giovedì 8 novembre 2018

Rassegna stampa 08 Novembre 2018


Unione Sarda


Pino Cabras, deputato dell'M5S: sarà una figura che sa amministrare e connessa col popolo «Il nostro candidato? Non un parlamentare»

«Il candidato governatore non sarà un parlamentare perché una delle regole che ci siamo imposti è che una poltrona non debba essere un trampolino di lancio per altri incarichi. Ciò riduce le opzioni di un movimento come il nostro, in crescita ma che non ha una classe dirigente paragonabile a quella dei partiti. Troveremo il candidato giusto: una persona che abbia capacità amministrative e la vocazione a connettersi con il popolo».

Pino Cabras, 50 anni, analista finanziario, deputato del Movimento 5Stelle alla prima legislatura, è stato tra quelli che dopo la condanna di Mario Puddu ha elogiato pubblicamente l'ex candidato lodandone passione civica, attenzione ai bisogni popolari e coraggio di combattere. Doti che il Movimento richiede anche al suo successore.

Potreste eludere le regionarie?
«Possibile, ma una qualche consultazione tra gli iscritti la faremo comunque perché il candidato deve rappresentare tutti».

Tra l'altro il vostro candidato si dovrebbe confrontare con avversari molto conosciuti, uno dei quali dovrebbe essere Massimo Zedda.
«È sopravvalutato. Inoltre rappresenterebbe una coalizione in grave crisi e si farebbe erede della gestione conservatrice e di basso profilo che ha caratterizzato la giunta Pigliaru».

Ma in lui il Pd vede un valore aggiunto.
«A me sembra che come sindaco, soprattutto nel secondo mandato, si sia fatto invischiare in giochi di palazzo e abbia assecondato i ceti che hanno sempre governato Cagliari. Può essere diventato bravo nel gestire questi giochi ma non credo sia uno che può rappresentare i sardi».

La Lega in Sardegna sarà vostra avversaria: ciò può innescare dei conflitti nel momento in cui inizieranno le rivendicazioni sui temi storici, dall'insularità agli accantonamenti.
«Non vedo conflittualità. I temi sulla disparità tra la Sardegna e il resto d'Italia dovrebbero essere rivendicati da un intero sistema non da singoli partiti o coalizioni».

Ogni riforma richiede tempo e fatica: smantellerete quelle della Giunta Pigliaru?
«Sulla Sanità faremo una grande ricognizione e chiederemo ai cittadini che cosa ne pensano. Il principio è che in Sardegna non si possano utilizzare criteri di razionalizzazione uguali a quelli delle altre regioni e che i presidi nei territori sono importanti».

E sul governo del territorio?
«Faremo una legge con regole semplici, completamente diversa da quella che stava per varare il centrosinistra, piena di norme, e così complessa da prestarsi a potenziali tentativi di corruzione».

Sempre a proposito di riforme, qual è la vostra priorità?
«È urgentissima quella della burocrazia che risponde a una legge del '77 funzionale a governi spartitori. Ogni assessorato funziona come un feudo, la classe dirigente ragiona come quarant'anni fa, non c'è trasversalità».

Lei nel 2014 si candidò con Sardegna possibile che fu penalizzata da una legge elettorale che in cinque anni non è stata cambiata.
«Quella legge venne fatta in funzione anti Cinquestelle ed è distorsiva, cervellotica, studiata per blindare lo status quo. Nel 2014 votò metà dei sardi e il centrosinistra prese la maggioranza rappresentando solo il 25% degli elettori. Ecco perché sono insensibili ai temi posti dalla maggior parte dei sardi».

Perché siete contro la proposta legge sui contributi previdenziali ai consiglieri regionali: funziona così anche per voi in parlamento. «Perché il Consiglio regionale spende oltre 17 milioni all'anno per pagare i vitalizi a persone che spesso hanno fatto pochi anni di legislatura e non ha mai ridotto quel costo iniquo pur potendolo fare. Se avessero tagliato i costi della politica il ragionamento sui contributi sarebbe stato diverso. C'è una generale sottovalutazione di questi temi, in quel palazzo».



La Nuova

Uras: un fronte unitario progressista e identitario
Il portavoce di Cp al lavoro per costruire la coalizione che dovrà
sostenere Zedda
«Il governo Lega-M5s metterà in ginocchio l'isola, serve una reazione dei sardi»

CAGLIARI
Una virata immediata nei rapporti col Governo, ma anche con Bruxelles.
Sarà questo uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale
nelle Regionali di febbraio. E l'ex senatore Luciano Uras e portavoce
di Campo progressista ha fatto un passo avanti, con una sorta di
appello. «Questa partita aperta da tempo con Roma e Bruxelles è e
soprattutto deve essere - scrive - il terreno principale della nostra
volontà di mettere assieme un nuovo soggetto politico, perché oggi
quello che dobbiamo imparare a costruire è il senso di sentirci un
popolo ed è questa anche l'unica strada per abbattere gli steccati e
promuovere una nuova grande unità dei sardi».

Di quei sardi - prosegue
Uras - che «hanno il senso del dovere e della responsabilità, e
pretendono lavoro e sviluppo, rispetto dell'ambiente come risorsa
fondamentale della propria economia sostenibile, e non amano
quell'assistenza (il riferimento dell'ex senatore è al reddito di
cittadinanza) destinata ad annullare la dignità delle donne e degli
uomini di quest'isola».

Per questi motivi Campo progressista non
nasconde di essere impegnato a mettere assieme una grande alleanza che
vada ben oltre gli attuali confini del centrosinistra e sia il più
possibile allargata ai sindaci, alla società civile e ai movimenti
identitari. In sintesi - come scrive l'ex senatore - l'obiettivo è
«costruire un fronte unitario dell'intero schieramento democratico e
progressista, dell'identità, dell'autonomismo e dell'indipendentismo
democratico». A questo traguardo sta lavorando soprattutto il sindaco
di Cagliari Massimo Zedda, che continua a essere in testa alla lista
dei possibili candidati di questo schieramento.L'ultimo caso.

Nell'appello Luciano Uras denuncia che «il governo Lega-Movimento
Cinque stelle lascerà in braghe di tela la Sardegna». Per poi spiegare
qual è, secondo la sua ricostruzione, la strategia in atto da parte di
Matteo Salvini e Luigi Di Maio. «Nel disegno di legge di bilancio
dello Stato, i sardi sono messi in ginocchio la Sardegna. Non solo non
c'è più traccia di quanto approvato la scorsa legislatura, dal
riconoscimento dello stato d'insularità alla modifica dei trattati
europei sulla continuità territoriale, dall'avvio di un confronto
sulle entrate alla trattativa per riavere indietro i soldi che finora
sono stati scippati come contributo al risanamento della finanza
pubblica nazionale, ci sono anche diverse furberie.

A cominciare dalla
pretesa che gli accantonamenti (sono i trasferimenti negati alla
Sardegna) arrivino a superare i 536 milioni per i prossimi anni». Se
ci fosse questo ennesimo scippo - sostiene Uras - «il bilancio della
Regione finirebbe per essere azzerato e no resterebbe nulla per le
politiche del lavoro, gli investimenti a sostegno delle imprese,
l'istruzione, la ricerca e università e non ci sarebbero più neanche i
milioni del Fondo unico per i Comuni».

Prova di forza. In questo
momento storico della politica, secondo l'ex senatore «non serve più
che per evitare il danno pensato e organizzato dal governo Lega-Cinque
stelle basti la passiva obbedienza ai diktat romani, o sollevare
eccezioni di costituzionalità. Oggi dire qualunque sì a Roma in modo
subalterno sarebbe comunque un segno di assoluta debolezza e
introdurrebbe un pericoloso precedente.

Serve invece una forte e
decisa presa di coscienza del popolo sardo ed è ha questo obiettivo
che noi stiamo lavorando in vista delle prossime elezioni
regionali».Gli incontri. Quello fra Massimo Zedda e il segretario del
Pd, Emanuele Cani, è stato rinviato alla giornata di oggi. Sarà un
altro appuntamento chiave per arrivare all'alleanza elettorale.
Soprattutto nel faccia a faccia i due leader discuteranno come
coinvolgere quel mondo indipendentista - dal Partito dei sardi fino ad
Autodeterminatzione - che pare non aver alcuna intenzione di far parte
della nuova coalizione.

Le resistenze sarebbero ancora tante, ma
qualcosa comincerebbe a muoversi per smussare gli spigoli che ancora
ci sono. Conferenza del Pd. La segreteria regionale del Partito
democratico, riunita con gli otto segretari provinciali, ha deciso la
data e il luogo della prossima conferenza programmatica. Sarà
organizzata il primo dicembre ad Arborea e da quel confronto il Pd
uscirà con «un pacchetto di idee e progetti per la campagna
elettorale» e per dirla con il segretario Emanuele Cani «sarà quello
il nostro contribuito alla costruzione di un nuovo soggetto politico
unitario che vuole vincere nel 2019». (ua)

Pds, è già corsa di candidati alle Primarias
Indiscrezioni sui primi nomi: la sindaca di Siamaggiore, un ingegnere
e un imprenditore

SASSARI
Molto più di una proposta provocatoria. Le Primarias proposte dal
Partito dei sardi sono una realtà. Una macchina già in corsa. E
saranno primarie vere. Qualcuno ipotizzava una sorta di corsa
solitaria del leader del Pds Paolo Maninchedda. Ma l'ex assessore per
primo aveva fatto capire che le Primarias sarebbero state un bagno di
popolo. Una piattaforma in cui misurare il consenso di un progetto che
parla di nazione sarda. Con regole e contenuti. A dimostrare che
saranno primarie vere arrivano anche i primi nomi degli aspiranti
governatori.

Tra i sicuri candidati ci sono Matteo Murgia, ingegnere
40enne di Giba, che nel 2002 fu eletto come rappresentante degli
studenti all'Ersu di Cagliari a capo di una lista di sinistra. E poi
la sindaca di Siamaggiore Anita Pili. Un passato in Forza Italia e nel
Pd. E l'imprenditore Antonio Sardu, tra i proprietari del centro
commerciale Corte del Sole a Sestu.

Tutto è pronto anche per le
votazioni on line. «A dicembre i sardi, per la prima volta nella
storia, che si trovino in Sardegna o nel mondo, potranno votare e dire
che si sentono una Nazione - scrive Maninchedda nel suo blog -. Fino
al 15 novembre sarà possibile presentare altre candidature. Un dato è
certo: si vota». Un messaggio al Pd e a tutto il centrosinistra. Il
Pds non si ferma: le Primarias si svolgeranno il 16 dicembre in tutta
l'isola. «Noi non siamo disponibili ad alleanze fatte a tavolino -
continua -.

Per noi le alleanze si costruiscono con processi
democratici, con dibattiti seri sulle cose fatte e da fare, chiamando
al voto gli elettori sulle proposte. Non sono primarie
partitocratiche. Non sono primarie per i grandi elettori che
mobilitano i clienti. Sono per i cittadini che dal proprio telefono,
dal proprio computer, da dove vogliono, scelgono di votare. Libertà e
trasparenza. Siamo l'unica forza politica al lavoro nella Repubblica
italiana che non impone una propria leadership, ma propone una gara
aperta a tutti gli elettori.

Se si vuole parlare con noi, si deve
accettare il rischio della competizione sulle cose e sui candidati,
non fosse altro perché col Pd abbiamo punti di vista differenti su
diverse cose che devono e possono essere mediati solo attraverso un
dibattito e una competizione pubblici».

Solinas, Truzzu, Cicu, Cossa: saranno proposti lunedì mattina al
tavolo di Illorai
Centrodestra, un leader per partito

CAGLIARIA pochi giorni dalla terza riunione del Tavolo sardo del
centrodestra, sarà lunedì mattina a Illorai, è un susseguirsi di
riunioni nei partiti. Se è vero che all'ordine del giorno della
riunione c'è solo il programma, tutti gli alleati si stando preparando
al rush finale. E infatti nessuno fra Lega, Pds'Az, Forza Italia,
Fratelli d'Italia,

Udc, Riformatori e Uds nasconde che la scelta del
candidato governatore per le Regionali sarà il piatto forte del
vertice di Illorai. Ormai è chiaro che ciascun gruppo si presenterà al
Tavolo con il nome di un suo prescelto. Anche di recente la Lega ha
ribadito che «sarà Salvini a fare il nome durante la sua missione in
Sardegna nella penultima settimana di novembre».

E il nome, salvo
colpi di scena, dovrebbe essere quello del senatore sardista Christian
Solinas. Ma Forza Italia ha fatto già sapere, soprattutto lo ha
confermato il coordinatore Ugo Cappellacci in un'intervista alla
Nuova, «anche noi presenteremo il nostro ed è da quel momento che
dovrà aprirsi il confronto fra tutti gli alleati». Lo stesso, si sa,
faranno i Fratelli d'Italia, che sono stai i primi, nel centrodestra,
a farsi avanti, proponendo il capogruppo in Consiglio regionale Paolo
Truzzu.

Anche se il segretario nazionale Giorgia Meloni, nel suo
ultimo viaggio elettorale a Cagliari, s'è affrettata a dire: «Siamo
pronti a fare un passo di lato nell'interesse comune del
centrodestra». Infine, ci sono i Riformatori che dopo aver annunciato
«abbiamo anche noi il nostro candidato», dovrebbero svelare il nome
proprio nella riunione di Illorai. Quello più probabile è Michele
Cossa, consigliere regionale, ma al di là del nome i Riformatori sono
decisi a contestare fino all'ultimo il metodo con cui la Lega ha
annunciato che dovrebbe essere scelto il prossimo portabandiera della
coalizione.

Il coordinatore regionale Pietrino Fois lo ha detto anche
di recente: «Non possiamo accettare che comunicarlo sia Salvini senza
che prima ci sia un passaggio al Tavolo del centrodestra sardo». Per
questo a Illorai gli alleati - dovrebbero essere presenti anche
Energie per l'Italia e Fortza Paris - discuteranno anche come sarà
possibile organizzare un incontro con il ministro dell'interno nei due
giorni della sua missione in Sardegna. Intanto, il commissario della
Lega, Eugenio Zoffili, ha criticato con decisione l'attacco della
parlamentare del Pd Chiara Braga proprio a Salvini.

«È gravissimo che
questa deputata sia arrivata a insultare il ministro dell'interno su
quanto finora è stato fatto dal Governo per far forte all'emergenza
maltempo. Se la deputata non ha proprio altro di meglio da fare, le
diamo un consiglio: chieda prima pubblicamente scusa e poi se ne stia
in silenzio e lascia lavorare chi anche oggi, con passione, è tra la
gente che soffre» (ua).

Licheri (M5S) «La scelta del governatore è nelle mani di Di Maio»
l senatore M5s parla del dopo Puddu:
«I criteri saranno stabiliti dalnostro leader
Sarà lui a decidere se si faranno le Regionarie. Di certo non sarò io
il candidato»

di Luca Rojch
SASSARI
Persi nello spazio cibernetico i 5 Stelle sembrano non trovare la
direzione dopo il ritiro forzato di Mario Puddu dalla corsa per le
Regionali. Il candidato governatore non c'è, ma il più liquido dei
partiti fa fatica anche a presentare un coordinatore, una sorta di
riferimento. Un cielo senza stelle fisse che non ha un senso. Restano
le figure carismatiche all'interno del movimento, quelli che riescono
a dare una direzione, anche senza un'investitura formale. Il senatore
Ettore Licheri prova a fare il punto e a spiegare che i 5 Stelle non
sono allo sbando.

Al contrario Licheri è certo che siano in crescita
nell'isola e si attenda solo la scelta di Di Maio per dire chi sarà il
nuovo candidato governatore. Una sorta di addio alle Regionarie. E
anche al motto "uno vale uno". Perché il numero uno vale più di tutti
gli altri. Senatore dopo la rinuncia di Puddu i 5 Stelle sembrano un
po' disorientati. Che succede?«Nulla di grave. Al contrario siamo a
lavoro per attingere dalle fila dei simpatizzanti e degli attivisti le
figure che possono avvicinarsi per competenza e qualità a Mario Puddu.
Questa è proprio la forza del Movimento.

Abbiamo il limite del doppio
mandato in politica. Questo ci consente di avere un grande ricambio
nella classe dirigente e di avere un forte coinvolgimento degli
attivisti. Ora stabiliamo i criteri che saranno alla base della scelta
del nuovo candidato».Mi scusi chi stabilisce il criterio?«Sarà il
nostro capo politico Luigi Di Maio. Sarà lui a indicarci quale sarà la
metodologia più corretta perché la Sardegna possa avere un candidato
adeguato per reggere le sorti della Regione. L'isola non riesce a
uscire da questo stato di permanente crisi sociale».Ma Di Maio
sceglierà anche il candidato?«Non posso dirlo con certezza. Ma anche
questo sarà oggetto di valutazione». Mi pare di capire che le
Regionarie non si faranno?«Non posso escluderlo, sarà il capo politico
a stabilire la procedura da seguire».

Mi sembra di capire che il
candidato governatore sarà scelto. Ma non teme un altro caso Andrea
Mura?«Questo è un rischio che possono correre tutti i partiti. Quando
si sceglie un candidato. Potrebbe capitare che la persona non dimostri
di meritare la fiducia che le si è concessa. Non esiste un criterio di
scelta che possa scongiurare questo rischio. Ma sono certo che
troveremo un candidato capace e che saprà portare avanti i principi
dei 5 Stelle».

Qualcuno dice che il candidato potrebbe essere lei?
«Sì, questa voce l'ho sentita anche io. Ma lo escludo in modo
assoluto. E lo ribadisco per due ragioni. La prima è che i cittadini
mi hanno dato un mandato da svolgere qua a Roma, in Senato. Io ho il
dovere morale e giuridico di portarlo avanti fino alla fine. La
seconda è che lo statuto impedisce a chi svolge un mandato di
candidarsi quando si è in carica per un altro mandato. C'è un rapporto
di fiducia con i cittadini che non può essere spezzato. Ho chiesto
agli elettori di fare il senatore. E ora mi impegno per svolgere il
mio ruolo nel migliore dei modi».

Con Puddu avevate trovato un
candidato ideale. La sua condanna è legata a un fatto del tutto
marginale. Non vi siete pentiti ad avere accettato la sua rinuncia? In
fondo mi pare che questa vostra regola alla fine vi penalizzi. «È vero
Puddu incarnava la figura candidato ideale. Forse non sono oggettivo,
anche perché sono legato a lui da un rapporto di fraterna amicizia. La
regola è chiara e la conoscono tutti. In caso di condanna non ci si
può candidare con i 5 Stelle. È vero che nel caso di Mario la sentenza
non era legata a fatti che danneggiavano i cittadini. In altre parole
si poteva valutare con attenzione. Nel caso di Mario parliamo di un
episodio marginale. Frutto dell'interpretazione di una norma che per
il giudice è stata violata. Questo principio un domani potrebbe essere
volontariamente rivolto verso altri candidati 5 Stelle, sapendo magari
che l'amministratore condannato deve dimettersi quando c'è una
sentenza di primo piano». Il caso di Virginia Raggi per
esempio.«Certo. Forse questa regola andrebbe valutata caso per caso.
Se si è messo in pericolo l'interesse generale dei cittadini è giusto
che il politico si dimetta subito. In caso contrario è necessario
approfondire». Secondo alcuni sondaggi i 5 Stelle in Sardegna sono in
calo. È così? Siete preoccupati?

«A me non risulta. Al contrario vedo
tantissime persone che ci sono vicine e ci ringraziano. In pochi mesi
questo governo ha affrontato temi che nessuno voleva toccare. Dal
lavoro alla questione vitalizi, alla sicurezza, all'immigrazione, fino
alla prescrizione».A proposito lei che è anche avvocato cosa pensa del
provvedimento che vuole cancellare la prescrizione? «È una cosa
positiva. Ma per capire la mia posizione si deve partire da alcuni
punti fermi. La prescrizione non è un diritto inviolabile, è un
istituto dal carattere disponibile. L'imputato se vuole può
rinunciarci. La prescrizione indica che lo Stato da una certa data
rinuncia a portare avanti l'azione penale, la ricerca dei colpevoli.
La volontà di non assicurare i colpevoli alla giustizia è una scelta
politica. È anche una sconfitta dello Stato».

Beh ma è anche una
garanzia del cittadino perché la giustizia abbia tempi certi. Uno non
può restare a vita sotto processo. «La prescrizione non può essere
considerata la soluzione ai tempi lenti della giustizia. Spesso c'è un
massiccio ricorso agli appelli con il solo fine di dilatare i tempi
della giustizia. La sospensione della prescrizione sine die è prevista
nella giurisprudenza europea. Il 13 luglio 2017 il consiglio
dell'Unione Europea raccomandava di sospendere la prescrizione sine
die in caso di corruzione. Quello che facciamo non è un abominio
giuridico. Al contrario è qualcosa di compatibile con il dettame del
diritto europeo. E questo lo dico da presidente della commissione
sulle Politiche europee». Ma secondo lei i 5 Stelle in Sardegna
dovevano allearsi con la Lega?

«No. Anche per una incompatibilità
delle alleanze successive al voto con la legge elettorale sarda». Chi
teme di più Zedda, Maninchedda o Solinas?«Nessuno di loro. Sono
persone che hanno già esaurito la loro capacità politica e riformista.
Hanno dato e detto tutto. Non credo che i sardi abbiano bisogno di
loro. Serve un homo novus che possa cambiare approccio e proporre
nuove soluzioni per la rinascita della Sardegna».


Unione Sarda

Zedda oggi vede Cani, stretta finale sulla sua candidatura
TRATTATIVE. Giornata di incontri

Stretta finale per il futuro del centrosinistra. Tra qualche giorno il
sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, renderà ufficiale la sua
candidatura per la presidenza della Regione, facendo chiarezza anche
sulla volontà o meno di passare attraverso le primarie. Oggi Zedda
incontrerà il segretario del Pd, Emanuele Cani, impegnato, ieri a
Oristano, in due riunioni: una della segreteria e poi un incontro con
i segretari provinciali. I dem preparano la conferenza programmatica
che si terrà il 1° dicembre, probabilmente ad Arborea, dove verrà
discusso il programma del Pd per la campagna elettorale.

Trattative e tentazioni
Se Zedda farà le primarie saranno quelle messe in campo dal Partito
dei sardi. Gli ambasciatori stanno lavorando per trovare una soluzione
che non risulti riduttiva per nessuna forza in campo. Il Pd e le forze
di centrosinistra più vicine a Zedda, devono digerire il referendum
sulla nazione sarda, anche perché lo stesso sindaco di Cagliari ha il
suo Dna politico nella sinistra italiana. Problemi che potranno essere
risolti numeri alla mano perché è evidente che avere numeri importanti
in vista delle regionali è un elemento fondamentale. L'idea che sta
prendendo piede nel Pd è tentare di evitare il referendum sulla
nazione, pur accettando il dibattito sull'idea di nazione.

Le altre forze
Il Pd, però, non basta. E per garantire una corsa si sta lavorando per
costruire una coalizione in grado di avere una possibilità di
vittoria. I partiti a sinistra del Pd hanno pressappoco tutti
appoggiato la candidatura di Zedda, anche se proprio da queste forze
arriva il pungolo per un'apertura alle Primarias. Ci sono poi i
sindaci, ancora sotto traccia, che rappresenterebbero un altro
elemento fortemente voluto dal candidato in pectore per la
competizione. I tempi sono maturi, per Zedda sono gli ultimi giorni di
confronto e di riflessione prima di rendere ufficiale quella che non
sarà una sorpresa. (m. s.)

VERSO IL VOTO.
Maninchedda al Pd: le nostre primarie non sono partitocratiche
«No ad alleanze fatte a tavolino»
Il leader Pds: parlo con chi accetta i rischi della competizione

«Non siamo disponibili ad alleanze fatte a tavolino». Il segretario
del Partito dei sardi, Paolo Maninchedda, non intende tirare il freno
a mano, difende il progetto dalle richieste del Pd su condivisione di
regole e date e conferma che il 16 dicembre i sardi voteranno. Per la
prima volta in rete, con voto libero e aperto a tutti i cittadini.
Il segretario indipendentista ricorda che «le alleanze si costruiscono
con processi democratici seri, sulle cose fatte e da fare, chiamando
al voto gli elettori sulle proposte».

Ci sono diverse adesioni che
potrebbero essere ufficializzate entro il 15 novembre: potrebbero
presentarsi agli elettori Matteo Murgia, la sindaca di Siamaggiore,
Anita Pili, e l'imprenditore, Antonio Sardu.

Le distanze
Maninchedda contesta i tatticismi e il clima d'attesa del
centrosinistra che a dieci giorni dalla scadenza sulla presentazione
delle candidature, «senza mai aver assunto un'iniziativa sulle regole
pubblicate», chiede di condividere le regole. Un corteggiamento che
non piace agli organizzatori della consultazione di dicembre: «Non
sono primarie partitocratiche - dice - sono primarie per i cittadini
che dal proprio telefono, dal proprio computer, da dove vogliono,
scelgono di votare. Libertà e trasparenza».

Stanare i dem
Ci sono differenze sostanziali o comunque argomenti sui quali
Maninchedda chiede al Pd di esprimersi pubblicamente. Questo sarebbe
per il segretario del Pds il sale di queste primarie, ossia assumere
una posizione netta su alcune questioni. Il Partito dei sardi pensa di
«azzerare la riforma sanitaria e avere un rapporto competitivo con lo
Stato e il governo». Bocciatura per la Buona scuola e le riforme del
governo Renzi, mentre sui rapporti politici «pensiamo che con Forza
Italia e le forze moderate del centrodestra italiano sia necessario
tenere aperto un dialogo nazionale sardo, per salvare la Nazione sarda
dall'egemonia delle regioni forti dell'Italia oggi al potere».

La nazione sarda
Ma il nodo fondamentale che blocca gli ingranaggi è la differenza tra
chi pensa che la Sardegna sia una nazione e chi non lo accetta. Un
dibattito che scalda anche gli animi all'interno del Pd dove una
componente è tentata dall'imboccare una strada nuova.
Matteo Sau

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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