giovedì 12 gennaio 2017

Rassegna stampa 12 Gennaio 2017

Unione Sarda

Previsto anche un bonus una tantum di 500 euro ai Municipi per ogni “richiedente asilo” Quote “migranti” per ogni paese. Accordo tra Prefettura e Comuni per una equa distribuzione.

Solo 63 Comuni sardi ospitano i 5.688 migranti attualmente presenti in Sardegna nei centri di accoglienza. Pochi. Per meglio distribuire i richiedenti asilo nel territorio, facendo finalmente decollare la seconda accoglienza anche nell'Isola, scatteranno le “quote”: sei migranti per i Comuni con meno di duemila abitanti, tre ogni mille residenti per quelli con più di duemila abitanti e due migranti ogni mille cittadini per la città metropolitana di Cagliari. Lo Stato per incentivare l'accoglienza, affidata sempre all'adesione “volontaria”, stanzierà ai Comuni 500 euro (una tantum) a migrante.

L'EMERGENZA Se n'è parlato ieri mattina nella sede della Prefettura di Cagliari durante la riunione del tavolo di coordinamento regionale dei flussi migratori non programmati. Collegato, in videoconferenza, anche il capo del dipartimento per l'immigrazione del Viminale, il prefetto Mario Morcone. Si è parlato soprattutto dell'emergenza della seconda accoglienza (il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, “Sprar”, è decollato in appena nove Comuni sardi e coinvolge duecento migranti): per questo Stato, Regione ed enti locali (rappresentati dall'Anci Sardegna) hanno stretto un patto.

CIE NELL'ISOLA A margine dell'incontro la prefetta di Cagliari, Giuliana Perrotta, ha inoltre confermato che il progetto (della Regione) per la realizzazione di una struttura per la prima identificazione nel porto di Cagliari (in occasione dell'arrivo delle navi con i migranti) sta andando avanti. Sull'apertura di un Centro Identificazione ed Espulsione (Cie) nell'Isola si attendono «decisioni e indicazioni precise da parte del Ministero». L'ex scuola della polizia penitenziaria a Monastir sarebbe la struttura destinata a diventare un Cie nel caso dovesse arrivare l'ordine perentorio da Roma.

CACCIA ALLE ADESIONI La prima accoglienza (affidata alle cooperative che partecipano ai bandi di gara della Prefettura) in Sardegna ha finora funzionato. Non si può dire la stessa cosa della seconda accoglienza, affidata ai Comuni. I migranti, una volta presentata la richiesta di protezione, dovrebbero essere inseriti in uno Sprar: nuova struttura e un percorso che prevede progetti di integrazione e socializzazione. «L'accoglienza», ha spiegato la prefetta, «finora si è concentrata solo in alcuni territori. Serve una maggiore adesione da parte dei Comuni. 

Per questo, in accordo con l'Anci, avvieremo una serie di incontri con i territori». Ora, secondo le indicazioni dei Ministero, ci sono numeri sicuri (con le “quote” fissate in base ai principi di proporzionalità demografica e volontarietà) e anche un contributo (500 euro, una tantum) a migrante che finirà direttamente nelle casse del Comune.

«È necessaria una distribuzione razionale», ha aggiunto la Perrotta. La prefetta ha ribadito di aver chiesto al Ministero che gli arrivi diretti degli algerini (più di mille tra il 2016 e le prime settimane del nuovo anno) siano inseriti nella quota di migranti accolta in Sardegna. «Non abbiamo alcuna indicazione di possibili minacce terroristiche provenienti dai migranti o dagli arrivi diretti», ha sottolineato la prefetta.

REGIONE E ANCI Facendo decollare finalmente gli Sprar si libereranno inoltre posti nelle strutture che si dovrebbero occupare solo della prima accoglienza, quella immediatamente successiva allo sbarco dei migranti dalla navi. «Faremo la nostra parte», ha commentato l'assessore regionale all'Ambiente, Donatella Spano, «per incentivare
le adesioni dei Comuni».

Soddisfatto, ma cauto, il direttore dell'Anci Sardegna, Umberto Oppus: «Vogliamo garanzie sui finanziamenti a disposizione per mettere a norma le strutture che dovranno ospitare i richiedenti asilo». L'accordo nazionale, raggiunto tra Anci e ministero dell'Interno, dunque è una buona base di partenza: «Ora bisogna tradurre le parole in fatti», ha concluso Oppus. L'Anci Sardegna inoltre spera che vengano aperti in tempi rapidi i Cie, strumento «essenziale per le necessarie politiche di rimpatrio dei non aventi diritto e di prevenzione sul piano della sicurezza».

Matteo Vercelli


Finanziaria regionale bocciata Entrate del bilancio nel mirino
Paci assicura: «Già fatti i correttivi». L'opposizione: «L'assessore si dimetta»

La bocciatura della Finanziaria regionale del 2016 decisa dalla Corte
Costituzionale più che una doccia fredda è l'innesco di un caso
politico. La Consulta ha ritenuto incostituzionale la copertura di un
disavanzo tecnico di 31,5 milioni di euro ottenuto con la differenza
tra entrate e spese, di conseguenza anche l'intera legge nelle parti
in cui viene applicato questo disavanzo. Nonostante l'assessore del
Bilancio, Raffaele Paci, ribadisca che la manovra «non viene in alcun
modo messa in discussione nella sua sostanza», arrivano attacchi sia
dalla maggioranza, sia dall'opposizione che chiede le «dimissioni
dell'assessore».

LE MOTIVAZIONI La bocciatura della manovra è contenuta in sei pagine
di sentenza. Con l'introduzione del bilancio armonizzato nella finanza
pubblica, vale la regola per cui a entrate debbano corrispondere
necessariamente uscite. Nella Finanziaria del 2016, il totale delle
entrate, rispetto a quello della spesa non coincide. Da qui il
disavanzo tecnico di 31,5 milioni di euro che ha portato prima
all'impugnazione da parte del governo e poi alla bocciatura della
Corte Costituzionale, relativamente a questa cifra.

«SITUAZIONE SANATA» L'assessore Paci chiarisce la situazione e dice:
«La Finanziaria non è illegittima, non è stata annullata né bocciata
ed è pienamente operativa». Nessun dramma dunque perché
«l'impugnazione del governo riguardava solo ed esclusivamente
l'articolo 3 del Bilancio, nella parte sul disavanzo tecnico e una
somma pari a 31 milioni di euro». Inoltre, «la situazione è stata già
sanata dalla Giunta prima e dallo stesso Consiglio poi con la
variazione di bilancio promulgata il 5 dicembre scorso, purtroppo
qualche giorno dopo la sentenza emessa il 23 novembre ma pubblicata
solo ieri». Poi, un passaggio sulle polemiche: «Parlare di
annullamento della Finanziaria è un atto di malafede che non fa bene
né ai sardi, perché vengono raccontate bugie pur di screditare
l'avversario, né al dibattito politico, inquinato e falsato da
interpretazioni che non hanno alcun fondamento giuridico, tecnico e politico».

DATO POLITICO Non per tutti la questione si deve fermare all'aspetto
tecnico. Il senatore ex Sel, Luciano Uras, evidenzia il «valore
politico della vicenda». E lo fa ripercorrendo le tappe
dall'impugnazione del governo, quando la Regione «ha rinunciato a
costituirsi in giudizio». Per il senatore è il segnale di «una
rassegnata sudditanza». Poi, aggiunge: «Da troppo tempo registriamo
questi atteggiamenti subalterni e in occasione di un'impugnazione
governativa vediamo un ripiegamento rassegnato». Duro anche il
deputato del Centro democratico, Roberto Capelli, all'attacco della
Giunta dei tecnici: «Hanno fallito».

Da qui l'invito alla politica
affinché «si riappropri subito del suo ruolo. La Sardegna non può
aspettare il Pd». Parole al veleno anche dagli ex alleati dei
Rossomori che invitano la maggioranza a una «chiara assunzione di
responsabilità istituzionale, prima ancora che politica, e se ne
traggano le necessarie conseguenze». Il segretario di Rifondazione
comunista, Giovannino Deriu, evidenzia «l'incapacità politica del
governo regionale. Prima si mette fine a questa disastrosa legislatura
regionale meglio è per la Sardegna».

INDIPENDENZA Non contro l'assessore, ma contro lo Stato: questa è la
posizione del segretario del Partito dei Sardi, Franciscu Sedda.
L'accusa è per chi ha «2.200 miliardi di soldi accantonati, di cui 660
della Regione, che censura il bilancio sardo per 31 milioni». Per
questo, Sedda ribadisce la necessità di «correre velocemente verso
l'indipendenza».

«DIMISSIONI» Per il centrodestra c'è solo una richiesta e sono le
«dimissioni dell'assessore». Le ha chieste il coordinatore regionale
di Forza Italia, Ugo Cappellacci, all'attacco di una Giunta che
«impartisce lezioni agli altri, ma colleziona figuracce». Stessa cosa
per il capogruppo in Consiglio regionale, Pietro Pittalis, convinto
che «non ci si può nascondere dietro il dito del disguido tecnico. La
Finanziaria 2016 è illegittima per un errore grossolano della Giunta
regionale». Per il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, «va
sottolineata la gravità delle ripercussioni che quanto è accaduto avrà
sul fragile tessuto economico isolano».

LA DIFESA Difende l'assessore il capogruppo del Pd in Consiglio
regionale, Pietro Cocco. L'occasione è il dibattito in cui è stato
dato il via libera a tre mesi di esercizio provvisorio in attesa della
Finanziaria del 2017. Cocco ha ricordato che «non è stato presentato
il ricorso perché avevamo capito che c'era un errore tecnico». Poi
aggiunge: «Non mi sembrano motivazioni sufficienti per chiedere le
dimissioni dell'assessore».
Matteo Sau

IL DIBATTITO. Truzzu (FdI): «No alla preferenza di genere». Tunis
(FI): «Non è una priorità» Ganau: «Subito la legge elettorale»

«La settimana prossima proporrò ai capigruppo la modifica della legge
elettorale». Il balzo in avanti del presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau, per superare lo stallo su un nuovo testo
apre il dibattito tra i partiti. Si tratta di un intervento tecnico
perché le modifiche che il presidente Ganau intende apportare,
riguardano soprattutto le criticità che hanno causato i ricorsi:
doppia preferenza e rappresentanza. Eppure, non tutte le posizioni
sono univoche, nemmeno davanti alle criticità elencate da Ganau. I
partiti attendono le prime mosse; la legge elettorale è comunque un
tema delicato perché determinerà gli equilibri della prossima legislatura.

Per il vice capogruppo del Pd, Roberto Deriu , è «giusto che il
presidente voglia mettere in sicurezza il tema elettorale». Il fatto
che Ganau affidi agli uffici le modifiche significa «non voler entrare
a gamba tesa nel dibattito politico, lasciato alla dialettica dei
partiti», sottolinea l'esponente del Pd che fa parte della
sottocommissione per la legge elettorale.

Di parere opposto un altro componente, il consigliere di Forza Italia,
Stefano Tunis , convinto che a «metà legislatura non mi sembra la cosa
più urgente, a meno che il presidente Ganau non sappia qualcosa che
noi non sappiamo e che rende urgente un nuovo testo». Per l'esponente
di Forza Italia, comunque, la legge va cambiata, almeno «sulla doppia
preferenza di genere, perché il quorum va bene così». Eppure per Ganau
lo sbarramento rappresenta uno dei peccati originali: «Ritengo che
l'esclusione di coalizioni, come quella guidata da Michela Murgia, sia
stato un errore perché impedisce a tanti elettori di essere rappresentati».

Infine, l'esponente di Fratelli d'Italia, Paolo Truzzu
, che si dichiara «contrario alla doppia preferenza di genere. Il capo
del mio partito è una donna ed è stata scelta per la sua bravura».
Riguardo il quorum «è giusto tenerlo al 10% per una coalizione». (m.s.)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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