mercoledì 12 settembre 2018

Anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno, di Luca Garau.



Se a sinistra decidiamo di aderire al gioco del bastian contrario e difendere l’apertura domenicale dei centri commerciali, c’è qualcosa che non va. Se pur di andare contro il Movimento 5 Stelle, siamo disposti a rinnegare tutta la nostra storia, possiamo pure accomodarci alla porta.

Non stupiamoci poi se le nostre percentuali sono da prefisso telefonico, mentre questi continuano a salire nei sondaggi. Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno, e questa è una delle volte.

Non c’è nulla di cui vergognarsi nel dire che stavolta Di Maio l’ha imbroccata. Anzi, potremmo e dovremmo trovare il coraggio di dire che questa è una battaglia nostra. Che siamo noi quelli che da sempre hanno messo prima le persone e i loro diritti, e non i profitti. Che non deve essere il fatturato a decidere l’ampiezza delle tutele dei lavoratori.

Non c’è nulla di eretico nel dire che il centro commerciale non è un servizio essenziale, e non ha nulla a che spartire con ospedali, caserme, bar ristoranti ecc., e che, pertanto può tranquillamente rimanere chiuso la domenica. Non è retrogrado o antistorico.

E non c’è nemmeno niente di velleitario nel dire che, domeniche o no, i contratti della GDO vadano migliorati e le tutele dei lavoratori vadano accresciute.

Perché al contrario, c’è qualcosa che invece è essenziale e necessario, ed è dire chi siamo, cosa vogliamo, che interessi intendiamo rappresentare e in che modo. Chè a furia di dire cosa non siamo, cosa non vogliamo e contro chi siamo, non ci stiamo capendo più nulla né noi, né tantomeno gli altri che dovrebbero seguirci.

Di Luca Garau


Nessun commento:

Posta un commento