mercoledì 30 gennaio 2019

Vincere può non bastare per avere la maggioranza: rischio "anatra zoppa"


La Nuova

Si profila una sfida a tre ma c'è l'incognita "premio" Solinas, Zedda e Desogus si contendono la vittoria, gli altri 4 sono molto indietro Ma vincere può non bastare per avere la maggioranza: rischio "anatra zoppa"

di Umberto Aime

CAGLIARI

Il sondaggio della Swg per la Nuova Sardegna lascia spazio a pochi dubbi: saranno solo tre candidati su sette a contendersi il posto di presidente della Regione. Con Christian Solinas del centrodestra in vantaggio su Massimo Zedda dei Progressisti, però dato in rimonta. Alle loro spalle, Francesco Desogus dei Cinque stelle, molto più indietro gli altri.

Ma solo vincere potrebbe non bastare al futuro governatore. Per vivere cinque anni tranquilli, fino al 2024, dovrà conquistare anche uno dei due premi di maggioranza in palio il 24 febbraio. Quello più ambito gli darebbe un distacco di ben dodici consiglieri sull'opposizione, 36 contro 24. Quello di consolazione, la metà, sei, e un più fragile 33 a 27.

Comunque uno e l'altro rappresentano, se ottenuti, quel margine di sicurezza che permetterebbe al presidente eletto di non essere impallinato dal Consiglio regionale e, ancora meno, dalla coalizione che l'ha sostenuto nei seggi. O almeno così dovrebbe essere sulla carta.

Ricordato che comunque le Regionali sono di fatto delle presidenziali e quindi è il governatore a tenere in pugno l'Aula - se si dimette lui, ad andare a casa in automatico sono anche tutti i consiglieri regionali - il sondaggio Swg rivela che fra i due possibili premi di maggioranza è molto probabile che alla fine scatti solo quello di consolazione.

Prima ipotesi. Stando alle intenzioni di voto dichiarate dal campione degli elettori intervistati da Swg, nessuno dei tre papabili dovrebbe superare la soglia del 40 per cento dei voti validi ottenuti dai candidati alla presidenza. Solinas è accreditato di una percentuale che oscilla fra 33 e 37 punti, Zedda 29-33 e Desogus 22-26. Se il risultato finale fosse questo, l'eletto potrà contare solo su sei consiglieri in più.

Perché nella legge del 2013 c'è scritto: «Se la percentuale ottenuta dal candidato proclamato vincitore è compresa tra il 25 e il 40 per cento dei voti validi, il premio di maggioranza sarà del 55 per cento». E il 55 per cento di sessanta consiglieri dà infatti questo risultato: 33 seggi alla maggioranza, 27 all'opposizione.

Con uno scarto di sei che comunque dovrebbe essere una garanzia salvo l'autodistruzione in aula della coalizione al governo. Ma a quel punto il passo successivo sarebbe di sicuro questo: le dimissioni immediate del governatore, sfiduciato da chi lo ha eletto, e fine anticipata della legislatura.

Seconda ipotesi. Stando sempre al sondaggio, è questa quella più improbabile. Per ottenere il premio di maggioranza più ambito, che dà diritto al super bonus, cioè 12 consiglieri di vantaggio, il vincitore dovrebbe superare la soglia del 40 per cento dei voti validi. Ma l'ultima indagine preelettorale dimostra che i candidati nelle prime tre posizioni del sondaggio sono molto lontani da quella soglia.

Solinas dal 40,1 per cento è lontano tre punti se il confronto è con la previsione più ottimistica (il 37), Zedda di sette e Desogus addirittura di 14. Quindi è molto improbabile che riescano a conquistare il premio di prima fascia: dovranno accontentarsi del secondo.

Terza ipotesi. La legge elettorale prevede anche che il premio di maggioranza non sia assegnato in due casi: se la percentuale dei voti validi del vincitore non supera il 25 per cento e se va oltre il 60 per cento. Esclusa a priori la vittoria a mani basse di uno dei tre candidati, la partita è ancora apertissima, non può essere esclusa l'altra. Nel caso di un testa a testa fra i tre candidati oggi in testa, la percentuale potrebbe scendere sotto la soglia del 25 e quindi, come prevede la legge, il premio non scatterebbe.

Se così fosse, i seggi sarebbero assegnati attraverso un complicato sistema proporzionale puro. Sistema che può essere riassunto così: stabilito il quorum, cioè i voti necessari per un quoziente intero, i seggi sarebbero distribuiti in base alle preferenze ottenute dai singoli partiti, sono 24 quelli in corsa alle Regionali, e al di là della vittoria del candidato presidente che sostenevano.

È un'ipotesi di scuola e lascerebbe aperta la possibilità di un presidente della Regione senza maggioranza, o meglio ancora si materializzerebbe il cosiddetto governo ballerino o dell'anatra zoppa. Con un'intera legislatura in balia di accordi trasversali a seconda delle circostanze e delle convenienze del momento. Sarebbe un disastro.

L'unico confronto. È possibile solo quello con le elezioni del 2014, fino al 2009 la legge elettorale era diversa, vinte da Francesco Pigliaru, centrosinistra, con il 42,45 per cento dei voti. E infatti scattò il premio di maggioranza più alto: 36 seggi alla maggioranza, 24 all'opposizione. Grazie a questo largo margine di vantaggio, nella XV legislatura, il governatore uscente non ha avuto quasi mai problemi.

Pigliaru ha retto bene sia il ribaltone che c'è stato con l'entrata e uscita di consiglieri, una decina, imposte dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Ma ha retto bene anche allo strappo dei Rossomori, che facevano parte della maggioranza ma poi, seppure con un solo consigliere, sono passati all'opposizione. Ma soprattutto non è stato scalfito dalle fibrillazioni e dai mal di pancia che ci sono stati eccome nel centrosinistra dal 2014 in poi.

Articolo tratto dalla Nuova Sardegna del 30 Gennaio 2019

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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