mercoledì 2 ottobre 2019

il massacro nella piazza di città del Messico.


(02 Ottobre 1968) Città del Messico. Dagli elicotteri e dai tetti del ministero degli Esteri i soldati sparano sulla folla degli studenti, radunati per protesta nella Piazza delle Tre Culture a Tlatelolco. A ordinare l’inizio della azione repressiva è il presidente Gustavo Diaz Ortaz. Il numero dei morti non viene mai accertato, tra i tanti fu ferita Oriana Fallaci che, inizialmente creduta morta, viene trasportata all'obitorio. Solo a quel punto un prete si accorge che la giornalista è ancora viva. A salvarla fu il fatto che, dopo essere svenuta, alcuni corpi l’hanno coperta dagli spari. La Fallaci definisce la strage come "un massacro peggiore di quelli che ho visto in guerra".

Morirono in tanti, ma nessuno sa con assoluta precisione in quanto in quanti. Paco Ignacio Taibo II, uno dei più grandi scrittori messicani, raccontò nel suo “68”, citando diverse fonti, che l’esercito caricò alcuni corpi sugli aerei per gettare i cadaveri addirittura nel golfo del Messico, un’anticipazione di quanto poi sarebbe accaduto nell’Argentina della dittatura della treade durante i Mondiali di calcio di 8 anni dopo. I bilanci ufficiali parlano di 34 morti, quelli ufficiosi di quattrocento vittime. Per anni si è ipotizzato di provocatori violenti in mezzo agli studenti, ma nel corso dei decenni, delle commissioni, risultò chiaro che il massacro fu studiato, con i paramilitari coinvolti che indossavano un guanto bianco singolo per riconoscersi tra loro. Candido Cannavò giunse il giorno dopo e raccontò quella corsa alla rassicurazione, al ridimensionamento, al “non è successo niente”, che le autorità messicane cominciarono a praticare. “Dicono che l’Olimpiade sarà grande, la più splendida di sempre. C’è da dire che qui si è perso regolarmente la testa”. Fu l’Olimpiade a prendere a schiaffi il suo muro ipocrita, anzi a buttarlo giù. Stava per andare in scena la più grande protesta della storia olimpica con il guanto nero di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri, una denuncia antirazzista in mondovisione che portò all’espulsione dei due atleti dai Giochi. Esattamente due settimane dopo la strage di Tlatelolco. Che intanto era stata omessa dal palcoscenico, nascosta.

Il massacro fu preceduto da mesi di inquietudini politiche nella capitale messicana, con manifestazioni e proteste studentesche per appoggiare gli eventi che succedevano nel mondo nel 1968. Il 27 agosto più di 200.000 studenti scesero in piazza e si accamparono nel Zócalo, per poi venir dispersi il giorno successivo dall'esercito messicano. Il 02 Ottobre, alla fine della giornata, le forze militari e politiche con carri blindati e veicoli da combattimento circondarono la piazza e aprirono il fuoco, puntando sulle persone che protestavano o che semplicemente passavano per caso nelle vicinanze. In breve tempo una massa di corpi copriva tutta la superficie della piazza. Il massacro continuò tutta la notte, i soldati si accamparono negli appartamenti vicini alla piazza e continuarono a sparare. Testimoni riferirono che i corpi furono spostati con camion dell'immondizia.

29 anni dopo il massacro, nell'ottobre 1997, il congresso messicano formò un comitato per investigare sul massacro di Tlatelolco. Il comitato raccolse vari testimoni e attivisti politici dell'epoca, incluso l'ex presidente Luis Echeverria Alvarez, che all'epoca era Segretario del Governo. Echeverria ammise che gli studenti erano disarmati e che l'attacco militare fu pianificato precedentemente per distruggere il movimento studentesco.

Nell'ottobre 2003, 35 anni dopo il massacro, il National Security Archive dell'Università George Washington pubblicò documenti della CIA, del Pentagono, del dipartimento di stato, dell'FBI e della Casa Bianca. I documenti rivelano che in risposta alle preoccupazioni del governo messicano per la sicurezza dei Giochi olimpici, prima e durante la crisi, il Pentagono inviò in Messico alcuni istruttori di lotta antisovversiva, armi, munizioni e materiale per il controllo della protesta; tra il luglio e l'ottobre 1968, numerosi agenti della CIA che si trovavano in Messico facevano quotidianamente rapporto su quello che accadeva nella comunità universitaria e all'interno del governo.

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