mercoledì 23 ottobre 2019

Fare cultura a Cagliari senza i soldi dello Stato di Israele. Di Roberto Loddo.








A Cagliari è possibile fare cultura rispettando i diritti delle persone? Sì, ma solo se ogni organizzazione, piccola o grande, che partecipa ai bandi pubblici e che accoglie finanziamenti privati, decide liberamente di rispettare i valori dalla solidarietà e della partecipazione democratica. In tutto il mondo. Perché non esistono al mondo dei luoghi in cui le persone sono meno persone rispetto ad altre. I diritti umani dovrebbero essere garantiti ovunque. Anche in Palestina.

A Cagliari è possibile fare cultura sostenendo i popoli oppressi? Sì, ma solo se siamo consapevoli delle responsabilità dello Stato di Israele contro le cittadine e i cittadini palestinesi. Ogni cittadina e cittadino democratico e ogni organizzazione sensibile al rispetto dei diritti umani dovrebbe essere consapevole delle responsabilità di uno Stato che attua una politica di occupazione, colonialismo e apartheid.

Questi sono i motivi che spingono le cittadine e i cittadini democratici a stare dalla parte del popolo palestinese. Un principio che dovrebbe valere anche per le organizzazioni culturali. A Cagliari è possibile fare cultura senza i soldi dello Stato di Israele? Sì, perché costruire progetti culturali ed editoriali con i finanziamenti dell’ambasciata israeliana in Italia significa essere complici di politiche crudeli e disumane.

Almeno fino a quando esisterà il Muro d’Apartheid e delle colonie. Sarebbe utile e opportuno cooperare con lo Stato di Israele solo quando verranno restituite le terre palestinesi e sarà cessato l’assedio che strangola la Striscia di Gaza.

Di Roberto Loddo

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