giovedì 26 settembre 2019

La cacciata dell'ente dalla rete dell'Unesco: era inevitabile Nelle ex miniere solo ruderi e macerie


La Nuova Sardegna
26.09.2019

IL CASO. La cacciata dell'ente dalla rete dell'Unesco ha messo d'accordo i detrattori: era inevitabile Nelle ex miniere solo ruderi e macerie Usai, sindaco di Iglesias: «Senza il Geoparco, Porto Flavia ha iniziato a volare»

IGLESIAS Passi l'insostenibile omogeneità dei territori isolani, mettere d'accordo 81 Comuni sardi è come pensare di andare su Marte in elicottero. Ma la fruibilità dei siti minerari no, questa si poteva e si doveva quantomeno cercare. Invece, il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna è un cumulo di ruderi per l'80%. Rovine che da anni soffocano qualsivoglia idea di sviluppo. Adesso l'inevitabile cartellino rosso esibito al Parco dall'Executive board dell'Unesco Global Geoparks, nel corso di una riunione a Siviglia, a sentire certe lamentele, sembra quasi un fulmine a ciel sereno.

Monteponi
Non è così. A Monteponi, uno dei compendi più belli, è rimasto un asilo nido, un ufficio postale e l'archivio minerario, preziosissimo contenitore della storia di una popolazione. Il resto è in totale abbandono. Lo scheletro dell'edificio di Pozzo Vittorio fa da contraltare allo stile austero di Pozzo Sella, restituito agli antichi splendori. La laveria è un orrore, così come gli altri manufatti mai interessati da lavori di recupero. Il locale un tempo adibito a mensa operaia al mattino e a ristorante alla sera è chiuso da un paio di anni. Alla galleria Villamarina, teatro delle ultime manifestazioni di protesta dei dipendenti Igea, non si può accedere.

San Giovanni.
Nella miniera di San Giovanni, a Bindua, la grotta di Santa Barbara è chiusa e l'intero sito non è visitabile. Questo nonostante appena un anno fa fosse stata inaugurata la pensilina di accesso alla presenza dell'assessore regionale all'Industria, del presidente del Parco Tarcisio Agus, del commissario di Igea Michele Caria. A sentire i loro discorsi sembrava il prologo di chissà quale successo di pubblico per la vecchia miniera. È andata in un altro modo.

Porto Flavia Comincia a cambiare qualcosa, in positivo, per Porto Flavia. A ieri mattina, dall'inizio dell'anno, sono stati staccati 36mila biglietti d'ingresso alla galleria (nel 2018 erano stati 22mila). Cinquecento metri di passeggiata sino alla finestra con vista su Pan di Zucchero, il faraglione più fotografato della Sardegna, e non solo. «È instagrammabile - dice convinto Mauro Usai, giovane sindaco di Iglesias - lo abbiamo scoperto lo scorso anno grazie ai visitatori che si facevano immortalare con lo scoglio dietro la testa». Usai aggiunge: «Non possiamo certo ringraziare il Parco per la pubblicità. Aveva 700mila euro a disposizione per promuovere i Comuni minerari e non abbiamo visto un centesimo».

Sponsor di Venezia
Il primo cittadino di Iglesias precisa: «La colpa di questa figuraccia internazionale, sia chiaro, non è solo del presidente Agus e del direttore Pignatelli, ma anche dei loro predecessori. Gli ultimi, però, sono stati determinanti. Non si può avere un avanzo di bilancio di 14 milioni di euro, e non fare ciò che dovresti per statuto, cioè promozione, tutela e valorizzazione dei siti minerari. Sono questi i compiti del Parco, per legge. Di sicuro non sponsorizzare il Festival del Cinema di Venezia, senza peraltro indicare l'importo in delibera. Personalmente, da quando il Parco non si interessa più delle nostre miniere, Porto Flavia ha iniziato il suo decollo. Quindi, se tutti i sindaci ce l'hanno con il Parco una ragione dovrà pur esserci».

Ripartire subito
Più cauto il sindaco di Arbus Antonello Ecca: «Non credo sia giusto gettare la croce addosso ad Agus e Pignatelli. Sono d'accordo con l'Unesco sul fatto che nel Parco non ci fosse continuità di tipo territoriale, né storica e culturale. Il cartellino rosso era stato preceduto da due gialli, ma onestamente era difficile modificare la situazione. Resto convinto che il Parco debba ripartire dal Sulcis-Iglesiente e dal Guspinese, territori vicini e omogenei sotto molti aspetti. Si è perduto un riconoscimento importante ma forse questa è l'occasione perché si lavori tutti insieme, l'Unesco ci ha indicato la strada, ora bisogna percorrerla».

Contributi e mission
Riassumendo, l'aver messo tutto nel calderone del Parco geominerario, in ogni angolo dell'Isola, non poteva non creare disomogeneità, tanto che l'Unesco l'ha eccepito più volte. Il non aver avviato interventi di rilievo per il recupero dei siti è l'altra sacrosanta osservazione che riguarda la fruibilità dell'immenso patrimonio storico. Senza dimenticare una certa sciatteria nel dispensare (accadeva sino a qualche anno fa) somme di denaro alle sagre della patata e del carciofo locali (due esempi) dimenticando la mission, l'obiettivo vero del Parco, oggi cacciato dal consesso internazionale dei Parchi.

-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca



Nessun commento:

Posta un commento