martedì 24 gennaio 2017

Rassegna stampa 24 Gennaio 2017

Unione Sarda

Allerta meteo, sindaci in rivolta. Dessì (Capoterra): le previsioni erano sbagliate. Scano (Anci): Comuni lasciati soli. Zedda all'attacco: «Protezione civile troppo burocratica»

Non è (per il momento) una richiesta di dimissioni ma poco ci manca: «Siamo preoccupati per come è coordinata la protezione civile: sta diventando troppo burocratica e non operativa», dice il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Prima la neve sui monti del Nuorese, poi il tifone che ha devastato la costa sud dell'Isola. A dispetto dei bollettini che prevedevano una «criticità ordinaria». 

E adesso dopo il vento soffia la protesta dei primi cittadini, da Capoterra a Fonni. Tutti uniti dopo che l'Anci Sardegna, con il presidente Pier Sandro Scano , ha parlato di Comuni «lasciati soli». Ieri i 17 amministratori della città metropolitana di Cagliari si sono riuniti per leccarsi le ferite lasciate dal maltempo e rilanciare una battaglia che va oltre i confini del capoluogo: «La nostra solidarietà va a Daniela Falconi e a tutti i sindaci che hanno dovuto affrontare l'emergenza da soli e con pochissimi mezzi a disposizione», ha detto Zedda.

LE PREVISIONI SBALLATE Sotto accusa, per l'ennesima volta in pochi mesi, finiscono le previsioni e il sistema di allerta. Mentre il Poetto veniva cancellato dal mare, i tetti di due villette sul litorale di Capoterra venivano fatti saltare come tappi di bottiglia e la Ss 195 era allagata, la Protezione civile rimaneva inchiodata a quel «codice giallo», annunciato per tutto il Campidano. Ecco perché i sindaci chiedono un incontro con i vertici del dipartimento e con la Regione: nelle prossime ore da Palazzo Regio - sede della città metropolitana - partirà una lettera in cui si sollecita una riunione.

Una richiesta identica, fatta a novembre, è rimasta senza seguito. Nelle orecchie dei primi cittadini rimbombano ancora le parole di Graziano Nudda («ognuno deve essere Protezione civile di se stesso») e dell'assessore all'Ambiente Donatella Spano , già bollate dal presidente dell'Anci Piersandro Scano come «infelici, ingenerose e sbagliate».

«Pretendono da noi quello che non riescono a fare loro: sono delusa per queste dichiarazioni», replica Paola Secci , sindaco di Sestu. L'umore dei colleghi dell'area metropolitana non è molto diverso: «Sabato ci siamo dovuti arrangiare con vigili e operatori comunali», racconta Francesco Dessì , alla guida del Comune di Capoterra, «perché sul nostro territorio si sono abbattuti tre uragani. Eppure nulla era stato previsto». Salvatore Mattana , sindaco di Sarroch, parla di municipi costretti ad affrontare l'emergenza «solo con i volontari che lavorano a mani nude: la città metropolitana deve essere dotata di mezzi. Il primo cittadino di Quartu Stefano Delunas vorrebbe chiedere aiuto ai «disaster manager», cioè gli specialisti nella gestione delle catastrofi naturali, «ma servirebbe una convenzione e non abbiamo i soldi».

IL METEO DI OGGI Intanto la Protezione civile ha emesso un nuovo avviso con «codice giallo», per la Gallura e tutta la zona est dell'Isola. La criticità indicata è «ordinaria» per tutta la giornata di oggi, fino a mezzanotte. In una scala dal verde (livello minimo) al rosso, siamo al secondo gradino. Normale amministrazione, almeno in apparenza. Invece no: dietro la definizione, quasi rassicurante, si nasconde la «possibilità di danni a infrastrutture», «frane» e «interruzioni della viabilità». Di ordinario c'è ben poco.
Michele Ruffi


La Nuova

I renziani: Caria al posto della Falchi. I soriani: a Barbara Argiolas
la delega di Morandi (Cd)
Rimpasto, in gioco l’agricoltura e il turismo

CAGLIARI Il rientro al lavoro del presidente Francesco Pigliaru è
atteso entro la settimana. Ricoverato subito dopo Natale per una
patologia immunologica, come scritto alcuni giorni fa dal direttore
sanitario dell’ospedale Brotzu, potrebbe essere dimesso domani
mattina. Con il ritorno a Villa Devoto del governatore, una delle
prime parole che ha ripreso a girare nei corridoi è stata rimpasto
dopo essere rimasta invece congelata per settimane. Cambi obbligati.
Due assessori dovranno essere sostituiti per forza dopo l’addio post
referendum costituzionale di Gian Mario Demuro (affari generali) ed
Elisabetta Falchi (agricoltura) però all’indomani di un altro addio:
l’uscita dei Rossomori dalla maggioranza.

Per la prima delega la
sostituzione è decisa da tempo: sarà presa in carico da Filippo Spanu,
attuale capo di gabinetto della presidenza. Sarà lui il quarto
assessore nominato direttamente da Pigliaru dopo i tre del 2014:
Raffaele Paci (bilancio), Donatella Spano (ambiente) e Luigi Arru
(sanità), tutti confermati. Filippo Spanu è comunque molto vicino al
Pd e in particolare alla corrente dell’ex premier Renzi. Per
l’agricoltura, invece i giochi si sono riaperti all’improvviso. Quando
sembrava possibile che la scelta cadesse su Giuseppe Pulina, è
l’amministratore dell’Agenzia Forestas, la corrente renziana avrebbe
proposto Pier Luigi Caria. Alla vigilia di Natale il commercialista
gallurese era in predicato per l’assessorato all’industria, ma con
l’uscita di scena dei Rossomori proprio l’agricoltura sarebbe
diventata la prima richiesta dei renziani. Cambi possibili. Il Pd ha
bisogno però di un altro posto in Giunta per far quadrare i conti
interni in vista del congresso regionale del 19 marzo, annunciato come
quello della riappacificazione. Oltre agli attuali Massimo Deiana
(trasporti) e Cristiano Erriu (urbanistica), entrambi dell’area
Cabras-Fadda, Virginia Mura (lavoro, ex Diesse) e dopo il possibile
ingresso di Caria (renziani), il quinto assessore pd dovrebbe essere
scelto dalla corrente Soru.

Gli incroci. Dopo aver perso gli affari
generali, Demuro è stato per lungo tempo un suo fedelissimo, non lo è
più, l’ex governatore avrebbe proposto Barbara Argiolas, già assessore
comunale a Cagliari, per il turismo. La stessa delega però piace
all’Upc, che ha l’industria con Maria Grazia Piras, ma vorrebbe
cambiare: questo incrocio potrebbe essere uno dei primi nodi da
sciogliere. Un altro problema è legato al Centro democratico: ha il
turismo, con Francesco Morandi, e nello spostamento delle deleghe
potrebbe avere l’industria, ma non è detto che resti in Giunta. I
rapporti fra il deputato Roberto Capelli, leader del Cd, e il
governatore sono tesi, con un armistizio oggi impossibile. Per ora
resterebbero alla finestra gli ex di Sel, con Claudia Firino alla
Cultura ma è difficile la riconferma, e il Partito dei sardi, con
Paolo Maninchedda ai lavori pubblici. Però sono proprio questi due
partiti, il Pds più di Sel, a essere contrari a un quasi monocolore pd
in Giunta. In altre parole, il rientro di Pigliaru sarà tutt’altro che
semplice. (ua)

Lo scippo di 70 milioni: la Regione pronta a impugnare il decreto del governo
Incassato il pieno sostegno di Anci, Cal e Consiglio metropolitano di Cagliari
Fondi negati alle Province l’isola si ribella allo Stato
CAGLIARI La Regione, giorni fa, ha inviato una lettera al Consiglio
dei ministri, per chiedere come mai «le quattro Province sarde e la
Città metropolitana di Cagliari fossero state escluse, insieme alla
Sicilia, dal finanziamento nazionale, concesso invece a piene mani,
con poco meno di un miliardo, al resto d’Italia». Cercava una
spiegazione allo scippo dei quasi 70 milioni che rischia di mandare
gambe all’aria i bilanci delle province di Sassari, Nuoro, Oristano e
Sardegna del Sud, resuscitate dal referendum costituzionale di
dicembre. Però purtroppo il Consiglio dei ministri non ha avuto
neanche la buona educazione di rispondere alla preoccupata lettera
spedita dall’assessorato agli enti locali.

È per questo affronto,
oltre ai milioni scippati, che è scoppiata la rivolta della Regione
contro il governo Gentiloni. «Non abbiamo avuto neanche uno straccio
di spiegazione», è stato il commento amaro e risentito dell’assessore
Cristiano Erriu. Che ha trovato subito degli alleati in questa sfida
istituzionale e non solo. L’Anci, il Consiglio delle autonomie locali
e il sindaco metropolitano Massimo Zedda l’hanno detto: «Siamo pronti
a scendere in guerra». Il vertice. Ogni passo dell’annunciata protesta
è stato concordato in un vertice. «Siamo decisi – ha detto Erriu – a
impugnare il decreto del Consiglio dei ministri anche se per ora è
solo una bozza davanti alla Corte costituzionale, perché non possono
essere solo le Province sarde a risanare il debito nazionale, mentre
tutte le altre avranno il loro congruo risarcimento dopo i tagli negli
ultimi tre anni proprio con questo rifinanziamento nazionale». Il
presidente dell’Anci regionale, Pier Sandro Scano, ha aggiunto:
«Dobbiamo muoverci insieme alla Sicilia, che conta molto di più della
Sardegna in Parlamento, per fermare la palese ingiustizia». Il
sostegno dovrebbe arrivare anche dall’Anci nazionale, che oggi
annuncerà «la bocciatura a priori di una bozza pasticciata e assurda».


Il presidente del Consiglio delle autonomie, il sindaco di Nuoro
Andrea Soddu, è stato secco nel dire: «Dobbiamo muoverci subito, ora.
Altrimenti già da quest’anno e fino al 2047 le nostre Province non
avranno più i finanziamenti dallo Stato per le manutenzioni delle
strade e delle scuole e tenere sotto controllo il territorio». Sono
milioni che la Regione non ha – sono state le parole di denuncia
dell’assessore Erriu – «finora siamo intervenuti per pareggiare i
bilanci delle Province, ma in futuro non possono essere i sardi a
caricarsi sulle spalle i costi delle competenze che lo Stato ha
delegato proprio alle Province. Soprattutto ci spieghino perché alla
Sardegna e alla Sicilia il finanziamento è stato negato e alle altre
regioni concesso. Pretendiamo una risposta e comunque nessuna risposta
potrà andarci bene». Quello che accade in questi giorni – è stata la
conclusione del vertice – «è un’ingiustizia senza precedenti , non
siamo disposti a fare sconti al governo e andremo avanti a testa
bassa». Fino alla domanda provocatoria del presidente dell’Anci Pier
Sandro Scano: «Siamo di fronte a una questione di principio e di
sostanza che ci porta chiedere: ma la Sardegna fa ancora parte
dell’Italia?». I nemici. Insieme alla Sicilia e con il sostegno
dell’Anci nazionale, la Sardegna vuole ottenere giustizia.

Altri alleati è difficile che li possa trovare: «Le Regioni ordinarie – ha
detto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci, entrato e uscito
dal vertice – sono da tempo contro quelle Speciali e, in questi ultimi
mesi, i loro toni si sono fatti anche molto più aspri». Un segnale di
tempesta intuito dal consigliere regionale Francesco Agus, Sel,
presidente della commissione Riforme: «Abbiamo il diritto di capire
perché siamo uguali alle altre Regioni quando dobbiamo caricarci il
risanamento del Paese, mentre diventiamo improvvisamente diversi
quando ci sono a disposizione risorse extra. È inaccettabile». Però
Palazzo Chigi ha fatto se si può anche di peggio, con neanche un
straccio di risposta. Questo sì che è inaccettabile. (ua)


Bollettini poco chiari
Quei «venti di burrasca» rimasti nascosti

L'Arpas fa le previsioni, la Protezione civile le interpreta e manda i
bollettini, poi sta ai sindaci prendere le decisioni importanti, come
chiudere le scuole o le strade. Questa è la trafila che seguono ogni
giorno gli allarmi legati al meteo. Ma spesso le notizie importanti
sono nascoste in fondo agli avvisi diffusi dalla Regione. È il caso
del tifone che ha devastato Cagliari: nello stesso pezzo di carta si
parlava del rischio di temporali e poi, nell'ultima riga, dei «venti
di burrasca». Un'eventualità che «nell'ultimo anno non si è mai
verificata», ricorda Giuseppe Bianco, direttore del dipartimento meteo
dell'agenzia regionale Arpas. Nessuno però ha pensato di segnalare il
vento eccezionale con sistemi adeguati: «I bollettini sono letti dai
tecnici, che dovrebbero interpretarli», dice Bianco.

I Comuni però non hanno a disposizione meteorologi. Ecco perché si usano i colori:
verde, giallo, arancione, rosso. Peccato che valgano solo per il
rischio idrogeologico e non per il vento, che sabato ha messo in
ginocchio tutto il sud Sardegna. In caso di errore le possibilità di
correzione sono poche. Perché l'Arpas non si consulta con l'altra
grande fonte di previsioni, cioè l'Aeronautica militare: «Il
regolamento dice che ci dobbiamo confrontare solo con la protezione
civile nazionale», spiega Bianco. «A ognuno il suo ruolo. Noi facciamo
le previsioni, poi ogni singolo Comune deve decidere come intervenire.
Se c'è lo scirocco, a Cagliari dovrebbero sapere che il Poetto rischia
di allagarsi». (m. r.)

l Comune risarcirà i proprietari delle auto danneggiate da alberi e cartelli
Cagliari, non è ancora finita: decine di controlli e verifiche

È il day after di Cagliari. Il giorno dopo la tempesta che ha messo in
ginocchio la città. E, mentre Vigili del fuoco, Polizia municipale,
Protezione civile continuano a lavorare incessantemente («Stamattina»,
raccontava ieri il comandante provinciale dei Vigili del fuoco Luciano
Cadoni, «avevamo in coda cinquanta interventi»), si comincia a fare la
conta dei danni. Calcoli che fanno paura. «Per il momento», riprende
Cadoni, «è impossibile ipotizzare qualunque cifra. L'unica cosa che si
può immaginare è l'ordine di grandezza. E parleremo di milioni di euro».

IL COMUNE Cifra troppo alta? Basta mettersi in contatto con il
municipio per rendersi conto che, purtroppo, le cose non stanno così.
Anche da quelle parti, si stanno effettuando le verifiche in tutta la
città. E, secondo le prime stime, ci sono un milione e mezzo di euro
di danni soltanto nel verde pubblico. Ed è un bilancio parziale. «A
questi costi», si legge in una nota del Comune, «si dovranno
aggiungere i prossimi interventi di pulizia delle caditoie e i
risarcimenti ai cittadini». Perché il Comune deve rispondere dei danni
provocati dalla caduta degli alberi (ma anche dei pali
dell'illuminazione, dei cartelli stradali), se si dimostrerà che
l'incidente è stato provocato dall'incuria nella manutenzione.

TEGOLE E TETTOIE Diverso il caso della tettoia che, volata via, è
finita in una strada di Pirri colpendo alcune auto parcheggiate. In
questa situazione, saranno i proprietari degli immobili non in
sicurezza a dover risarcire i danni. E si tratta di molti casi: ai
centralini dei Vigili del fuoco e della Polizia municipale sono
arrivate tante chiamate di persone la cui auto è stata danneggiata
dalla caduta di tegole e calcinacci; saranno i proprietari degli
immobili (o l'assicurazione dell'edificio) a dover risarcire i danni.

I SOCCORSI Dalle casse pubbliche, invece, uscirà il denaro per pagare
gli eventuali straordinari alle tante persone che hanno lavorato
durante l'emergenza. Anche per loro è stata una giornata da tregenda:
i Vigili del fuoco sono stati impegnati in 154 interventi (altri 23
sono in attesa): in particolare, 31 chiamate hanno riguardato la
statica degli edifici e 16 i danni legati all'acqua. Gli agenti della
Municipale sono intervenuti in 120 casi: si sono dovuti occupare di
chiudere i luoghi dove si sono verificate cadute (di alberi ma anche
di calcinacci e tegole) e il vento ha reso pericolanti i pali
dell'illuminazione stradale e la cartellonista. E si sono dovuti
occupare anche della segnaletica stradale spostata o abbattuta dal vento.

LE SQUADRE Pompieri e vigili urbani non sono stati gli unici a
intervenire nell'emergenza. Anche le forze dell'ordine, carabinieri,
polizia di stato e guardia di finanza, hanno dato il loro contributo.
Ed è stata anche un'occasione per testare le squadre comunali del
Verde pubblico. «Hanno lavorato sabato e domenica senza fermarsi mai»,
dice Paolo Frau, l'assessore alla Cultura che ha anche la delega al
Verde. E hanno risolto situazioni delicate. «Sono stati proprio quegli
operai a fare in modo che gli alunni di via Garavetti potessero
tornare regolarmente a scuola lunedì». Le due squadre si sono mosse
con il camion e le attrezzature necessarie per intervenire nei viali
alberati. «E abbiamo avuto la conferma che gli interventi di potatura,
all'epoca tanto criticati, hanno consentito alle jacarande di superare
indenni la tempesta. Dove, come nel Largo, gli interventi non ci sono
stati, i problemi sono aumentati».

I PRIVATI Difficile - se non impossibile - quantificare tutti i danni
della tempesta di sabato. Anche perché alcuni non possono essere
proprio valutati. E perché, in alcuni casi, i cittadini si potranno
rivalere, comunque, sulle assicurazioni: fatto non sempre semplice dal
momento che non tutte le auto hanno la copertura per i danni provocati
da agenti atmosferici. E, comunque, spesso devono fare i conti con
franchigie che riducono l'indennizzo.

IL POETTO È il caso, per esempio, delle auto danneggiate dalla
mareggiata che ha investito il Poetto. Come mai era accaduto in
passato, il mare ha superato la barriera ecologica, ha allagato la
nuova passeggiata ed è arrivato sino alle strade laterali (addirittura
sono stati allagati anche alcuni giardini che si affacciano su via
Ausonia). L'acqua ha danneggiato gli impianti elettrici di alcune
auto. La barriera ha frenato la mareggiata. «Anche se», interviene
Maurizio Marongiu, gestore del Twist, «ha creato più problemi a noi.
Mentre qualche mese fa ce l'eravamo cavata bene, questa volta i danni
sono seri. La pedana bassa, nel mio caso, è da buttare. Un danno di
15-20 mila euro». E gli altri chioschi? «Qualcuno ha avuto più
problemi di me, altri meno. Globalmente, possiamo ipotizzare 150-200
mila euro di danni».

Marcello Cocco

La Nuova
Bonus “risarcitorio”: 500 euro per ogni migrante ospitato nelle strutture
Contributo una tantum stabilito dal governo, per Sassari circa 350mila euro
Accoglienza profughi: ai Comuni 2,8 milioni di Silvia Sanna

Un grazie che vale 500 euro per ogni
migrante ospitato. Il governo assegna ai Comuni che hanno accolto
profughi e richiedenti asilo quello che è stato ribattezzato “bonus
gratitudine”: una somma non vincolata che le amministrazioni potranno
utilizzare a loro piacimento. Con un unico paletto: quello
rappresentato dal bilancio armonizzato, che impone la spendita delle
risorse entro l’anno per evitare che l’importo finisca tra l’avanzo
“congelato” e inutilizzabile. In attesa del contributo – anche questo
di 500 euro per migrante, ma annuale – che sarà assegnato ai Comuni
che aderiranno ai bandi Sprar per l’accoglienza, dallo Stato arriva un
altro ristoro economico, un tributo per quanto fatto sinora. Qualche
numero: all’isola complessivamente dovrebbero spettare circa 2milioni
800mila euro in virtù dei circa 5600 profughi. La somma sarà
distribuita tra i Comuni in misura proporzionale al numero dei
migranti presenti nei territori.

A mettere le mani sulle fette più
grosse della torta saranno le città dove si trovano i principali
centri d’accoglienza. Come Sassari: con i suoi circa 700 migranti, il
Comune dovrebbe ricevere 350mila euro. Il bonus. È stato inserito
nella legge di stabilità. Il tesoretto da spartire sull’intero
territorio nazionale ammonta a 100 milioni di euro. La motivazione:
ricompensare i Comuni del sacrificio fatto, attraverso una specie di
risarcimento una tantum da assegnare a chi ha aperto le porte ai
migranti. Una decisione assunta in considerazione del fatto che in
molti casi la presenza di richiedenti asilo nei territori è stata
fonte di incomprensioni e tensioni con la popolazione. Ma è evidente
che l’iniziativa guarda al futuro: l’obiettivo è invogliare un numero
sempre maggiore di Comuni a prendere parte ai progetti di accoglienza
e integrazione. L’attesa nell’isola.

Alcuni Comuni hanno già ricevuto
la comunicazione che li avvisa dell’imminente arrivo del contributo.
Sarà la Regione a disporre la distribuzione e a fare le determine di
assegnazione. Per stabilire gli importi faranno fede gli elenchi
forniti dalle prefetture sul numero di migranti ospitati a una certa
data (ottobre o dicembre 2016) nei centri d’accoglienza e nelle
strutture temporanee gestite da privati. La distribuzione. La città
metropolitana di Cagliari e la provincia di Sassari riceveranno le
somme maggiori. Sulla base del piano di riparto regionale il 47,5 per
cento dei migranti che sbarca nell’isola trova alloggio nelle
strutture del Cagliaritano, il 30,2% in provincia di Sassari, il 13%
in provincia di Nuoro e il 9,3 % in provincia di Oristano. Ma in
particolare i due capoluoghi Cagliari e Sassari godranno del bonus più
alto perché ospitano nei loro territori i centri di accoglienza più
grandi. Alla fine del 2016 erano circa 700 i migranti presenti a
Sassari, più di 1000 a Cagliari: significa che le due amministrazioni
comunali riceveranno dai 350 ai 500mila euro. L’incentivo. La
strategia è chiarissima e il governo nazionale non la nasconde. Sinora
una percentuale bassa di Comuni ha mostrato disponibilità nei
confronti dei migranti.

La situazione dell’isola ricalca perfettamente
quella nazionale: sul totale di 377 comuni, solo 77 hanno centri
d’accoglienza individuati dalle prefetture attraverso i bandi. E sono
appena 9 le strutture Sprar, inserite cioè nel sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati. Troppo poco. In particolare alla
luce dell’accordo Anci-Regione che punta a ridurre il numero delle
grosse strutture che non garantiscono una accoglienza ottimale e a
distribuire invece i migranti nei territori per favorire maggiore
integrazione con le comunità. Le amministrazioni che aderiranno al
progetto riceveranno 500 euro all’anno per ciascun migrante. Alcuni
Comuni si sono fatti avanti, ma la strada è ancora lunga. Con il
“bonus gratitudine” il governo prova ad accorciarla.


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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