sabato 7 settembre 2019

Il rapporto Krusciov



(07 Settembre 1953) Nikita Krusciov diventa segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, e subito avvia un lento processo di destalinizzazione del paese. In particolare riabilita gli epurati e i deportati nei gulag, mille dei quali alla fine del 1953 hanno già fatto ritorno a casa. Il processo di destalinizzazione raggiunge la sua fase più acuta nel febbraio del 1956, quando Krusciov, con un ‘rapporto segreto’ al XX congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, denunzia i crimini di Stalin e i danni arrecati all’URSS dal ‘culto della personalità’.

Una riunione riservata, dalla quale erano perciò esclusi gli esponenti dei partiti stranieri, si tenne la mattina del 25 febbraio. Nell'occasione il nuovo segretario del PCUS, espose la propria relazione intitolata ‘Sul culto della personalità e le sue conseguenze,’ passata alla storia anche come Rapporto segreto. In essa si riassumevano le conclusioni a cui era giunto il processo di rivalutazione della politica staliniana, avviato subito dopo la morte del precedente leader (5 marzo 1953) e che aveva portato nel 1955 alla costituzione di una commissione, guidata dal Segretari del Comitato centrale Pëtr Pospelov, per lo studio dei materiali sulla repressione di massa. Le risultanze dell'inchiesta convinsero la dirigenza della necessità di esporre la questione all'imminente Congresso.

Nel rapporto, Krusciov enumerò numerose illegalità compiute da Stalin, denunciò la sua violazione del principio leniniano della guida collettiva e fece i nomi di molti di coloro che erano stati irregolarmente processati e giustiziati prima della Seconda Guerra Mondiale, ma non quelli degli oppositori politici che avevano subito la stessa sorte. Nella relazione la responsabilità delle repressioni veniva attribuita interamente a Stalin e non al partito, sottolineando tanto più che delle illegalità commesse dal precedente leader del PCUS e dell'URSS avevano pagato le conseguenze in primo luogo esponenti del partito stesso. A Stalin venivano inoltre imputati errori nella preparazione e nella condotta della Guerra, che avevano portato alle sconfitte patite dall'Armata Rossa nei primi due anni di conflitto.

Stalin era stato divinizzato, era il vincitore della guerra, il creatore del mondo socialista e all'improvviso divenne un criminale, giudicato come tale al 20° congresso. Fu un momento cruciale, non solo per il partito comunista sovietico, ma per tutto il movimento comunista internazionale, che fu duramente colpito nelle fondamenta delle loro credenze. Stalin, sino ad allora esaltato, secondo il rapporto era stato invece un tiranno megalomane, un sadico paranoico ed assassino, un teorico da farsa, un persecutore di innocenti.

Secondo lo storico Norman Naimark, docente alla Stanford University, le ragioni per cui Krusciov avviò il processo di destalinizzazione furono essenzialmente due, entrambe relative alla situazione interna dell'Unione Sovietica. La prima politica: Krusciov aveva grandi oppositori nel partito tra cui Molotov e Kaganovich. L'unico modo per avere la meglio era associarli a Stalin e allo stalinismo, denunciando Stalin poteva spezzare la loro forza nel partito. L'altra era che Krusciov era sensibile alla necessità, per il popolo russo, di emanciparsi da un passato orribile. Tuttavia, coloro che criticarono Krusciov evidenziarono che il nuovo segretario era stato un uomo di fiducia dello stesso Stalin, ed aveva contribuito alla realizzazione di quell’apparato che ora lui stesso denunciava al mondo.




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