mercoledì 9 gennaio 2019

L’eccidio delle Fonderie Riunite. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.



(09 gennaio 1950) Gravi scontri tra polizia e manifestanti durante lo sciopero contro la chiusura delle Fonderie Riunite a Modena causano la morte di sei operai ed il ferimento di centinaia di persone. Fondate nel 1938, le Fonderie Riunite erano un'azienda di proprietà dell'industriale Adolfo Orsi, proprietario anche della Maserati. Subito dopo le elezioni politiche del 18 aprile 1948, Adolfo Orsi decise tre giorni di serrata della fonderia, chiedendo l'intervento della forze di polizia per sopprimere la protesta degli operai.

Alla fine 1949 Orsi licenziò tutti i suoi 560 dipendenti, al fine di poter riassumere altri operai non politicizzati (ovvero non iscritti né al sindacato né ai partiti), questo per avere maggior forza contrattuale e soprattutto espellere il sindacato dalle sue fabbriche. Il piano industriale di Orsi prevedeva inoltre di diminuire i premi di produzione e discriminare le donne (ad esempio, eliminando la stanza dove le operaie potevano allattare i figli dovevano per forza portare in fabbrica, non potendosi permettere delle badanti.)

Scrive Eliseo Ferrari, all’epoca segretario provinciale della FIOM di Modena: “In fondo a via Ciro Menotti, all’incrocio con via Paolo Ferrari e via Montegrappa, uscendo da una porta dove si era riparato, Renzo Bersani attraversava la strada e piedi senza correre; un graduato s’inginocchiò sulla strada, lontano circa 150 metri, prese la mira e lo fucilò secco senza scampo di fronte a centinaia, migliaia di testimoni. Non fu uno scontro tra manifestanti e poliziotti come si tenta oggi di far credere, tentando di dividere al cinquanta per cento le responsabilità dell’eccidio.»

Modena non fu un fatto isolato. In quegli anni iniziava una repressione anti operaia feroce e sanguinosa (nel 1948 furono uccisi 17 lavoratori in conflitti di lavoro, centinaia feriti e 14.573 arrestati). Il sindacato fu cacciato da moltissime aziende, oppure ridotto ai minimi termini ed i sindacalisti vilmente emarginati con metodi che oggi sarebbero definiti di “Mobbing”. Inoltre, al fine di indebolire ulteriormente i sindacati s’introdusse una maggiore disparità salariale, legando massicciamente la retribuzione operaia alla produzione. Infine, si cominciò a chiedere la collaborazione delle forze dell'ordine per impedire forme di protesta come picchetti o altre manifestazioni: in appena due anni la polizia era dovuta intervenire 181 volte per sedare conflittualità sul posto di lavoro.

La dirigenza della Cgil, del Pci e del Psi, intanto, fu piegata a più miti consigli in merito alla logica del profitto padronale ed allo sfruttamento degli operai.

Dopo quella dura sconfitta che dal ’48 si protrasse per tutti gli anni Cinquanta la classe operaia riprese l’iniziativa all’inizio degli anni Sessanta. Dall’Autunno caldo sino agli anni 80’, i cittadini si organizzarono in squadre di pronto intervento, per evitare che l’eccidio delle Fonderie Riunite potesse ripetersi.

Di Vincenzo Maria D’Ascanio


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