martedì 17 ottobre 2017

Rassegna stampa 17 Ottobre 2017

LA  NUOVA SARDEGNA

Algerini, c'è il via libera: centro rimpatri a Macomer. E Anci e Regione siglano protocolli per l'accoglienza diffusa dei richiedenti asilo di Silvia Sanna

CAGLIARI Due accordi firmati e un terzo al quale manca solo il sigillo. La gestione migranti in Sardegna si muove su due binari: quello dell'accoglienza generosa e solidale verso chi scappa dalla fame e dalla guerra e quello del rispetto delle regole per chi, invece, sbarca sulle cose dell'isola illegalmente. Al maxi vertice in Prefettura a Cagliari i due binari si sono incrociati e si è arrivati a soluzioni importanti. Due sono state messe nero su bianco in altrettanti protocolli d'intesa Anci-Regione: uno è dedicato ai progetti di volontariato sociale con l'impiego dei migranti, l'altro stabilisce invece una equa distribuzione dei richiedenti asilo nei territori, fissando paletti e tutele per chi aderisce ai bandi Sprar.

La terza soluzione è affidata alle garanzie offerte dal rappresentante del governo alla Regione e al sindaco di Macomer Antonio Succu. Il capoluogo del Marghine ospiterà il Cpr, Centro per i rimpatri, l'unico in Sardegna. A breve inizieranno i lavori nella struttura individuata, l'ex carcere: diventerà centro di detenzione per chi in Sardegna non può rimanere, perché non vuole o perché non ne ha diritto. Si tratta degli algerini, che sbarcano illegalmente nelle coste sul Sulcis: più di 1200 dall'inizio dell'anno, un fenomeno che allarma moltissimo il governatore Francesco Pigliaru. E che si può fermare, dice il governatore, soltanto attraverso rimpatri veloci: «Appena gli algerini capiranno che saranno rimandati immediatamente a casa, la Sardegna per loro non sarà più appetibile e gli sbarchi nel Sulcis finiranno».

Il Centro rimpatri. Il Comune di Macomer ha dato da tempo la disponibilità, il sindaco Antonio Succu in cambio ha chiesto una serie di garanzie, anche per placare le forze di opposizione che sono insorte e il malumore della cittadinanza. Gerarda Pantalone, capo dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del ministero dell'Interno, è stata rassicurante.

È stato ribadito che l'ex carcere - che sarà ristrutturato grazie allo stanziamento di 3 milioni di euro - ospiterà solo gli algerini e solo per brevi, brevissimi periodi. Il tempo necessario per concludere la procedura per rispedirli a casa ed evitare - come accade attualmente - che con il foglio di rimpatrio rilasciato dalla questura vadano dove gli pare. Anche su una nave verso la Penisola: così aveva fatto dieci giorni fa l'algerino sbarcato a Cagliari e poi fermato a Roma per presunti legami con il terrorismo. Il Cpr, è stato detto ieri, potrà ospitare circa 100 persone: l'obiettivo è limitare al massimo la permanenza con ricambi rapidi.

Altre due le garanzie al comune di Macomer: la prima prevede che gli algerini non possano uscire dalla struttura per girare liberamente, la seconda è l'esenzione dall'apertura di Cas, Centri di accoglienza della prefettura per migranti regolari richiedenti asilo. Per quanto riguarda i tempi, la frequenza degli sbarchi impone di accelerarli: è possibile per questo che in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione, il Cpr possa aprire almeno parzialmente.

L'intesa Anci-Regione. Due protocolli, entrambi fortemente voluti dall'Anci. A siglarli con il governatore Pigliaru, i quattro prefetti, i sindaci di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, è stato il presidente dell'Anci Emiliano Deiana.

Il primo prevede progetti di volontariato sociale: protagonisti i migranti ospiti nei Centri d'accoglienza, che con la loro opera potranno rendersi utili e ringraziare i territori che li ospitano. L'iniziativa è già partita e hanno aderito Cagliari (con due progetti), Cargeghe, Iglesias e Valledoria.  La Regione conferma lo stanziamento di 100 mila euro, l'Anci si impegna a promuovere l'iniziativa nei Comuni. L'altro protocollo d'intesa si muove sul solco dell'accordo Governo-Anci per l'accoglienza diffusa ed equilibrata: dove si attivano gli Sprar la presenza nei Cas deve diminuire, in maniera graduale ma chiara. E in ogni caso, tra Sprar e Cas, non potrà essere superata le quota di 3 migranti ogni 1000 abitant

Più facoltà e corsi mirati: così gli atenei sardi conquistano gli studenti
Universitari fuori dall'isola la metà torna dopo un anno

Le università sarde sono molto popolari nel Nord Africa. A Rabat, dice
Rossella Filigheddu, siamo molto più famosi di qualsiasi altro ateneo.
Merito del progetto progetto Sardegna ForMed, partito nel 2015 grazie
al finanziamento della Fondazione Sardegna con l'obiettivo di
promuovere il livello di internazionalizzazione dei due atenei. Come?
Attraverso lo stanziamento di 100 borse di studio per studenti
provenienti da Marocco, Algeria e Tunisia. Gli assegni coprono
l'intero percorso di studi, triennale o magistrale.

A luglio sono
state celebrate a Sassari le prime lauree di 9 neodottori provenienti
dall'Algeria, dal Marocco e dalla Tunisia. E il progetto va avanti con
successo: tra le facoltà scelte spiccano Pianificazione ambiente e
territorio, agraria, lingue e archeologia.di Silvia SannawSASSARIUno
su quattro va via, uno su 2 ritorna a casa dopo un anno. Il motivo: la
scelta della facoltà non era azzeccata, vivere lontano è complicato e
molto costoso. Quindi si ricomincia, nel 50 per cento dei casi. E
quasi sempre il rientro alla base rappresenta l'inizio di un percorso
universitario positivo.

Se è vero che un quarto degli studenti isolani
sceglie di immatricolarsi oltre mare, è altrettanto vero che negli
anni i due atenei sardi hanno saputo diversificare la loro offerta,
con l'apertura mirata di facoltà particolarmente gettonate e adeguando
le proposte alle richieste che arrivano dal mercato del lavoro. In
questo modo, si è riusciti a tamponare l'emorragia verso la Penisola.

«Perché - spiega Rossella Filigheddu, docente di ecologia vegetale
alla facoltà di Agraria e delegata del rettore Carpinello
all'Orientamento per l'Università di Sassari - le esperienze in altre
realtà sono sempre positive. È giusto confrontarsi, uscire dal "nido".
Un ragazzo sardo che si iscrive all'Università è una vittoria a
prescindere dalla scelta geografica. Questa è la nostra missione
principale: diffondere l'amore per la cultura e per la formazione
continua, a tutte le età. E naturalmente trattenere gli studenti qui e
formarli nel nostro territorio rappresenta un arricchimento
collettivo».Missione Orientamento.

L'ufficio Orientamento ha messo in
ordine i numeri, ha analizzato le preferenze degli studenti, il grado
di popolarità di facoltà e destinazioni, la resistenza fuori casa, i
punti di forza e le criticità del sistema universitario. E ha
dimostrato, grazie a progetti mirati nelle scuole superiori, che i
ragazzi hanno bisogno di essere stimolati e indirizzati. Il progetto
Unisco si prepara alla seconda edizione forte del risultato della
prima: «L'università è andata in missione nelle scuole, coinvolgendo
35 istituti per un totale di 1800 studenti.

L'obiettivo era aiutare i
ragazzi ad acquisire i cosiddetti "saperi minimi", fondamentali per
esempio per affrontare i test per l'ammissione in facoltà a numero
chiuso - spiega Rossella Filigheddu - Ma anche per ragionare sulle
scelte e sulle attitudini di ciascuno, così da individuare il percorso
universitario più adatto senza perdere tempo in una facoltà
"sbagliata"». Tra i partecipanti al progetto Unisco, il 10% ha scelto
l'Università di Sassari. Ma la notizia più confortante è che quasi
tutti hanno proseguito gli studi dopo il diploma. Missione compiuta.I
numeri. In attesa di conoscere i dati dell'anno appena iniziato (oggi
scadranno le iscrizioni a Sassari), dai numeri dell'anno accademico
2016-2017 viene fuori una fotografia molto chiara delle preferenze
degli studenti isolani.

La prima notizia è che sono stati 12.761 gli
immatricolati sardi, un numero in netta crescita rispetto all'anno
precedente. Il 75 per cento ha scelto di restare a casa, iscrivendosi
all'Università di Sassari o di Cagliari. Quest'ultima da sola attira
quasi la metà del totale (49%), Sassari il 26%, mentre il rimanente
25% si immatricola in una Università della Penisola. Sulla base dello
studio dell'ufficio Orientamento, sono due i principali poli
d'attrazione: «Ingegneria a Torino e in misura ridotta a Milano e
Pisa, Scienze motorie a Urbino», spiega Rossella Filigheddu. In
particolare Pisa è la destinazione prescelta dai galluresi e dagli
ogliastrini. Mentre il Politecnico di Torino, grazie ai diversi corsi
di laurea, è gettonato da ogni angolo della Sardegna e fa concorrenza
alla facoltà di Ingegneria a Cagliari.

Da un anno è diminuita la fuga
verso Padova, sino a poco tempo fa in pole position tra gli aspiranti
psicologi. «Con l'apertura di Psicologia anche a Sassari, la Sardegna
è in grado di diventare un polo di attrazione. All'indirizzo
tradizionale già presente a Cagliari si aggiunge l'indirizzo
neurobiologico presente a Sassari che in poco tempo ha conquistato un
grande consenso». Al momento sono quasi 10mila gli studenti sardi
iscritti in atenei della Penisola, poco meno di 600 quelli arrivati da
oltre mare per studiare in Sardegna.

 «Pochi? Non scherziamo. Venire da
noi non è facile, chi decide di iscriversi qui fa una scelta "di
campo". Significa che apprezza la nostra offerta, coglie i
collegamenti con il territorio, con le richieste che arrivano dal
mercato del lavoro. Quei quasi 600 studenti - aggiunge Rossella
Filigheddu - sono una conquista, un enorme tesoro».Casa dolce casa.
Sfuggono dalle statistiche, perché è complicare ricostruire la storia
di ciascuno. A breve a farlo sarà un data base, al centro di un
progetto ancora in cantiere. Per ora si sa che almeno la metà degli
studenti che si immatricolano nella Penisola, l'anno dopo rientra a
casa e sceglie un ateneo del suo territorio. Sono i cosiddetti
immatricolati "generici" o impuri, cioè non provenienti dalla scuola
superiore. Tra i circa 3mila che 12 mesi fa si sono iscritti oltre
mare, circa 1500 quest'anno farà marcia indietro.

'ironia di Forza Italia: «Ma è solo una finta». Mario Bruno ha ora 20
giorni di tempo per ricostruire una maggioranza
Il sindaco ha ufficializzato le dimissioni

di Gian Mario SiaswALGHERO«Si è appena dimesso il sindaco di Alghero
per finta. Tutto vero». Oppure. «Siamo passati da "per il bene della
città" a "per il bene della sinistra", ottimo direi». I commenti
sarcastici di Michele Pais e Nunzio Camerada, consiglieri comunali di
Forza Italia, bastano e avanzano per spiegare quello che sta
succedendo ad Alghero: niente. Ieri mattina il sindaco Mario Bruno ha
formalmente rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di primo
cittadino con decorrenza immediata. Ma il modo in cui la principale
forza di opposizione in consiglio comunale reagisce alla notizia la
dice lunga sulla situazione.

Nessun terremoto, niente elezioni
anticipate, niente commissari mandati da Cagliari. Niente di niente.
La lettera protocollata ieri da Bruno è parte integrante della
liturgia studiata a tavolino dai vertici regionali e territoriali del
Partito democratico per benedire la pace che sarà sancita sabato,
quando si celebrerà il congresso cittadino del Pd. Come da richiesta
esplicita del capogruppo democratico in consiglio comunale, Mimmo
Pirisi, e un po' per non sminuirne il peso proprio in questo frangente
in cui è stato determinante per la salvezza dell'amministrazione in
carica, Mario Bruno alla fine ha fatto quel passaggio formale che ha
il solo effetto pratico di fissare un limite cronologico a questa
tiritera infinita, che va avanti, tra grandi avvicinamenti e brusche
rotture, tra frizioni e flirt, tra veri e propri colpi bassi e mea
culpa, da quando l'ex consigliere regionale di Progetto Sardegna e del
Pd è salito sul trono di Sant'Anna, che poi ha trasferito a Porta
Terra. Proprio come annunciato una settimana fa in consiglio comunale,

il sindaco ha compiuto quell'atto politico inserito in un complesso
percorso di pacificazione con il Pd, che in questi tre anni di
amministrazione è rimasto fuori dalla coalizione di centrosinistra che
governa la città e ha esercitato un'opposizione decisa e aspra nei
confronti della giunta guidata da Bruno, che del Pd è stato dirigente
e consigliere regionale sino allo strappo alla vigilia delle
amministrative del 2014, quando si è candidato contro il volere della
dirigenza locale e in aperta competizione con la lista e il candidato
sindaco di bandiera. Sabato ci sarà il congresso cittadino e si lavora
a una mozione unitaria, con una sola lista e un solo candidato
segretario, che sappia riappacificare le diverse anime democratiche
algheresi nonostante le accese contrapposizioni di questi anni.
«Ringrazio i cittadini, i consiglieri, gli assessori e i dipendenti
comunali per il lavoro e la leale collaborazione in questi quaranta
mesi alla guida della città», commenta Mario Bruno.

«Sono stati anni
intensi, non sono mancati i miei errori ma neanche i risultati, frutto
del lavoro di squadra». Le dimissioni, conferma, hanno «motivazioni
politiche, conseguenti alla verifica in consiglio comunale dove
quattro consiglieri eletti in maggioranza, tre con l'Udc e uno con
l'Upc, sono passati all'opposizione».

Per Bruno «è essenziale ricreare
le condizioni per un quadro politico stabile e coeso». Ora, insiste il
sindaco dimissionario, «inizia un periodo di verifica che dovrà
concludersi entro il 5 novembre - prosegue - per ristabilire solide
condizioni politiche, per portare a termine il programma in questi
ultimi venti mesi prima della scadenza naturale del mandato». Nel
frattempo, lui non starà con le mani in mano. Anzitutto perché ora c'è
il regolamento dei conti in via Mazzini a cui pensare. E poi perché
«le mie forze saranno indirizzate a evitare la nefasta eventualità di
un commissariamento straordinario - conclude Bruno - Continuerò a
lavorare fino all'ultimo secondo con la medesima intensità e con lo
stesso spirito».

UNIONE SARDA

L'appello di Cgil e Legambiente sulla legge urbanistica
«No alle cubature in più, Pigliaru ci dia ascolto»

Non vogliono che la legge autorizzi in modo indiscriminato aumenti di
cubature fino al 25% per gli alberghi esistenti entro i 300 metri dal
mare, propongono invece che questi incrementi siano finalizzati
all'efficientamento energetico, alla riqualificazione architettonica e
al miglioramento dei servizi. Chiedono inoltre incentivi ai Comuni per
l'adeguamento dei Puc al Ppr, e indirizzi precisi per promuovere piani
di riassetto idrogeologico e urbanistico. Cgil e Legambiente scendono
in campo per proporre alla Giunta regionale «modifiche fondamentali»
al testo di legge sull'urbanistica.

«La Sardegna ha necessità di una
legge urbanistica e il disegno di legge dell'esecutivo ha il pregio di
fornire un inquadramento a una materia finora dispersa in tante fonti
normative», spiega Michele Carrus, segretario regionale della Cgil.
«Il problema, però, è che questo testo così com'è non delinea un
futuro sostenibile per l'Isola e si preoccupa di fissare troppe
deroghe», aggiunge.

Sindacato e associazione ambientalista lanciano una proposta unitaria
sul governo del territorio: il punto di partenza è che il piano
paesaggistico regionale del 2006 non si tocca. «Nessuno intervento
deve essere autorizzato al di fuori del Ppr», dice Carrus. Sotto
accusa finisce quella parte del disegno di legge (l'articolo 31) che
permette aumenti di volume in percentuale fissa a tutte le strutture
ricettive, piccole o grandi, esistenti entro i 300 metri dal mare.
«Consentire a tutti indiscriminatamente questa opportunità è
un'idiozia», dice Carrus.

Altro pilastro contestato del disegno di
legge è quello contenuto all'articolo 43, relativo ai grandi progetti
di rilevanza economica e sociale. «Va eliminato», dice Carrus, «perché
stabilisce che se un progetto viene definito rilevante per l'economia
dell'Isola», compito attribuito al Consiglio regionale, «questo fatto
è di per sé sufficiente per derogare rispetto al piano».
«Speriamo che la Giunta ascolti le nostre riflessioni», sottolinea
Vincenzo Tiana, presidente del comitato scientifico di Legambiente.
«Il 25 e 26 ottobre, a Roma, si svolgeranno gli Stati generali del
Paesaggio. Sarà quella un'occasione per la Regione per misurarsi anche
a livello nazionale».
Mauro Madeddu

Entrate e impugnazione
Il Pds all'attacco: «Agenzia sarda, non c'è reazione»

Nuova bordata del Partito dei sardi nei confronti del presidente
Pigliaru. Sul tema dell'Agenzia sarda delle entrate «non registriamo
alcuna decisa presa di posizione», spiega il capogruppo, Gianfranco
Congiu. Manca una settimana al 24 ottobre, giorno in cui la Corte
Costituzionale si esprimerà sull'impugnazione, da parte del governo,
dell'articolo 3 della legge regionale che la istituisce. Un
appuntamento che il Pds reputa fondamentale e sul quale misurerà «il
livello di determinazione politica rispetto a un tema, frutto di un
preciso mandato elettorale», sottolinea Congiu.

PRIORITÀ Dopo l'addio di Paolo Maninchedda alla Giunta, gli esponenti
del Pds avevano messo in cima alla lista delle priorità una presa di
posizione forte in attesa del verdetto della Consulta, attraverso una
grande battaglia popolare. Le premesse, però, sembrano orientare lo
scenario in un'altra direzione, anche se gli indipendentisti non
intendono mollare la presa: «La scelta del governo di impugnare il
solo articolo 3 è frutto di una visione dinastica e gerarchizzata dei
rapporti istituzionali rispetto alla quale non si può rimanere
inerti», continua Congiu.

LA RESA All'attacco anche il coordinatore regionale di Forza Italia,
Ugo Cappellacci, convinto che, sull'Agenzia sarda delle entrate, il
presidente abbia «sventolato bandiera bianca prima ancora che venisse
approvata la legge». L'ex governatore non vede una via d'uscita:
«Anche se la cosiddetta Agenzia dovesse sopravvivere al ricorso del
governo, sarebbe la foglia di fico di una Giunta che ha rinunciato
all'autonomia». (m. s.)

Restano in bilico i casi di Lanusei e Nuoro: c'è l'incertezza del Mater Olbia
Ospedali, incognite finali. La riforma torna in Aula, maggioranza in cerca d'intesa

Oggi la rete ospedaliera torna in aula con l'incognita degli ospedali
di Nuoro, Lanusei e Mater Olbia. Sono le ultime battute per la rete
ospedaliera, a pochi passi dall'approvazione definitiva, ma rischiano
di essere le più complicate. L'aver rimandato alla fine gli argomenti
più spinosi significa avvicinarsi al traguardo in una situazione di
incertezza: la maggioranza su alcuni argomenti è ancora divisa ed è
probabile che i nodi si sciolgano facendo la conta dei voti. Questo
pomeriggio il Consiglio regionale riprende la discussione partendo
dalla suddivisione dei posti letto.

CORTO CIRCUITO Riconoscere all'ospedale di Lanusei la classificazione
di I livello è uno dei temi a rischio. Il consigliere del Pd, Franco
Sabatini, su questo tema non vuole cedere. La battaglia dell'esponente
dem è supportata da sindaci e associazioni dell'Ogliastra, pronte a
tornare a Cagliari per protestare. A Lanusei si affianca il caso del
San Francesco di Nuoro, che punta a ottenere il Dea di II livello,
nonostante il parere contrario di Giunta e commissione sanità. Il
problema, però, diventa tecnico perché la tabella in cui sono
riportate le classificazioni degli ospedali è stata approvata dal
Consiglio regionale. Una modifica costringerebbe a fare marcia
indietro e riaprire un capitolo già chiuso con fatica.

LE DIFFICOLTÀ «È stata una discussione nervosa con un andamento poco
lineare». Il consigliere regionale del Pd, Gigi Ruggeri, commenta così
il dibattito sulla rete ospedaliera. Ruggeri (relatore insieme a Mondo
Perra) si sofferma sul problema di aver «sovrapposto il concetto di
documento di gestione con quello di programmazione. Uno è
rappresentato dagli atti aziendali e l'altro dalla riforma».
Dall'opposizione è pronto a dare battaglia il vice presidente della
commissione Sanità, Edoardo Tocco: «Vogliamo certezze sugli ospedali
di comunità e sul futuro del Mater Olbia. Vogliamo che i posti letto
siano ridistribuiti in tutto il sistema pubblico».

L'ACCUSA Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete sarda a difesa della
sanità pubblica, muove accuse pesanti nei confronti del
centrosinistra. Il riferimento è a un emendamento che «potrebbe
cambiare la destinazione d'uso di strutture ospedaliere in fase di
smantellamento», dice Zuncheddu, riferendosi soprattutto a presìdi
come «il Binaghi o il Marino di Cagliari».

INVALIDITÀ Il deputato dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu, ha
presentato due interrogazioni al ministro del Lavoro per «evitare il
tracollo del sistema di riconoscimento dell'invalidità civile». Vargiu
contesta l'ipotesi della Regione di «escludere le Asl dagli
accertamenti e accentrare tutto sull'Inps».
Matteo Sau

ALGHERO. Mario Bruno apre la crisi e avverte: punterò sulla squadra
Il sindaco dà le dimissioni ma prepara il gran ritorno

Le aveva annunciate durante l'ultimo Consiglio comunale e ieri ha dato
seguito alle parole: dimissioni ufficiali per il sindaco Mario Bruno.
Dopo 40 mesi di mandato, il primo cittadino di Alghero ha aperto la
crisi con l'obiettivo di tornare al governo, forte di una maggioranza
più solida.

SPIEGAZIONI «Le mie dimissioni sono dovute a motivazioni
esclusivamente politiche - spiega - conseguenti alla avvenuta verifica
in aula del passaggio in minoranza di quattro consiglieri (tre del
gruppo Udc e un del gruppo Upc) eletti nelle liste a me collegate
nelle elezioni nel giugno 2014. Pur avendo sempre mantenuto in
Consiglio i numeri sufficienti per l'approvazione del bilancio e di
ogni atto proposto dalla Giunta alla massima assemblea cittadina,
ritengo essenziale che si ricreino le condizioni per un quadro
politico stabile e coeso».

VERIFICA Da ieri, dunque, è iniziato il periodo di verifica che dovrà
concludersi entro il 5 novembre. Venti giorni di raffreddamento
durante i quali Mario Bruno tenterà di ricucire con il Pd,
scongiurando l'arrivo di un commissario. «Tutte le mie forze sono e
saranno indirizzate - continua Bruno - a evitare questa nefasta
eventualità finale che aprirebbe le porte per lunghi mesi a un
commissario straordinario non eletto democraticamente e con poteri di
mera ordinaria amministrazione».

Critica l'opposizione, che parla di
dimissioni bluff. «Oggi sono arrivate le dimissioni tanto annunciate e
propagandate. Non quelle definitive e reali attese da tutti gli
algheresi, ma dimissioni contrattate con il Partito democratico. Che
sia o meno una parte di esso, poco importa. Bruno è del Pd», scrivono
in una nota i consiglieri di Forza Italia Nunzio Camerada, Michele
Pais e Maurizio Pirisi. «Gli onorevoli eletti nel Sassarese fanno
tutti il tifo per lui. Un sostegno che non ha come scopo quello di
fare il bene degli algheresi e di portare a compimento le tante
questioni irrisolte e neanche affrontate dall'attuale amministrazione
di sinistra, ma solo quello di permettere un galleggiamento di Bruno
fino alla prima finestra elettorale utile».

Anche per il Nuovo Centro
Destra, con il consigliere Emiliano Piras, le dimissioni di Mario
Bruno sono solo un “teatrino della finzione” che durerà venti giorni.
Gli occhi sono puntati sul congresso cittadino del Pd in programma per
sabato prossimo nella sede di via Mazzini. All'ordine del giorno
l'elezione del segretario cittadino. Non è un mistero che il Partito
democratico algherese sia spaccato: in aula di Consiglio il capogruppo
Mimmo Pirisi sostiene il sindaco, mentre il vicino di banco Enrico
Daga preferisce restare all'opposizione.
Caterina Fiori

LA NUOVA

Oggi in Consiglio riprende il confronto sulla riforma degli ospedali e
i posti letto Possibile stralcio per il Mater Olbia

CAGLIARIDalla mappa degli ospedali, ancora zoppa, a quella dei posti
letto: oggi è un'altra giornata critica, in Consiglio regionale, per
la riforma della sanità. Se sulla tabella, seppure approvata, sono
rimaste ancora in grigio le caselle che riguardano Lanusei e Nuoro, il
voto finale sui livelli concessi alle due strutture, è stato rinviato
alla fine del dibattito, anche su come saranno ridistribuiti i posti
letto fra pubblico e privato non mancano le frizioni in
maggioranza.Mater Olbia. A parte la mappa, il caso dell'ospedale del
Qatar potrebbe essere stralciato dalla Rete, per essere rinviato a un
prossimo disegno di legge. È ancora un'indiscrezione, ma il
centrosinistra anche dopo aver letto l'ultima proposta della
Fondazione Gemelli, il nuovo partner scientifico del Mater, avrebbe
sollecitato un ulteriore pausa di riflessione.

Fra i partiti della
coalizione c'è chi vorrebbe soprattutto ancora maggior chiarezza sul
travaso di posti letto dalla prima proposta, allora al fianco del
Qatar c'era il Bambin Gesù e quindi la richiesta era incentrata su
chirurgia e pediatria, alla seconda in cui invece radioterapia sarebbe
la specializzazione principe del nuovo ospedale privato gallurese. Poi
c'è ancora più di un'incertezza sulla data d'apertura del Mater e
anche per questo il centrosinistra vorrebbe prendersi qualche
settimana in più prima d'inserirlo nella nuova rete ospedaliera.Posti
letto. In tutto, secondo il riequilibrio fra acuti e post acuti,
annunciato dall'assessore Luigi Arru, i posti letto degli ospedali
pubblici dovrebbero passare da 4.905 a 4.643, con una riduzione di 262
unità. Nella sanità privata invece dovrebbero aumentare di oltre
cento, l'incertezza è legata proprio al Mater e cioè da poco meno di
1.040 a quasi 1.150.

Proprio questa ipotesi, prevista in una delle
tabelle che accompagnano la riforma, avrebbe sollevato più di un
dubbio nella maggioranza visto che la quota della sanità privata
passerebbe dal 4 al 6 per cento. In ogni caso, qualunque possa essere
il futuro ri-equilibrio, in totale i posti letto in Sardegna non
saranno più di 5.790. Una quota già messa in dubbio da Emilio Usula
dei Rossomori, che in un comunicato, in cui cita il sindacato dei
medici Anaoo, ha scritto: «Altre riduzione dei posti senza che di
contro ci sia un aumento del servizio territoriale potrebbe rivelarsi
potenzialmente pericoloso per la cura dei pazienti».Ospedali di
comunità. Dopo aver dato battaglia sulla mappa degli ospedali, il
centrodestra farà lo stesso per i posti letto.

A confermarlo è Edoardo
Tocco di Forza Italia: «Ancora una volta la maggioranza non segue una
logica. Senza aver ancora individuato l'insieme della rete
territoriale, la Regione fa le rivoluzioni sbagliate. La domanda è
questa: dove saranno ricoverati i pazienti post operazione chirurgica
se non ci sono ancora gli ospedali di comunità? È un mistero».

Urbanistica, Cgil in campo: no al cemento sulle coste

CAGLIARI Da tempo sull'urbanistica Cgil e Legambiente dicono la stessa
cosa: «Il disegno di legge della giunta Pigliaru così com'è non va. È
generico e sono ancora troppe le zone grigie». Da ventiquattr'ore la
ripetono anche insieme, non più ogni sigla per conto suo. Hanno
firmato un documento protocollo che, negli intenti, vuole essere di
«maggior pressione, anche se non siamo certo una lobby, nel momento in
cui è stato lo stesso governatore ad annunciare che sull'urbanistica
il dibattito è appena cominciato e non c'è fretta di chiuderlo».
Michele Carrus, segretario regionale della Cgil, e Vincenzo Tiana,
coordinatore del comitato scientifico di Legambiente, l'invito al
confronto l'hanno accettato come «l'inizio di un possibile dialogo»,
anche se avrebbero preferito che fosse cominciato prima.

Prima del pandemonio scoppiato o dentro il Pd e nel centrosinistra e anche prima
della levata di scudi nazionale contro la bozza presentata dalla
giunta.La prima contestazione. Da soli o in due le loro posizioni non
sono certo cambiate. Gli esempi non mancano. Carrus ha detto che «il
25 per cento di cubatura in più agli hotel nei 300 metri dal mare è di
per sé un'idiozia o almeno lo è nel momento in cui non esistono
differenze fra una struttura alberghiera e l'altra, oppure i parametri
per assegnare il premio sono indefiniti e poco trasparenti». Certo,
anche lui lo sa: prima o poi la giunta confermerà che il bonus avrà
una soglia massima di metri cubi realizzabili.

Ma «se non si esce
dalla logica degli incrementi volumetrici da concedere comunque e
sempre, se non la si smette di pensare che dobbiamo per forza
consumare altro suolo, mentre invece dovremmo puntare all'efficienza
tecnica degli alberghi e a migliorare i servizi necessari per
aumentare l'offerta, non parliamo però di nuove stanze e poi in ogni
caso le regole dovranno essere più rigide di quelle previste ora,
continueremo a pensarla in modo diverso rispetto alla giunta». Perché
- secondo Carrus - «il rilancio delle costruzioni prima di tutto deve
passare attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio
turistico e residenziale esistente».

La seconda contestazione. Tiana
ha aggiunto che «la pianificazione regionale della Sardegna mai può
essere sottoposta al possibile ricatto di grandi progetti, proposti da
privati e amministrazioni comunali, in deroga al Piano paesaggistico.
Non possono esserci buchi neri in cui qualcuno potrebbe infilarsi e
far danni. Le esigenze delle singole comunità devono rientrare invece
in una programmazione molto più vasta di cui non c'è traccia nella
proposta della giunta. In una frase sola: l'articolo che ipotizza i
grandi progetti va dunque cassato sul nascere, mentre è fondamentale
far di tutto perché i Comuni allineino il più in fretta possibile i
loro piani urbanistici al Ppr. Oggi solo in 15 lo hanno fatto, 35
stanno per farlo e gli altri?».

Poi insieme hanno ribadito che se è
«giusto che il disegno di legge vada avanti, la Sardegna ha bisogno
dopo 30 anni di un'urbanistica moderna ma dev'essere sostenibile»,
bisogna evitare gli escamotage semmai per far crescere le volumetrie
in quei Comuni costieri che hanno già superato il tetto massimo, poi
bisogna pensare molto alle zone interne, nel disegno di legge non c'è
neanche un accenno perché solo così possiamo vincere la battaglia
contro lo spopolamento, e infine bisogna evitare che dietro le libere
costruzioni in campagna si nascondano uno o più speculazioni». Sono
questi i punti forti del manifesto firmato da Cgil e Legambiente.
«Siamo pronti a presentarli. Aspettiamo solo di essere convocati». A
chiedersi se comincerà o meno il confronto è anche il Gruppo
d'intervento giuridico: «Il governatore ha annunciato una nuova fase
sull'urbanistica? Bene, apra il dibattito. Sarebbe ora che
coinvolgesse seriamente i sardi oltre che i soliti portatori
d'interessi immobiliari».

Il segretario Cucca e il senatore Lai: Cappellacci dimentica i
fallimenti della sua giunta sui trasporti Pd in campo in difesa della continuità aerea

SASSARILa guerra dei cieli per ora infiamma solo la politica.
L'assessore ai Trasporti Carlo Careddu aveva chiesto unità a tutti i
partiti per portare una voce coesa a Bruxelles e difendere il diritto
dei sardi alla mobilità. Tempo perso. Il centrodestra è partito
all'attacco. Ha puntato il dito contro la giunta Pigliaru. Cappellacci
ha accusato la giunta di avere isolato la Sardegna. Il centrosinistra
ha ricordato gli insuccessi della giunta Cappellacci, dal bando sulle
low cost, sanzionato dall'Europa, al naufragio della Flotta sarda. «A
ogni affermazione dell'ex presidente della giunta regionale di centro
destra sui trasporti aerei e marittimi da 3 anni rispondo che proprio
da quel pulpito non può partire alcuna lezione - attacca il senatore
Pd Silvio Lai -. In questa partita sarebbe il caso di tifare tutti per
la Sardegna e non per l'Ue. Si tratta di portare avanti una trattativa
seria, facendo valere le nostre ragione legate all'insularità. Altra
cosa era proporre misure di sostegno alle low cost manifestamente
sbagliate e in contrasto con le norme europee, bocciate senza appello,
con tanto di restituzione delle somme.

Altra cosa era lanciarsi in un
progetto come quello della flotta sarda, destinato a creare ulteriori
danni economici. Chi ha assunto queste scelte, scellerate e senza
senso, non poteva sperare che qualcuno avallasse le loro battaglie al
di fuori delle norme. Tifare ora per la Sardegna significa sostenere
una trattativa per migliorare la Ct. Se poi invece il fine ultimo è
solo la polemica politica allora è inutile qualsiasi tipo di
ragionamento». Anche il segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca
interviene in difesa del modello portato avanti dalla giunta. «La
continuità territoriale non è a rischio - dice Cucca -, chi lo
dichiara fa un danno enorme ai sardi.

Ci sono i margini per giungere
in tempi rapidi a una mediazione con l'Europa che salvaguardi il
diritto alla circolazione delle persone e la libera concorrenza. Non
possiamo più tollerare che venga sacrificata la mobilità dei sardi in
nome degli equilibri di mercato, ma non è pensabile che si possa agire
contro le regole europee col rischio di incorrere in infrazioni che
ricadrebbero sui cittadini, come accaduto in passato. Siamo contrari
al compimento di operazioni scellerate e demagogiche, come quelle
fatte dalla giunta Cappellacci che ha prodotto enormi danni al
bilancio. I rilievi di Bruxelles sono superabili. La Regione ha
costruito il bando partendo dalle esigenze emerse dopo le esperienze
fallimentari della vecchia CT1, per rimediare ai disagi che questa ha
generato». Cappellacci risponde alle accuse.

«A un anno e mezzo dalla
conclusione della legislatura, il Pd non illustra la propria azione di
governo, ma è ancora fermo a parlare della giunta Cappellacci. La CT1
di cui Pigliaru ha chiesto la proroga perché alla scadenza non è stato
capace di varare quella nuova, l'abbiamo fatta noi. Quanto ai danni
alle casse regionali l'unico vero danno è l'accordo Soru-Prodi che,
con Pigliaru assessore, accollò alla Sardegna i costi della continuità
territoriale aerea, della Sanità ed altre voci importanti». Critico
anche il consigliere Antonio Solinas, Pd. «I sardi conoscono i danni
fatti dal centrodestra al sistema dei trasporti».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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