venerdì 6 settembre 2019

#INSULTANCHEME'. L'arroganza di chi si nasconde dietro un monitor. Di Elena Secci



Quando non si hanno argomentazioni per attaccare un avversario si passa agli insulti e quando la controparte è donna il repertorio è assolutamente scontato. Questo accade nella vita di tutti i giorni e purtroppo sempre più spesso accade alle persone che si vorrebbero occupare della propria comunità mettendoci la faccia e il proprio impegno.

Insulti, denigrazioni, diffamazioni che corrono dalla rete ai muri delle città, minacce che si susseguono sotto un post diventando feroci attacchi alla persona e spesso, troppo spesso, intimidazioni e atti vili che dal mondo virtuale si spostano a quello reale in un secondo.

Se poi il bersaglio è una donna i riferimenti a carriere costruite sotto le scrivanie e le più becere affermazioni sulla fisicità, abbigliamento, look, frequentazioni o quant'altro che possa screditare, umiliare e svilire la donna in quanto tale , è la normalità. Nulla che abbia a che fare con la preparazione, la competenza o la credibilità della persona nel ruolo da ricoprire.

Li chiamano hater, odiatori di professione, codardi da testiera, "persone" che si nascondono dietro un monitor per vomitare offese atroci, diffamando e riversando violenza gratuita convinti che dietro uno schermo tutto sia concesso. Si sprecano le offese utilizzando stereotipi e luoghi comuni, ma troppo spesso questo odio in rete raggiunge proporzioni immense arrivando anche a vere e proprie minacce.

La violenza verbale e l'odio che si respira leggendo alcuni post è intollerabile e preoccupante. Non sono cyberbulli, non sono haters, sono delinquenti e come tali devono essere trattati. La violenza è violenza in qualsiasi forma. Io ci metto la mia faccia

#INSULTANCHEME'.

Di Elena Secci

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