martedì 8 ottobre 2019

Pd, il nuovo segretario entro febbraio. Il congresso al via a novembre.


La Nuova Sardegna
08 ottobre 2019

Pd, il nuovo segretario entro febbraio
Il congresso al via a novembre. Da decidere se potranno votare solo gli iscritti

CAGLIARI

Zingaretti e company sono ancora impallati su quando e come organizzare il congresso nazionale del Pd, mentre in Sardegna è già stato deciso quasi tutto. Dopo una direzione regionale, filata via liscia anche durante il dibattito sul neo governo giallorosso e sulla recente scissione renziana, è passata la linea del segretario Emanuele Cani. Il congresso, in Sardegna, sarà avviato a novembre e dovrà concludersi entro febbraio.

In questi mesi, sarà un coordinamento unitario a decidere tutte le tappe di avvicinamento, ad esempio se prima dovranno esserci o meno congressi territoriali, e anche le regole che si concluderanno con l'elezione del nuovo segretario: dovranno votare solo gli iscritti, oppure anche i cittadini? Il tutto sarà deciso, nelle prossime settimane, dal comitato organizzatore.

Comitato che, notizie delle notizie, sarà unitario visto che tutte le correnti, compresa la minoranza degli ex soriani, hanno condiviso il percorso tracciato da Cani. Con il segretario che ha trovato ancora una sponda sicura in chi l'ha eletto nel 2018 al termine di una furibonda lite interna. Cioè: gran parte degli ex Diesse, i popolari-riformisti e i renziani della prima ora, che tra l'altro non hanno seguito l'ex premier in «Italia viva». Proprio la recente scissione è stata uno dei primi argomenti affrontati dalla direzione regionale.

Siro Marrocu, portavoce degli ex Diesse, è stato fra i più schietti: «Ormai nel Pd esistevano due partiti, ora c'è molto più chiarezza e i confini sono diventati netti». Certo, l'uscita dei renziani è stata dolorosa, ma da oggi in poi - hanno sottolineato in diversi - «stiamo attenti a non far passare il concetto che noi siamo i conservatori e chi se n'è andato i campioni delle riforme». Il Pd, soprattutto quello sardo, ha un gran voglia di ritornare comunque a essere compatto per due motivi.

Il primo: dai banchi dell'opposizione, in Consiglio regionale, mettere sempre più alle strette un centrodestra al governo della Regione, che - è stato detto - «da febbraio in poi non ha prodotto alcunché, se non annunci e pasticci». Il secondo: anche i Dem sardi vogliono capire quali saranno gli effetti dell'accordo nazionale con i Cinque stelle. «È stata una necessità. Abbiamo evitato all'Italia di essere divorata dal populismo di Salvini, ma adesso dobbiamo essere noi a tracciare la linea. La strada è in salita, però l'impronta dovrà essere d'ora in poi la nostra soprattutto nelle politiche per la Sardegna». Saranno anche questi i temi che animeranno il prossimo congresso regionale ormai lanciato verso febbraio.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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