sabato 22 settembre 2018

Rassegna stampa 22 settembre 2018


Di Maio: reddito di cittadinanza? Arriverà, ma solo per gli italiani Vertice sulla manovra, il Carroccio: Tria ha preso atto che vanno riformate le pensioni

ROMA Il reddito di cittadinanza sarà solo per i «cittadini italiani»: Luigi Di Maio sceglie un'intervista a “Radio Anch'io” per smentire dalla Cina il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che giovedì in audizione al Senato aveva specificato che la misura sarebbe stata rivolta anche agli stranieri.

«Noi abbiamo corretto la proposta di legge che avevamo presentato anni fa, nel 2014. È singolare che ritorni in auge. Già nel 2016 l'abbiamo modificata. Stiamo lavorando sulla platea. È logico che la devi restringere ai cittadini italiani», ha precisato ancora Di Maio, perché per l'assegnazione del reddito «è chiaro che è impossibile, con i flussi migratori irregolari, non restringere la platea e assegnare il reddito di cittadinanza ai cittadini italiani».

CRITICHE DA SINISTRA Non è l'unica stoccata che il vicepremier e ministro del Lavoro riserva al suo collega dell'Economia. «Ci dobbiamo togliere dalla testa i numerini - dice in un video postato su Facebook - Dimenticare i numerini e pensare ai cittadini. Questo è il primo obiettivo che vogliamo mettere al centro della legge di Bilancio, altrimenti diventeremmo un Padoan qualunque». Ma intanto le sue parole sul reddito riservato agli italiani suscitano polemiche.

Nicola Fratoianni di Leu parla di «scorciatoia feroce e iniqua» imboccata da chi si accorge di «non avere le risorse necessarie per fare quello che ha promesso agli elettori solo pochi mesi fa». E per il senatore Dem Edoardo Patriarca «i M5S si confermano nemici di tanti stranieri che vivono in Italia e che hanno dimostrato di essere integrati».

IL NO DEL GIURISTA Ma anche il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida boccia il vicepremier: «Se si tratta di un provvedimento di ordine sociale, che prevede un'assistenza sociale, non può essere limitato ai cittadini italiani. I giudici costituzionali sono stati chiari, funziona così sul bonus bebè ad esempio». In definitiva, secondo il giurista, per poter richiedere l'assegno «basterebbe un permesso di soggiorno», altrimenti il provvedimento sarebbe incostituzionale.

«PASSI AVANTI In serata, dopo un vertice di maggioranza sulla manovra, Di Maio continuerà a parlare dell'assegno garantito ma con toni meno polemici verso Tria: «Ho avuto notizie dalla riunione economica di oggi a palazzo Chigi - scrive, sempre su Fb - Si sono fatti passi in avanti perché il nostro obiettivo è applicare il reddito di cittadinanza, superare la legge Fornero e abbassare tasse con un sistema di flat tax. Ma bisogna fare ancora passi avanti».

«HA PRESO ATTO» Più soddisfatta la Lega: in via Bellerio continuano a puntare tutte le fiches su quota 100 e giurano che la riunione «è stata molto positiva e Tria ha preso atto della volontà politica della Lega e del Movimento 5 Stelle di realizzare formule importanti di cambiamento, dal reddito di cittadinanza per gli italiani alla riforma delle pensioni».


Unione Sarda

Per la scuola di Rousseau
Il M5S: noi soli E a Calasetta arriva Casaleggio

«Gli altri fanno ammucchiate, noi andiamo da soli, come sempre». Il
candidato governatore del Movimento 5 Stelle, Mario Puddu, ribadisce
la posizione dei pentastellati per le prossime elezioni regionali. Una
scelta diversa da centrodestra e centrosinistra che daranno vita a
coalizioni «per non perdere potere e poltrone».

Il candidato scalda i
motori della campagna elettorale, nel giorno in cui Davide Casaleggio
e l'associazione Rousseau sbarcano in Sardegna, a Sant'Antioco, per
una tappa della scuola itinerante. Non è prevista con certezza la
presenza di Puddu, anche perché non si tratta di un appuntamento
legato alle Regionali. Le notizie di un accordo del centrodestra per
gli appuntamenti elettorali non spaventano Puddu che si definisce «un
candidato votato dalla base degli iscritti» e preannuncia un programma
regionale «discusso e condiviso con i territori e la società civile».

Lo schema che si sta delineando nell'Isola spinge l'esponente
pentastellato a promuovere il Movimento come «unica forza politica in
grado di dare il vero cambiamento in Sardegna». Le parole di Puddu
ufficializzano la separazione con la Lega, che a Roma governa con il
Movimento 5 Stelle proprio sotto lo stendardo del cambiamento. La
formula del “contratto”, dunque, non supera il mare, lasciando carta
bianca a Puddu che punta il dito sulle alleanze regionali.

«Anche
negli anni in cui non ero un impegnato politicamente notavo che la
prassi politica lasciava spazio alla necessità di rimpinguare il
numero dei candidati e delle liste, per arrivare alla solita
ammucchiata». (m. s.)

CENTRODESTRA. Lega e Psd'Az potrebbero indicare un loro candidato
Dopo il via libera da Roma è derby per la leadership

Il tavolo c'è, i partiti pure, ma per definire completamente chiuso
l'accordo del centrodestra i tempi sono ancora prematuri. Così come lo
è il percorso che porterà all'ufficializzazione di un candidato. La
riunione dei leader a Palazzo Grazioli ha confermato la volontà di
ricostruire, ma solo «dove le alleanze con gli esponenti locali di Fi
e Fdi funzionano e hanno portato buoni risultati sarà riproposta la
formula», scrive su Facebook il coordinatore della Lega in Sardegna,
Eugenio Zoffili.

Intanto nella coalizione ci sono da risolvere alcune
frizioni tutte interne ai partiti. Forza Italia attraversa un periodo
difficile in cui la ricerca dell'unità è più complicata del previsto.
I NOMI Per ora si fanno delle ipotesi e i molti nomi che circolano per
l'investitura da candidato alla presidenza della Regione sono ancora
tutti in fase di analisi.

Anche perché non sono arrivate ufficialmente
indicazioni da Roma e il nome del candidato in Sardegna rientra in un
ingranaggio più ampio che coinvolge anche le altre regioni al voto.
Probabile che in Sardegna la “mano” spetti a Lega-Psd'Az, anche nel
nome di un programma di Autonomia sul quale punta la coalizione.
L'ipotesi di lavoro che sta maturando verso «l'avvio di un percorso
costruttivo con grande attenzione alla realtà territoriale», dice
Zoffili.

TRATTATIVE Per ora i partiti che fanno parte della futura coalizione
sono Lega-Psd'Az, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Udc e Riformatori.
In attesa di avviare il dialogo con Unidos, si affaccia alla
coalizione anche Energie per l'Italia che a breve parlerà con il
coordinatore del tavolo, Zoffili.

IN ATTESA Per Forza Italia la situazione potrebbe risultare più
complicata del previsto. Che dentro il partito sia in atto una guerra
fredda è innegabile e in questo quadro decidere candidature e
strategie non è semplice. Il coordinatore azzurro, Ugo Cappellacci,
però, è ottimista: «La dialettica, anche partendo da posizioni
differenti, è sempre un valore aggiunto.

Ma sono certo che, al momento
delle scelte importanti, ciascuno sarà capace di fare scelte
responsabili e di buon senso». Dunque, superare la tormenta è il primo
passo visto che «sono ancora convinto che la stella polare debba
essere l'unità e la coesione e, d'altra parte, questo ci chiedono i
nostri elettori. Questo dovrà essere il primo presupposto della nostra
proposta politica». Per quanto riguarda il programma «nei prossimi
giorni ci riuniremo per definire il lavoro e sarà un processo naturale
senza motivi di contrasto, ma semmai di unità».
Matteo Sau

L'assemblea
Partito dei sardi domani ad Abbasanta

«Le persone non gestite né gestibili dai partiti tradizionali si sono
messe in movimento. La gente normale è in movimento». Il segretario
del Partito dei sardi, Paolo Maninchedda, utilizza questa immagine per
descrivere la platea che domani parteciperà all'assemblea popolare
dalle 10 al centro congressi nuraghe Losa di Abbasanta. Un
appuntamento per rinsaldare il concetto di convergenza nazionale dei
sardi, lontano dagli schieramenti noti e pronti a una nuova sfida, far
diventare il Consiglio regionale la Camera dei Comuni.

«La paura che i
sindaci e gli amministratori della Sardegna diano il via a liste
elettorali non controllate da nessuno sta spaventando chi vuole che
tutto rimanga com'è», sottolinea Maninchedda. Un movimento che si
prepara alle prossime regionali con l'obiettivo di sfidare l'attuale
assetto di potere in Sardegna e aiutare «la gente perbene a vincere».
Maninchedda, infine, ammette di essere sotto attacco da più parti e
dice: «Sia chiaro: dialoghiamo con tutti, cioè facciamo ciò che gli
estremisti odiano. Noi siamo gli avversari degli estremisti e degli
oligarchi sardi. Lo sappiamo. Lo vogliamo». (m. s.)

LA POLEMICA. «La città è accogliente, ma preoccupa il clima che rende
il Paese più insicuro»
Zedda: «No a chi fomenta odio» Il sindaco attacca Salvini dopo
l'episodio di razzismo al Civile

«Cagliari è una città accogliente, ma preoccupa il diffondersi in
tutto il Paese di fatti come questo. Sono episodi da condannare». Il
sindaco Massimo Zedda interviene sull'episodio di razzismo denunciato
da una dottoressa cagliaritana che è diventato un caso nazionale e ne
approfitta per attaccare il ministro dell'Interno. Senza citarlo
accusa Matteo Salvini di essere responsabile del clima di intolleranza
che si respira nel Paese.

Cristina Deidda si occupa di cure palliative al San Giovanni di Dio,
in un reparto particolare dove le famiglie instaurano un rapporto
molto stretto col personale medico. Proprio per il contesto delicato
in cui lavora ha deciso di denunciare su Facebook che, nella sala
d'attesa, vedendola andare via con un giovane paziente senegalese, si
sono lamentati perché avrebbero dovuto aspettare «per colpa di un
negro».

«CLIMA PREOCCUPANTE» La storia ha avuto molta eco sulla stampa
nazionale e il primo cittadino ha deciso di intervenire per difendere
la sua città, cogliendo l'occasione per attaccare il leader della
Lega. «Preoccupa ancora di più la facilità con cui atteggiamenti di
questo tipo stanno prendendo spazio - ha aggiunto Massimo Zedda -
dovuta al loro sdoganamento da parte di chi fomenta odio anziché
garantire una maggiore sicurezza: alimentare odio rende il Paese più
povero e più insicuro».

Esplicito e diretto il riferimento al titolare
del Viminale che cavalcando le paure degli italiani ha costruito un
gigantesco consenso popolare. «Il clima sta diventando preoccupante»,
aggiunge Zedda. L'attacco di ieri non è il primo, l'ultima volta era
stata quando il ministro dell'Interno aveva vietato l'attracco della
nave Aquarius e il sindaco aveva parlato di «scelta scellerata e
demagogica».

PARLA LA DOTTORESSA Non pensava di sollevare un simile polverone la
dottoressa Cristina Deidda. «Non vorrei che la mia denuncia fosse
interpretata con finalità politiche. La mia era un'osservazione
sull'intolleranza per il diverso, sulla mancanza di empatia verso gli
altri - commenta - lavoro in un'isola felice, dove ci prendiamo cura
del paziente e dei familiari.

Con le cure palliative noi ci prendiamo
cura anziché curare. Ho deciso di denunciare l'episodio perché bisogna
parlare di più per sensibilizzare, altrimenti ci si abitua e ci si
anestetizza dal punto di vista morale ed empatico».
Marcello Zasso

La Nuova

Centrodestra compatto ma il leader ancora non c'è
Dopo l'accordo Berlusconi-Meloni-Salvini resta il nodo del candidato nel 2019
La Lega sembra favorita nella scelta ma Forza Italia vuole rimescolare le carte

CAGLIARICompatto in quattro regioni su quattro, Sardegna compresa. A
Roma Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini, in stretto ordine
alfabetico, hanno deciso che, nelle elezioni regionali del 2019, il
centrodestra continuerà a essere uno e trino: Forza Italia, La Lega e
Fratelli d'Italia. Non ci saranno strappi nei territori e neanche
tentativi fotocopia del contratto nazionale fra il Carroccio e i 5
stelle. «È un'ottima notizia, abbiamo superato di slancio il primo
scoglio dopo quanto è accaduto per Palazzo Chigi», ha commentato
Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia. Con Ugo Cappellacci,

parlamentare e coordinatore regionale di Fi, che ha aggiunto: «Siamo
usciti finalmente dall'equivoco». In un post Eugenio Zoffili,
portavoce della Lega, ha sottolineato: «In Sardegna il tavolo del
centrodestra per le Regionali l'abbiamo aperto una settimana fa. Ora
abbiamo un motivo in più, tra l'altro molto qualificato, per andare
avanti su quella strada.

Subito cominceremo a discutere i punti più
importanti di un programma che sarà comune e specifico per la
Sardegna». In verità, dalla riunione nella Capitale, è uscita solo la
notizia dell'accordo, ma nulla su quali regioni cadrà la scelta di
questo o quel partito. Forse perché la spartizione su chi dovrà
designare il candidato- governatore del centrodestra in Sardegna,
Piemonte, Basilicata e Abruzzo ancora non c'è stata.

Ci sono sempre e
solo delle indiscrezioni: la Sardegna dovrebbe essere un'opzione della
Lega, anche se Forza Italia la vorrebbe per sé e fino all'ultimo
potrebbe tentare di ottenerla, con un rimescolamento delle bandierine
provvisorie sistemate sulla mappa. Che semmai potrebbe avvenire già a
Fiuggi, dove da domani i berlusconiani e gran parte del centrodestra
si ritroveranno nell'annuale appuntamento organizzato da Antonio
Tajani, presidente del Parlamento europeo e vicepresidente di Fi.

Quindi, non c'è ancora un patto fra gli alleati sul cosiddetto diritto
di prelazione. «È vero - ha confermato Christian Solinas, senatore e
segretario nazionale del Psd'Az, primo partner della Lega - C'è per
ora solo un accordo di massima sul perimetro del centrodestra come
coalizione dalla quale partire per costruire un'alternativa di
governo. Naturalmente la Sardegna ha delle peculiarità che andranno
declinate a livello locale al pari della condivisione e del gradimento
del candidato-governatore».

Se l'Isola dovesse continuare a essere una
prima scelta della Lega, il portabandiera più probabile dovrebbe
essere proprio Solinas rispetto semmai a qualche "prestito" in arrivo
dall'esterno. «Ma non è certo questo il momento di lasciarsi andare al
solito calciomercato - le parole di Ugo Cappellacci - La coalizione
non deve avere fretta.

Di sicuro non sarà un candidato comunque o
qualunque». Meglio ancora, secondo Pietro Pittalis, che la scelta
ricada presto «non sul frutto di assurde alchimie politiche, ma su chi
ha una profonda conoscenza della Sardegna e soprattutto la capacità
riconosciuta di risolvere i problemi concreti dei sardi. Dopo gli anni
disastrosi del centrosinistra, spetterà a lui risollevare le sorti
della nostra terra e per questo non possiamo commettere errori» (ua).

La replica Puddu, M5S: solita ammucchiata

Il Movimento Cinue stelle, col candidato-governatore Mario Puddu, ha
commentato subito la notizia dell'accordo nazionale fra i partiti del
centrodestra. «Noi invece - è scritto in comunicato - andremo da soli,
come sempre. Con un candidato presidente votato dalla base degli
iscritti, un programma regionale discusso e condiviso coi territori e
la società civile. Gli altri, centrodestra e centrosinistra,
continueranno a fare quello che hanno sempre fatto:le solite
ammucchiate per non perdere potere e poltrone».

Per Puddu «l'unica
forza politica in grado di rappresentare e dare il vero cambiamento in
Sardegna è il Movimento 5 Stelle. Solo e soltanto M5S». Da parte
dell'ex sindaco di Assemini non c'è quindi «nessuna sorpresa per la
notizia che il centrodestra si presenterà unito anche in Sardegna».
Per poi ricordare di aver avuto come avversario delle coalizioni
quando ero candidato sindaco, quattro liste del centrosinistra e il
Movimento ha vinto, sia nelle ultime elezioni amministrative, quando
la nuova candidata sindaco del Movimento ha avuto la meglio su cinque
liste messa assieme dal centrodestra. Quindi, siamo abituati a ad
avere la meglio, grazie ai cittadini, sulle ammucchiate».

«Colpa di un negro»: razzisti in corsia
Cagliari, fa discutere il caso sollevato sul web da un'oncologa.
Condanna di Zedda

CAGLIARI«Non mi aspettavo di provocare tanto rumore». Cristina Deidda,
specialista in oncologia e cure palliative all'ospedale San Giovanni
di Dio, si è ritrovata al centro dell'interesse del web dopo aver
denunciato sul suo profilo Facebook un episodio accaduto nel reparto
in cui lavora. Mentre seguiva un paziente di origine senegalese,
quattro familiari hanno manifestato insofferenza per dover attendere
"per colpa di un negro". «Mi vergogno profondamente» ha scritto,
chiedendo scusa a loro nome.

Per il sindaco Massimo Zedda «sono
episodi da condannare. Cagliari è una città accogliente, ma preoccupa
il diffondersi in tutto il Paese di fatti come questo e ancor di più
la facilità con cui atteggiamenti di questo tipo stanno prendendo
spazio, dovuta al loro sdoganamento da parte di chi fomenta odio
anziché garantire una maggiore sicurezza: alimentare odio rende il
Paese più povero e più insicuro». Ma per la Deidda «il fatto che si
trattasse di una persona di colore è incidentale.

Non è un problema di
razzismo, ma più sottile: una questione di intolleranza, di non saper
guardare ai bisogni degli altri, e in questo ambiente è ancora più
impensabile. È capitato allo straniero, sarebbe potuto succedere con
un anziano che si muove lentamente. Lavoro in quella che definisco
"un'isola felice", perché noi non "curiamo" i pazienti ma "ce ne
prendiamo cura", che significa occuparsi di loro a 360 gradi. Ecco
perché mi sono stupita».E precisa che si trattava di una visita per
appuntamento: «Il ragazzo non è passato davanti a nessuno».

«Certo, un
tempo probabilmente una cosa del genere non si sarebbe verificata -
dice ancora la specialista - Io sono cresciuta in una cultura per la
quale i bisogni di una persona erano quelli che la collettività doveva
affrontare insieme. Capisco una frizione che nasce in fila alle poste,
o al supermercato, quando sei di fretta. Ma nel nostro ambiente,
pensato per essere familiare, in cui la giornata della terapia punta a
farci ritrovare la nostra umanità, è impensabile».

Quell'umanità che
gli immancabili hater hanno mostrato di non avere, riempiendola di
insulti e costringendola a blindare il post: «Per fortuna il 98% dei
commenti erano in mio appoggio. Noi medici abbiamo fatto un giuramento
che prevede che ci occupiamo di chiunque abbia bisogno al di là del
sesso, della religione, del colore della pelle. E io quel giorno non
lo dimentico». (a.palm.)


I partiti tentano la forzatura e chiedono 15 miliardi per le misure
Salvini: «Non impicchiamoci allo zerovirgola». Asse Tesoro-Colle

Pressing Lega-M5s
«Va superato il 2%»

ROMA Restringere la platea del reddito di cittadinanza solo agli
italiani si presterebbe a un forte rischio di incostituzionalità:
Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, commenta
l'ipotesi avanzata dal vice presidente del Consiglio Luigi di Maio sul
reddito cittadinanza «limitato», ricordando che non è possibile
escludere da una misura assistenziale i cittadini comunitari residenti
nel nostro Paese ma anche gli extracomunitari che hanno un permesso di
lungo soggiorno.

Ed è probabile che possano essere coinvolti nelle
richieste anche coloro che risiedono stabilmente nel Paese. La
necessaria estensione della misura contro la povertà assoluta (più
volte Di Maio ha fatto riferimento ai cinque milioni di poveri
rilevati in Italia dall'Istat) anche a chi non ha il passaporto
italiano è rilevante sotto il profilo dei numeri. Sui cinque milioni
di persone in povertà assoluta gli stranieri sono 1,6 milioni (il
31,8%) mentre se si considerano le famiglie quelle con stranieri sono
il 31,7% delle 1.778.000 in povertà assoluta. In pratica se in Italia
il 6,9% delle famiglie totali è in povertà l'incidenza scende al 5,1%
per gli italiani e sale al 25,6% per gli stranieri.

I dati Istat non
rilevano naturalmente gli irregolari né identificano quanti tra gli
stranieri hanno il permesso di soggiorno di lungo periodo, ma è
altamente probabile che una parte consistente della spesa per il
reddito di cittadinanza sia indirizzata verso gli stranieri a meno che
la norma non sia costruita con rischi di incostituzionalità. «Bisogna
stare attenti - spiega Mirabelli - a come si scrive la misura. Se si
scrivesse che il reddito di cittadinanza si dà solo ai cittadini
italiani ci sarebbe il rischio di incostituzionalità. Gli stranieri
comunitari sono assimilati ai cittadini italiani e una misura di
questo tipo potrebbe essere attrattiva per i cittadini di alcuni paesi
dell'Unione verso quello con il sistema più generoso».

In pratica
potrebbe accadere che cittadini di paesi più poveri possano trovare un
interesse nel trasferimento nel nostro Paese (già ora gli stranieri di
cittadinanza rumena sono 1,19 milioni, il 23,1% degli stranieri
residenti). Convinto della non accettabilità di una misura limitata
solo agli italiani è anche il presidente del Cnel ed ex ministro del
Lavoro, Tiziano Treu: è inaccettabile, secondo il diritto europeo -
spiega - che una prestazione assistenziale come il reddito di
cittadinanza «possa essere data solo agli italiani. La Corte europea
di giustizia si è pronunciata più volte su prestazioni simili»
ribadendo l'estensione anche agli stranieri con permesso di lungo
soggiorno.

 di Serenella Matterae Chiara Scalise

«Andare oltre il
2%» nel rapporto deficit/Pil (al 2,2% o 2,4%) e trovare almeno 15
miliardi per pensioni, reddito di cittadinanza e avvio di flat tax. I
ministri di M5s e Lega tornano a chiederlo con forza al tavolo di
Palazzo Chigi, che per tre ore - a una settimana dalla nota di
aggiornamento al Def - vede impegnato mezzo governo. Il ministro
dell'Economia Giovanni Tria ripete che a Bruxelles si può chiedere
l'1,6%. Ma, nonostante tensioni e diffidenze tra gli stessi alleati di
governo, si inizia a trattare.

Lunedì o martedì ci sarà un nuovo
vertice: ora si intensificheranno il lavoro dei tecnici e i contatti
con l'Europa. E alla fine, dicono dalle parti di Palazzo Chigi, si
potrebbe fissare l'asticella alla soglia «psicologica» dell'1,9%. Ma
l'importante, avverte Tria, è decidere «insieme» cosa fare delle
risorse. Perché questo elemento farà la differenza nel giudizio
dell'Ue e dei mercati. Alle 8 del mattino varcano la soglia di Palazzi
Chigi, dove li attende il premier Giuseppe Conte, il ministro Tria, il
vicepremier Matteo Salvini, il ministro M5s Riccardo Fraccaro, che fa
le veci di Luigi Di Maio.

Ci sono i ministri che tengono i contatti
con l'Ue, Enzo Moavero Milanesi e Paolo Savona. E poi i sottosegretari
Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Laura Castelli. Salvini resta
poco meno di un'ora: il tempo di blindare l'approdo lunedì in Cdm
delle sue misure su sicurezza e migranti (che saranno limate anche per
placare le tensioni M5s). Negli stessi minuti dalla Cina, dov'è in
missione, Di Maio in un'intervista radio replica piccato a Tria che
giovedì aveva espresso dubbi sulla possibilità limitare agli italiani
il reddito di cittadinanza: «È impossibile, con i flussi immigratori
irregolari, non restringere la platea agli italiani», dichiara.

Secondo alcune fonti pentastellate alla fine si dovranno includere i
cittadini europei. Ma sul tentativo di delimitare la platea e rinviare
l'avvio dell'assegno (non a inizio 2019 ma a maggio, a ridosso delle
europee) si basano anche le simulazioni pentastellate secondo cui il
reddito di cittadinanza potrebbe essere inserito in manovra con uno
stanziamento di 7 miliardi. Ma è ancora la cifra di 10 miliardi che i
rappresentanti M5s, che vengono descritti ancora assai irritati con
Tria, hanno messo sul tavolo del governo.

La Lega ritiene invece di
avere ottenuto l'inserimento in manovra di quota cento (con 62 anni di
età) e di un pacchetto fiscale che avrebbe avuto il placet di Conte e
include una «super Ires» al 15% per gli utili reinvestiti in azienda
che porterebbe alle imprese «quasi un miliardo». Bitonci ipotizza la
riduzione «almeno dell'80%» della tassazione sulle sigarette
elettroniche. Mentre un piano «snello di ammodernamento delle opere
pubbliche da affiancare all'apertura di cantieri più impegnativi»
potrebbe essere una carta da giocare anche in Ue per ottenere più
flessibilità. Alla fine del vertice sia M5s che Lega si mostrano un pò
più ottimisti: «Non ci impicchiamo ai numeri» e alla percentuale di
deficit, dicono all'unisono Fraccaro e Salvini.

Ma la convinzione è
aver alzato l'asticella al 2% e scalfito il muro di Tria. Dal Mef però
invitano alla prudenza. Si lavora tutti «insieme» ma le somme si
tireranno solo venerdì prossimo, al varo del Def: al momento ogni
tassello ancora è in discussione. E se i leghisti frenano su un tema
come le pensioni di cittadinanza, M5s esprime dubbi sugli spazi per la
flat tax. Nel giorno in cui la commissione Ue diffonde il dato
«monstre» di evasione dell'Iva da 35,9 miliardi, che ci consegna un
triste primato in Europa, c'è chi nella maggioranza sostiene che per
trovare le risorse non si possa escludere neanche una rimodulazione di
alcune aliquote Iva. Ma la Lega ribadisce che non si farà.

-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento