martedì 18 settembre 2018

Svelti nel sostituire, lenti nel nominare. Contraddizioni nel governo gialloverde, ma non solo. Di Sergio Bagnasco.



Con il nuovo governo forse si sta verificando qualcosa di più di un ordinario avvicendamento nelle posizioni apicali dei ministeri e della pubblica amministrazione. Il funzionamento della macchina statale è affidato in modo importante ai capi di gabinetto e di dipartimento dei ministeri. Sono loro che sovente redigono i regolamenti guidando la pubblica amministrazione nella applicazione di leggi e decreti che spesso non eccellono per chiarezza e linearità. Sono loro i depositari delle conoscenze legislative e amministrative nel continuo progredire della stratificazione dell’attività legislativa.

Chi occupa gli alti incarichi della macchina statale dovrebbe lavorare per lo Stato e non per un politico ma è necessario che al di là delle competenze giuridico-amministrative queste persona abbiano un buon rapporto con il politico di turno. Buon rapporto di collaborazione e disponibilità che non vuol dire necessariamente allineamento politico. La distribuzione di incarichi non deve diventare un modo per portare la pubblica amministrazione a lavorare per un governo o una parte politica.

L’amministrazione pubblica deve essere indipendente; è in questa indipendenza che lo Stato mantiene una sua autonomia e continuità mentre i governi vengono e passano. Questo nuovo governo pentaleghista in questi primi mesi di vita ha dimostrato un grande attivismo nel sostituire i titolari di alti incarichi ministeriali, dipartimentali, i vertici delle aziende di Stato. Rai, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie, agenzie fiscali... ma senza risparmiarci i contorcimenti per trovare le persone da collocare in sostituzione di altri che rimuovono. Sembra molto deciso nel rimuovere, un po’ meno nel nominare.

Così persino la nomina di una Commissione d’inchiesta per il crollo del ponte Morandi diventa una commedia degli assurdi mentre metà dei commissari si dimettono o vengono sollevati dall’incarico. Allo stesso modo un Presidente del Consiglio non dovrebbe fare annunci sulle nomine: “Entro dieci giorni il nome del Commissario per la ricostruzione …”

Singolare annuncio per dirci che il nome non c’è. E così arriviamo alla Consob dove viene sollevato il “servitore della finanza internazionale” in attesa di conoscere quale sarà il nuovo titolare per interrogarci su chi servirà... Quando si procede a sostituzioni il tema è sempre comprendere il metodo e l’obiettivo con cui si procede alle sostituzioni: nessuno ha mai dichiarato di sostituire qualcuno per mettere un proprio fedele e obbediente servitore!

L’Italia non brilla per l’autonomia delle Autorità indipendenti, strettamente legate al potere politico, ma se addirittura è il governo che si attiva per rimuovere e nominare... allora l’indipendenza va proprio a farsi benedire. Allo stesso modo si tenta lo sgambetto istituzionale per rimettere Foa, già bocciato dalla Commissione di Vigilanza, sulla poltrona di Presidente della RAI. Comprando l’appoggio di Forza Italia dando in cambio non si sa bene cosa. Così la RAI, servizio pubblico nonché prima azienda culturale italiana, è “rimasta nel parcheggio invischiata nelle clientele e nelle inefficienze di sempre” (Milena Gabanelli). La Rai, con un esercito di giornalisti, oltre 25 edizioni quotidiane di TG a cui si aggiunge il canale Rainews 24, non ha un sito di news online. Chi si informa online clicca sui siti dei quotidiani.

Anomalia tutta italiana per la quale dobbiamo ringraziare il mondo dei partiti che controlla e ingessa la Rai! In questo modo lo spoils system rischia di diventare una pessima pratica clientelare. L’assenza di trasparenza, partecipazione e democrazia nell’affidamento degli incarichi è una delle principali cause di clientelismo, lottizzazione e corruzione della politica. E’ così che “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali” (Enrico Berlinguer). E dopo tanti anni siamo ancora qui a parlarne.

Di Sergio Bagnasco.
https://www.facebook.com/sergio.bagnasco.5

Nessun commento:

Posta un commento