venerdì 20 ottobre 2017

Trovata la strada. Ora rimbocchiamoci le maniche. Di Elisabetta Piccolotti


I media e i sondaggisti italiani riescono sempre a stupirmi: scoprono ora che il Pd perderà nei collegi. Chissà dov'erano quando ci sono state le ultime tornate amministrative? E mentre i partiti fratelli del Pd tracollavano in tutta Europa? E il giorno del referendum costituzionale? Probabilmente erano troppo impegnati a guidare attraverso le proprie pagine operazioni politiche improbabili, le quali tolgono tempo e spazio al racconto della realtà ormai da molti anni, per rendersi davvero conto di cosa scavi nel profondo del paese.

Tant'é che accade sempre più spesso che fare una passeggiata per strada e chiacchierare con un po' di conoscenti si rilevi un metodo di predizione migliore di quello che usano molti istituti di sondaggi e molti retro scenisti dei quotidiani. Direi che, dai dati in possesso del prenditore non scientifico ma perspicace, questo è il quadro che si va delineando:

A) il Pd subirà un tracollo di medie proporzioni, dipendente da ragioni contingenti (errori di Renzi) e strutturali (ruolo dei partiti socialisti nella gestione della decennale crisi economica). 

B) la campagna del Pd per il voto utile si trasformerà nel suo contrario, cioè in una enorme spinta al voto utile contro di loro.

C) con il Rosatellum il Pd ha fatto un gigantesco favore al centro destra, ma lo ha fatto perché pensa di fare dopo la grande coalizione, e questo produce ulteriore emorragia di voti. 

D) proprio per le ragioni di cui sopra è ragionevole pensare che le liste collegate al Pd, i satelliti per intenderci, non supereranno lo sbarramento del 3%.

E) l'unico modo di impedire che il colossale flusso di voti in uscita dal Pd finisca nelle mani sbagliate (destre, astensionismo, 5 stelle) è costruire una sinistra alternativa e autonoma in grado di rappresentare la rabbia e la frustrazione dei ceti più deboli e trasformala in progetto politico costruttivo. In sostanza, la nostra strada è giusta ma c'è ancora molto, moltissimo lavoro da fare.


Di Elisabetta Piccolotti.

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