venerdì 30 novembre 2018

Lettera ad un amico pastore: “Caro Antonio rifletti bene”. Di Pier Franco Devias



Ciao Antò come stai?

Ti scrivo per parlare di quello che sta succedendo, perché mi sono accorto che anche tu, come altri, ti stai convincendo che la risposta ai problemi della Sardegna può arrivare da certe parti politiche. Questi signori che ti stanno aizzando contro i poveracci si sono dimenticati di dirti che prima o poi verrà anche il tuo turno, è solo questione di tempo. Perché mentre ti istigano contro gli stranieri e contro i pedidores, non ti stanno spiegando che le misure sulla sicurezza le stanno prendendo contro di te.

Eja Antò, contro di te. Ma davvero potevi credere che il bene della pastorizia sarda te lo veniva a regalare chi è finanziato dal grande allevamento industriale del nord Italia?

Ma davvero ti stai facendo convincere che la pastorizia sarda in Regione si può ancora fare rappresentare dai rampolli delle famiglie ricche della borghesia cittadina, o dai primari o dagli avvocati? Gente che la campagna la vede solo per ritirarsi gli agnelli che gli regalano a Natale, per favori che si è stati obbligati a chiedergli.

Ma davvero mi vuoi far credere che i problemi del tuo lavoro li portano gli stranieri, che gli stranieri ti stanno rubando il lavoro, proprio tu che per tre anni hai avuto il servo pastore rumeno, tu che i muretti a secco te li sei fatti fare dagli artigiani albanesi, perché in paese così bene e a quel prezzo non lavora più nessuno.

E allora Antò, scusa se mi permetto, ma perché non la pianti di dare le colpe agli altri e non le dai a quelli che ti hanno rovinato? O te li sei dimenticati quelli che hanno preso la tua famiglia per la gola? 
Te li sei dimenticati quelli che ti hanno mandato le banche a toglierti il pane di bocca? 

Neri erano, o erano con te in sala a gridare prima gli italiani? Ma prima di chi? E non è forse l'Italia quella che a te, pastore sardo, ti ha sempre lasciato in fondo alla fila? E quelli che hanno picchiato tuo zio a Cagliari sotto la Regione quando chiedevate pane e diritti non te li ricordi più? Indovina cosa votano. E quelli che hanno picchiato tuo cugino a Civitavecchia di che colore ce l’avevano la pelle? E lo sai chi era in ministro degli interni che ve li ha mandati a rompervi ta testa?

Roberto Maroni, dello stesso partito di Salvini.

E te li sei dimenticati quelli che a tuo babbo, quando era emigrato in Toscana, gli dicevano che era un delinquente e che si accoppiava col bestiame? Quella gente sono, Antò, anche se ora ti hanno convinto che tu vieni prima degli altri.

E visto che ci sei ti aggiorno su un’altra cosa, una di quelle che l’avvocato non ti dirà quando verrà a chiederti il voto:
guarda che nel decreto sicurezza approvato avantieri, sostenuto dai 5 stelle e dai partiti che alle regionali troverai tutti uniti nel Centrodestra, non si parla mica solo di come perseguitare gli stranieri.
Eh no, Antò, gli stranieri servivano solo per distrarre l’attenzione. C’è l’articolo 23 del Decreto 113/2018 che fa diventare di nuovo penale il reato di blocco stradale.

Te lo ricordi il giorno a Tramatza, quando avevate bloccato la 131 perché non gliene fregava niente a nessuno se vi stavano rovinando con i vaccini della lingua blu? Eh, adesso ti arrestano Antò, non ti multano più.
E siccome la blocchi in gruppo, la pena raddoppia: da due a 12 anni. Spiegaglielo a Marieddu, con quattro figli, che ha la condizionale per la protesta del giorno che volevano pignorare l’azienda. In pratica da oggi per ogni protesta si può finire in galera. E se non finisci in galera intanto ti arriva la denuncia penale, quindi devi buttarci duemila euro dall’avvocato, poi si vedrà.

Ti hanno girato la testa, a guardare l’Africa, a insultare l’Africa, e quando ti sei rigirato ti sei ritrovato più povero di prima e alla minima protesta, manganello e galera. Ma sei sicuro Antò, che questa gente la vuoi mandare pure a governare la Regione? Pensaci bene, perché poi te li tieni cinque anni.

Saluta tutti a casa. E rifletti.

Di Pier Franco Devias


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