venerdì 13 gennaio 2017

Rassegna stampa 13 Gennaio 2017

La nuova Sardegna.

Presentato dall’assessore Paci il bilancio. 3,3 miliardi destinati alla Sanità La priorità della giunta sono il lavoro e il welfare. Investiti 525 milioni di euro

Ecco la Finanziaria 2017:
7,6 miliardi per l’isola

CAGLIARI Senza offendere chi di certo s’è dannato l’anima per aumentare le entrate e far quadrare i conti, la Finanziaria 2017 sembra essere meno grandiosa e più umana delle altre licenziate dalla giunta di centrosinistra. Approvate buona parte delle riforme, erano indispensabili, gettate le basi, dal 2014 in poi, per uscire dalla crisi anche se finora gli effetti non sono stati quelli sperati e aver ottenuto dal governo quanto dovuto contro il demone dell’insularità, questa volta l’assessore al bilancio, Raffaele Paci, è stato molto realista. La corsa per colmare lo storico buco nero delle infrastrutture continua a esserci, il traguardo vittorioso è ancora lontano, però stavolta al primo posto – in questa manovra da 7,6 miliardi – ci sono il lavoro e l’inclusione sociale.

Sono purtroppo i due peccati capitali che hanno tenuto al palo la Sardegna anche in questa stagione di leggera e timida ripresa economica. «Il compito delle istituzioni – ha detto l’assessore nel presentare l’ultima Finanziaria – dev’essere quello di compiere ogni sforzo, mettere in campo tutti gli strumenti per dare risposte rapide e adeguate alle fasce di popolazione più disagiate e bisognose».

Ebbene sì, la manovra di quest’anno proverà a dare proprio quelle risposte anche al malessere esploso, in maniera dirompente, del solito nella batosta incassata dal centrosinistra e dal Pd in particolare nel referendum costituzionale di dicembre. Non sarà facile con il sistema sanitario che continuerà a ingoiare quasi la metà (3,3 miliardi) del bilancio. È sempre un mostro fino a far passare in secondo piano l’aumento delle entrate (90 milioni in più rispetto al 2016), l’incasso di un’altra parte degli arretrati della vertenza con lo Stato anche se resta aperto il confronto sugli accantonamenti, sono un’esagerazione intorno ai 680 milioni l’anno, e della prima tranche del Patto per la Sardegna (241 milioni).

Purtroppo, sempre per colpa della sanità, finiscono in seconda fila anche il mancato – per fortuna – aumento delle tasse e la riduzione del debito regionale, sceso a poco più di un miliardo. La speranza è che con il varo dell’Azienda sanitaria pubblica cambi qualcosa al più presto e allora sì che la Regione avrà più soldi da spendere per lo sviluppo. i giovani e il resto.

Lavoro e politiche sociali. Sono le priorità della Finanziaria. Gli ultimi dati dell’Istat non sono stati confortanti fra la disoccupazione giovanile in crescita, fino a 25 anni sei su dieci sono senza lavoro anche se quella assoluta è diminuita del 4 per cento, e il Prodotto interno lordo ancora in calo. È per questi motivi che l’investimento sarà di 119 milioni, occupazione, e 306 milioni a sostegno delle politiche sociali.

Con un’attenzione particolare ai cantieri verdi, a quelli comunali e al reddito di cittadinanza. Tutte insieme queste tre voci dovrebbero far aumentare i posti di lavoro e sostenere chi oggi vive ai margini o peggio è ostaggio della povertà da troppi anni. Scuola e istruzione. Continua a essere uno dei pilastri su cui la giunta Pigliaru vorrebbe costruire il futuro della Sardegna. Senza cultura non si va da nessuna parte, ha detto più volte il governatore ed ecco 162 milioni per il diritto allo studio e completare il progetto Iscol@.

Altri 66 milioni fra cultura e sport. Economia e sviluppo. Sono 130 i milioni destinati a far crescere, almeno un po’, il fragile mondo delle imprese, con nel contenitore anche gli investimenti per il lancio definitivo dell’economia verde e la metanizzazione. Poi ci sono i settori strategici: il turismo, 36 milioni, che se durasse davvero 12 mesi l’anno produrrebbe ricchezza in un attimo, l’agricoltura, 311 milioni, con l’obiettivo di farla diventare vantaggiosa anche per i giovani e competitiva nelle esportazioni, i trasporti, 547 milioni, fra continuità territoriale aerea da rilanciare e mezzi pubblici interni efficienti. Infine, l’ambiente: 542 milioni, per difendere e valorizzare l’unico tesoro. Sistema Regione. In tutto, nel 2017, costerà769 milioni ai contribuenti, compreso il sempre misterioso mondo parallelo degli enti e delle agenzie. (ua)

Unione Sarda

Manovra da 7,6 miliardi Risorse in aumento ma la ripresa resta lenta

“Lavoro, inclusione e sviluppo”. Tre princìpi cardine che hanno
guidato la manovra Finanziaria del 2017 che vale 7,6 miliardi di euro
di fondi spendibili (quasi 400 milioni in più dell'anno scorso). Un
bilancio che quest'anno potrà contare su maggiori entrate tributarie
dirette (circa 60 milioni di euro in più) e sui primi stanziamenti del
Patto per la Sardegna. Per la prima volta nel bilancio regionale
compare il Reddito di inclusione sociale, che sarà finanziato con 30
milioni di euro. Aggiungendo alla manovra le partite finanziarie, il
bilancio totale supera i 9 miliardi di euro.

I CONTI Anche quest'anno la Sanità rappresenta una parte importante
del bilancio (3,3 miliardi) così come la quota di accantonamenti per
lo Stato, 684 milioni di euro. Proprio su questo l'assessore alla
Programmazione, Raffaele Paci, ha ricordato «la vertenza con lo Stato
per ridurre la cifra».

Al netto delle spese obbligate, la parte cosiddetta manovrabile è di
circa 25 milioni di euro, che saranno oggetto di trattative e proposte
del Consiglio regionale. E su questo aspetto Paci ricorda la
condivisione con la maggioranza, che significa anche un'assunzione di
responsabilità: «La Finanziaria non è dell'assessore o della Giunta,
ma di tutti i sardi». Altri due aspetti importanti riguardano la
«conferma di tutte le spese dell'anno scorso e il fatto che la
Sardegna mostra segnali di ripresa, anche se deboli».

LE MISSIONI La Finanziaria è divisa in capitoli di spesa che
tecnicamente vengono chiamate missioni . Si tratta di codifiche uguali
per tutte le Regioni da quando è stato avviato il sistema del bilancio
armonizzato. Oltre alla Sanità, una delle cifre più alte è quella
destinata al funzionamento della macchina amministrativa, che costa
769 milioni di euro.

Sono i fondi per gli assessorati e per il Consiglio regionale che,
quest'anno, costerà 72 milioni di euro, rispetto ai 68 del 2016.
Confermata la cifra di 600 milioni per il Fondo unico enti locali,
anche se «a Comuni e Province - sottolinea Paci - andranno ulteriori 37 milioni».

OBIETTIVI Per cercare di muovere l'economia è necessario creare
opportunità di lavoro. In questo senso è stato deciso di stanziare 30
milioni di euro per i cantieri. A questo si lega un'altra decisione,
che è quella di «non aumentare le tasse e mantenere ancora l'Irap più
bassa d'Italia, con l'azzeramento per i primi cinque anni di attività di un'impresa».

VOCI DI SPESA La Finanziaria ha individuato diverse macroaree
all'interno delle quali sono contenute le voci di spesa. Quella su
istruzione e diritto allo studio vale 162 milioni di euro, di cui 79
sono destinati all'istruzione universitaria. Interventi anche
sull'edilizia scolastica (13 milioni) e il diritto allo studio (6
milioni). Per le attività culturali e lo sport ci sono 66 milioni,
altri 36 per il turismo, interamente destinati allo sviluppo e alla
valorizzazione.

Dei 57 milioni su territorio ed edilizia abitativa, 46 sono per
l'edilizia residenziale pubblica e popolare. I trasporti e la mobilità
valgono 547 milioni: la somma maggiore (244) è dedicata al trasporto
pubblico locale, mentre per la continuità territoriale lo stanziamento
è di 58 milioni. Sul capitolo delle politiche sociali (306 milioni),
la parte sulle disabilità sarà finanziata con 207 milioni che
serviranno, tra le varie cose, al sostegno di persone con handicap
grave, talassemici e linfopatici.

SOCIALE E SVILUPPO Verrà finanziato il fondo per la non
autosufficienza e l'assistenza domiciliare. Lo sviluppo economico, la
competitività e l'energia saranno finanziate con 130 milioni, mentre
per le politiche del lavoro e la formazione ce ne sono 119. Infine,
per l'agricoltura e la pesca sono a disposizione 311 milioni di euro,
la gran parte dei quali (144) destinati allo sviluppo del settore
agricolo e del sistema agroalimentare.
Matteo Sau

Cappellacci all'attacco sulle entrate. Critici anche gli imprenditori
«Questa Finanziaria è un insulto ai sardi»

Opposizione e associazioni di categoria puntano il dito sulla
Finanziaria 2017. Il coordinatore regionale degli azzurri, Ugo
Cappellacci, usa parole molto dure definendo gli annunci
dell'assessore Paci «un insulto all'intelligenza e al buon senso dei
sardi». Il riferimento è alla trattativa con lo Stato per la partita
degli accantonamenti che pesano sul Bilancio per 684 milioni di euro.
«È una delle pagine più vergognose nella storia dell'Autonomia», dice
Cappellacci, «la Giunta da me guidata si è opposta subito agli
accantonamenti con un ricorso alla Corte Costituzionale».

Per Cappellacci non si tratta di una «finanziaria di tutti i sardi, ma un
documento tutto dell'assessore o forse della Giunta».
Si concentra, invece, su un altro aspetto il coordinatore regionale
dei Riformatori, Pietrino Fois, ossia sui ritardi dei pagamenti alle
imprese. «La situazione economica è pessima e a questo si aggiunge il
fatto che la Regione e gli enti pubblici non pagano i fornitori». Per
questo motivo, «tantissime aziende sono costrette a chiudere,
nonostante i crediti che vantano con il pubblico». Fois ricorda i dati
Istat che evidenziano «tutti i record negativi in Sardegna a causa del
più alto tasso di disoccupazione giovanile e maggior numero di senza
lavoro registrato». A finire sotto accusa è tutto il centrosinistra,
per questo il coordinatore dei Riformatori sostiene la necessità di
«tornare al voto al più presto, prima che sia troppo tardi per la Sardegna».

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA Non arrivano applausi nemmeno dai vertici di
Confcommercio Sardegna. Il presidente, Alberto Bortolotti, critica lo
spazio di manovra lasciato dalla Giunta, perché i 25 milioni di euro
«sono davvero pochi, così come esigue sono le risorse per il turismo».
Bortolotti è critico anche sull'esito della riunione con l'assessore
Paci: «Abbiamo assistito a un rituale inutile e stanco. Se esiste la
volontà di confrontarsi con le parti sociali va bene, ma non è
un'audizione che può cambiare le cose».

Per questo il presidente di
Confcommercio chiede un «percorso condiviso» e cita i 120 milioni
(suddivisi in quattro annualità) che il Patto per la Sardegna mette a
disposizione per la Continuità territoriale: «Speriamo siano spesi per
una reale crescita dell'economia». Luci e ombre, invece, per il
presidente di Confapi Sardegna, Mirko Murgia, convinto che la spesa
sanitaria rappresenti ancora «il vero fardello che impedisce al
sistema economico e sociale di correre». Murgia accoglie con favore la
notizia dei 130 milioni per lo sviluppo economico, competivitità ed
energia perché sono «un buon segnale di attenzione, in particolare i
34 milioni destinati alle aree di crisi, alla rimodulazione delle
funzioni delle aree industriali e ai fondi rischi dei confidi».
Infine, un passaggio sul contrasto alla «cattiva burocrazia», con la
speranza che «le risorse per la legge sulla semplificazione siano
sufficienti». (m. s.)

CONSIGLIO. La nuova iniziativa
Niente preferenze nella legge elettorale: una proposta dal Pd

Il maggioritario e i collegi uninominali per rappresentare tutti i
territori, il proporzionale per dare voce a tutti i partiti, anche i
minori. I due modelli convivono nella proposta di legge elettorale
statutaria presentata ieri da tre consiglieri regionali democratici di
area soriana: Gigi Ruggeri, Salvatore Demontis e Alessandro Collu.
«Non è la proposta del Pd ma di tre consiglieri del Pd», hanno
precisato. «Un Mattarellum in salsa sarda - ha aggiunto Ruggeri - in
cui al modello dell'attribuzione delle preferenze si preferisce quello
delle candidature uninominali». L'Isola verrebbe divisa in 32 collegi
da 46.260 elettori: in ciascuno, ogni lista candida una sola persona e
il seggio va al candidato della lista più votata.

Dopo la verifica dei 32 candidati vincenti, i voti sono calcolati
nella circoscrizione unica regionale, nella quale il candidato
presidente più votato è eletto presidente della Regione, e diventa
consigliere, come il secondo più votato. Alla coalizione del
governatore viene attribuito il premio di maggioranza (55% se ha
ottenuto dal 30 al 40% dei voti, 60% se sopra il 40%). Nella
circoscrizione regionale vengono attribuiti anche i 26 seggi rimanenti
col metodo proporzionale. I seggi non attribuiti con il premio sono
assegnati alle coalizioni perdenti. Sono previste soglie di
sbarramento dell'8% per le coalizioni, del 4% per le liste non
coalizzate e del 2% per quelle che fanno parte di una coalizione. La
proposta garantisce la rappresentanza di genere: in ogni lista i
candidati di ciascun sesso sono presenti in almeno il 40% dei collegi.
(ro. mu.)

Con l'offerta formativa
Dimensionamento scolastico: il piano passa in Giunta

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, tutte interne alla maggioranza,
ieri sera, il Piano di dimensionamento scolastico e l'offerta
formativa per il 2017-18 è stato approvato in via preliminare dalla
Giunta. Si tratta della riorganizzazione della rete scolastica sul
territorio regionale, strutturata in collaborazione con le Conferenze
provinciali. Per l'assessora regionale della Pubblica istruzione,
Claudia Firino, «si è arrivati a un buon risultato, figlio del dialogo
con tutti i partiti della maggioranza e con tutti gli organi
coinvolti». Soddisfazione anche dal capogruppo in Consiglio regionale
del Partito dei sardi, Gianfranco Congiu, che nei giorni scorsi,
insieme a tutto il partito, aveva criticato alcune decisioni contenute
nel Piano di dimensionamento, tanto che la decisione sulla delibera
era stata rinviata. «Abbiamo avuto un intenso momento di confronto con
l'assessore e la presidenza», dice Congiu «ci sentiamo soddisfatti
perché le esigenze rappresentate sono state considerate nella delibera».

Una delle criticità riguardava la gestione dei territori
più periferici, che con la prima stesura sarebbero stati penalizzati.
«Questa versione del Piano di dimensionamento appare certamente più
rispettosa delle prerogative delle aree interne e montane rispetto
alla versione precedente». ( m. s. )

La Nuova

Il sindaco di Bitti, eletto nella prima assemblea, non ritirerà ilnricorso in tribunale
Anci, Ciccolini va alla guerra

SASSARI Meglio di una telenovela la nomina del presidente dell’Anci
continua a produrre colpi di scena. L’ultimo lo mette in onda il
candidato Giuseppe Ciccolini. Il sindaco di Bitti è pronto a portare
avanti il ricorso che ha presentato contro l’annullamento della sua
elezione a presidente dell’Anci. «Il motivo è semplice – dice –. Ho
scoperto che nessuno si era opposto in modo formale alla mia elezioni.
Ho chiesto che mi venissero consegnati i ricorsi presentati all’Anci
dopo la mia elezione. L’unica cosa che esiste è una lettera scritta
dal sindaco Omar Hassan, a cui aveva risposto punto per punto il
presidente dell’assemblea Mario Bruno. A questo punto non mi resta che
andare avanti con il ricorso che ho presentato in tribunale e
attendere il pronunciamento del giudice. Non lo faccio per la smania
di avere una poltrona, ma per il rispetto che si deve ai 300 sindaci
che hanno votato. Per questo dico nessun passo indietro». Il tribunale
si pronuncerà solo dopo che si sarà svolta la nuova assemblea per
eleggere un presidente. Il rischio, se il tribunale dovesse dare
ragione a Ciccolini, è di trovarsi con due presidenti per una sola
poltrona. Ciccolini fa capire che non intende fare un passo indietro.
E punta i dito contro i vertici dell’Anci. «Come ho già detto
pubblicamente nell'ultima assemblea chi guida questa istituzione non
ha agito come presidente superpartes». Parole al vetriolo che sembrano
segnare la fine dell’armistizio. Ora non resta che aspettare
l’assemblea dell’Anci fissata per il 17. Il tribunale si pronuncerà
qualche giorno dopo, il 23.

Sì al Centro d’identificazione del progetto Minniti: «Garantisce più sicurezza»
Il direttore Oppus: «Avanti con il piano di distribuzione ma niente obblighi»
Cie, l’Anci dà il suo ok Si farà a Monastir
SASSARI L’alleato a sorpresa del ministro Minniti è l’Anci Sardegna. A
differenza del direttivo nazionale, i rappresentanti regionali
dell’associazione dei Comuni non dicono no ai Cie per migranti. Anzi,
secondo il direttore Umberto Oppus e il presidente Pier Sandro Scano,
i centri di identificazione e espulsione possono essere molto utili
dal punto di vista della sicurezza e per accelerare i rimpatri dei non
aventi diritto. «L’importante – dice Oppus – è che si rispettino i
parametri indicati dal ministro dell’Interno. Le strutture devono
essere piccole, snelle. Altrimenti si correrebbe il rischio di
riaprire vecchie ferite e creare situazioni ingestibili». Il
riferimento è al Cara di Elmas, struttura lager chiusa nel 2015 dopo
molte polemiche e tensioni.

Lo stabile fronte aeroporto di
Cagliari-Elmas ospitava oltre 300 persone in condizioni considerate
inaccettabili. La certezza è che l’ex Cara non riaprirà. Mentre prende
sempre più forza l’ipotesi che il Cie apra i battenti a Monastir,
nell’ex scuola di polizia al centro di un bando della Prefettura.
L’Anci non conferma ma non smentisce: «Manca l’ufficialità ma
l’ipotesi è considerata la più probabile», dice Umberto Oppus. Tempo
fa, la popolazione di Monastir era scesa in piazza contro la
possibilità di trasformare l’ex scuola in un centro d’accoglienza,
poco dopo lo stabile era stato gravemente danneggiato da un attentato
incendiario. Ora si fa strada la possibilità del Cie, la cui apertura
è imposta dal governo nazionale. Abbastanza scontato prevedere che
l’amministrazione comunale di Monastir farà resistenza. Nel frattempo,
l’Anci è al lavoro per accogliere le adesioni al progetto per la
microaccoglienza diffusa nei Comuni.

Il piano prevede la distribuzione
capillare tenendo conto del numero dei residenti: 6 migranti sotto i
2mila abitanti, 3 ogni 1000 per i Comuni che superano i 2mila
residenti, 2 ogni 1000 per la città metropolitana di Cagliari. Bisogna
fare in fretta, perché al momento il carico è affidato ad appena 77
Comuni su 377, con uno sbilanciamento nei centri di accoglienza delle
grandi città. «Gli incontri sono iniziati – spiega Oppus –
l’importante è avere regole certe e garantire ai Comuni la gestione
dei progetti. Con le adesioni – è importante sottolinearlo – che
avverranno esclusivamente su base volontaria. Nessun obbligo e anche
nessun vincolo sui numeri: i Comuni, se vorranno, potranno anche
accogliere una quota di migranti superiore». (si. sa.)



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Federico Marini
skype: federico1970ca


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