mercoledì 18 settembre 2019

Sardegna, soldi ed affari sul metano: ma è davvero necessario? Di Maurizio Onnis




L’affare del metano muove tanti soldi. Basta tenerlo a mente per capire come mai la politica sarda dribbli ogni discussione sulla reale necessità di quell’intervento. Villanovaforru fa parte del bacino 25 della rete di metanizzazione della Sardegna, insieme ad un’altra dozzina di Comuni. Il progetto esecutivo, approvato nella primavera del 2017, affida i lavori a Fiamma 2000 e Sidigas. L’importo totale delle opere è di 23,9 milioni di euro: 5,9 milioni li mette la Regione, gli altri 18 sono a carico delle due società. Ed è qui che si gioca tutto. Siamo nel campo del project financing: i costruttori investono e avranno in cambio la gestione della rete.

Poiché il mercato dovrà essere libero, venderanno il gas a chi lo venderà ai consumatori, in un giro di sigle che maschererà appena il monopolio. Il territorio della Sardegna è stato diviso in 38 bacini e, secondo quanto dichiarato da Confindustria un paio di mesi fa, le imprese vincitrici delle gare metteranno complessivamente sul piatto per la costruzione dell’infrastruttura circa 500 milioni di euro. Stiamo parlando dei nomi grossi dell’energia italiana.

Ora: un sindaco è sottoposto a pressioni per un lavoro da poche migliaia di euro. Figuriamoci se un politico regionale può mettere in dubbio un pacchetto confezionato da anni e attorno al quale girano interessi e appetiti così consistenti, a contratti firmati e cantieri aperti. Assurdo anche solo pensarlo.

Intanto, checché se ne dica, nessuno può affermare oggi con sicurezza che il metano costerà al cittadino meno di quanto si paghi il GPL. La dorsale non ha ancora ricevuto il via libera governativo e in sua assenza, con un trasporto su ruote, il metano avrà un costo maggiore. Nessuno può dire in quale misura le società di gestione scaricheranno sul consumatore l’investimento odierno attraverso le bollette.

Di più: il parere rilasciato a maggio da ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), favorevole ad un ambito tariffario specifico per la Sardegna, emana una gran puzza di bruciato. È come dire: pagherete voi, tutto e per intero, il costo dell’infrastrutturazione del territorio e della distribuzione del gas. Nessuno, infine, può dire che la metanizzazione avrà un impatto economico e ambientale minore di quello che avremmo avuto con un Piano energetico regionale davvero mirato alle rinnovabili. Ed è ciò che realmente conta.

L’intero affare avanza in modo lento ma inarrestabile. Poco importa che oggi, quasi quindici anni dopo il suo avvio con le prime delibere regionali, il progetto appaia già obsoleto. Manca un vero interesse a fermarlo. Speriamo che a Cagliari abbiano almeno il coraggio necessario a integrarlo e correggerlo perché faccia meno danni possibile.

Di Maurizio Onnis

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