lunedì 9 settembre 2019

Mao Tse Tung, presidente della Repubblica Popolare Cinese


"Ogni comunista deve afferrare la verità: il potere politico nasce dalla canna di un fucile.” (Mao tse Tung)

(09 Settembre 1976) Muore Mao Tse Tung, presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 1949. Reinterprete del marxismo-leninismo alla luce dell’esperienza cinese, compie una imponente riforma agraria, nota come il "Grande Balzo in avanti" avviando un'imponente collettivizzazione della terra. A Mao viene attribuita la creazione di una Cina unificata e libera dalla dominazione straniera, ma anche una gestione del potere basata sul culto della personalità.

Nato da media famiglia contadina, trascorse la propria giovinezza nello Hunan, dove svolse diversi mestieri e dove poté compiere studi irregolari. Dal 1912 al 1918, nella scuola normale di Changsha, conobbe la cultura occidentale (Darwin, A. Smith, Rousseau, ecc.) e approfondì nel contempo la conoscenza delle tradizioni filosofiche e letterarie della Cina. Nel 1918 si trasferì a Pechino e lavorò all'università come aiuto bibliotecario; a contatto con Li Dazhao, direttore della biblioteca, e con le correnti radicali e rivoluzionarie avvenne la sua maturazione politica, aderendo nel 1920 al marxismo. Oggetto di studio diventa l'individuo e la sua realizzazione personale, svincolato dalle rigide strutture gerarchiche tradizionali della società cinese, dove la ribellione all'autorità non era in alcun modo contemplate. In questo senso, la vera "rivoluzione" fu la conoscenza della dottrina marxista.

Dall'esperienza di quegli anni, infatti, Mao trovò l'ispirazione per formulare una nuova visione del marxismo. A differenza di quanto era accaduto in Inghilterra, in Cina la rivoluzione industriale non aveva cambiato la società. Il paese era ancora fortemente legato all'agricoltura, in cui i ricchi proprietari terrieri, sfruttavano il lavoro dei braccianti: Mao vide proprio nelle agitazioni contadine la fonte da cui attingere per la rivoluzione. I contadini cinesi non erano come gli operai di Marx, motivati da precise scelte ideologiche. La loro ribellione era molto più vicina alle imprese epiche dei banditi/eroi delle insurrezioni popolari della storia cinese. La capacità di Mao fu proprio quella di saper indirizzare la disperazione dei poveri agricoltori e tradurla in potenziale rivoluzionario, tanto che nel 1928 il VI congresso comunista appoggiò la nascita in Cina di veri e propri Soviet rurali.

Sotto la sua guida il partito comunista salì al governo cinese vincendo la guerra civile e fondando la Repubblica Popolare Cinese, di cui dal 1949 fu presidente. Da presidente fu promotore di un'alleanza (rotta in seguito) con l'Unione Sovietica e lanciò la cosiddetta grande rivoluzione culturale. A Mao sono attribuiti la creazione di una Cina unificata e libera dalla dominazione straniera, l'intervento cinese in Corea, l'invasione del Tibet e il conflitto sino-indiano del 1962, l'uso della repressione e dei lavori forzati, la grande carestia cinese la violenza della rivoluzione culturale. Come conseguenza dell'incremento dell'aspettativa di vita la popolazione cinese è cresciuta da circa 550 milioni a 900 milioni sotto la sua guida politica. Inoltre il tasso di alfabetizzazione è cresciuto dal 20% nel 1949 a oltre il 65% trent'anni dopo.



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