venerdì 11 maggio 2018

11 Maggio 1968: esplode il Maggio francese



(11 Maggio 1968) Durante la notte, il Quartiere Latino di Parigi è occupato dagli studenti parigini, che erigono barricate e si scontrano violentemente con le forze dell’ordine con le forze dell’ordine. L’insurrezione scoppia in seguito all’annuncio di condanne al carcere per gli studenti arrestati durante una pacifica occupazione del cortile della Sorbona, avvenuta il 3 Maggio.

Il termine “Maggio Francese” o “Maggio '68” individua in maniera globale l'insieme dei movimenti di rivolta verificatisi in Francia nel tra il Maggio ed il Giugno del 1968. Questi eventi costituiscono una cesura significativi nella storia contemporanea francese, caratterizzati da una vasta rivolta spontanea, di natura sociale, politica ed anche filosofica, indirizzata contro i valori della società tradizionale, il capitalismo, l'imperialismo (erano anche gli anni della guerra in Viet Nam) e, naturalmente, contro il potere gollista allora dominante, rappresentativo di tutti questi elementi.

Partendo dalla rivolta studentesche di Parigi, la contestazione si estese al mondo operaio e praticamente a tutte le categorie della popolazione sull'intero territorio nazionale: gli eventi del '68 restano il più importante movimento sociale della storia di Francia del XX secolo.

La contestazione fu un ibrido tra il movimento studentesco ed il movimento operaio, entrambi di eccezionale ampiezza. Al di là delle rivendicazioni materiali o salariali, e della rimessa in questione del regime gollista dominante dal 1958, si trattò di una contestazione di tutti i tipi di autorità. Una parte del movimento degli studenti delle scuole superiori e delle università rivendicò, in particolare, la “liberalizzazione dei costumi”, e al di là di questo contestò la “vecchia università”, la società dei consumi, il capitalismo e la maggior parte delle istituzioni e dei valori tradizionali.

Il maggio francese s'iscrive d'altra parte in un più vasto insieme di avvenimenti che attraversarono i movimenti operai e studenteschi di un gran numero di paesi, in un contesto di fermento sociale generale sorto da una parte e dall'altra della "Cortina di ferro" - dalla Germania all'Italia agli Stati Uniti, Giappone, Messico, Brasile, fino alla Cecoslovacchia della Primavera di Praga e alla Cina della Rivoluzione culturale.

In Francia queste manifestazioni acquistano un tono particolare perché ad imponenti manifestazioni studentesche si aggiunse il 13 maggio 1968 il più importante sciopero generale della V Repubblica, che superò quello del giugno 1936. Il movimento paralizzò completamente il paese per diverse settimane, accompagnandosi ad una generale frenesia di discussioni, dibattiti, assemblee generali e riunioni informali, che si svolgevano ovunque - in strada, all'interno di organizzazioni, imprese, amministrazioni pubbliche, e poi nelle scuole superiori e nelle università, nei teatri, nei luoghi di aggregazione giovanili e nelle case della cultura.

Si trattò di un'esplosione sociale, spesso confusa e complessa, a volte anche violenta, ma ancor più spesso ludica e festosa: il maggio francese apparve come un momento di illusione rivoluzionaria lirica, di fede ardente e utopistica nella possibilità di una trasformazione radicale della vita e del mondo. Un riflesso di questo clima fu la proliferazione di graffiti e slogan fantasiosi: «Sous les pavés, la plage» (Sotto i sampietrini c'è la spiaggia), «Il est interdit d'interdire» (Vietato vietare), «Jouissez sans entraves» (Godetevela senza freni), «Cours camarade, le vieux monde est derrière toi» (Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro), «La vie est ailleurs» (La vita è altrove), e così via.

Considerato a volte una "rivoluzione mancata", e malgrado l'ampio ricorso alla retorica e ai simboli delle precedenti rivoluzioni francesi - barricate, bandiere rosse e nere - nel maggio '68, per quanto la questione sia stata dibattuta, non vi si possono individuare gli estremi per un tentativo di rovesciamento del potere. Nonostante la forza, e talvolta la durezza, il movimento aveva come nemico soprattutto il “modus vivendi” della società tradizionale, a cui facevano da sfondo pacifismo e contestazione dell’autorità costituita.

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