mercoledì 14 novembre 2018

Rassegna stampa 14 Novembre 2018


La Nuova

Una convention di sindaci per incoronare Zedda L'assemblea dei 130 amministratori sarà convocata entro la prossima settimana Trattative serrate con il Partito dei sardi per superare l'impasse delle primarias

CAGLIARI

I sindaci che hanno chiesto a Massimo Zedda di candidarsi alle Regionali sono in fibrillazione. In settimana, al più tardi la prossima, potrebbero autoconvocarsi, o meglio essere convocati dal sindaco di Cagliari per chiudere la partita. L'organizzazione dell'evento è in corso, anche se nessun portavoce lo conferma. Comunque è certo che Zedda avrebbe deciso di sciogliere la riserva proprio davanti alla platea che per prima gli ha chiesto pubblicamente di diventare il «sindaco della Sardegna». Quindi, davanti ai 130, nel frattempo sarebbero aumentati, che a ottobre hanno firmato il manifesto per le Regionali.

È quello in cui uno dei passaggi più suggestivi era questo: «Caro Massimo, la Sardegna oggi non ha bisogno di disfattisti, avventurieri e viceré. Ha bisogno di governanti coscienti del proprio ruolo, capaci di guardare avanti e guardarsi intorno, in Europa e in Italia, a partire da noi, anche da noi, anche da qua, dai nostri territori, dai territori della Sardegna».

Un passo dopo l'altro. Dopo aver detto fra pochi giorni e davanti ai sindaci di accettare la candidatura, Massimo Zedda dovrà decidere quale strada seguire per essere designato come uno dei possibili portabandiera della nuova coalizione progressista e identitaria. La strada scelta, come lui stesso ha confermato in queste ore, è quella delle primarie.

Proprio di questo avrebbe parlato finora con gran parte dei suoi potenziali alleati e sostenitori. Ed è un percorso che sarebbe condiviso da tutti. Di sicuro dal Pd del segretario regionale Emanuele Cani ma anche da Renato Soru. L'europarlamentare è ai ferri corti col suo partito dopo gli attacchi alla giunta Pigliaru che ha lanciato dal palco indipendentista di Autodeterminatzione. Però, durante l'ultimo incontro con Zedda, avrebbe detto di essere d'accorso proprio sulla necessità che ci siano le primarie.

Ma al di là del Partito democratico a volerle sono anche tutti gli altri sostenitori del sindaco di Cagliari: da Campo progressista a Mdp all'Upc, e soprattutto il mondo dell'associazionismo che Zedda vuole coinvolgere sin dall'inizio. Dunque, le primarie si faranno, ma quando? Una delle ipotesi è subito dopo le primarias del Partito dei sardi in del 16 dicembre.

Il nodo è sempre lo stesso. Zedda è per le primarie ma sembra quasi impossibile che possa partecipare a quelle del Partito dei sardi. Per questo da giorni sono in corso diverse trattative per trovare un punto d'incontro. Il sindaco ha parlato della necessità di «regole condivise», fra le due chiamate ai gazebo, mentre finora il Pds ha ribadito che le «regole ci sono già e non possono essere cambiate in corsa».

Però potrebbe esistere anche una «via di mezzo» e sarà proprio questa possibilità una dei temi del possibile e ormai prossimo faccia a faccia fra Zedda e il segretario del Pds Paolo Maninchedda. Anche se a condurre le trattative ufficiali per conto del Partito dei sardi sono il presidente Franciscu Sedda e i consiglieri regionali Gianfranco Congiu e Roberto Desini. Bene, secondo le ultime indiscrezioni il gruppo dei progressisti avrebbe in mente una proposta da mettere al centro della trattativa con il Pds. Ed è questa: primarias e primarie potrebbero essere organizzate quasi in parallelo, o comunque al massimo a una settimana di distanza l'una dall'altra.

Con la prima consultazione ai gazebo e on line, i sardi potranno esprimersi sul referendum in cui sarà chiesto quale futuro vorrebbero per la Sardegna. In particolare - come scrive da giorni Maninchedda sul suo blog - «Noi chiediamo ai sardi il voto per dire che la Sardegna è una Nazione ed è questo il contenuto politico più importante per noi... perché non può più esistere solo una Nazione italiana esclusiva e totalizzante».

Mentre quello stesso giorno, il 16 dicembre, sarebbero rinviate di una settimana le primarias per la scelta del candidato governatore. A quel punto lo spostamento, sempre secondo questa proposta, permetterebbe di organizzare subito dopo le cosiddette primarie allargate. Che sarebbero aperte sia ai candidati del Pds, con in testa Maninchedda, sia a quelli della coalizione progressista, con la partecipazione a quel punto anche di Massimo Zedda. (ua)

Centrodestra, Solinas verso la candidatura
L'annuncio forse prima dell'arrivo di Salvini. Una lista a testa per
Lega e Psd'Az. Udc e Uds in tandem

CAGLIARI
Undici partiti: è un Tavolo del centrodestra affollato come non mai e
che vuole apparire compatto soprattutto dopo l'ultima grande riunione,
quella di Illorai. Però al suo interno, seppure sotto traccia, ci sono
ancora diverse scosse di assestamento.Leader ancora fantasma. Il primo
problema, si sa, è la designazione del candidato governatore, con la
Lega che continua a rivendicare la nomination. Oggi, ad esempio, si
saprà se il senatore Christian Solinas, Lega-Psd'Az, può davvero
aspirare alla presidenza della commissione bicamerale Antimafia.

In queste ultime ore, le sue possibilità sembrano però essersi ridotte al
lumicino. A Roma i Cinque stelle avrebbero ottenuto dalla Lega il
lasciapassare per Nicola Morra, senatore eletto in Calabria. Senza
avere più l'obbligo di scegliere fra la poltrona più prestigiosa della
Bicamerale e l'investitura a governatore in pecore, Solinas potrebbe
sciogliere la riserva nelle prossime ore. In altre parole, la
designazione potrebbe essere entro questo fine settimana. 

Se così
fosse, tra l'altro avverrebbe molto prima dell'arrivo di Matteo
Salvini in Sardegna (22-23 novembre per il congresso sardista) e
questo giocare d'anticipo servirebbe anche a calmare gli animi del
Tavolo. Perché nessun degli alleati di Lega e Psd'Az, a cominciare dai
Riformatori, vuole che passi il concetto di una designazione voluta e
imposta solo dal Carroccio.Liste ancora da definire.

Al momento i
partiti al tavolo sono undici, ma di fatto diventeranno dieci se Lega
e Psd'Az dovessero presentare una sola lista. Ma potrebbero scendere a
nove con la nascita di un polo centrista formato dall'Udc, capeggiato
da Giorgio Oppi, e dall'Uds dell'ex presidente della Regione Mario
Floris. Fra queste due ipotesi quella che però potrebbe essere
smentita dai fatti è proprio la prima. Nonostante finora sardisti e
leghisti abbiano lasciato intendere che si sarebbero presentati
insieme, qualcosa starebbe cambiando nell'alleanza Carroccio-Quattro
Mori. Visto il vento favorevole alla Lega ma anche al Psd'Az i due
partiti avrebbero sulla carta un numero di potenziali candidati molto
più alto del necessario.

In parole spicce, non ci sarebbe posto per
tutti gli aspiranti e quindi la possibilità di avere invece un doppio
«contenitore» potrebbe servire ad accontentare gran parte delle
richieste. Considerando tra l'altro che, all'interno del centrodestra,
sarebbero in corso un bel po' di spostamenti da Forza Italia verso la
Lega. Forza Italia che dal canto suo, dopo aver ritrovato la pace
interna - a Illorai al fianco del coordinatore Ugo Cappellacci c'era
l'ex ribelle Alessandra Zedda - si comincia a parlare di candidature.
Starebbe circolando una bozza sui possibili capolista nei collegi
provinciali, ma sui nomi non ci sono ancora indiscrezioni.

Detto che i
centristi dell'Udc e dell'Uds potrebbero correre assieme, di sicuro si
presenteranno da soli, sempre dentro la coalizione, i Riformatori,
Fdi, Sardegna 20.Venti, Energie per l'Italia, Fortza Paris e il
movimento dei sindaci di centrodestra. (ua)


Unione Sarda

Uras: favorevoli alle consultazioni ma le regole siano condivise
Il leader di Campo progressista: Zedda scioglierà le riserve con un
grande momento democratico

Benedice le primarie come la «modalità di scelta più democratica e
partecipata», ma purché le regole «si scrivano tutti assieme». Luciano
Uras, presidente di Campo progressista, tende la mano a tutti, dal
Partito dei sardi ad Autodeterminatzione. Sui tempi in cui Massimo
Zedda scioglierà le riserve non si sbilancia, ma il desiderio è che
«avvenga attraverso un grande momento democratico». Il centrosinistra
non esiste più e «non serve una sua riproposizione, ma puntare a una
coalizione nuova».

Via libera alle primarie?
«Secondo me si devono fare perché consentono ai cittadini non solo di
scegliere il candidato alla presidenza ma anche di valutare ogni
progetto».

Perché non fare quelle nazionali sarde?
«È giusto mettere a confronto percorsi e personalità che hanno anche
radici e storie politiche diverse. Ma le regole vanno scritte insieme
per coinvolgere il più possibile il popolo sardo».

E allora perché non farle in rete?
«Le primarie si fanno con la partecipazione diretta e la costruzione
dei seggi. La rete può essere una grande occasione di dialogo ma anche
il modo per non relazionarsi con gli altri».

La candidatura di Zedda è un po' il segreto di Pulcinella?
«Si parla da tempo dell'ipotesi di un suo impegno e nemmeno lui lo ha
mai nascosto».

Cosa manca ancora per sciogliere le riserve?
«È una scelta difficile. Prima di tutto Massimo è il sindaco di
Cagliari e della Città Metropolitana e lui sente particolarmente
questa responsabilità che i cittadini gli hanno dato. Poi c'è la
necessità di costruire un progetto che possa accompagnare questa sua
disponbilità».

Molti dicono che sia il candidato del Pd.
«Nel caso decida di intraprendere questa avventura sarà l'indicazione
più diretta di culture, di storie politiche, di territori ed
esperienze diverse di persone e comunità. Un po' lo stesso percorso
che Massimo Zedda aveva già fatto per la città di Cagliari».

I partiti però c'erano.
«Lui era espressione di una piccola forza come Sel, meno consistente
del Pd, eppure ha vinto le primarie. Lui è stato l'espressione di un
processo dal basso sostenuto fortemente dai cittadini, che lo hanno
premiato riconfermandolo alla guida della città».

Allo stato attuale esiste la coalizione?
«Pensiamo di fare le primarie proprio perché non saranno soltanto un
momento di scelta ma anche di costruzione. Un'occasione per aprire le
porte a donne e giovani, al mondo delle associazioni e del civismo. La
nascita della coalizione è una conseguenza di questo processo».

Quindi addio al centrosinistra?
«Se ci sarà la partecipazione di aggregazioni politiche come
Autodeterminatzione la coalizione non sarebbe più riferibile a vicende
del passato. Non ragionerei in termini di ripristino del
centrosinistra. Poi ci saranno anche i partiti politici tradizionali,
ma magari non saranno loro i veri protagonisti».

Una soluzione indolore per chiudere le porte di questa legislatura?
«Siamo passati attraverso uno stravolgimento degli equilibri politici
rispetto a cinque anni fa. Le elezioni dello scorso marzo hanno
segnato in modo evidente che l'esperienza del centrosinistra è
tramontata. Le forze del mondo democratico, autonomista e
indipendentista stanno riflettendo e hanno bisogno di un'occasione. Le
regionali possono esserlo».

Il futuro candidato quanto dovrà difendere e quanto attaccare questo
governo regionale?
«In questo caso non si tratta di sostituire un presidente o
sconfessare il Consiglio regionale. I tempi sono cambiati, è
necessario guardare al futuro e unirsi per costruire una Sardegna
migliore».
M. S.


CENTRODESTRA.
Lega e Psd'Az verso liste separate - Zoffili: «L'accordo è solido».
Solinas sempre in pole position
Potrebbero presentarsi insieme invece l'Udc e l'Uds

Forse Alberto da Giussano e i Quattro Mori appariranno su liste
separate. L'alleanza stretta in alle politiche del 4 marzo resta
forte, ma non è detto che i due simboli faranno parte di un solo
disegno. «Stiamo valutando - spiega il coordinatore del Carroccio per
la Sardegna, Eugenio Zoffili - cerchiamo la soluzione migliore nel
rispetto dell'accordo profondo che esiste con i sardisti». Una
valutazione che potrebbe richiedere il ricorso a due liste.

Verso le liste
Nel centrodestra - al momento conta 11 sigle - c'è anche chi potrebbe
fondere le energie confluendo in un'unica lista. È il caso dell'Udc di
Giorgio Oppi con l'Uds di Mario Floris. E nei prossimi giorni lo
stesso problema potrebbero porsi soggetti come Energie per l'Italia,
Fortza Paris, Movimento Civico Sardegna. Il problema, cioè, di
riuscire a “costruire” le liste. Da lunedì fanno ufficialmente parte
del tavolo della coalizione, sono stati “accettati”, ora dovranno fare
i conti con la personale aderenza effettiva nei territori dell'Isola.
Se ne parlerà in modo concreto dopo che sarà stato individuato il
candidato governatore.

Solinas resta forte
Liste diverse o no, in pole position per ricevere l'investitura da
Matteo Salvini resta il segretario del Psd'Az Christian Solinas, da
poco nominato membro della commissione Antimafia dalla presidente del
Senato Alberti Casellati. Oggi la bicamerale si riunirà per eleggere
il presidente, che non dovrebbe essere Solinas. Alla presidenza
dovrebbe arrivare il senatore del Movimento 5 stelle, Nicola Morra,
che nei giorni scorsi ha battuto per due preferenze il collega Mario
Michele Giarrusso nello scrutinio segreto interno dei grillini. In
questo modo nulla sarebbe di ostacolo a una candidatura a governatore
del senatore sardo.

La visita di Salvini
L'indicazione, però, la farà Salvini quando sarà nell'Isola il 22 e 23
settembre, e forse all'avvio del congresso del Psd'Az in programma il
23. Ma - Zoffili non si stanca di ribadirlo - «dopo aver ascoltato i
sardi». Una fase non necessariamente concentrata nei due giorni di
tour. L'“ascolto dei sardi” riguarda anche il periodo precedente. «Si
fa tra la gente, ma anche attraverso noi e la nostra presenza nel
territorio», sottolinea il deputato della Lega, replicando a chi, come
i Riformatori sardi, ha chiesto più rispetto per la dimensione locale
del tavolo del centrodestra.
Roberto Murgia

Sedda: nessuno provi a fermare le “Primarias”
Il presidente Pds avverte gli altri partiti. E intanto l'imprenditore
Sardu conferma la candidatura

Franciscu Sedda è sicuro: le Primarias saranno «un gesto
rivoluzionario». Nel giorno in cui è ufficiale la candidatura di
Antonio Sardu (imprenditore, già consigliere regionale eletto col Pci
nel 1989), il presidente del Partito dei sardi tende comunque una mano
alle forze politiche che chiedono di riscrivere le regole: ma per
«mettersi in gioco e prendersi il rischio di esprimersi sulla
coscienza nazionale».

Nessuna marcia indietro sulle primarie nazionali?
«No. Le faremo e vogliamo che siano le più partecipate possibile».

Perché parla di gesto rivoluzionario?
«Stiamo dimostrando di essere capaci di tradurre in maniera pratica le
grandi novità. In Sardegna, ma anche in tutta Italia, non è comune
fare le primarie online aperte, prendendosi pure qualche rischio».

Si riferisce al referendum sulla nazione sarda?
«Sì. Noi indipendentisti chiediamo ai cittadini di esprimersi sulla
propria coscienza, senza imposizioni. Significa comunque avere un
forte mandato popolare».

Se i sardi non si sentissero nazione sarebbe la fine di un sogno?
«L'indipendentismo ha il dovere di ascoltare il suo popolo e sapere
quale sia il livello di coscienza. Se vincerà il no vuol dire che
prevarrà il sentimento di autogoverno, anche se c'è un forte
sentimento di nazione, anche tra le forze non indipendentiste».

Si rischia di ripartire da zero?
«No, perché avremmo la misura della realtà e potremmo lavorare invece
di nasconderci come accade ad altri indipendentisti, convinti che la
nazione sarda ci sia già e basti aspettare che si manifesti».

In tanti vi pressano per riscrivere il vademecum.
«Le regole sono state sottoposte a dibattito pubblico per due
settimane. Non sono arrivate proposte di modifica, forse perché sono
buone».

Non è un modo per chiudere le porte?
«Tutt'altro. Dal nostro punto di vista non c'è una chiusura
preconcetta a chi vuole partecipare. Ci sono, però, punti
imprescindibili: anzitutto il referendum sulla nazione sarda. Vorrei
sottolineare che per noi è già uno sforzo perché accettiamo che questo
tema venga messo in discussione. Abbiamo aperto il terreno per
coinvolgere dai moderati di centrodestra fino alla sinistra e a tutte
le sfumature degli indipendentisti».

Il secondo punto?
«La dimensione innovativa con la votazione online. Eliminiamo l'idea,
che ha purtroppo tanta gente, delle primarie come una cosa appannaggio
dei partiti per restituirla al popolo sardo. Non a caso abbiamo scelto
una piattaforma esterna certificata. Non è il nostro Rousseau».

Secondo lei perché c'è tanta resistenza a partecipare alle Primarias?
«Col Partito dei sardi abbiamo avuto il merito di creare, attraverso
eventi, uno spazio di partecipazione civica e popolare. Abbiamo
spostato l'orizzonte del futuro governo dell'Isola facendo in modo che
sia una reale evoluzione della nazione sarda, dunque un nuovo terreno.
C'era un vuoto e noi l'abbiamo occupato altrimenti la deriva della
Lega non avrebbe trovato nessun argine».

Per ora i rapporti sono in alto mare?
«Abbiamo tenuto aperti canali di comunicazione con forze che
sembravano interessate e che pare si siano accomodate nel carrozzone
del potente italiano di turno».

Ponti tagliati con tutti gli schieramenti?
«Il centrodestra aspetta il leader della Lega, Matteo Salvini per
sapere chi sarà il candidato in Sardegna. Il centrosinistra si perde
nelle sue liturgie e nelle sue lentezze: siamo disponibili al
confronto ma non se preferiscono il vecchio modo delle primarie di
partito rispetto a quelle di un popolo».
Matteo Sau

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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