venerdì 18 maggio 2018

Rassegna stampa 18 Maggio 2018


A processo 29 consiglieri del Pd Peculato: udienza a ottobre, Mario Bruno preferisce l'abbreviato Il pm Cocco contesta spese non giustificate da 4.500 a 275mila euro tra il 2004 e il 2008

L'udienza preliminare a Cagliari è durata meno di due ore, la camera di consiglio poco più di una. La decisione: ventinove ex consiglieri regionali del Partito democratico su 30 finiti sotto accusa per peculato sono stati rinviati a giudizio nell'ennesima tranche dell'inchiesta sui fondi ai gruppi relativa alla tredicesima legislatura (2004-2008). L'ultimo, Mario Bruno, ha scelto il rito abbreviato.

«A PROCESSO» La decisione è stata presa dal gup Roberto Cau dopo la requisitoria del pubblico ministero Marco Cocco e le arringhe degli avvocati, i quali hanno insistito per il non luogo a procedere dei propri assistiti mancando, a loro dire, i presupposti che potessero spingere il giudice a mandare tutti a processo. L'appuntamento davanti ai giudici della seconda sezione penale (presidente sarà Giovanni Massidda) è previsto per il 19 ottobre.

In aula si presenteranno Tarcisio Agus, che risponde di spese non consentite per 4.500 euro (come i colleghi, in ipotesi avrebbe utilizzato quella cifra per scopi privati e non istituzionali), Antonio Biancu (97 mila), Carmelo Cachia (35 mila), Giuseppe Cuccu (170 mila), Mariuccia Cocco (48 mila), Gavino Giovanni Giagu (23.600), Gavino Manca (52 mila), Francesco Sabatini (56 mila), Simonetta Sanna (42 mila), Luigi Beniamino Scarpa (25 mila), Giovanni Tocco (17 mila), Giommaria Uggias (28 mila), Gianluigi Gessa (42 mila), Elia Corda (39 mila), Alessandro Frau (55 mila), Stefano Pinna (43 mila euro), Chicco Porcu (172 mila), Antonio Ignazio Calledda (275 mila), Angelina Corrias (80 mila), Vincenzo Floris (82 mila), Siro Marrocu (174 mila), Giuseppe Pirisi (78 mila), Renato Cugini (70 mila), Giacomo Spissu (79 mila), Alberto Sanna (83 mila), Nazareno Pacifico (94 mila), Salvatore Mattana (79 mila), Giovanni Battista Orrù (80 mila) e Silvio Bachisio Lai (81 mila).

L'ABBREVIATO Il giorno prima, 18 ottobre, si terrà invece il processo in abbreviato a Mario Bruno, unico ad aver scelto questa strada in accordo con gli avvocati difensori Nicola Littarru e Angelo Nanni. Il sindaco di Alghero deve rispondere di spese non giustificate per circa 46 mila euro a fronte di una contestazione iniziale di 116 mila euro: «Hanno tenuto conto di quanto giustificato come spese transitate sul
conto per finalità politico istituzionali. Resta da discutere sulle spese per 46 mila», che però a suo dire sarebbero state «autorizzate nel mio ruolo di tesoriere».

L'INVITO A COMPARIRE L'esistenza di un'indagine a carico del gruppo dem era emersa nell'ottobre 2013, quando i carabinieri e finanzieri della sezione di polizia giudiziaria avevano notificato ai consiglieri gli inviti a comparire in Procura. 

Tra i destinatari del provvedimento c'era anche Francesca Barracciu, chiamata dal pm a giustificare inizialmente spese per 33 mila euro e poi per 81 mila. L'ex europarlamentare era in corsa alle primarie del centrosinistra per diventare candidata alla presidenza della Regione e aveva dovuto rinunciare a favore di Francesco Pigliaru. Di recente Barracciu, che era già stata rinviata a giudizio, è stata condannata in primo grado a 4 anni. Il suo avvocato Franco Luigi Satta ha fatto ricorso in Appello.

I DIFENSORI Ieri la discussione del pm Marco Cocco, primo in Italia a contestare ai consiglieri il presunto uso illecito dei fondi ai gruppi (le spese secondo l'accusa venivano destinate a scopi non istituzionali ma privati: tesi che ha già passato diverse volte il vaglio dei giudici di primo grado e, in un caso, quello della Cassazione), è durata pochi minuti. Più lunga quella dei difensori, numerosi: in linea generale gli avvocati Guido Manca Bitti, Nicola Floris, Roberto Nati, Massimiliano Ravenna, Maurizio Scarparo, Benedetto Ballero, Guendalina Garau, Riccardo Schirò, Silvio Pietro Piras, Agostinangelo Marras, Francesco Macis e Gianluca Giordo hanno sostenuto «l'assenza di elementi che provi l'uso del denaro per fini differenti dal previsto». Il gup però ha ritenuto che allo stato non fosse possibile disporre il non luogo a procedere.

RIFORMATORI Tutti i gruppi della tredicesima legislatura sono passati davanti al giudice delle udienze preliminari. Restano i Riformatori: l'eventuale rinvio a giudizio sarà discusso a ottobre.

Andrea Manunza



Unione Sarda

Domani l'assemblea Tensione Pd:  ancora divisioni sul segretario

ROMA A 48 ore dall'assemblea Pd, ieri i dem non avevano trovato una
sintesi. Posizioni cristallizzate tra la linea dei renziani per il
congresso in autunno (senza eleggere il segretario) e quella del
fronte che va da Franceschini a Orlando passando per Gentiloni e
Zingaretti, che sostiene la proposta di Maurizio Martina: l'assemblea
di domani all'Ergife elegga Martina segretario e sia quindi l'attuale
reggente a guidare la fase congressuale.

Una delle ipotesi su cui si sta ragionando è confermare la reggenza
Martina, senza eleggerlo segretario, e quindi convocare una nuova
assemblea per indire il congresso. Una soluzione che non piace ad
Andrea Orlando: «Il Pd è chiamato a fare un'opposizione da subito al
governo di Lega e M5S. Per farlo serve un segretario eletto in
assemblea, nel pieno dei poteri».

Il patto: durerà 2 anni il reddito di cittadinanza Revisione del jobs act

Confermate le due aliquote Flat tax del 15 e 20%, ma viene meno quella
del 15 per le società; via l'obbligo di prediche in lingua italiana;
reddito di cittadinanza “a tempo”, ovvero con il limite temporale di 2
anni. Mentre nella misura a sostegno delle famiglie per i nidi gratis,
viene meno l'elargizione per quelle “straniere residenti in Italia da
almeno 5 anni”. In sintesi, sgravi solo per gli italiani. Sono alcune
delle modifiche, ma anche delle conferme, dopo l'incontro di ieri alla
Camera tra Di Maio e Salvini. Sull'ultima bozza corretta stanno
lavorando i tecnici per le ultime limature. Ci sarà anche un capitolo
per il Meridione.

TAV Via anche la sospensione dei lavori dell'alta velocità
Torino-Lione. Dalla bozza corretta si va verso una revisione del
progetto, che per i due leader va rimesso in discussione. Ma non si
parla più di uno stop ai lavori della Tav come risultava in
precedenza.

EURO Via ogni riferimento alla moneta unica. Nella bozza corretta
ieri, si legge solo “politica monetaria”, senza riferimento alcuno
dunque all'euro.

PRESCRIZIONE Resta nella bozza corretta una “seria riforma della
prescrizione dei reati”, passaggio del capitolo giustizia nella
precedente bozza evidenziato in rosso perché sottoposto all'attenzione
dei due capi politici.

LAVORO Nella bozza spunta un affondo sul jobs act. «Particolare
attenzione sarà rivolta al contrasto della precarietà, causata anche
dal “jobs act” per costruire rapporti di lavoro stabili e consentire
alle famiglie una programmazione più serena del loro futuro».

COMITATO DI CONCILIAZIONE Cambia il comitato di conciliazione. È
sparita la composizione dell'organismo chiamato a vigilare su
eventuali “temi controversi” sulla gestione del contratto politico.
Ora composizione e funzionamento sono demandate alle parti.

ETICA Si allargano inoltre le maglie del codice etico per i membri del
governo. Nella versione rivista dai due leader, infatti, “nel caso in
cui siamo a conoscenza di indagini o procedimenti penali a loro carico
i membri del governo dovranno fornire tempestivamente informazioni”.

VACCINI Superamento del decreto Lorenzin. Per ora l'unico accenno è
nel capitolo sulla sanità, dove si legge testualmente “con l'obiettivo
di tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le
necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto
equilibrio tra il diritto all'istruzione e il diritto alla salute,
tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere
a rischio di esclusione sociale”.

SUD È in arrivo un capitolo specifico. Dal M5S dicono che “la banca di
investimento e il reddito di cittadinanza sono misure che guardano al
sud come molti altri temi contenuti nel programma”.

Salvini: «Il premier? Non sarò io né Di Maio»
Tra i papabili Bonafade e Crimi. Lunedì la palla torna a Mattarella

ROMA Sciolti tutti i nodi sul contratto tra M5S e Lega - anche se si
lavora alle ultime limature e integrazioni - resta aperta la partita
sulla premiership. «Il premier? Né io né Di Maio, faremo sintesi»,
dice Matteo Salvini da Aosta, «per me sarebbe stato un onore» fare il
presidente del Consiglio «ma i numeri sono numeri e stiamo trovando la
persona più adatta a rappresentare questo governo». Aggiunge: «Entro
fine settimana ci sarà la chiusura. Se chiudiamo, chiudiamo lunedì e
comunque vada la parola lunedì torna a Mattarella».

LA REPLICA Si dice fiducioso il leader pentastellato Luigi Di Maio. Lo
assicura - ieri sera - entrando nella casa dell'imprenditore monzese
Sergio Bramini, per il quale è previsto oggi pomeriggio lo sfratto
esecutivo. «Adesso stiamo ragionando, è la cosa che dobbiamo ancora
dirimere, ma sono sicuro che troveremo una soluzione, sono molto
fiducioso perché, creata la base del governo, il premier non sarà un
problema».

I RUMORS L'ipotesi più accreditata, nelle ultime ore, è quella di un
parlamentare Cinque Stelle come primo ministro. I papabili sarebbero
Bonafede, Fraccaro, Crimi e Spadafora. Carelli invece ha già
rifiutato. Del tutto tramontata l'ipotesi staffetta tra il capo
politico del Movimento e Salvini.

Se alla fine i Cinquestelle
dovessero comunque ottenere la premiership, a Salvini andrebbe la
guida del ministero dell'Interno e a Di Maio la Farnesina, o il Lavoro
o lo Sviluppo economico. Intanto un elenco di nomi, per un governo con
19 ministri - nove della Lega, due tecnici e otto Cinque Stelle -
sarebbe pronto. E secondo voci che non trovano conferme ufficiali,
l'elenco, insieme al contratto di governo, sarebbe stato mandato al
Colle.

LA LISTA Per i ministeri, in rialzo le quotazioni di Giancarlo
Giorgetti all'Economia, mentre Alberto Bagnai andrebbe all'Istruzione
e Giacomo Stucchi, ex presidente Copasir, alla Difesa. Spunta il nome
della senatrice Lucia Borgonzoni alle politiche agricole e quello di
Lorenzo Fontana - vicesegretario della Lega e vicepresidente della
Camera - per le politiche Ue, un ministero che si contenderebbe con
Nicola Molteni, tra i più attivi al tavolo tecnico Lega-M5S.

IN CORSA Alla Giustizia si riaffaccia il nome di Giulia Bongiorno,
senatrice voluta da Salvini, in lizza con Alfonso Bonafede dei Cinque
Stelle, mentre Danilo Toninelli sarebbe accreditato per le Riforme. Ai
rapporti con il Parlamento si pensa a Raffaele Volpi, uomo di Salvini
per il Sud. Anche qui pronta l'alternativa M5S Vincenzo Spadafora, per
il quale si parla anche della presidenza del Consiglio.

I TECNICI Probabile che nel governo possano trovare posto anche gli
altri esponenti del Movimento che hanno partecipato al tavolo tecnico
con la Lega a partire da Laura Castelli (attiva sui temi economici).
Come ministro della Salute piace sia il senatore M5S Pierpaolo Sileri,
chirurgo di fama internazionale, che la capogruppo pentastellata alla
Camera Giulia Grillo. Il docente di diritto privato Giuseppe Conte -
nome circolato negli ultimi giorni anche per Palazzo Chigi - potrebbe
invece approdare al ministero della Pubblica amministrazione.

Il Consiglio dice sì al bilancio con 19 voti a favore
Dopo sei sedute l'opposizione ritira gli emendamenti: non facciamo ostruzionismo

Via libera al bilancio preventivo 2018-2020. Con l'astensione di 11
consiglieri di minoranza e 19 voti a favore il Consiglio comunale ha
approvato il documento portato in Aula dal sindaco Massimo Zedda. Dopo
due sedute dedicate al dibattito ce ne sono volute altre sei farcite
di emendamenti per arrivare a un passo indietro da parte della
minoranza col ritiro in blocco delle centinaia di proposte ancora da
esaminare. Il capogruppo Pd Fabrizio Rodin ha sottolineato «il senso
di responsabilità dell'opposizione e il contributo nel programmare il
futuro della città».

L'intervento del capogruppo di Forza Italia
Stefano Schirru ha messo fine all'esame degli oltre mille emendamenti
ancora in sospeso aprendo la strada all'approvazione: «Non vogliamo
fare ostruzionismo, siamo molto in ritardo per l'approvazione del
bilancio e non si può lavorare con gestione provvisoria: vi diamo
fiducia perché non siamo un'opposizione costruttiva».

Al termine della seduta, le forze politiche hanno trovato l'accordo e
i consiglieri d'opposizione hanno ritirato le loro proposte per
presentare ordini del giorno condivisi con la maggioranza. Nel caso
del capogruppo di Fratelli d'Italia Alessio Mereu il ritiro è arrivato
con soddisfazione: «Sono tre anni che presento gli stessi emendamenti
per chiedere l'installazione di telecamere nel centro storico e nei
punti più importanti della città, la maggioranza li bocciava sempre
dicendo che ero eccessivo – spiega – ma ora mi hanno assicurato che
l'accordo tra sindaco e Prefettura prevede ingenti stanziamenti che
permetteranno di installare i sistemi di videosorveglianza».

Durante gli interventi finali per le dichiarazioni di voto ha ricevuto
complimenti bipartisan il presidente della commissione Bilancio Davide
Carta per come ha gestito i lavori. «Sindaco, sarà nostra cura
confrontarci con lei e con gli uffici per programmare tempestivamente
tutte le risorse che arriveranno – ha annunciato l'esponente Pd - sarà
un bilancio work in progress. Cominceremo da subito».
Marcello Zasso

La Nuova

Centrosinistra alla sbarra rinviati a giudizio in 30
L'inchiesta riguarda il periodo che va dal 2004 al 2009. Molti nomi eccellenti

di Mauro Lissia
CAGLIARI
Nomi eccellenti, che hanno fatto la storia della politica sarda degli
ultimi decenni e che ancor'oggi ricoprono incarichi centrali negli
enti strumentali della Regione e nei comuni. Sono trenta, ma non
ancora gli ultimi della serie infinita di onorevoli destinati a finire
nella rete della Procura dopo le rivelazioni della coraggiosa
funzionaria Ornella Piredda, accusati di aver speso illegalmente i
fondi che la presidenza del consiglio regionale affidava ai gruppi per
finanziare l'attività politico-istituzionale: il gup Roberto Cau li ha
rinviati al giudizio del tribunale, seconda sezione, con l'accusa di
peculato continuato.

I nuovi imputati appartengono quasi tutti
all'area del centrosinistra, nelle componenti che operavano tra il
2004 e il 2009, la legislatura condotta da Renato Soru: Ds,
Margherita, Progetto Sardegna, più un ex esponente dell'Udeur, un ex
dell'Idv e un ex del Psd'Az passati nel tempo attraverso la sempre
mutevole costellazione del centrosinistra. La decisione del giudice
era ampiamente scontata dopo che nell'arco di alcuni anni d'indagine
il pm Marco Cocco aveva sfrondato la lista iniziale dei 33 ex Pd
archiviando diverse posizioni e mandando al processo da sola Francesca
Barracciu, condannata a cinque anni di carcere.

Il giudizio. L'udienza
preliminare è durata meno di due ore ed è arrivata dopo una sequenza
interminabile di rinvii: a mezzogiorno in punto il giudice Cau è
apparso nell'aula numero 8 al piano terra del palazzo di giustizia e
ha comunicato ai difensori - nessuno degli imputati era presente - che
le richieste di non luogo a procedere erano state respinte. Mancava
quindi solo la data d'avvio del dibattimento. In tribunale andranno in
ventinove, l'appuntamento è per il prossimo 19 ottobre.

Uno solo degli
ex consiglieri, il sindaco di Alghero Mario Bruno, tornerà davanti al
gup per il giudizio abbreviato il 18 ottobre: la scelta è legata
all'esigenza di uscire subito dal procedimento dopo aver già ottenuto
grazie alla produzione di nuovi documenti di spesa un forte sconto
sulla cifra contestata.Dibattimento record.

Quello che si annuncia
dopo la decisione di ieri è per il numero degli imputati il più grande
processo pubblico alla politica nella storia della Sardegna, un
processo affollato di personaggi al centro della scena da decenni non
solo nell'isola. Nomi eccellenti. A scorrere le venti pagine della
richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Cocco saltano fuori i
nomi di politici di lungo corso, rimasti sulla breccia con ruoli
dominanti nonostante le disavventure giudiziarie: c'è l'ex presidente
del consiglio regionale Giacomo Spissu, che all'alba dell'inchiesta
provò a convincere l'allora procuratore capo Mauro Mura
sull'insindacabilità delle spese degli onorevoli, soggetti in base al
parere bizzarro di un legale soltanto al giudizio degli elettori e non
a quello dei tribunali. 

Compaiono il senatore ed ex segretario
regionale del Pd Silvio Lai, l'attuale presidente del Cacip di
Cagliari e sindaco di Sarroch Salvatore Mattana, il presidente
dell'Arst Chicco Porcu, l'amministratore del termovalorizzatore
Tecnocasic Giuseppe Cuccu, l'ex plenipotenziaria della Caritas sarda
Mariuccia Cocco, il potente parlamentare di Villacidro Siro Marrocu e
c'è anche il grande e famosissimo neurofarmacologo Gianluigi Gessa,
che paga con un procedimento penale la sola stagione vissuta
all'interno della politica sarda con l'adesione al Progetto Sardegna
di Renato Soru.Ritorno in aula.

Per alcuni degli imputati si tratta
poi di un ritorno, certamente sgradito, davanti ai giudici del
tribunale con la stessa accusa: Luigi Beniamino Scarpa è stato
condannato a giugno del 2015 a quattro anni e mezzo di reclusione,
sentenza confermata in appello l'11 maggio dell'anno scorso, ed ora
dovrà difendersi per i soldi pubblici spesi in un periodo successivo a
quello del primo giudizio.

Carmelo Cachia ha chiuso lo stesso processo
con una sentenza di condanna a tre anni e dieci mesi e segue la sorte
di Scarpa, mentre Giommaria Uggias è stato assolto il 20 febbraio 2017
perchè il fatto non sussiste ma dovrà affrontare il processo-bis.

Chiusa la tredicesima legislatura al setaccio i cinque anni successivi
CAGLIARI

Il rinvio a giudizio dei trenta ex consiglieri del centrosinistra
chiude l'inchiesta giudiziaria per peculato sulla tredicesima
legislatura regionale, quella che va dal 2004 al 2009. Conti alla
mano, il gigantesco lavoro investigativo coordinato dal pm Marco Cocco
e svolto negli anni dalla sezione di polizia giudiziaria dei
Carabinieri e della Guardia di Finanza ha portato all'attenzione dei
giudici le posizioni di 83 politici, i cui nomi ricorrono spesso in
più tranche del procedimento.

Fino ad oggi un solo imputato è stato
condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione: è l'ex
esponente dell'Idv Adriano Salis, le cui dichiarazioni alla prima
udienza preliminare - una sorta di «così fan tutti da anni e anni»,
riferito all'uso allegro dei fondi destinati ai gruppi politici
regionali - hanno consentito alla Procura di allargare l'inchiesta
agli eletti di due legislature.

Nel complesso, le condanne nei diversi
gradi sono state finora 20 e i patteggiamenti 3 più quello di un
imprenditore finito nel procedimento nel ruolo di fornitore dei gruppi
regionali. Ma non è ancora finita: chiusa la legislatura Soru, la
polizia giudiziaria ha rivolto la sua attenzione alla legislatura
successiva, quella guidata da Ugo Cappellacci, l'ultima in cui la
presidenza del consiglio regionale ha distribuito fondi ai gruppi
prima che venissero aboliti per legge. Alcuni consiglieri eletti nel
2009 sono già finiti nei guai giudiziari fra arresti, perquisizioni e
provvedimenti cautelari.

Ma il grosso degli onorevoli in carica nella
quattordicesima legislatura - non meno di 50 - non è stato ancora
sfiorato dai provvedimenti della Procura. Al di là delle posizioni
individuali, che verranno trattate una per una con l'esame dei
documenti bancari e di spesa, è già certo che la consuetudine di
utilizzare i fondi dei gruppi politici regionali al di fuori dai
criteri indicati dalla legge era diffusa anche dopo il 2009. Agli atti
acquisiti dagli investigatori risultano uscite per viaggi, pranzi e
cene, acquisti non contemplati fra quelli compatibili con la
destinazione dei fondi pubblici.

Il che non autorizza a fare
previsioni sull'esito delle indagini, ma sicuramente consente di non
escludere che altri onorevoli abbiano seguito le orme dei
predecessori, andando inevitabilmente incontro a procedimenti penali.
Comunque vada, si può già ora affermare che l'inchiesta sui fondi ai
gruppi ha assestato un colpo durissimo a un'intera generazione di
politici. Il resto l'ha fatto la legge Severino: alcuni personaggi di
primo piano - su tutti il decano della massima assemblea sarda,
Mariolino Floris - hanno dovuto abbandonare lo scranno istituzionale
dopo la sentenza di condanna in primo grado, che impone la sospensione
dalla carica per cinque anni.

Questa mattina intanto il pm Marco Cocco
tornerà nell'aula della prima sezione del tribunale per la
requisitoria probabilmente più attesa del monumentale procedimento
penale: il magistrato dell'accusa tratterà la posizione di Mario
Diana, l'ex capo del gruppo di centrodestra finito prima in carcere e
poi a giudizio immediato dopo che i carabinieri gli trovarono nella
sua abitazione di Oristano gli ormai celebri libri storici
pregiatissimi acquistati coi fondi del gruppo insieme alle famose
penne Montblanc da regalare ai colleghi. (m.l)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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