mercoledì 16 maggio 2018

Da parte di un poeta palestinese, per la sua terra. Di Mahmoud Suboh


Non capisco perché debbano morire questi ragazzi palestinesi. Non capisco perché debba continuare il genocidio del popolo palestinese. Non capisco perché la vita della mia gente arabo-palestinese vale zero? Non capisco dov'è l’Iran che voleva liberare la Palestina? O Hezboallah che minaccia Israele e difende i luoghi sacri? Dov'è Hamas che ama la lotta e minaccia sempre vendetta? E di chi è... da chi? Dov'è il mondo civile da valori cristiani e cosa insegna ai suoi ragazzi? La costituzione italiana, la costituzione dell’ONU?! Del tribunale penale internazionale?

E penso, penso a tutta questa stupidità umana, e cerco la ragione di questo scempio... non trovo risposta se non la morte dell’umanità e la sopravvivenza degli uomini ignobili.

"L’ultimo Dio"

“Basta morti nella mia terra...
basta, basta il rosso nelle vie...
basta lutto in casa mia.
Vorrei dormire senza dolore,
vorrei sognare, volare fra le stelle. 
Dio; basta con le leggende...
popolo eletto! Popolo civile!
Popolo arretrato come il paradiso!
Perché non scendi?

I tuoi rappresentanti sulla terra
... ahimè... parlano solo di guerra!
Invitano alla sottomissione dei potenti,
avere pazienza anche nella miseria;
l’unica via di salvezza...
"Non alzare la testa”,dicono!
La pace senza guerra non ha senso,
dicono anche questo!
Eppure io vorrei solo vivere.

Vorrei sentire la ninnananna di mia madre,
non il tuono dei cannoni.
Vorrei incontrarti,
guardarti negli occhi.
I miei sono velati, secchi come il deserto,
rossi come il tramonto dell’inferno!
Ma quando ci troveremo
tu mi ridarai la vista!
Mi farai camminare
smetterò di correre per il mare!

Padre onnipotente ed onnipresente
anche se qui non ti vedo fra i viventi!
Hai ordinato al tuo profeta d'insegnare;
leggere ed amare.
Allora perché tanta ignoranza
e tanto odio nel tuo nome
e dei tuoi santi?
Tu vivi in alto fra le nuvole:
ti piace il rosso
che tinge la mia via?

Sai cosa ti dico:
io non so perdere e non mollo,
questione di dignità e di appartenenza,
così mi ha insegnato la mia terra.
La coscienza dell’olivo
e il profumo del timo
è la mia pelle!
Le mie vene sono inondate
dello stesso sangue dei miei fratelli
senza volto e senza voce...
loro vivono al centro della terra. 
Portiamo con coraggio la croce!
come Gesù aveva portato
la morte sulle spalle
e non ha chiesto pietà,
tu l’avevi condannato alla morte
in nome dell’umanità!

Siamo rinati noi! la croce...
anche la chiave...
ci hai destinato
senza discutere con noi!
Dio del sole e della luna.
Dio della gente,
dedicaci un po’ di attenzione,
sono troppi i morti,
troppe sono le guerre.

Così, non potrai vincere
ne convincere.
Dio... scendi giù,
ridammi l’amore del cielo,
sono stanco di scappare 
dalla morte.

Non farmi odiare mio padre,
mi aveva insegnato ad amare
il mio prossimo;
come fosse mio fratello.
Pure lui avevo perso 
sulle vie della morte.
Ho gli occhi velati,
non vedo più 
ho il cuore sanguinante...
salvami tu”

Una poesia del poeta e scrittore palestinese Mahmoud Suboh,
la cui amicizia mi onora. I sardi sono vicini alla tua sofferenza, al dolore di un popolo, ad una tragedia per l’umanità.


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