mercoledì 11 settembre 2019

Muore Nikita Kruscev,


(11 settembre 1971) Muore Nikita Kruscev, il leader sovietico che ha dato il via alla “destalinizzazione” dello Stato, sradicando il culto delle personalità di Stalin. Il comportamento di Kruscev sorprese non poco i commentatori internazionali, poiché il nuovo segretario era stato uno stretto collaboratore di Stalin, riuscendo a scalare le gerarchie del partito anche grazie all'appoggio di quello che era chiamato, appunto, “uomo d’acciaio” (Stalin)

La destalinizzazione indica un insieme di provvedimenti che, soprattutto sul piano interno, caratterizzarono la politica dell’URSS e dei paesi del “Patto di Varsavia” dopo la morte di Stalin (marzo 1953) e, soprattutto, dopo le severe critiche formulate alla politica di quest’ultimo proprio da Kruscev al 20° (febbraio 1956) e al 22° (ottobre 1961) Congresso del PCUS (Partito comunista sovietico), che proclamarono solennemente la fine del «culto della personalità». Il 22° Congresso adottò anche misure dal forte valore simbolico, quali lo spostamento della salma di Stalin dal mausoleo di Lenin ed il cambiamento di nome di Stalingrado in Volgograd. Questo provvedimento fu fortemente criticato, anche perché Stalingrado restava il simbolo della seconda guerra mondiale, dove l’Armata Rossa ottenne una vittoria decisiva sulle temibili armate della Wermacht nazista.

Legato alla destalinizzazione fu anche l’avvio della politica di coesistenza pacifica col campo occidentale, elemento che suscitò le critiche del Partito comunista cinese dando avvio al dissidio cino-sovietico. Tra le conseguenze principali della destalinizzazione, vanno citate l’inizio dello smantellamento del sistema dei Gulag, la liberazione di molti prigionieri politici, la riabilitazione di varie vittime delle epurazioni, e infine il graduale ristabilirsi della «legalità socialista», con la creazione di un clima più aperto e tollerante sul terreno culturale con la stagione del «disgelo».

Il 'nuovo corso', tuttavia, subisce una breve interruzione nel 1962, con la crisi dei missili, quando alcune testate di fabbricazione sovietica furono trasportate nell’isola del Caraibi. Kruscev infine decise di smantellare le basi missilistiche sull'isola per evitare la catastrofe di una nuova guerra, ma ottenendo importanti contropartite nelle grande scacchiera europea.

Nel frattempo, col tentativo di distruggere il mito di Stalin si era però spezzato il legame di fiducia tra il Paese e il suo vertice, mentre grosse tensioni si crearono anche in campo internazionale: esse avevano avuto il loro culmine nelle sommosse operaie in Polonia e nella Rivoluzione ungherese. Kruscev era divenuto oggetto di forti critiche ed un tentativo di rimuoverlo dal vertice era stato organizzato nel 1957 da quello che sarebbe stato poi definito il "gruppo antipartito."
Il fallimento dell'operazione aveva portato alla conclusione della fase della direzione collegiale, e Kruscev acquisì una posizione di netta preminenza. Nonostante ciò, il suo potere non si sarebbe mai avvicinato a quello che fu di Stalin, tanto che fu definitivamente rimosso dal suo incarico, attraverso quello che potrebbe essere definito un “colpo di stato.” Fu accusato di gravi errori tanto nelle politica estera, quanto nella politica economica.

I cospiratori, Leonid Breznev, Aleksandr Selepin e Vladimir Semičastny (capo del KGB), portarono alla deposizione di Kruscev nell'ottobre 1964, quando si trovava a Pitsunda. I cospiratori convocarono un consiglio speciale del Presidium del Comitato Centrale e quando Kruscev arrivò, il 13 ottobre, il Consiglio votò a favore delle sue dimissioni da ogni incarico nel partito e nel governo. Il 15 ottobre 1964 il Presidio del Soviet Supremo accettò le dimissioni di Kruscev da premier dell'Unione Sovietica.

Dopo le sue dimissioni, Kruscev continuò a vivere a Mosca. Rimase nel comitato centrale fino al 1966. Per il resto della sua vita fu guardato a vista dal KGB, ma non si dedicò ad altro che alle sue riflessioni raccolte nelle sue memorie. Morì a Mosca l'11 settembre 1971 per attacco cardiaco e fu seppellito al cimitero di Novodevičij. Gli furono negati i funerali di Stato e la sepoltura dentro al Cremlino.


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