mercoledì 25 gennaio 2017

Rassegna stampa 25 Gennaio 2017

Unione Sarda

Avviso dal turnista dell'Agrometeo Così parte l'allerta. Da Sassari a Cagliari ai Comuni.

C'è il turnista, anche per gli avvisi di allerta. È uno della squadra Settore meteo dell'Arpas di Sassari, il vecchio Sar che faceva servizio meteo per l'agricoltura. Stila il documento che arriva a Cagliari, al Centro funzionale decentrato della Regione, e quindi della Protezione civile, che poi avverte i Comuni interessati con comunicazioni su vento e neve, e bollettini colorati di verde, giallo, arancione e rosso (in caso di nubifragio) secondo una scala di criticità crescente uguale a quella applicata ai pazienti in attesa al pronto soccorso.

LA POLEMICA Bollettini che, lamentano i sindaci, si abbattono con una frequenza inaudita sui municipi (e fin qui, per carità, va pure bene anche se il più delle volte si tratta di allarmi a vuoto). Ma il punto è che - come per l'ultima tempesta di vento che ha flagellato l'Isola (la burrasca era però indicata solo per Sassarese e Gallura) – le previsioni sono troppo spesso poco puntuali sulla cartina geografica, con territori che magari vengono indicati con l'allerta gialla per il rischio idrogeologico ordinario e invece si ritrovano con un triste paesaggio da codice rosso.

LIVELLI SEPARATI Ma perché, ci si domanda in questi giorni, la Protezione civile non utilizza le previsioni meteo dell'Aeronautica militare? «Noi facciamo servizio meteo nazionale per l'aeronautica militare e civile. Sotto questo profilo, il nostro obiettivo – spiega il maggiore Carlo Spanu - è garantire la sicurezza aerea».

PASTICCIO ALL'ITALIANA Il punto, dovete sapere, è una di quelle storie all'italiana infarcite di burocrazia, magari pensate apposta per ingolfare il sistema. Ormai da un paio d'anni, da quando cioè ciascuna Regione ha aperto il proprio Centro funzionale decentrato, le previsioni meteo con funzione di protezione civile e quindi di allerta sono passate tutte intere appunto alle Regioni. La Sardegna l'ha inaugurato giusto due anni fa («Siamo stati gli ultimi», dice il direttore della Protezione civile Graziano Nudda), il primo gennaio 2015, e da allora la catena di allerta è quella che parte da Sassari arriva a Cagliari e rimbalza sui Comuni. Le previsioni meteo dell'Aeronautica militare finiscono in un programma chiuso (si chiama Prometeo) a cui può accedere la Protezione civile nazionale; ma il fatto è che in ogni regione sono i tecnici locali a stilare il bollettino e a diramare gli avvisi di allerta.

I PROBLEMI Avvisi che in Sardegna partono dall'ex Sar di Sassari dove ci saranno anche fulmini di guerra in materia di agrometeorologia e climatologia, «ma ancora - sottolinea un'esperta - non c'è l'esperienza più adeguata in materia di meteorologia applicata agli eventi estremi. Ovvero la capacità di leggere le evoluzioni che si avranno sul territorio».

LA REPLICA «Ma quando mai. Ma se ce la invidiano in tutta Italia, la precisione delle nostre previsioni». Graziano Nudda, raggiunto al telefono, è come sempre serafico pur nella tempesta delle polemiche. Dice che «i dati da noi elaborati sono comunque dell'Aeronautica, solo che loro non si occupano degli effetti sul suolo: quelli li prevediamo noi». Appunto. Ripete che «i colori riguardano solo il rischio legato all'acqua, per il resto abbiamo i bollettini neve, ghiaccio, vento». E che «andate a vedere sul nostro sito quel che è pubblicato». Infine, «sa cosa le dico? Che se non riusciamo a farci capire dai sindaci vuol dire che c'è un difetto di comunicazione nostra. Forse significa che dobbiamo ricominciare daccapo a spiegare per bene il sistema».

I PUNTI DEBOLI Forse magari, sistema di protezione civile a parte, in Sardegna abbiamo un problema non da poco se il Piano di gestione del rischio alluvioni - preparato dalla Regione - non ha una mappa aggiornata delle frane (l'ultima ricognizione è di dieci anni fa), né è stato corredato dal cosiddetto piano di gestione dei sedimenti (che sarebbero cioè tutte le cose che l'acqua trascina con sé: tronchi, detriti, pietre). «Mancano, secondo noi, aspetti geologici importanti - sottolinea Davide Boneddu, presidente dell'Ordine regionale dei geologi -.

A parte l'aggiornamento della mappa delle frane, non ci sono indicazioni sulla metodica di segnalazione e sul sistema di comunicazione alla Regione». Il Piano del rischio alluvioni è pensato «come se l'acqua passasse dentro un tubo liscio», sottolinea il geologo. «È stato considerato solo l'aspetto idraulico, ma non l'erosione, il trasporto dei sedimenti, le frane».

IL RISCHIO VALANGHE Come non bastasse in Sardegna, regione dove pure ci sono vette importanti come la catena del Bruncuspina, non abbiamo neanche una mappa di rischio valanghe. «Sarebbe invece opportuno averle», dice Stefano Andrissi, geologo, componente del Servizio valanghe italiano (organo tecnico del Club alpino). Spiega che le carte di localizzazione sono due: una per il censimento dei siti in cui sono avvenute slavine; l'altra delle aree dove potenzialmente potrebbero svilupparsi. «Nell'Isola finora sono stati monitorati piccoli distacchi sul Gennargentu, e nell'85 un episodio sul Bruncuspina, però incerto». Ma quel che non è mai successo non è detto che non accadrà. È la legge della natura.

Piera Serusi

Sanità, sui tagli avanti adagio
Il manager: «La Regione ha imposto obiettivi ambiziosi, anche troppo».
L'assessore a Roma
Moirano: i ritardi sulla rete ospedaliera si riflettono sul budget

La riorganizzazione della rete ospedaliera diventa uno dei punti
chiave dell'operazione risparmio nella sanità. Un passaggio non
semplice per la politica isolana ma che per il direttore generale
dell'Azienda per la tutela della salute (Ats), Fulvio Moirano, assume
un valore primario. «La Regione ci ha imposto obiettivi ambiziosi per
il 2017. A mio parere anche troppo ambiziosi se non c'è una forte
programmazione. Sarebbe stato necessario avere la rete ospedaliera già
nel 2016». Con il provvedimento a regime, ci sarebbe un taglio di
circa 54 milioni di euro all'anno. Quest'anno, invece, Moirano dovrà
fare in modo di risparmiarne cento.

L'INCONTRO Il primo incontro ufficiale tra il direttore dell'Ats e i
consiglieri regionali ha come scenario la sala della commissione
Bilancio. Moirano è arrivato accompagnato dal direttore
amministrativo, Stefano Lorusso, e i due direttori delle Aziende
ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari: Giorgio Sorrentino e
Antonio D'urso. Il primo impatto è stato «positivo», racconta Moirano,
«abbiamo parlato in linea generale dei problemi della sanità sarda».
La situazione è complicata perché, nonostante il risparmio di oltre 50
milioni di euro dell'anno scorso, il disavanzo della sanità è sempre
molto elevato. Il manager predica «equilibrio e qualità», un binomio
di cui non si può fare a meno.

LA RETE La Giunta ha approvato da tempo la riorganizzazione della rete
ospedaliera in Sardegna. Significa ridisegnare la geografia delle
cure, trovando il perfetto equilibrio tra razionalizzazione, garanzia
di servizi e risparmio. La riorganizzazione dipende anche da alcuni
standard numerici, contenuti nelle tabelle ministeriali che non
tengono conto delle singole caratteristiche dei territori. Durante il
confronto con i consiglieri regionali, Moirano ha ammesso: «Girando la
Sardegna ho capito quali difficoltà ci sono per dimensionare
correttamente l'offerta sanitaria». Questa è un po' la sintesi di ciò
che potrebbe rappresentare la difficoltà maggiore per portare a casa
la riforma. In Sardegna molti territori temono l'isolamento, legato
non solo alla presenza o meno di strutture sanitarie, ma anche a causa
dei collegamenti non sempre ottimali. Moirano ha la consapevolezza
della situazione e, diversamente dalle scelte che riguardano l'Ats, si
rimetterà alle decisioni della politica: «È giusto pagare costi
anti-economici se ci sono disagi oggettivi». Oggi il direttore
generale dell'assessorato, Giuseppe Sechi, andrà al ministero della
Salute per discutere la rete ospedaliera e trovare il miglior
compromesso tra le richieste del governo e le necessità della
Sardegna. Qualche preoccupazione è stata espressa per la liquidità di
alcune aziende sanitarie (Cagliari e Sassari), mentre a breve ci sarà
un incontro per definire una piattaforma contrattuale unitaria da
sottoporre ai sindacati.

I CONSIGLIERI Nel primo incontro, non sono volati stracci, nemmeno
dopo le polemiche sulle nomine dei direttori generali delle Aree socio
sanitarie. Il presidente della commissione, Franco Sabatini (Pd) ha
rilanciato sulla necessità di una grande mobilitazione nella
trattativa con lo Stato. «La commissione», annuncia Sabatini,
«presenterà una risoluzione al Consiglio regionale sulla sanità sarda.
Dobbiamo riaprire una nuova vertenza entrate con lo Stato».
LE SPINE La trattativa con lo Stato è un'altra questione fondamentale
per controllare il disavanzo della sanità. Lo sa bene l'assessore
Luigi Arru perché il governo ha deciso di ampliare i Livelli
essenziali di assistenza (Lea) e garantire farmaci e vaccini
innovativi, che significa «un'incidenza pesante sui conti della sanità
sarda». Ci sono alcuni provvedimenti per allineare i nostri Lea, come
la revisione di alcune prestazioni, che secondo alcuni studi, «oggi
non sono più efficaci come il taglio cesareo, che in Sardegna presenta
picchi anomali», spiega l'assessore. Il paradosso è che la Regione ha
interamente a suo carico il costo della sanità, ma allo stesso tempo
deve trattare con il governo.
Matteo Sau
------
La Nuova

Il manager dell’Ats in commissione: indispensabile la rete ospedaliera
«I costi sono alti, serve la centrale unica d’acquisto per ridurre gli sprechi»
Sanità, tagli per 100 milioni la Regione pressa Moirano
di Umberto Aime

CAGLIARI Nessuno l'ha sbranato e lui non ha sbranato neanche un
politico. Dalla fossa dei leoni tutti sono venuti fuori sani e salvi.
Eppure sarebbe potuto accadere il contrario. Perché da quando, era
gennaio, a Fulvio Moirano hanno consegnato le chiavi dell'Asl unica o
Ats, i partiti di maggioranza e del centrodestra gli hanno contestato
qualunque cosa, dalle nomine fino allo stipendio. Sì, poteva finire in
malomodo e invece il primo faccia a faccia, in Consiglio regionale,
fra gli onorevoli e il gran capo della sanità è filato via liscio.
Solo per buona e reciproca educazione? È probabile, ma più che altro,
essendo una prima volta, potrebbe esserci stata una diffusa ansia da
prestazione. Cioè: per ora è meglio non sfidarsi a duello, poi al
momento opportuno si vedrà. Soprattutto se, come qualcuno sospetta,
sarà una stagione complicata. Il confronto. 

Domande scomode e risposte
puntigliose sono arrivate da un fronte e dall'altro: si sono
intrecciate, ma mai sovrapposte. «Un buon incontro», diranno i
consiglieri della commissione bilancio. Anche Moirano è uscito com'era
entrato dalla saletta: di buon umore e col sorriso. Evitata l'arena,
quello che non va nella sanità sarda – l’ultimo disavanzo dichiarato
ammonta a oltre 300 milioni poi ci sono gli arretrati – è stato
sviscerato. Ad esempio il manager ha confermato che quest'anno la
Regione gli ha chiesto di risparmiare 100 milioni, una quarantina in
più rispetto al 2016. «È un traguardo ambizioso forse anche troppo, ma
sono comunque ottimista». La strategia. Su come riuscire nell'impresa
di asciugare i 3,3 miliardi - è questo l'impatto della sanità sulla
Finanziaria 2017 – Moirano ha snocciolato un bel po' di cose che farà
nei prossimi mesi, alcune semplici, altre sono complesse. A cominciare
da un solo contratto di assicurazione, mentre finora ogni Asl ha il
suo, con costi alla fine spropositati. 

Oppure armonizzerà gli
stipendi: non è «economicamente sostenibile» che fra un ospedale e
l'altro ci siano medici e infermieri pagati in modo diverso per gli
stessi compiti. Un’ingiustizia di cui ha parlato giorni fa con i
sindacati degli oltre 20mila dipendenti Asl e l’accordo «lo troveremo
assieme, con pazienza». Di personale aveva parlato poco prima anche
l’assessore Luigi Arru: «Dobbiamo sbloccare il turn over. L’età media
dei dipendenti è superiore ai 53 anni e c’è bisogno d’immettere
risorse professionali fresche» Poi Moirano ha insistito molto sulla
centrale unica d’acquisto: «Le siringhe non ci possono costare un tot
a Olbia e il doppio a Sanluri». Sulle forniture calibrate qualche
passo avanti c’è stato: «Ora dobbiamo insistere nel saper risparmiare
senza ridurre gli standard di qualità. Anzi, li vogliamo migliorare».
Ospedali e dintorni. I propositi sono buoni, ma «è indispensabile che
il Consiglio approvi al più presto la riorganizzazione della rete
ospedaliera che da sola vale 54 milioni di risparmi», è stato
l’appello lanciato in contemporanea dal manager e dall’assessore. Arru
poco prima aveva annunciato: «Oggi la nostra proposta sarà vagliata
dal ministero e vediamo cosa ci dirà». Perché senza la nuova rete – è
stato ribadito – «sarà difficile tagliare il traguardo dei 100 milioni
di risparmi». Però si sa che la commissione sanità del Consiglio non
deciderà subito sulla riorganizzazione dei posti letto: «Vediamo il
giudizio del ministero, poi approviamo la Finanziaria e infine
parleremo di ospedali», ha fatto sapere il presidente Raimondo Perra
del Psi, fino a lasciar intendere: non sarà prima di marzo. Le
domande. 

Se Franco Sabatini ha ribadito che «con lo Stato va aperto
subito un confronto per riavere indietro almeno 120 milioni dei680
accantonati per il debito pubblico nazionale. Non possiamo farne e
meno, ci servono anche quelli per la sanità», gli altri consiglieri
hanno chiesto di tutto. Anna Maria Busia del Cd ha saputo che anche
Moirano è contrario al congelato project financing di Nuoro, oppure
Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) che ha sollecitato una previsione su
quanto tempo ci vorrà per azzerare le liste d’attesa. «È uno dei
nostri primi obiettivi – ha risposto il manager – perchédobbiamo far
capire alla gente che lavoriamo per loro». Il caso Sassari. Esiste. Il
manager dell’Azienda mista, Antonio D’Urso, ha detto: «La fusione fra
le cliniche universitarie e l’ospedale Santissima Trinità non è
facile: sono due strutture speculari, con doppioni e per
razionalizzare ci vorrà del tempo». Per chiudere così: «Da noi non
aspettatevi subito un risparmio, nel primo esercizio la perdita sarà
consistente».

Trasporti, il Pd litiga sulla nuova Ct1

CAGLIARI Troppe diversità di vedute fra i consiglieri del Pd, perché
la commissione trasporti potesse esprimere il parere obbligatorio ma
non vincolante sul prossimo modello di Continuità territoriale aerea
presentato dall’assessore Massimo Deiana. A non trovare l’accordo sono
stati il soriano Salvatore Demontis e Antonio Solinas della corrente
dei popolari-riformisti. 

Il primo avrebbe voluto che nel parere ci
fosse scritto anche: «La tariffa unica residenti e non residenti per
dieci mesi l’anno va rivista». Solinas, che è della stessa correte di
Deiana, ha detto no e il testa a testa è andato avanti per un bel po’.
Alla fine è stato il presidente della commissione, Peppino Pinna
dell’Udc, a proporre la soluzione. La decisione sul parere è stata
rinviata a domani dopo un nuovo confronto con l’assessore, nel
frattempo convocato per la Finanziaria 2017. 

La pausa dovrebbe servire
al Pd per chiudere la disputa interna. Disputa in cui si è inserito
Pierfranco Zanchetta dell’Upc. Anche se per lui il problema è un
altro: le tariffe per i residenti verso Roma (37 euro escluse le
tasse) e Milano (47 euro) dovrebbero essere ancora più basse.
«Basterebbe un maggior impegno finanziario della Regione – ha detto –
per abbassarle di altri 10 euro». Anche quest’ipotesi sarà proposta
domani all’assessore, che avrebbe fatto meglio, ha aggiunto Zanchetta
, a non presentarsi in commissione con un modello già blindato. Ma il
vero problema è comunque in casa Pd: è lì che devono trovare l’accordo
sulla nuova Ct1.



-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento