nella mappatura della sanità sarda
devono essere chiari da subito. «Non si può agire - incalza - senza
pesare attentamente i contraccolpi e le ripercussioni che alcune
scelte potrebbero avere su un territorio come quello gallurese da
sempre ultima ruota del carro dal punto di vista dell'offerta
sanitaria e caratterizzato invece da una enorme richiesta di servizi,
da una forte espansione demografica, da una natalità in aumento e da
numero di turisti in costante crescita».

Duro l'intervento di Pietro
Carzedda, coordinatore provinciale di Fi. «La riforma della rete
ospedaliera regionale così come proposta è inaccettabile, soprattutto
per la Gallura che verrebbe penalizzata fortemente. Il taglio dei
posti letto, il ridimensionamento delle strutture e servizi esistenti
e la poca chiarezza sul Mater Olbia fanno di questa riforma un
provvedimento scellerato. Da parte nostra - rimarca Carzedda - con
azioni forti faremo tutto il possibile per cambiare una legge
deleteria per il sistema sanitario gallurese e daremo tutto il
sostegno necessario ai nostri consiglieri regionali che fino ad oggi
hanno votato contro questa norma avvilente per il nostro territorio».

Verso la proroga della Ct1 per Olbia e Alghero

trasporti
SASSARILa toppa sul buco nel cielo. Dopo lo strappo dell'Ue che ha
squarciato i bandi per la Continuità territoriale la Regione mette a
punto una prima immediata soluzione. L'assessore ai Trasporti Carlo
Careddu, che i bandi sulla Ct1 li ha ereditati, lavora senza sosta in
una lotta contro il tempo per garantire il diritto alla mobilità dei
sardi. In proroga. Una prima decisione è stata presa. Si andrà in
proroga del precedente accordo della Continuità. Il modello già
adottato per Cagliari sarà applicato anche per Olbia e Alghero. Su
Cagliari il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha già firmato la
proroga del vecchio modello di Ct1 e garantito una copertura fino al 9
giugno 2018. Ora si lavora per applicare il modello Cagliari anche per
gli altri due scali.Olbia. La situazione di Olbia sembra la più
semplice. Meridiana avrebbe già accettato di rinunciare
all'aggiudicazione del nuovo bando.

Sarà sempre lei a gestire il
periodo di proroga. Una scelta fatta dalla compagnia anche perché in
caso di contestazione del bando da parte dell'Ue, quella inviata dai
commissari è solo una nota di orientamento, a restituire i soldi
ricevuti per attuare la continuità dovrà essere la compagnia. Alghero.
La situazione continua a restare complicata, ma anche in questo caso
la soluzione non è lontana. L'assessore Careddu ha parlato a lungo con
i tecnici del ministero dei Trasporti e con lo stesso Delrio. La
decisione anche in questo caso sembra essere la scelta della proroga
della vecchia continuità. Ma qui le cose si complicano. Alitalia, che
ora fa il servizio, non ha partecipato alla gara e a vincere è stata
Blue Air. La compagnia di bandiera, che attraversa un periodo di
grande incertezza finanziaria, si era già preparata a lasciare lo
scalo del nord ovest. E con molta probabilità non ha aerei e personale
per gestire una proroga. Esiste una via di uscita.

Perché Blue Air ha
già investito cifre importanti per mettere radici ad Alghero. Le due
compagnie studiano un accordo commerciale. In questo modo Alitalia
accetterebbe la proroga, ma grazie a un contratto a gestire
materialmente i voli sarà Blue Air. In questo caso la Regione non ha
nessun potere, si limita solo a non porre veti a questo tipo di patto
tra le compagnie.L'incontro. Ma la situazione sembra destinata a
sbloccarsi in tempi rapidi. In serata alcuni dirigenti di Alitalia
erano al ministero dei Trasporti. L'oggetto dell'incontro è proprio il
caso Alghero. La compagnia ha mostrato grande apertura all'ipotesi di
proroga e di accordo commerciale con Blue Air. Le tessere. Careddu
lavora per mettere insieme le tessere di questo complicato mosaico. A
quel punto mancherebbe solo il decreto del ministro. Ma per renderlo
effettivo bastano un foglio una penna e 72 ore.

La soluzione non
sembra essere lontana, ma la Regione accelera perché in questi giorni,
a già da diverse settimane, prenotare un volo dal 10 novembre in poi
per Roma o Milano è diventata una missione impossibile. La sindrome da
intrappolamento si fa sempre più strada nel nord dell'isola. Ma se
l'immediato è fatto di una soluzione tampone, la Regione ha già aperto
un tavolo di confronto con l'Ue per discutere in un pacchetto unico i
bandi sulla continuità e il non conttrattabile diritto alla mobilità
dei sardi. Un punto su cui la Regione non vuole assolutamente cedere.
(l.roj)

Il governatore al Pds: pronti alla sfida col governo. E dal 2018
entrerà in funzione Pigliaru: Agenzia entrate è priorità

CAGLIARI A una settimana esatta dall'attacco frontale arrivato dal
Partito dei sardi sul futuro dell'Agenzia sarda delle entrate, in
parte la legge è stata impugnata da Palazzo Chigi, il governatore
Francesco Pigliaru esce allo scoperto. Questa presa di posizione era
stata sollecita, con toni anche aspri, dal gruppo del Pds in
Consiglio, ed ecco quale è stata la risposta. «Crediamo fortemente
nell'Agenzia - scrive il presidente - perché continua a essere uno dei
punti qualificanti del nostro governo e un pezzo importante verso quel
controllo fiscale che è essenziale per la Sardegna». Per poi entrare
nel merito del ricorso che sarà discusso il 24 ottobre nell'aula della
Corte costituzionale. «Il governo - è un altro passaggio dl comunicato
- ha impugnato l'articolo 3 della legge, quello in cui è ipotizzata la
futura riscossione diretta dei tributi regionali dopo un accordo
preliminare con lo Stato.

Quindi anche quest'articolo è stato scritto
nel pieno rispetto delle leggi nazionali e, a nostro avviso, non c'è
stata alcuna invasione di competenze». Fino all'annuncio decisivo,
quello che si aspettava il Partito dei sardi: «Proprio per questi
motivi - scrive Pigliaru - sono in atto forti pressioni sul premier
Gentiloni perché ritiri il ricorso. Ha ancora il tempo per farlo e
comunque la Regione si è costituita in giudizio per difendere i
diritti dei sardi ed è convinta delle proprie ragioni». Poi Pigliaru
ricorda che comunque «la legge sull'Agenzia resta valida ed è sempre
legittima nelle sue parti essenziali. La strada è segnata da tempo e
la percorreremo fino in fondo per ottenere, attraverso accordi con la
Commissione paritetica, il diritto anche all'accertamento e alla
riscossione delle imposte».

Che l'Agenzia sia operativa è confermato
dall'assessore al bilancio Raffaele Paci. «Abbiamo avviato subito dopo
l'approvazione della legge in Consiglio regionale tutte le procedure
per la nomina del direttore generale, il bando sta per essere chiuso,
e dunque da gennaio l'Agenzia sarà pienamente operativa». Subito dopo
è arrivata la nota di Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds:
«Prendiamo atto della presa di posizione del governatore e la
interpretiamo come il primo dei passi che dovranno esserci perché si
realizzi l'auspicata maggiore decisione della Regione nei confronti
dello Stato italiano. A cominciare dall'Agenzia, frutto di una grande
mobilitazione popolare per la giustizia e l'equità». Ma per il
centrodestra il Pds non deve farsi illusioni. Forza Italia, con Ugo
Cappellacci, ha scritto: «È dal 2014 che Pigliaru sventola bandiera
bianca in ogni contenzioso e sarà così anche stavolta». Mentre i
Riformatori, con Pietrino Fois, hanno detto: «Invece degli annunci
sulla velocità della prossima e vuota Finanziaria, la giunta farebbe
bene a impegnarsi nel pretendere i soldi, a iniziare dagli
accantonamenti, che ogni anno il governo scippa ai sardi».


Unione Sarda

«Entrate, avanti con l'agenzia» In vista della sentenza della Consulta,
il governatore  rassicura il
Partito dei sardi Pigliaru: è un punto qualificante del nostro programma

Avanti con l'Agenzia sarda delle Entrate. A una settimana dalla lite
con il Partito dei Sardi che lo accusava di «non lavorare in alcun
modo, se non con la burocratica difesa in giudizio, per esigere il
ritiro del ricorso presentato dal governo sulla legge che istituisce
l'Ase», Francesco Pigliaru fa sapere invece di «crederci fortemente».
«È uno dei punti qualificanti del nostro programma di governo e un
pezzo importante verso quel controllo fiscale che è essenziale per la
nostra regione», dice il governatore a pochi giorni dalla sentenza
della Corte Costituzionale che si pronuncerà sull'impugnazione di
Palazzo Chigi.

IL RICORSO DEL GOVERNO Il ricorso riguarda l'articolo 3 del testo
sulla possibile, futura riscossione diretta dei tributi regionali, con
la clausola specifica di un preliminare accordo con lo Stato. «Siamo
convinti che sia stato scritto nel pieno rispetto delle leggi
nazionali», osserva, «non c'è invasione delle competenze statali da
parte di quelle regionali. Per questo motivo sto facendo forti
pressioni sul premier Gentiloni perché il ricorso sia ritirato, c'è
ancora tempo per farlo e continuerò a insistere». In ogni caso,
aggiunge il governatore, la strada è ormai segnata. Nel senso che «la
legge che istituisce l'Ase resta valida e legittima nelle sue parti
essenziali, l'impugnazione riguarda infatti una norma di prospettiva,
importante ma non immediatamente operativa e sui cui contenuti
continueremo comunque a lavorare per acquisire, attraverso accordi con
la commissione paritetica, il diritto anche all'accertamento e alla
riscossione».

DIRETTORE GENERALE Insomma, articolo 3 a parte, l'Agenzia sarda vedrà
la luce. «Abbiamo avviato le procedure per la nomina del direttore
generale, c'è un bando aperto per il reclutamento esterno e dunque dal
prossimo 1 gennaio 2018 sarà operativa», conferma l'assessore al
Bilancio, Raffaele Paci. Che sottolinea: «Grazie all'Ase saremo più
autonomi, efficienti e riusciremo a farci riconoscere tutte le entrate
che ci spettano senza avere il dubbio che qualcosa non sia arrivata
nelle nostre casse. Col controllo sul nostro fisco, tuteliamo i
cittadini».

LA RISPOSTA DEL PDS Il Partito dei sardi prende atto della «posizione
assunta dal presidente Pigliaru verso il Governo italiano». Adesso,
dice il capogruppo Gianfranco Congiu, «attendiamo di conoscerne i
contenuti, le risposte che verranno date e i risultati attesi. È una
battaglia di equità e di giustizia che portiamo avanti per garantire
che i soldi dei sardi rimangano in Sardegna. L'Ase - ricorda infine -
è il frutto di una grande mobilitazione popolare».
Roberto Murgia


LOW COST. Volotea ha già presentato ricorso contro la decisione della
commissione Ue Incentivi, la parola ai giudici Le compagnie sfidano Bruxelles

Contributi senza gara d'appalto, pagati «sulla base delle offerte
commerciali più interessanti» e non dopo una adeguata selezione tra
tutte le società disponibili: è questo il motivo che ha portato la
commissione europea a condannare le compagnie low cost alla
restituzione degli incentivi presi grazie alla Legge 10 del 2010. Le
linee guida europee per il settore dell'aviazione - in particolare il
punto 79 di un regolamento del 2005 - sono state violate dalla
Regione, che ora deve pretendere il rimborso dei soldi elargiti
attraverso le società di gestione degli aeroporti di Cagliari e Olbia.
In tutto si tratta di 22,9 milioni di euro (13,6 per le rotte di
Elmas, 9,3 per quelle della Costa Smeralda), anche se le compagnie
hanno incassato di più, perché gli aeroporti hanno garantito il loro
apporto economico nell'operazione-incentivi.

IL DOCUMENTO Dalle motivazioni della decisione Ue - che devono ancora
essere pubblicate dalla Commissione, ma di cui circolano alcune copie
inviate ai vettori interessati - emerge che saranno 13 le compagnie
chiamate al rimborso. Ryanair dovrà restituire la fetta maggiore: le
cifre non sono state ufficializzate, ma si parla di una cifra vicina
ai 10 milioni di euro, forse anche più alta. L'obbligo riguarda anche
EasyJet, Airberlin, Meridiana, Air Italy, Vueling, Volotea, Jet2.com,
Airbaltic, Norwegian, Niki Air, Tourparade e Germanwings. Nel
documento sono citate anche Alitalia e Wizzair, ma queste ultime due
hanno preso gli incentivi solo dall'aeroporto di Alghero, escluso
dalla condanna dell'Ue.

IL RICORSO Mentre la Regione ha avviato da mesi la fase esecutiva,
chiedendo formalmente indietro le somme, le compagnie si preparano
alla battaglia giudiziaria. Volotea ha già presentato un ricorso alla
Corte di giustizia europea per cercare di ribaltare la decisione.
Nelle prossime settimane ai giudici potrebbero arrivare altre
richieste simili. Magari da parte di Ryanair, che dovrebbe restituire
la fetta più grande. Non a caso Volotea fa sapere con una nota di aver
«contestato questa sentenza dinanzi alla Corte di giustizia
dell'Unione europea, come molte altre compagnie». Insomma: sarà un
nuovo braccio di ferro tra Bruxelles e le low cost.
Michele Ruffi


Ospedali, troppe crepe
Gli equilibri territoriali agitano la maggioranza: oggi si torna in Aula
Il Consiglio si ferma, tensione su Nuoro e Lanusei

Tre ore di seduta, poi un nuovo stop per la riforma della rete
ospedaliera in Consiglio regionale. L'accordo in maggioranza è ancora
lontano e il braccio di ferro, sulle questioni più spinose, va avanti
ormai da tempo. I problemi sono gli stessi da diversi giorni -
ospedali di Nuoro e Lanusei e Mater Olbia - ma le trattative
(parallele al dibattito in aula) non riescono a far uscire il
centrosinistra dal pantano. L'assenza di alcuni consiglieri di
maggioranza è il pretesto perfetto per decidere un pomeriggio di
riflessione e rimandare a stamattina una nuova trattativa prima del
dibattito.

I NODI La classificazione degli ospedali in Barbagia e Ogliastra è
diventata ormai una guerra fredda, alla quale si affiancano le
frizioni sul rapporto tra posti letto pubblici e privati. Su questo
aspetto è fondamentale il ruolo del Mater Olbia. Finisce nel mirino
anche il sistema di emergenza-urgenza, soprattutto per i ritardi
nell'avvio dell'elisoccorso e per le condizioni di difficoltà delle
isole minori come Carloforte e La Maddalena.

I CASI Inevitabile che il tentativo di aumentare il livello degli
ospedali di Nuoro e Lanusei, diventi una questione di appartenenza
territoriale. Nei corridoi del Consiglio regionale, qualcuno è pronto
a scommettere sull'epilogo positivo delle due trattative. L'ospedale
San Francesco potrebbe ottenere la classificazione di secondo livello
e quello di Lanusei il primo livello.

POSTI LETTO L'altra questione su cui la maggioranza si è arenata è il
rapporto tra sanità pubblica e privata e il futuro del Mater Olbia. Il
solco su cui si è fermata la maggioranza riguarda due questioni: la
prima è decidere o meno se fissare una data ultima per l'apertura
dell'ospedale, pena la riassegnazione dei posti letto. La seconda
riguarda le modalità per suddividere quelli ai quali il Mater ha
rinunciato rispetto al primo programma.

Visti i presupposti in
maggioranza, si è creato un fronte per il rinvio delle decisioni con
una legge ad hoc. Ipotesi che potrebbe sfumare soprattutto per la
presa di posizione di una cordata trasversale di consiglieri regionali.
PUNTO NASCITA Infine, ancora in bilico il mantenimento del Punto
nascita della Maddalena per cui c'è un emendamento che impegna la
Giunta a chiedere una deroga al ministro della Salute.
Matteo Sau

La protesta bipartisan dei consiglieri galluresi, Nizzi promuove una
seduta urgente «Giù le mani dal Mater Olbia»

«Il Mater Olbia non si tocca»: in Gallura si preparano le barricate in
difesa dell'ospedale del Qatar. I primi a fare fronte comune sono i
quattro consiglieri regionali galluresi seguiti a stretto giro di
posta dal sindaco di Olbia Settimo Nizzi che ha promosso per sabato la
convocazione di un Consiglio comunale urgente. A preoccupare è
l'eventualità di una perdita dei posti letto assegnati alla Gallura
che, a fronte di una costante crescita della popolazione, soffre di
uno storico gap nei servizi sanitari. Il territorio della ex Asl 2 al
momento può contare su 356 posti letto tra il Giovanni Paolo II di
Olbia, il Paolo Dettori di Tempio e il Paolo Merlo di La Maddalena per
una media del 2,2 posti letto per mille abitanti contro il 3,5 della
media regionale.

Con i posti letto previsti in convenzione per il
Mater si raggiungerebbe una quota di circa 540 posti letto con la
disponibilità di specialità oggi mancanti che si traducono in un tasso
elevato di trasferte sanitarie.

Ieri i consiglieri Giuseppe Meloni, Giuseppe Fasolino, Giovanni Satta
e Pierfranco Zanchetta hanno firmato un documento bipartisan. «È
fondamentale - scrivono - che venga approvato l'emendamento che
consentirebbe al Qatar, in partenariato col Policlinico Gemelli, di
procedere con la nuova proposta sanitaria, da sottoporre
successivamente al vaglio della Giunta regionale e della commissione
Sanità del consiglio. Se ciò non avvenisse, e dovesse essere scelta
l'ipotesi di un incomprensibile rinvio, gli scriventi si troveranno
costretti a protestare, in ogni forma consentita dalla legge».

Posizione sottoscritta anche dal deputato Pd Gian Piero Scanu: «Mi
associo alla posizione dei consiglieri». Settimo Nizzi, intanto, si
prepara all'assemblea aperta di sabato alla quale ha invitato tutti i
sindaci: «Confido nel fatto che il Consiglio regionale non voglia
assumere decisioni fortemente discriminatorie verso la Gallura».
Caterina De Roberto

Molti dubbi sui passi successivi: non tutti credono che l'ex sindaco
sarà sostituito Galantuomo, seggio a rischio - Attesa per oggi la sospensione dalla
carica di consigliere

Oggi in Municipio dovrebbe arrivare la comunicazione formale che
porterà alla sospensione di Davide Galantuomo dall'incarico di
consigliere comunale. Il condizionale è d'obbligo, perché dopo il
provvedimento del giudice che il 3 ottobre ha costretto l'ex sindaco
agli arresti domiciliari l'iter per la sospensione è andato avanti non
troppo celermente: dalla cancelleria del Tribunale la comunicazione è
stata spedita alla Prefettura via posta prioritaria e ha impiegato
quasi una settimana per giungere a destinazione. Il decreto, una volta
firmato, è partito verso via Eligio Porcu. Una volta varcate le porte
del Municipio, arriverà la sospensione da consigliere comunale e, di
riflesso, anche dal seggio nel Consiglio metropolitano, dove
Galantuomo ha ottenuto dal sindaco Massimo Zedda la delega alla
Trasparenza.

I DUBBI Sul passaggio successivo ci sono ancora dubbi. Molti non
credono alla sua sostituzione in Consiglio, mancanza che metterebbe a
repentaglio la tenuta della Giunta Delunas; altri invece attendono
l'ingresso del consigliere supplente. Nel frattempo però in piazza
Repubblica a Cagliari va avanti l'iter giudiziario ed entro 24 ore il
Tribunale di Riesame deciderà se confermare le misure cautelari nei
confronti di Galantuomo. Nei giorni scorsi Tore Pinna, Gianni Lolli e
Luigi Betti sono stati scarcerati. Tra oggi e domani anche l'ex
presidente dell'Enas e l'ex calciatore Renato Copparoni, entrambi
accusati di corruzione, sapranno se potranno uscire da casa.

IN ATTESA In pratica, in Comune si attiva l'iter per la sospensione di
Galantuomo che nel frattempo potrebbe essere scarcerato e
riconquistare il diritto al suo seggio in Consiglio comunale. In mezzo
a questa fase di grande incertezza c'è il primo dei non eletti Marco
Canu che, come un giocatore pronto a entrare dalla panchina, si sta
scaldando ma non sa in che squadra giocherà (ha detto di voler
decidere solo in un secondo momento se sostenere o affossare Delunas).
Nemmeno sa se potrà entrare in campo. Per ora l'orientamento in via
Eligio Porcu sembra quello di voler far scattare la sospensione
dell'ex sindaco e l'ingresso del supplente, passo che potrebbe
rivelarsi determinante per gli equilibri in Aula.

«Sinceramente non so
se Galantuomo potrà essere sostituito, questa possibilità non è
prevista nei nostri regolamenti e non so che tipo di interpretazione
potranno dare», commenta il capogruppo del Pd Marco Piras, «di sicuro
chiunque verrà dovrà valutare ciò che è accaduto in questi due anni e
mezzo e trarre le sue conclusioni. La situazione è complicata, siamo
in ritardo su tutti i fronti. Non si porta a termine un progetto, si
chiudono i servizi senza attuarne di nuovi e tutti i quartesi se ne
sono resi conto».

«BASTA» Questa insolita consiliatura più volte è sembrata vicina al
capolinea, ma la maggioranza di Delunas continua ad andare avanti col
un sostegno bipartisan. «La salvezza di Quartu passa attraverso la
presa di coscienza anche da parte della maggioranza che non ci sono le
condizioni per andare avanti», attacca Tonio Pani leader del Polo
Civico, «lo diciamo da sempre, con coerenza, e ora che in Consiglio
siamo 14 pari è inutile andare avanti: la maggioranza spera ogni volta
che manchi o si ammali qualcuno della minoranza per sopravvivere: qua
si tira a campare, è ora di finirla».
Marcello Zasso

Carbonia-Iglesias - Congressi Pd nei circoli territoriali

Anche il Pd della federazione Carbonia-Iglesias ha avviato la fase
congressuale dei circoli. Una serie di appuntamenti programmati per
rinnovare le cariche che fanno parte degli organismi federali del
Partito democratico, guidato dal segretario provinciale Daniele
Reginali. I tesserati sono chiamati, in particolare, ad alcuni adempimenti
relativi all'elezione del segretario e del direttivo del circolo, del
segretario e dell'assemblea dell'unione cittadina di Carbonia, del
segretario e dell'assemblea provinciale.

Le elezioni relative al circolo Carbonia centro si svolgeranno domani
(venerdì 20) alle 17 nella sede del Pd, in viale Arsia; per il circolo
di Cortoghiana sono in programma sabato, alle 18.30 in piazza Venezia;
per quello di Bacu Abis l'appuntamento è domenica alle 9.
Il diritto di voto è riservato ai tesserati, ma la partecipazione ai
congressi è consentita a chiunque voglia partecipare al dibattito:
oltre agli iscritti, sono dunque invitati simpatizzanti e sostenitori
del Partito democratico. (c. s.)

Musanti contro Piano. Si vota da domani in 21 paesi della Provincia
Pd, scissione sul segretario «Due candidati in corsa»

Alleanze del recente passato e nomi già noti della politica locale.
Ormai ci siamo: domani, sabato e domenica nel Medio Campidano si
voterà per la segreteria provinciale del Partito Democratico. Sarà una
corsa a due fra il segretario uscente Stefano Musanti di San Gavino e
Gigi Piano di Serramanna. Sfumata definitivamente l'ipotesi di
arrivare a una proposta condivisa da tutto il partito, la spaccatura
cede il passo ai rimpianti e ai mal di pancia. «Abbiamo proposto
l'accordo, non siamo stati ascoltati», dice il parlamentare Siro
Marrocu. «L'accordo c'era, siamo stati traditi alla vigilia della
scelta dei candidati», replica Roberto Congia, segretario del circolo
di Sanluri.

I CANDIDATI Da una parte Musanti, dal 2014 alla guida del Pd,
sostenuto e appoggiato dall'area di Renato Soru, con diversi sindaci e
col consigliere regionale Alessandro Collu che gli dà una mano.
Dall'altra parte, l'alleanza che fa capo all'area Fadda, numericamente
più forte. C'è Marrocu, indiscusso leader del Pd campidanese, con una
lunga esperienza e con agganci in più Comuni. C'è Giuseppe Cuccu e
Rossella Pinna, ex e attuale consigliere regionale. Una frattura a
sorpresa, all'interno della stessa segreteria provinciale, Musanti
alla guida del Pd e Piano suo braccio destro dal 2014, hanno lavorato
in piena armonia, condividendo progetti e iniziative. Ora rivali,
scelgono il silenzio stampa. «È una questione delicata», risponde al
telefono Musanti. «Sono troppo impegnato», è il messaggino di Piano.
LE POLEMICHE «I numeri - commenta Rossano Vacca di Arbus, membro del
direttivo regionale - hanno un'importanza relativa. In casa Dem vince
la democrazia. Due proposte equivalgono a una scelta libera».

Un po' risentito, parla di “pugnalata” dell'ultima ora: «Sino alla vigilia
della presentazione delle liste, l'accordo su Musanti era unanime. Poi
Marrocu, che aveva rotto con gli alleati storici, è tornato al vecchio
amore». Gli fa eco Congia: «La riconferma del segretario uscente è
stata condivisa da subito. Giallo sul voltafaccia. Il territorio va
male anche perché si pensa ai soliti giochini politici e non ai veri
problemi». Marrocu precisa: «La nostra scelta è in linea con la
maggioranza in Regione. Abbiamo dato la disponibilità per presentarci
uniti, per un segretario che lavori per eliminare le divisioni
interne».

IL VOTO Il bottino dei voti si è attestato a 1039 tessere, divise in
21 paesi, per eleggere 120 delegati. Si parte domani, dalle 15 alle
20, ad Arbus, Villacidro, Sanluri, Sardara, Barumini, Samassi,
Lunmatrona. Si prosegue sabato con Serramanna, Gonnosfanadiga,
Guspini, San Gavino, Pabillonis. Il resto domenica.
Santina Ravì

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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