venerdì 9 novembre 2018

Andare nuovamente tra le persone, per riscoprire l’autentico significato del fare politica. Di Daniela Sansone.



Non mi definisco radicale perché ho votato per partiti di sinistra radicali. Essere radicali, significa anche dire cose che oggi si ha paura di dire. Proporre politiche che siano inclusive e che abbiano lo sguardo rivolto alla tutela dei diritti universali. Penso alla sanità, penso all'istruzione, penso anche alle questioni della parità di genere, ai soggetti deboli, ai migranti. Oggi tutto questo non è più rintracciabile, né a livello interno né tantomeno europeo. Il quadro si fa molto complicato, poi, se si guarda proprio al profilo europeo.

Le prossime elezioni, poi, saranno determinanti perché disegneranno una nuova Europa. O più spostata a destra, con Weber alla presidenza della Commissione Europea, (Weber è il candidato del PPE eletto proprio ieri) o speriamo più progressista, con una unione di forze tra sinistra europea, verdi e socialisti. Io propendo molto per questa nuova formazione, nonostante conosca le varie debacle che i socialisti hanno avuto sia alle scorse europee che a livello domestico.
Ma credo sia ora di cambiare.

Questioni come l’immigrazione e la politica economica richiedono sforzi congiunti, soprattutto se si vogliono cambiare i parametri politici, economici e sociali: la crisi economica greca è sintomatica di questa richiesta di cambiamento. La continua austerità non ha portato ai risultati sperati ma ha provocato aumento di povertà e di diseguaglianze sociali. È chiaro che un sistema che ha cercato di preservare l’interesse finanziario e capitalistico a scapito degli interessi dei cittadini non può definirsi come sistema improntato ai valori che hanno ispirato il manifesto di Ventotene.

Ma al pari della questione migratoria, quella economica non è solo un problema del singolo governo che la deve affrontare è una questione europea a cui tutti devono dare un contributo per la sua soluzione, non solo tecnico giuridico ma anche politico, aspetti che sono interconnessi tra di loro. Per questo motivo, a mio parere, le prossime elezioni europee sono più importanti di quelle precedenti. Si gioca il futuro del progetto europeo e la sua tutela dai nazionalismi che nel frattempo si sono risvegliati anche grazie alle decisioni assunte a Bruxelles. Ed è molto importante, oggi, definire la propria appartenenza valoriale.

Molti considerano la destra o la sinistra come categorie ideologiche superate. Oggi, questa impostazione propria del M5S, ha portato a questo governo che potrebbe non aver alcuna aspirazione valoriale ma nei fatti è molto a destra nelle scelte importanti. Il loro essere populisti, a differenza di quanto possa proclamare Conte, non vuol dire essere dalla parte del popolo ma prendere il popolo per la sua pancia, usando la sua rabbia e la sua disperazione.

Rabbia e disperazione che sono nate, da un completo menefreghismo della politica, soprattutto a sinistra e su cui Lega e 5Stelle hanno costruito la loro fortuna politica. Dovremmo avere tutti l’umiltà di scendere nuovamente tra le persone, nelle università, luoghi di lavoro. Dovremmo riscoprire una dimensione umana, prima ancora che cercare il personaggio politico che dovrà mettersi a capo di tutto. È molto difficile, ma posso assicurare che non è impossibile.

Di Daniela Sansone


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