venerdì 4 maggio 2018

Rassegna stampa 04 Maggio 2018


La Nuova

Pd, segreteria provinciale verso un partito federato

Potrebbe trattarsi di una fuga in avanti per definire il percorso di un Partito democratico federato con quello nazionale o di un episodio di revanchismo identitario per marcare le distanze politiche da Roma. In Ogliastra la segreteria si è portata avanti e lo ha fatto apponendo nel documento ufficiale dell'assemblea provinciale un logo inusuale: il tradizionale emblema rosso e verde del Pd sormontato dai Quattro mori e con sotto la dicitura (in sardo) Partidu democraticu del Ogliastra.

Se sia in atto un percorso di autonomia da Roma è ancora presto per dirlo perché il dibattito su un partito isolano federato è alle prime battute. In più il contenuto del documento, a dire il vero, non si discosta molto dall'analisi in atto in quasi tutti i circoli e le assemblee del territorio nazionale in questo delicatissimo frangente. E l'organismo che si è riunito a Loceri il primo maggio con all'ordine del giorno "situazione politica nazionale e regionale" ha di fatto tenuto una linea cauta su eventuali accordi di governo con il Movimento 5 stelle.

"Tutti gli interventi - si legge nel documento firmato da Carlo Balloi, segretario ogliastrino del Pd - hanno posto l'accento sulla necessità di un maggior coinvolgimento degli iscritti, che vengano ascoltati e non solo mobilizzati in periodo elettorale, il rispetto degli organismi eletti. Dal punto di vista politico è emerso chiaramente che siamo figli del compromesso storico e delle convergenze parallele, che non dobbiamo aver paura del confronto, convinti di essere portatori di progetti solidi, anche se ultimamente non apprezzati dagli elettori che ci hanno abbandonato, preferendo altre proposte, questo ci deve far riflettere, non fare finta che niente sia accaduto, il 4 dicembre e il 4 marzo".

Sempre secondo Balloi "nonostante la diversità di programmi, di atteggiamento politico, in un quadro di sistema elettorale proporzionale, per la nostra natura di partito responsabile, scaturisce la necessità di confrontarsi con chi ce lo chiede, questo non vuol dire per forza di cose alleanza di governo, lo facemmo nel 2013, governando con il centro destra per gli stessi motivi".

Il lavoro che continua a mancare è uno dei crucci del Pd ogliastrino. "Nonostante gli indici evidenzino una proiezione occupazionale da tempo non più negativa, non bastano evidentemente gli strumenti posti in essere, i nuovi dispositivi regionali come Lavoras potrebbero rappresentare un ulteriore occasione per creare lavoro" è la conclusione della nota del segretario Balloi. (g.f.)


Assemblea
Pd, resa dei conti a Tramatza Cucca verso le dimissioni

Gli effetti benefici della presunta tregua nazionale, Matteo Renzi e
Maurizio Martina si sono stretti la mano, serviranno a riappacificare
anche il Pd sardo? Chissà. Finora armate una contro l'altra e ancora
"suonate" dopo lo scivolone elettorale, le tre correnti isolane ci
proveranno questo pomeriggio a Tramatza. Anche se, negli ultimi anni,
il centro congressi sulla Carlo Felice non ha portato granché fortuna
ai Dem, un tentativo di rimettere assieme i cocci potrebbe esserci da
subito, senza quella resa dei conti scongiurata, in queste ore, anche
a Roma. Lo scenario.

Chi farà il primo passo? Potrebbe essere il
segretario Giuseppe Luigi Cucca, che è un quasi dimissionario dopo
aver detto oltre un mese fa: «Sono pronto a rimettere il mandato ma
solo nelle mani dell'assemblea», perché, in buona sostanza, non vuole
essere solo lui a pagare il prezzo degli errori, si sa, commessi da
tutto il partito. Oggi potrebbe dire questo il segretario eletto
l'anno scorso, per poi ribadire anche la clausola dichiarata
nell'ultima direzione, a metà marzo: «Però sia chiaro, non ci possono
essere crisi al buio», con le amministrative di giugno alle porte e le
Regionali all'inizio del 2019. Sostenuto dai renziani e dagli ex
Diesse, l'unica corrente che gli è rimasta fedele, Cucca riproporrà la
stessa via d'uscita proposta in queste settimane di botta e risposta a
distanza: basta litigi, ritroviamo l'unità per risalire in fretta dopo
essere scivolati sotto il 15 per cento alle ultime elezioni.

Le ipotesi. Di fronte a questa proposta come reagiranno le altre due
correnti? Nell'assemblea autoconvocata due settimane fa ad Abbasanta,
il gruppo guidato dall'eurodeputato Renato Soru ha annunciato di avere
un solo obiettivo: l'elezione di un nuovo segretario. Su come
raggiungerlo le possibilità sono queste: il voto immediato o quasi da
parte dell'assemblea, ma che sarebbe possibile solo se oggi Cucca
dovesse dimettersi ufficialmente, oppure la richiesta di un nuovo
congresso.

Ma questa è una seconda strada per ora abbastanza
complicata, perché prima la corrente dovrebbe raccogliere le firme per
sfiduciare il segretario, però stando ai delegati che ha in assemblea,
da sola non può farcela. Deve per forza allearsi con i
popolari-riformisti.Pd sardo. Popolari-riformisti che però, in questo
momento, sembrano più che altro impegnati a dar gambe alla proposta di
uno dei leader della corrente. È Silvio Lai che questa sera, sempre a
Tramatza, potrebbe presentare la richiesta formale di un referendum
fra gli iscritti perché il partito regionale sia federato, quindi
autonomo, da quello nazionale.

Secondo l'ex senatore è questa l'unica
strada per riavvicinarsi alla gente e rilanciare il peso del partito
in questa e nella prossima coalizione di centrosinistra. Referendum a
parte, anche i popolari-riformisti dell'area Cabras-Fadda non sembrano
orientati al corpo a corpo col resto del Pd. Mentre potrebbero
proporre per tenere unito il partito verso questa soluzione
d'emergenza: un segretario reggente fino a dopo l'estate per poi
chiedere anche loro il congresso semmai dopo aver vinto il referendum
federalista. Però va ricordato che c'è già un'autocandidatura per la
segreteria, è quella di Dolores Lai, oggi sostenuta solo dai soriani,
e altre potrebbero saltare fuori nella lunga serata di Tramatza
dall'esito ancora incerto. (ua)



La guerra dentro il Pd congela Palazzo Ducale
Fermi consiglio e commissioni con l'approvazione del Consuntivo già in ritardo
La direzione cittadina è slittata al 10. Il sindaco pronto a forzare
sulla Cultura

di Giovanni Bua
SASSARI
Si avvita su se stessa la crisi in casa Dem, con le spaccature
nazionali e regionali del partito che "crollano" sulle macerie
cittadine, innescando un tutti contro tutti da cui non si intravede
un'uscita.Giusto l'altro ieri il Pd ha perso l'ultimo pezzo, con il
presidente dell'assemblea provinciale Carlo Sotgiu, che si è dimesso
con una polemica lettera aperta inviata alla segreteria del
partito.Sotgiu, che è anche sindaco di Ploaghe, contesta al suo stesso
partito la mancata composizione della segreteria provinciale, la cui
nomina è rimasta impantanata nella lotta fra le varie correnti dem.

Le dimissioni del sindaco di Ploaghe, che fa capo all'ala minoritaria del
partito di Lotto e Demontis, acuiscono lo scontro interno al Pd,
scoppiato nelle scorse settimane al Comune di Sassari, con le
dimissioni della capogruppo, Carla Fundoni, l'addio al gruppo
consiliare di Lisa Benvenuto e l'attacco del sindaco contro i
"maggiorenti" del suo stesso partito, accusati da Nicola Sanna di non
volere cedere il potere. Una valanga che rotola, e che si ingrossa
ogni giorno che passa. Travolgendo prima di tutto l'attività di
Palazzo Ducale, con il consiglio comunale e le commissioni di fatto
paralizzate.

Eppure le incombenze non mancherebbero. Su tutte
l'approvazione del bilancio consuntivo, che andava fatta entro il 30
aprile, con la discussione che invece non è nemmeno arrivata in
commissione. E qui la situazione si fa davvero intricata. Dopo l'addio
al gruppo di Lisa Benvenuto infatti il Pd è passato da 14 a 13
consiglieri in aula, numero che lo costringe a rivedere la sua
partecipazione a tutte le commissioni, calando da 4 a 3 membri. Un
formalismo, verrebbe da pensare, se non fosse che la scelta di chi
deve fare il passo indietro, in un momento di così profonda
spaccatura, diventa drammatica.

A comunicarla alla presidente del
consiglio oltretutto deve essere la capogruppo, attualmente (anche se
pare non formalmente) dimissionaria. E, finché la pratica non verrà
sbrigata, le commissioni non potranno tornare a lavoro e istituire
alcuna pratica, men che mai esaminare il Consuntivo. Un nodo Gordiano,
che si sperava potesse essere tagliato con un bel colpo di spada nella
direzione cittadina convocata per i giorni scorsi, che è però slittata
al 10 maggio. Con i lavori d'aula che rischiano dunque di rimanere
paralizzati per almeno un'altra settimana, e la letterina di richiamo
ufficiale della Regione, che dà i canonici 15 giorni al Comune per
approvare il Consuntivo, pena commissariamento automatico, che si
avvicina inesorabile.

Un pantano che potrebbe animarsi di colpo se il
sindaco decidesse di lanciarci dentro l'annunciato masso della nomina
del nuovo assessore alla Cultura. Che il primo cittadino, dopo un anno
di vacatio, è assolutamente intenzionato, con o senza il permesso del
partito (che comunque nel dubbio si guarda bene dall'affrontare la
questione) a "togliere" dalla quota Spissu-Lai del Pd e a girare in
dono al resto della coalizione. Strappo a cui probabilmente
seguirebbero a ruota le dimissioni della parte popolare-riformista
della Giunta: il vice sindaco Fabio Pinna e l'assessora alle Politiche
educative Alba Canu.Un domino in cui le tessere cadono una dopo
l'altra. E che nessuno sembra intenzionato a fermare.


Unione Sarda

Pd, un referendum sulla svolta sarda
Oggi l'assemblea a Tramatza: restano le divisioni tra le correnti
sulle dimissioni di Cucca

All'assemblea di due settimane fa c'erano solo i soriani a invocare
l'unità, la fine delle riunioni d'area e dei tatticismi «perché chi ci
osserva da fuori pensa che siamo matti». Oggi a Tramatza, a partire
dalle 16.30, le correnti saranno tutte rappresentate ma ferme nelle
rispettive posizioni. L'ordine del giorno della seconda assemblea post
batosta del 4 marzo è lo stesso discusso ad Abbasanta - l'analisi del
voto delle politiche e il futuro del partito in Sardegna, anche in
vista delle prossime elezioni regionali - e i soriani chiederanno di
nuovo il passo indietro del segretario Giuseppe Luigi Cucca. Che non
ha alcuna intenzione di presentarsi dimissionario e quindi di lasciare
spazio a un eventuale sostituto. Sarebbe disposto a farsi da parte -
dicono i suoi fedelissimi - ma solo se sapesse dove si va
effettivamente a parare. Resta in piedi la possibilità di sfiduciarlo,
in questo caso seguirebbero le primarie per eleggere un nuovo
segretario. Come altra ipotesi, il dem nuorese vedrebbe di buon occhio
un rinnovamento della segreteria (i tre membri dell'area Soru hanno
già lasciato), o anche la conferma degli stessi componenti,
l'importante è che decidano con la loro testa e non per conto terzi.

LA LINEA NELL'ISOLA La novità, però, è che all'assemblea di Tramatza
il tema clou potrebbe non essere “Cucca sì o no”: la discussione
rischia di spostarsi sulle posizione già manifestate dall'area dei
popolari-riformisti in occasione della direzione di Oristano di metà
marzo. In quel frangente il senatore uscente Silvio Lai aveva lanciato
l'idea di ricorrere all'articolo 13 dello statuto nazionale per far
nascere un Pd sardo-federato.

Lo stesso motivo per cui, due settimane
fa, aveva chiesto alla presidente dell'assemblea, Lalla Pulga, uno
spostamento della riunione ad altra data «per porre un altro punto
all'ordine del giorno: la convocazione di un referendum degli iscritti
sulla nascita di un partito sardo connesso al Pd attraverso il ricorso
all'articolo 13». Un partito federato «che sia parte di una nuova
coalizione sarda e che partecipi alla discussione del rinnovamento
della sinistra italiana ma da un punto di vista che metta al centro i
bisogni e le speranze dei sardi».

LA PROPOSTA Chi è andato il 21 aprile a Su Baione si è pure soffermato
sul punto. Dolores Lai, per esempio: «Un Pd sardo esiste già - ha
detto la candidata al dopo-Cucca - abbiamo organismi indipendenti, e
prima di proporre referendum degli iscritti ai circoli, preoccupiamoci
di controllare se esistono davvero questi iscritti». Intanto i 160 (56
renziani, 53 popolari riformisti e 51 soriani) eletti dell'assemblea
hanno già ricevuto una proposta di sottoscrizione del referendum, e
mercoledì 5 segretari provinciali hanno fatto un appello a rilanciare
il progetto autonomista delle ultime regionali, anche superando
l'attuale forma di partito attraverso il ricorso all'articolo 13.
Roberto Murgia

LA DIREZIONE.
Pd, no a governi con M5S e Lega C'è la tregua: via libera a Martina
Votata all'unanimità la relazione del segretario: adesso si guarda alle urne

ROMA Capitolo chiuso con i Cinque Stelle, mai al governo con Salvini,
Berlusconi e Meloni «come soci di riferimento», basta odio interno, si
fa strada l'accettazione di un ritorno alle urne quanto prima. Si
chiude con una tregua la direzione di ieri del Partito democratico.
Alle 20 la relazione conclusiva del segretario reggente, Maurizio
Martina, è stata votata all'unanimità, il compromesso è stato
raggiunto con l'accantonamento degli ordini del giorno dei renziani e
della sinistra interna. Commenta Paolo Gentiloni su Twitter: «Più
forza al Pd per affrontare i passaggi difficili delle prossime
settimane».

LE PAROLE «Questa partita, questa ipotesi» con i 5 Stelle «è chiusa e
il dato di fatto è che ora il rischio di voto anticipato è più forte
di ieri», ha detto Martina aprendo la direzione. Quella del 4 marzo,
aggiunge, «è stata una delle più gravi sconfitte nella storia del
centrosinistra e la nostra discussione deve ripartire da qui perché
non possiamo rimuovere quello che è accaduto».

LA CRITICA Dario Franceschini critica Renzi: «Abbiamo immaginato con
sfumature diverse tra noi di iniziare un confronto con il M5S, non
necessariamente di arrivare a un governo Di Maio in questo schema è
entrato un fatto politico dirompente: l'intervista di Matteo ha
interrotto questo percorso per il peso numerico e politico. A quello
schema ci saremmo potuti arrivare solo con il 100% dei nostri voti.

Peccato che a quella conclusione saremmo dovuti arrivare dopo questa
discussione». E aggiunge: «Resta il tema che il Pd non può
disinteressarsi di quale strada prenderà quel terzo dell'elettorato
italiano che ha votato per i Cinquestelle. Dobbiamo provare a evitare
che quell'elettorato vada con le destre. Secondo me va fatto questo
tentativo. È un percorso difficile ma dobbiamo adesso fare una seria
riflessione politica senza accuse reciproche».

I COMMENTI «La direzione del Pd è stata una bella occasione di
democrazia: siamo gli unici a discutere e a confrontarci. Solo così si
costruisce quell'unità che dobbiamo usare nell'interesse degli
elettori e di tutto il Paese», scrive su Twitter Ettore Rosato.
«Questa direzione ha avuto un risultato assolutamente positivo.
Innanzitutto perché, per la prima volta, tutte le minoranze sono
arrivate, secondo me, a più del 45 per cento della direzione e questo
fatto non era mai accaduta prima e, soprattutto, hanno costretto Renzi
a non presentare un suo ordine del giorno che avrebbe dovuto
inchiodare Martina ad un mandato, diciamo così, con uno specifico
indirizzo politico», sottolinea Michele Emiliano. «È evidente che o si
dialoga con il Movimento 5 Stelle o si va a votare. Se Renzi vuole
andare a votare, a questo punto, deve dirlo con chiarezza».

IL MINISTRO Carlo Calenda si complimenta con Martina: «Voglio
pubblicamente scusarmi per aver detto che avrei strappato la tessera
del Pd, ma per me è improponibile l'ipotesi di un governo con Di Maio.
Tutti riteniamo giusto sedersi a discutere con i grillini. Ma se non
sappiamo che proposta portare, per cosa ci sediamo». Il ministro
difende Renzi: «Non ha sbagliato a prendere posizione contro l'ipotesi
di dialogo tra Pd e M5S perché è figura di spicco del partito e del
Paese».

Lunedì le consultazioni. Salvini chiede il pre-incarico, Berlusconi
cerca “responsabili”. Per i partiti ora è l'ultima chance

ROMA Ultima chance per i partiti, ma senza una proposta certa sarà il
presidente della Repubblica a prendere l'iniziativa. Mattarella lunedì
convocherà i partiti e, come ultima possibilità, chiederà se esistono
altre «prospettive di maggioranza di governo» oltre a quelle già
percorse. Un vero e proprio pressing, anticipato da un paio di giorni
di riflessione. Che si chiami “esecutivo di tregua” o del presidente,
Mattarella - fallito anche il terzo giro - assumerà l'iniziativa e
ragionerà su un esecutivo a tempo, con scadenza a dicembre, per andare
a votare a primavera 2019, che avrà come compito quello prima di tutto
di varare la legge di bilancio, scongiurando l'aumento dell'Iva al 25
per cento, con conseguente esercizio provvisorio 2019. In questo
pacchetto al momento non è prevista la modifica della legge
elettorale, se non saranno gli stessi partiti a proporlo lunedì.

Matteo Salvini - che ieri è tornato ad attaccare l'Europa - è pronto a
ricevere il pre-incarico e ad andare in Parlamento a chiedere il
sostegno ai parlamentari di altre forze politiche sulla base di un
programma che va dai migranti alla Flat Tax. Silvio Berlusconi punta
su un esecutivo di minoranza. Unica chance del centrodestra è
sfruttare questi giorni prima di salire al Colle uniti, per trovare 50
parlamentari pronti a schierarsi con un esecutivo di centrodestra. E
Berlusconi ha già iniziato la ricerca, riportando agli onori delle
cronache i “responsabili”.

Secondo il capo politico del M5S Luigi Di Maio, è necessario ripartire
dalle piazze e dalle tv per spiegare agli italiani gli sforzi fatti in
questi 55 giorni di estenuanti trattative. «È chiaro che Salvini non
ha nessuna intenzione di staccarsi da Berlusconi; Renzi ha fatto
credere con l'inganno a mezzo mondo (inclusi i suoi) che avrebbe fatto
il senatore semplice e che il Pd fosse disponibile a un dialogo con
noi, per poi far saltare tutto».

IGLESIAS.
Piazza Sella-Udc tace: manca ancora il candidato
Intanto domani presentazione ufficiale della lista del M5S

Ancora sei giorni di tempo. Neppure una settimana a disposizione per
completare alleanze, dare spazio a conferme o ripensamenti, fare luce
su uno scenario politico che, in alcuni casi, ha riservato sorprese
impensabili. Ce ne potrebbero essere ancora, nelle prossime ore. Ma
giovedì prossimo il quadro dovrà essere completato: il 10 maggio vanno
presentate le liste dei candidati.

L'ATTESA Massima incertezza in casa “Piazza Sella-Udc”: il gruppo di
cui sono portavoce i consiglieri Gian Marco Eltrudis e Andrea Pilurzu,
dopo avere diffuso un comunicato nel quale si annunciava la decisione
di presentarsi agli elettori con un proprio candidato e il sostegno di
due liste civiche di ispirazione sardista, facendo cadere l'ipotesi di
un accordo con il Pd, è in silenzio da giorni. Anche ieri i telefoni
hanno squillato a vuoto ma, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe
stata annullata una riunione alla quale avrebbe dovuto essere presente
anche Giorgio Oppi, leader dell'Udc.

LE ALLEANZE Continua ad approvare un'eventuale alleanza a sinistra
Giancarlo Mameli (fondatore di Ainnantis) e dichiara di confidare
«nelle generazioni emergenti perché possano trovare il modo di far
convergere, se non da subito, anche in un secondo momento, forze
sinergiche ad un progetto allargato e inclusivo». Un chiaro
riferimento - come lui stesso conferma - «a Mauro Usai e alla
possibilità di trovare un accordo, se non ora, per il ballottaggio».
Movimenti sarebbero ancora in corso, invece, nel centrosinistra: la
coalizione composta da Pd, ex Sel e Socialisti ha preso ancora qualche
giorno di tempo per presentare ufficialmente Mauro Usai quale
candidato a indossare la fascia tricolore.

CANDIDATI CERTI Altri ingressi potrebbero esserci anche nella già
variegata coalizione a sostegno di Valentina Pistis: l'esponente di
Cas@Iglesias, oltre all'appoggio di Forza Italia, FdI, Riformatori e
della civica Iglesias in Comune (nata per volontà dell'assemblea
cittadina del Pci, poi sconfessata dagli organismi regionali) potrebbe
arricchirsi con la presenza di qualche forza autonomista.
È pronta la lista del Movimento 5 stelle che domani, alle 11 nella
sala rossa del “Centro culturale-Casa del cinema”, presenterà
pubblicamente Federico Garau quale proprio candidato alla carica di
sindaco e coloro che sono in corsa per diventare consiglieri comunali.

Rimangono due le liste a sostegno di Carlo Murru: Progetto per
Iglesias e Iglesias risorge. «Abbiamo tentato di ricompattare il
centrodestra - commenta Maurizio Cerniglia, ispiratore del progetto -
ma in queste settimane è avvenuta una frammentazione che definirei
unica a livello nazionale. Andiamo avanti da soli».
Cinzia Simbula


-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento