giovedì 10 gennaio 2019

Pimpirias subra s’Iscola Qualche suggerimento per la campagna elettorale. Del professor Francesco Casula


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1. L’enorme “buco nero” della Scuola italiana in Sardegna. La battaglia per il bilinguismo e una scuola più sarda. La scuola italiana in Sardegna è rivolta a un alunno che non c’è: tutt’al più a uno studente metropolitano, nordista e maschio. Non a un sardo. E’ una scuola che con i contesti sociali, ambientali, culturali e linguistici degli studenti non ha niente a che fare. Nella scuola la Sardegna non c’è: è assente nei programmi, nelle discipline, nei libri di testo. Si studia Orazio Coclite, Muzio Scevola e Servio Tullio: fantasie con cui Tito Livio intende esaltare e mitizzare Roma. Non si studia invece – perché lo storico romano non poteva scriverlo - che i Romani fondevano i bronzetti nuragici per modellare pugnali e corazze; per chiodare giunti metallici nelle volte dei templi; per corazzare i rostri delle navi da guerra.

Nella scuola si studia qualche decina di Piramidi d’Egitto, vere e proprie tombe di cadaveri di faraoni divinizzati, erette da centinaia di migliaia di schiavi, sotto la frusta delle guardie; ma non si studiano le migliaia di nuraghi, suggestivi monumenti alla libertà, eretti da migliaia comunità nuragiche indipendenti e federate fra loro.

Si studia Napoleone, “piccolo e magro, resistentissimo alla fatica!” ma non si spende una sola parola per ricordare che il tiranno corso, venuto in Sardegna, bombardò La Maddalena e sconfitto da Domenico Millelire, con la coda fra le gambe dovette ritirarsi e abbandonare “l’impresa”.

Si studia insomma l’Italia “dalle amate sponde” e “dell’elmo di Scipio”, ma la Sardegna, con le sue vicissitudini storiche, le dominazioni, la sua civiltà e i suoi tesori ambientali, culturali e artistici è del tutto assente: un diplomato sardo e spesso persino un laureato, esce dalla scuola senza sapere nulla dell’architettura nuragica, della Carta De Logu, di Salvatore Satta e della lingua sarda. Quest’ultima pare addirittura cancellata.

A fronte di ciò occorre battersi in tutte le sedi, comprese quelle istituzionali, ad iniziare dalla Regione, per inserire organicamente nei programmi e dunque nei curricula (almeno per la quota del 20%) lo studio della lingua sarda e con essa della cultura, della storia, della civiltà dei Sardi. A tal fine occorre una precisa legge ad hoc che preveda espressamente l’istituzione nelle scuole isolane di ogni ordine e grado delle cattedre di cultura, lingua, storia e letteratura sarda. Ne ha la potestà e il diritto: ma anche il dovere. Ma anche a prescindere da ciò non possiamo dimenticare che il Bilinguismo perfetto dovrà essere uno degli obiettivi e una delle rivendicazioni principe soprattutto degli Indipendentisti, interessati a difendere i Sardi, come popolo e come nazione oltre che come lavoratori e come cittadini

Del professor Francesco Casula.

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