mercoledì 23 ottobre 2019

Teatro Dubrovka di Mosca: un tentativo di sequestro concluso in tragedia.


(23 Ottobre 2002) Teatro Dubrovka di Mosca, secondo atto dello spettacolo teatrale “Nord-Ost”: un commando di 40 ribelli ceceni fa irruzione nel teatro, prendendo in ostaggio 850 persone. La loro richiesta è il completo ritiro delle truppe russe dalla Cecenia. Tre giorni dopo, le forze speciali dei servizi segreti russi pompano gas anestetizzante dall’impianto di condizionamento ed entrano nel teatro. Il bilancio del sequestro conterà almeno 129 morti e oltre 700 feriti.

L’autoproclamazione della Cecenia indipendente (1991), presieduta dal leader nazionalista Dudaev provocò la reazione di Mosca che, nel 1994, decise d’intervenire militarmente. Nel gennaio 1995 i Russi conquistarono Groznyj con intensi bombardamenti, ma non riuscirono a strocare la resistenza dei separatisti, che nell’agosto del  1996 rientrarono nella capitale. Alla fine dello stesso mese fu raggiunto un accordo di pace che, pur determinando il ritiro delle truppe russe, rinviò la definizione dello status ceceno al 2001; da parte cecena i negoziati furono condotti da A. Maschadov, che l’anno dopo fu eletto presidente della Repubblica.

Nel 1999, dopo una serie di sanguinosi attentati, la Russia riprese le operazioni militari, rientrando a Groznyj nel gennaio 2000. Nel giugno successivo la Cecenia fu posta sotto il controllo diretto di Mosca, che nominò alla guida dell’amministrazione provvisoria A. Kadyrov. La dura politica repressiva messa in atto dal governo russo e le violenze delle truppe stanziate sul territorio resero difficile l’avvio processo di pacificazione, minato nelle fondamenta anche dalla crescente radicalizzazione delle forze indipendentiste sempre più egemonizzate dai gruppi fondamentalisti islamici.

Gli anni successivi furono dunque caratterizzati da una ripresa degli attentati terroristici, alcuni di fortissimo impatto, come nel 2002 il sequestro di 800 spettatori nel teatro Dubrovka di Mosca. Nel marzo 2003 un referendum costituzionale, pur prospettando l’autonomia della regione, ne asseriva l’appartenenza alla Federazione Russa, e in ottobre le elezioni presidenziali vedevano la vittoria di Kadyrov, schierato su posizioni filorusse. Nel maggio 2004 Kadyrov rimase vittima di un attentato (gli subentrò A. Alchanov, già primo ministro) e nel settembre successivo un commando di separatisti ceceni fece irruzione in una scuola di Beslan, in Ossezia del Nord, prendendo in ostaggio più di mille persone.

Nel marzo 2005 i reparti speciali antiterrorismo russi uccisero Maschadov, considerato il leader dei ribelli indipendentisti; nel novembre successivo il partito filorusso Russia unita vinse le elezioni legislative. Nel marzo 2006 fu proclamato primo ministro R. Kadyrov fu designato presidente. Seguì un periodo di relativa calma, le incursioni dei ribelli si diradarono e il 16 aprile 2009 il Cremlino decretò la fine del regime antiterrorista: si concludeva formalmente il conflitto ceceno. Nei fatti però la guerriglia continuava: scontri a fuoco e attentati si susseguivano, e nel marzo del 2010 due donne kamikaze provocarono la morte di trentasette persone nella metropolitana di Mosca. Sette mesi più tardi il Parlamento di Groznyj fu preso d’assalto.

Sul fronte governativo, la repressione non si attenuò e la questione cecena ha acquisito sempre più i toni dell’emergenza umanitaria. La stampa che riuscì ad eludere la censura e le ONG presenti sul territorio raccontano di migliaia di persone scomparse, sequestrate o uccise nel corso degli anni; e non tutti erano ribelli. Tristemente famose, in proposito, sono le vittime A. Russo (2000), A. Politkovskaja (2006), A. Baburova e S. Markelov (2009)




Nessun commento:

Posta un commento