giovedì 3 maggio 2018

Rassegna stampa 03 Maggio 2018


La Nuova

Il Pd sardo si spacca anche sull'alleanza con i 5 Stelle, verso l'assemblea

Come se non bastassero i guai che ha in casa, la resa dei conti interna sarà domani pomeriggio a Tramatza, il Pd sardo riesce a spaccarsi in due anche sulla direzione nazionale di oggi. È quella convocata a Roma, per analizzare la batosta elettorale del 4 marzo e soprattutto decidere se i Dem dovranno andare o meno all'opposizione, oppure governare con i Cinque stelle oppure col centrodestra. Bene, anche su questa domanda epocale il Pd sardo continua a essere un'anima in pena.

Da una parte ci sono i tre parlamentari del Pd - il senatore e segretario regionale Giuseppe Luigi Cucca e i deputati Romina Mura e Gavino Manca - che, in buona sostanza, sin da ora dichiarano la loro indisponibilità a dare il via libera a qualsiasi alleanza e quindi si schierano con la linea del no secco portata avanti da Matteo Renzi, perché tutti e sono tre renziani. Dall'altra c'è invece l'appello lanciato da cinque segretari provinciali su otto, sono quelli della Gallura, di Sassari, dell'Ogliastra, del Medio Campidano e del Sulcis, che dichiarano di essere favorevoli ad aprire la trattativa, almeno con i Cinque stelle, e di stare dalla parte del segretario reggente Maurizio Martina, che dal canto suo si è detto pronto ad aprire il dialogo con Di Maio.

Quelli del no. Cucca, Mura e Manca hanno firmato, insieme ad altri 113 parlamentari su 127, il documento Guerini, cioè il Lorenzo Guerini, responsabile degli affari interni nell'ex segreteria Renzi. Documento che in sostanza dice «in direzione non andiamo alla conta fra chi è favorevole o contrario a questa o quella linea, puntiamo all'unità del partito e sciogliamo le lacerati contraddizioni interne con un nuovo congresso». Per arrivare però poi al punto più caldo, quello delle alleanze sì o no. «Crediamo il Pd debba essere pronto a confrontarsi con tutti, ma partendo dal rispetto dell'esito del voto: per questo non voteremo la fiducia a un governo guidato da Salvini o Di Maio.

Significherebbe infatti venire meno al mandato degli elettori democratici. È utile invece impegnarci in un lavoro comune, insieme a tutte le forze politiche, per riscrivere insieme le regole del nostro sistema politico-istituzionale», è il passaggio del documento riportato da Romina Mura. La sintesi è: no ad accordi con chi ha vinto le elezioni, sì solo a un governo per una nuova legge elettorale.

Quelli del sì. A essere invece favorevoli alla trattativa o comunque ad ascoltare almeno quello che «hanno da dirci i Cinque stelle» sono i segretari provinciali Gianpiero Cordedda, Sassari, Tommaso Visicale, Gallura, Carlo Balloi, Ogliastra, Gianluigi Piano, Medio Campidano e Daniele Reginali del Sulcis, che però secondo il deputato Gavino Manca parlerebbero solo a titolo personale e non a nome dei circoli.

Comunque i cinque segretari dopo aver dichiarato che «il Pd oggi non è riuscito ancora riconnettersi con la società» e che «per cominciare a farlo servirebbe aprire una serie e attenta discussione con i nostri militanti in cui, nel caso della Sardegna, l'obiettivo dev'essere quello di rilanciare un progetto autonomista e regionale», sul tema delle alleanze non la vedono come i tre parlamentari e si schierano con chi vorrebbe discutere di possibili alleanze, quindi stanno con il segretario reggente Martina.

Ecco il passaggio: «Pensiamo - scrivono - che in questo momento di enorme difficoltà per il nostro Paese, non ci si debba concentrare a discutere e dividere se stare all'opposizione o garantire appoggi esterni. Oggi il ruolo che il Pd deve avere, non può essere di semplice testimonianza arroccato su posizioni attendiste o aventiniane. Deve stare sulla scena politica e confrontarci con le altre forze politiche». Se queste sono le premesse, col Pd sardo spaccato sulle questioni nazionali, l'assemblea di domani, a Tramatza, potrebbe trasformarsi in una corrida, quando ritornerà a esplodere lo storico scontro fra le tre correnti isolane.

Strappo in maggioranza. Sotto accusa l'assessore Arru e il manager
Moirano: scelte poco trasparenti
Sanità, il Pds contro le nuove nomine Ats

CAGLIARI
La riorganizzazione degli ospedali è bloccata ancora dal ministero,
ormai lo stallo dura da sette mesi, ma nel frattempo il direttore
generale dell'Asl unica continua a rivoltare «l'azienda come se nulla
fosse» e lo avrebbe fatto «con delle nomine, una cinquantina, su cui
abbiamo seri dubbi sulla loro trasparenza fino a mettere in dubbio che
siano illegittime». È questo il senso dell'ultimo attacco frontale in
arrivo dai banchi del centrosinistra, quindi della maggioranza, da
parte dei consiglieri regionali del Partito dei sardi all'assessore
alla sanità Luigi Arru.L'affondo.

La critica non è solo sul sistema
delle selezioni, ma è politica: «Con due interrogazioni - ha
sottolineato il capogruppo Gianfranco Congiu - vogliamo sia fatta
chiarezza su quanto sta accadendo e soprattutto sollecitiamo che sia
rispettato quanto deciso alla fine dell'anno scorso dal Consiglio
regionale ad esempio sul ruolo determinante dei piccoli ospedali delle
zone disagiate». Invece secondo i consiglieri regionali del Pds «da
mesi il manager dell'Ats, Fulvio Moirano, è impegnato in una
ristrutturazione profonda e di cui le nomine a capo delle direzioni
amministrative, tecniche e sanitarie sono soltanto la parte finale che
comunque ci lascia molto perplessi», ha aggiunto Augusto Cherchi. Gli
incarichi.

Dopo aver elencato tutti i «fuori norma» nelle nomine, così
li hanno chiamati, commessi dal vertice dell'Ats, i consiglieri del
Pds hanno affondato i colpi: «C'è un veterinario che è stato nominato
alla guida della struttura complessa per la formazione e un pediatra
sarà a capo della pianificazione strategica. Non entriamo nel merito
delle scelte a favore di questo o quello - hanno sottolineato - ma
sulla trasparenza di quelle decisioni non possiamo stare certo in
silenzio». Il caso Sassari. Per Piermario Manca «anche l'accorpamento
dell'ospedale Santissima Annunziata di Sassari nell'Azienda
universitaria sassarese è finito nel caos.

Nonostante il passaggio di
ben 1.300 dipendenti, continua a esserci un blocco amministrativo
proprio nell'Azienda universitaria. Mancano una trentina di dirigenti
e questo vuoto ha bloccato di fatto servizi centrali come l'economato,
la farmacia, il bilancio e la contabilità». Roberto Desini è stato
ancora più diretto: «Il Partito dei sardi non può essere allineato con
questo tipo di gestione che, nel caso dell'Ats e anche in quello
dell'Azienda universitaria, non rispetta la riorganizzazione della
rete ospedaliera com'è stata votata dal Consiglio regionale».
Trasparenza.

Per il presidente del Pds, Franciscu Sedda, «siamo di
fronte a una schizofrenia amministrativa e da mesi la denunciamo con
forza soprattutto per gli effetti negativi che continua ad avere
sull'intero sistema regionale». Quello del Partito dei sardi - hanno
concluso i consiglieri - nei confronti dell'assessorato alla sanità
non è accanimento politico: «Non possiamo più accettare che quando
solleviamo un problema, ci sentiamo rispondere "avete ragione", ma poi
tutto resta com'è o addirittura peggiora».

Sui numeri è caos nel Pd No dei renziani alla conta
Alta tensione in vista della direzione, polemiche sulle «liste di proscrizione»
Rischio show down. I governisti sfidano Renzi su Martina. Ma si tenta di mediare
La vigilia della Direzione Pd è infiammata anche dalla scoperta di un
sito che ricalca l'hashtag di successo dei renziani #senzadime, ostile
all'accordo con M5S, e individua tra i dem 8 favorevoli, 28 contrari
al dialogo, ognuno inchiodato a una propria dichiarazione pubblica.

Tra dirigenti e militanti dem si grida alle «liste di proscrizione» e
a stretto giro sulla pagina web i nomi vengono coperti da omissis.
«Siamo arrivati a questo? - dice il segretario reggente Maurizio
Martina - Voglio credere per tutti di no e mi aspetto che venga
chiuso. C'è un limite che non andrebbe mai valicato». Il sito,
registrato il 27 aprile da Alberico De Luca, un giovane romano che si
definisce «elettore Pd», ma non sarebbe un iscritto, indigna per primo
Dario Franceschini.

«Quando in una comunità politica alla vigilia di
una discussione seria che riguarda il partito e il Paese si arriva a
questo, c'è qualcosa di profondo che non va», twitta il ministro della
Cultura, ala dialogante del Pd. Di «liste di proscrizione» dei
contrari all'intesa parlano i governisti vicini a Martina (finito
peraltro sul sito nell'affollatissima categoria di quelli che non si
sono ancora espressì), ma anche deputati renziani come Alessia Morani.
C'è il timore di venire assimilati al M5S, sempre accusato di gogne
web ed espulsioni.

«Sdegno per il sito - twitta Alessia Rotta -.
Quelli degli algoritmi sono altri». Una polemica che si riverbera tra
i militanti sui social. I sospetti si appuntano sempre sui renziani,
ma Luciano Nobili, deputato romano, prende nettamente le distanze,
nonostante un tweet in cui si collocava sul sito tra i contrari al
M5S. Lo scontro spinge De Luca a oscurare i nomi e in un post sul sito
a precisare che «non intendeva dividere il Partito, ma informare gli
elettori».

Ex Alcoa, si scrive il futuro Sider Alloys svela le carte
Al Mise la presentazione del piano industriale: riavvio previsto in estate

di Silvia Sanna
SASSARI

La prima pagina della nuova storia potrebbe essere scritta oggi a
Roma. Ci sperano gli operai, ci vuole credere un intero territorio
paralizzato dalla crisi economica e stanco dell'assistenzialismo. Al
Ministero dello Sviluppo economico sarà tracciato il futuro dell'ex
Alcoa. Stessa fabbrica, stessa produzione, ma nuovo nome: si chiamerà
Sider Alloys Italia, dal gruppo svizzero che a febbraio ha rilevato
gli impianti di Portovesme fermi dal 2012.

L'appuntamento è fissato
per questa mattina alle 11: all'ordine del giorno la presentazione del
piano industriale e l'illustrazione dei tempi e delle modalità di
riavvio della fabbrica dell'alluminio. Non solo: si discuterà anche
della composizione della nuova società, nella quale è previsto
l'ingresso dei lavoratori con un pacchetto pari (per ora) al 5% delle
azioni. Una ipotesi caldeggiata dal ministro Carlo Calenda, che
coordinerà l'incontro odierno, e valutata positivamente anche dall'ad
di Sider Alloys Giuseppe Mannina.

Con loro, al vertice odierno, ci
saranno anche il governatore Francesco Pigliaru e l'assessore
all'Industria Maria Grazia Piras, l'ad di Invitalia Domenico Arcuri,
il coordinatore del Piano Sulcis Tore Cherchi e i rappresentanti
sindacali. Il piano. Alcuni numeri si conoscono già, in particolare
quello relativo agli investimenti: 135 milioni di euro messi sul
piatto dal gruppo svizzero per fare ripartire la produzione di
alluminio dal polo di Portovesme. Si sa anche che la produzione sarà
destinata prevalentemente al mercato italiano: è stato valutato che
circa l'80 per cento delle 147mila tonnellate di alluminio primario
saranno distribuite nel nostro Paese.

Da scoprire invece i tempi
preventivati per il riavvio degli impianti sui quali i tecnici
incaricati da Sider Alloys hanno avviato valutazioni approfondite
alcuni mesi fa. E strettamente legato ai tempi di riavvio è il
discorso sul reinserimento degli operai. Mille i lavoratori Alcoa nel
periodo più fortunato della fabbrica, circa la metà quelli ancora a
spasso e in attesa di un futuro dopo anni di lotta nelle piazze, nelle
strade, nei porti e negli aeroporti.

I tempi. L'inizio sarà soft. Le
luci in fabbrica secondo le intenzioni di Sider Alloys Italia dovrebbe
accendersi in estate, tra luglio e settembre. E saranno una
cinquantina gli operai impiegati nella fase iniziale, destinati a
diventare 130 già tra la fine dell'anno in corso e l'inizio del 2019.
La prossiam estate il numero crescerà sino a 260, successivamente ci
sarà l'ingresso in fabbrica di un altro centinaio di operai. Il
cerchio si chiuderà entro la primavera del 2020: entro due anni Sider
Alloys Italia darà lavoro a 450 operai, compresi un'ottantina legati
all'indotto. Questo secondo i piani del gruppo svizzero, che oggi
svelerà le sue carte ai rappresentanti istituzionali e ai sindacati.
Operai azionisti. La composizione societaria è il terzo punto
all'ordine del giorno.

L'ipotesi è che Invitalia abbia il 15% delle
quote, l'ad Domenico Arcuri ha accolto favorevolmente questa
possibilità dicendo di essere rimasto bene impressionato dai
rappresentanti del gruppo svizzero. La vera novità - almeno nel
panorama italiano - sarebbe l'ingresso, con il 5% delle quote, dei
lavoratori. Che, oltre al posto nel cda, avrebbero anche una poltrona
nel comitato di sorveglianza, così da verificare in maniera diretta
l'attuazione dei piani. I sindacati si sono espressi a favore della
novità, solo la Cgil ha espresso dubbi e chiesto chiarimenti sulle
modalità dell'operazione. Oggi sono attese le risposte.

Sassari-Pd nella bufera, si dimette Sotgiu
L'ex presidente dell'assemblea provinciale: «Si ragiona per fazioni e
la maggioranza detta legge»

di Vincenzo Garofalo
SASSARI
La deriva autolesionista del Pd sassarese scrive un altro capitolo:
ieri sera si è dimesso il presidente dell'Assemblea provinciale del
partito, Carlo Sotgiu. Dimissioni arrivate alla segreteria Dem con una
lettera disseminata di accuse, amarezza e delusione. Sotgiu, che è
anche sindaco di Ploaghe e rappresentante dell'ala minoritaria del Pd
(quella che fa capo a Soru e al consigliere regionale Luigi Lotto),
giustifica la rinuncia alla presidenza dell'Assemblea provinciale con
la mancata nomina, a sei mesi dall'insediamento, della segreteria
provinciale.

«Il partito si era compattato in vista delle elezioni e
tutti, senza distinzioni di aree di appartenenza abbiamo dato il
massimo per mettere in piedi una campagna elettorale unitaria», spiega
Carlo Sotgiu. «Questa unità e dialogo si sono automaticamente fermate
con la chiusura delle urne, il 4 marzo, e nel partito si è ripreso a
ragionare per fazioni. La gestione unitaria tanto decanta si è
rivelata fittizia, con la maggioranza che pretende di controllare
tutto e decidere per tutti», continua l'ex presidente dell'assemblea
provinciale.

«Lo scorso mese di novembre ho accettato la proposta di
diventare presidente dell'assemblea provinciale del Pd in un'ottica di
gestione unitaria, di condivisione delle responsabilità, ma dopo la
disfatta elettorale senza precedenti registrata il 4 marzo, credo che
non si stia comprendendo la gravità della situazione, e quanto sia
necessario che il partito faccia uno sforzo collegiale che porti a una
rigenerazione in grado di aprire una nuova stagione» si legge nella
lettera inviata alla segreteria. «Formalizzo le mie dimissioni da
presidente dell'assemblea nella speranza che a breve ci sia un deciso
cambio di rotta e che il Pd diventi quel partito inclusivo che molti
di noi hanno sognato».

La segreteria provinciale, che dovrà affiancare
il segretario, Gianpiero Cordedda, non è ancora stata nominata proprio
perché le varie anime dei dem non riescono a trovare il giusto
equilibrio per spartirsi gli incarichi. In campo c'è anche una
proposta dello stesso Cordedda, che disegna così la mappa dei sette
membri: un posto a un componente scelto direttamente dal segretario, e
fuori da qualsiasi fazione; tre posti per l'area popolare-riformista
rappresentata dalla corrente Spissu-Lai; due posti ai renziani della
prima ora, che rispondono al neo deputato, Gavino Manca; un posto alla
minoranza. Soluzione giudicata irricevibile dalla minoranza, che ora
con le dimissioni di Sotgiu ha deciso di scoperchiare il vaso di
Pandora del Pd sassarese.

Le dimissioni e le accuse di Sotgiu hanno
sorpreso il segretario provinciale, Gianpiero Cordedda: «Anche io sono
dell'avviso che gli organismi debbano essere nominati al più presto e
ho sollecitato più volte i componenti a comunicare i nomi dei
componenti», spiega. «Le accuse mi sembrano infondate: abbiamo già
dimostrato la massima apertura verso la minoranza del partito
concedendo loro la presidenza dell'assemblea provinciale, e perfino un
posto nella segreteria, nonostante le proporzioni dei tesserati non
imponessero questa divisione. Spero che Sotgiu ci ripensi e ritiri le
dimissioni».

Unione Sarda

Sanità, Partito dei sardi all'attacco «Riforma tradita, nomine opache»
Sotto accusa la scelta di 49 primari. La replica dell'Ats: procedure
legittime e corrette

Nuovo affondo del Partito dei sardi sulla gestione della sanità
nell'Isola. A finire nel mirino dei consiglieri regionali del partito
(Gianfranco Congiu, Augusto Cherchi, Roberto Desini, Pier Mario Manca
e Alessandro Unali) sono le 49 nomine fatte dall'Ats e la carenza di
personale amministrativo dopo la fusione tra l'Aou di Sassari e il
Santissima Annunziata. Argomenti di due interrogazioni presentate dal
gruppo al presidente Pigliaru e all'assessore alla Sanità, Luigi Arru
che, contattato telefonicamente, ha preferito non rilasciare
dichiarazioni.

LA DISTANZA Due casi di un ragionamento più ampio che porta il Pds a
bocciare la riforma sanitaria: «Il Consiglio regionale l'ha portata a
termine in maniera sofferta, correggendo molti punti per tutelare i
territori svantaggiati, ma ora viene di fatto stravolta con atti
amministrativi, questo per noi è un problema politico». Le parole del
capogruppo, Gianfranco Congiu, sono la conferma di una posizione
sempre più distante del Partito dei sardi rispetto all'impianto
politico complessivo di questa maggioranza.

PUNTI CRITICI Il Pds, dunque, sostiene che ci sia un corto circuito
tra la riforma licenziata dal Consiglio regionale e ciò che succede
attraverso l'emanazione di atti amministrativi. Il primo esempio
riguarda l'individuazione dei vertici di 49 strutture complesse,
nominate con «criteri opachi e discutibili, anche sotto il profilo
delle competenze», attacca Congiu. Due i casi limite citati dal
Partito dei sardi e riguardano «la guida della formazione, affidata a
un veterinario», spiega il capogruppo, «e quella della pianificazione
strategica per la quale è stato scelto un pediatra».

Pier Mario Manca parla di «vecchia logica politica», e Desini rincara
la dose sottolineando «la nostra distanza dall'operato
dell'assessorato alla Sanità». Augusto Cherchi spiega la «situazione
paradossale a seguito dell'accorpamento fra il Santissima Annunziata e
l'Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari dove ci sono forti
carenze nel settore amministrativo e un vuoto organico di 30 dirigenti
in ambiti chiave per l'Azienda».

Se può sembrare eccessivo un
accanimento sulla questione sanitaria, Congiu ricorda che si tratta
della «madre di tutte le battaglie perché rappresenta quasi il 50% del
nostro bilancio». A pesare sul risparmio è il ritardo
nell'applicazione della nuova rete ospedaliera, da sette mesi in
attesa del via libera del governo: «Abbiamo l'impressione che i sardi
abbiano ancora una percezione negativa di questa riforma», sottolinea
il presidente del partito, Franciscu Sedda.

NUOVA FASE Il filo che tiene legato il Pds a questa maggioranza è
sempre più sottile e apre una nuova fase politica fondata sulla
«convergenza nazionale» che Sedda pone come condizione per strutturare
qualsiasi sodalizio politico. Dunque la questione non è se il Partito
dei sardi farà parte o meno della coalizione, perché quella che verrà
sarà comunque diversa, quantomeno sulle cosiddette regole di ingaggio:
«Questa legislatura - conclude Sedda - non è nata sotto l'auspicio di
una convergenza nazionale che si occupasse esclusivamente dei problemi
della Sardegna».

LA REPLICA È arrivata nella tarda serata la replica da parte dell'Ats:
«Le 49 nomine sono avvenute nel pieno rispetto delle normative
previste». Per quanto riguarda le procedure di selezione, dall'Azienda
sottolineano che «sono avvenute applicando le disposizioni previste
nel regolamento sugli incarichi, adottato dopo il confronto con i
sindacati e mai oggetto di ricorso».

Un passaggio anche sui due
esempi, citati dagli esponenti del Pds, che riguardano le nomine nelle
strutture complesse di Formazione e Pianificazione strategica: «Sono
state assegnate a figure con specifiche competenze esperienze
decennali in queste materie». Dunque accuse rispedite al mittente, con
l'Ats che conferma «la piena legittimità e correttezza delle
procedure».
Matteo Sau

IGLESIAS. Alleanze ancora in corso in casa del centrosinistra
Rinviata la presentazione del candidato Mauro Usai

Il nome di Mauro Usai, quale candidato alla carica di sindaco per il
centrosinistra, non è in discussione. Ma la coalizione formata da Pd,
ex Sel e Socialisti - sfumata per ora la possibilità di un matrimonio
con Piazza Sella-Udc - potrebbe contare anche sull'apporto di storici
appartenenti a Rifondazione e Comunisti che, anziché correre con il
simbolo di Potere al popolo (il cui statuto non prevede alleanze)
potrebbero scegliere di formare una lista civica e sostenere la
candidatura dell'attuale presidente del Consiglio comunale.
RINVIO La politica iglesiente, a una settimana dalla presentazione
delle liste per le elezioni comunali del 10 giugno, non cessa di
riservare sorprese. Al pari di quella nazionale.

Una situazione in
costante evoluzione che ha determinato l'annullamento della conferenza
stampa di presentazione ufficiale di Usai, annunciata per le 11 di
oggi. «Una questione di correttezza nei confronti di chi dovesse
scegliere di dare il proprio apporto e far parte della coalizione»,
precisa Ubaldo Scanu, segretario del Partito democratico, il quale
fuga così i dubbi su ipotetici ripensamenti. «Nel momento in cui
presentiamo il candidato alla carica di sindaco - puntualizza - è
importante che siano presenti tutte le forze dell'alleanza: per questo
motivo abbiamo deciso di attendere ancora qualche ora, o qualche
giorno».

L'ATTESA Ma se nel centrosinistra è certo il nome di chi è in corsa
per la fascia tricolore, nulla trapela da Piazza Sella seppure nei
giorni scorsi (contestualmente all'annuncio, fatto con un comunicato
stampa, della decisione di presentare una propria lista con il
sostegno di altre due di ispirazione sardista) si sia parlato della
possibile presentazione del candidato. Non è chiaro se “Piazza Sella”
intenda confermare la giornalista Ilenia Mura, la quale era stata
motivo della spaccatura nella coalizione di centrodestra, oppure se
sia stato individuato un altro candidato.

Novità potrebbero arrivare
nelle prossime ore e, ieri, c'era chi ipotizzava persino che i
tentativi di un accordo con il centrosinistra non fossero sfumati del
tutto. Indiscrezioni di cui non è stato possibile avere conferma o
smentita. Al momento restano, tuttavia, ben chiare le dichiarazioni
ufficiali contenute nel comunicato diffuso lunedì da Piazza Sella, di
cui sono portavoce i consiglieri Gian Marco Eltrudis e Andrea Pilurzu.

«In un'ottica di coerenza e di continuità con il percorso di
opposizione alla attuale maggioranza che governa la città, confermiamo
di proseguire l'impegno diretto e disinteressato per la crescita del
tessuto cittadino attraverso una nostra chiara proposta politica
interpretata da un nostro candidato a sindaco».
Cinzia Simbula


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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