mercoledì 12 settembre 2018

Rassegna stampa 12 Settembre 2018


La Nuova

Indipendentisti in campo la Lega valuta un candidato Autodeterminazione si presenterà con una sua coalizione e un governatore Grandi manovre nel centrodestra. E anche i salviniani puntano alla leadership

Sembrava destinata a dispersi in una polvere di partitini la galassia indipendentista. Ma il progetto Autodeterminazione resta in campo. E rimarrà unito anche per le prossime Regionali. Andrà da solo, per ora, ma ha già le idee chiare su cosa vuole fare. L'annuncio della discesa in campo arriva dal consigliere regionnle dei Rossomori Emilio Usula. «Il soggetto politico nasce dalla convergenza di sigle indipendentiste e sovraniste come Gentes, Irs, Liberu, Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione e Radicales Sardos». E Autodeterminazione ha già iniziato la campagna elettorale. Annuncia che contrasterà in ogni modo la legge Urbanistica che la prossima settimana arriverà in aula e che sembra destinata alla approvazione.

«Il 18 settembre sarà depositato un quesito referendario alla Corte d'Appello per chiedere ai sardi se siano d'accordo con quanto previsto dalle norme urbanistiche all'esame del Consiglio regionale – spiega Usula-. Per noi è una legge ingiusta, pericolosa e fuorviante che porterà danni al territorio in termini di minore tutela dell'ambiente». Critiche anche alla legge elettorale. «Va cambiata sia per quanto riguarda la soglia di sbarramento, che alle scorse elezioni non ha consentito a oltre 100mila sardi di essere rappresentati in Consiglio, sia per quanto riguarda i criteri in base ai quali si attribuisce il premio di maggioranza».

E Per il 26 settembre è stato organizzato un sit in davanti al Consiglio regionale per protestare proprio contro la legge elettorale.Usula ha anche annunciato che il simbolo di Autoderminazione sarà presente con le proprie candidate e candidati in tutti i collegi sardi e avrà un proprio candidato presidente, che sarà presentato a breve. Le liste, inoltre, avranno una forte presenza femminile anche superiore a quanto previsto dalla legge. Centrodestra.

Ma non finiscono anche le fibrillazioni nel centrodestra. Perché continuano ad affacciarsi candidati reali e potenziali. Forza Italia continua a vagliare le ipotesi governatore. Pietro Pittalis resta in pole, ma ci sono anche Stefano Tunis e Salvatore Cicu. Fratelli d'Italia hanno già lanciato Paolo Truzzu. I sardisti per ora non hanno proposto un loro nome, anche se hanno fatto capire che non gradiscono un candidato scelto da Arcore e imposto all'Isola.

Ma un'indiscrezione, ancora in cerca di conferme, anticipa anche un possibile candidato della Lega. Circola il nome del magistrato Ines Pisano, che vive a Roma, ma è nata a Bosa. Il nome, forte e autorevole, arriverebbe direttamente da alcuni parlamentari della Lega che vorrebbero contrapporre un proprio candidato a quelli proposti da Forza Italia. Una proposta di candidatura nata in ambienti romani, che pare non essere stata troppo gradita dai rappresentanti di sardi di Fi. Pd.

La direzione del Pd ha di fatto spianato la strada al segretario Emanuele Cani. La missione impossibile, o quasi, è costruire una coalizione invincibile, o che almeno sia molto più ampia di quella che ha portato il centrosinistra alla guida della Regione in questa legislatura. Cani lo ha detto in modo chiaro. Il Pd cerca di costruire una coalizione che vada al di là dei confini del centrosinistra. E per questo cerca un dialogo e una convergenza con il Partito dei Sardi. Da tempo il leader del Pds Paolo Maninchedda porta avanti il progetto di Convergenza nazionale.

E cerca di creare una piattaforma comune che parta dai temi e dagli interessi dei sardi e metta da parte le ideologie. Entrambi puntano a trovare un asse con il partito dei sindaci. Un partito che sulla carta non esiste, ma di fatto rischia di diventare il vero ago della bilancia di questa corsa elettorale. Gli amministratori hanno un tesoretto di fiducia, e di voti, che potrebbe risollevare le sorti anche di coalizioni in forte affanno. (l.roj)


Unione Sarda

Pd-Pds, nervi sempre più tesi - Lite in Aula tra Cocco e Congiu: è la
rottura definitiva? E mentre i due poli cercano un candidato
Salvini apre all'accordo con Forza Italia

Poche certezze e tanto gossip sui candidati alla presidenza della
Regione, quando mancano solo cinque mesi al voto. A parte M5S e
Fratelli d'Italia, partiti e coalizioni sono ancora a caccia del
leader; e intanto nella maggioranza che sostiene la Giunta Pigliaru un
durissimo scontro in Consiglio regionale allarga il solco tra Pd e
Pds.

SULLA SANITÀ L'ennesima lite si consuma sulla sanità. Il capogruppo
Pds, Gianfranco Congiu, sollecita la discussione di un ordine del
giorno di censura a Luigi Arru, e suscita la replica del collega del
Pd Pietro Cocco: «Ormai attaccare l'assessore Arru è uno sport, ma se
dalla minoranza ci sta, ci sta un po' meno dalla maggioranza. Non si
può continuare così, non fa bene a noi né alla Sardegna, non si può
giocare su tanti tavoli diversi». Controreplica di Congiu: «Come si
permette Cocco di valutare la nostra attività, che ha origine in
deliberati congressuali, e in atti votati da una parte della società
sarda? Alleanza non significa complicità. Non è eticamente corretto,
da parte del capogruppo del Pd, censurare l'attività politica del
nostro gruppo».

TRATTATIVE Tensioni che potrebbero ripercuotersi sulla scelta delle
alleanze e dei candidati. Il Pd sembra puntare su Massimo Zedda, ma il
sindaco di Cagliari non ha sciolto le riserve e aspetta di capire con
quali forze poter scendere in campo. I Dem e Campo progressista
cercano di garantirgli la possibilità di giocarsi l'eventuale corsa a
Villa Devoto ad armi pari con le altre forze politiche. Questo
significa dover limare spigoli e resistenze anche dentro il Pd, che
ricorrerà alle primarie se gli aspiranti saranno più di uno.

L'APERTURA Nel centrodestra la prima incognita è il rapporto
Lega-Forza Italia. Ieri, intervistato a Porta a Porta, Matteo Salvini
ha aperto all'ipotesi di un accordo in Sardegna con gli storici
alleati azzurri. Ma dopo il 4 marzo è cambiato nell'Isola l'appeal del
Carroccio, che insieme al Psd'Az potrebbe decidere di lanciare un
proprio candidato alla presidenza. Se così fosse, il favorito sarebbe
il segretario sardista (e senatore) Christian Solinas.

Ma Forza Italia non cederà facilmente la leadership. Chi si muove già
come un possibile candidato è l'eurodeputato Salvatore Cicu, ideatore
di vari incontri che hanno tutti i contorni della campagna elettorale.
Ma potrebbe spuntare il nome di Pietro Pittalis, ritenuto in grado di
mettere pace tra le fazioni interne. Tra gli outsider, non sembra
interessato a una candidatura Stefano Tunis, che lavora a
Sardegna20venti.

LONTANO DAI POLI Invece il progetto di convergenza nazionale del
Partito dei sardi difficilmente si accaserà con uno dei due poli
tradizionali. L'obiettivo degli indipendentisti è creare (col supporto
degli amministratori locali) una forza di rottura rispetto ai vecchi
schemi. In questo scenario il candidato presidente sarebbe Paolo
Maninchedda, segretario del Pds. E anche altre forze solitamente
inserite in una delle due coalizioni guardano con interesse a questa
ipotesi, che punta a ribaltare il rapporto tra Stato e Regione.
Roberto Murgia
Matteo Sau

EMILIANO FENU. La previsione del senatore dei Cinquestelle
Il centrosinistra è ko e la Lega non sfonderà»

Sarà il centrodestra il vero avversario da battere alle Regionali per
il senatore del Movimento 5 Stelle, Emiliano Fenu.
Il centrosinistra le sembra fuori dai giochi?
«In questo momento è l'avversario di se stesso visto il fallimento di
questi anni».

Invece il centrodestra è più in salute?
«È il vero avversario, anche se cercherà di riciclarsi, visto che le
persone sono sempre le stesse che hanno governato per anni. Quello che
paghiamo è stato causato anche dai loro governi».

Si aspetta un grande risultato della Lega?
«Sicuramente apprezzabile e significativo rispetto al consenso che
aveva in Sardegna qualche anno fa, ma non credo sfondino».

Su che cosa punterete in campagna elettorale?
«Sul lavoro, anche se come effetto finale di una serie di azioni
sull'economia isolana. La cosa fondamentale è riuscire a colmare il
gap dovuto all'isolamento. Quindi penso ai trasporti e una serie di
deficit che rende l'Isola poco appetibile agli investitori».

La ricetta perfetta?
«Non esiste una ricetta economica. Per facilitare la produzione di
lavoro bisogna investire su tutti i settori produttivi, non solo su
turismo e agroalimentare».

Si riferisce all'industria?
«Sì, ma deve essere sostenibile sia dal punto di vista ambientale che
produttivo».

Corteggerete anche voi gli amministratori locali?
«Sono persone che hanno vissuto in prima linea e hanno un rapporto con
la cittadinanza, per questo li cercano. Lo fanno, però, soprattutto i
vecchi partiti nel tentativo di risuscitare, anche perché sono
rappresentati da persone che per anni si sono completamente staccate
dalla realtà. Gli amministratori, però, hanno dovuto fare i conti con
tutti i limiti finanziari imposti agli enti locali dai governi, quindi
è surreale che certi partiti cerchino l'alleanza».

Sta mettendo i sindaci in allarme?
«Non ce n'è bisogno, ma spero che non si facciano prendere in giro da
chi spesso lo ha fatto con loro negli ultimi anni».

Una delle prime emergenze del governo regionale?
«Modificare la riforma degli enti locali. Abbiamo già una bozza di
programma contro lo spopolamento e con più risorse per le Unioni di
comuni, che per ora sono scatole vuote». (m. s.)

Autodeterminatzione
Indipendentisti, nuovo simbolo per le Regionali

Autodeterminatzione cambia simbolo e si prepara alla corsa verso le
Regionali. Ieri mattina, nella sala stampa del Consiglio regionale,
c'erano tutti i rappresentanti delle sette sigle che ne fanno parte:
Rossomori, Liberu, Sardigna Natzione, Gentes, Irs, Sardegna possibile
e Radicales Sardos. «Siamo consapevoli di interpretare al meglio le
esigenze dei sardi», sottolinea Emilio Usula, consigliere regionale
dei Rossomori: «A breve presenteremo la candidatura per la
presidenza».

La prima battaglia è sul governo del territorio, con
Autodeterminatzione schierato contro la legge urbanistica che a breve
verrà discussa dal Consiglio regionale. Pronta una campagna
referendaria che «permetterà ai sardi di esprimersi sulla legge prima
che venga approvata dal'aula», dice Usula. Insieme alle battaglie su
sanità, trasporti, turismo, servitù militari e spopolamento, c'è poi
il tema della legge elettorale. «Il 26 settembre saremo fuori dal
Consiglio regionale per protestare», annuncia il coordinatore,
Fabrizio Palazzari, «è una legge elettorale ingiusta che ha impedito a
quasi 100mila sardi di avere una rappresentanza nell'assemblea».

Non c'è ancora certezza se presentarsi come coalizione o come singola
lista: nel primo caso la soglia di sbarramento da superare è il 10%
altrimenti sarà sufficiente il 5%. A spiegare la scelta del simbolo è
Stefania Lilliu, vice coordinatrice: «L'immagine dell'Isola è composta
da diverse righe di colori che si aprono verso l'esterno e che
rappresentano le diverse anime e la nostra impronta di Sardegna». (m.
s.)

IVAN PIRAS. L'auspicio del vice coordinatore di Forza Italia
«Solo il rinnovamento rilancerà il centrodestra»

«Rinnovamento e coinvolgimento dei sindaci». Sono i due grandi
princìpi che il vice coordinatore regionale di Forza Italia e sindaco
di Dolianova, Ivan Piras, ha come guida in questa fase politica.
Rinnovare è una necessità?
«Sì, ma non solo per una questione anagrafica. Serve un cambiamento
ideologico e innovativo in grado di affrontare i problemi della
Sardegna in maniera pragmatica, rinunciando al politichese, come
facciamo noi amministratori nei nostri territori».

Perché puntare così tanto sui sindaci?
«Proprio per il loro pragmatismo. I sindaci sono senza dubbio i
principali portatori di istanze locali e serve una politica di ascolto
ed elaborazione che trovi elementi positivi, capaci di non snaturare
il futuro dei nostri territori e delle nostre popolazioni».

Come si può coordinare un partito come Forza Italia?
«Servirà una figura concettuale nuova, operativa e visionaria.
Dobbiamo puntare a sintesi operative per raggiungere gli obiettivi».

Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato finora?
«Penso alla mancanza di messaggi positivi che la politica dovrebbe
trasmettere. Poi, il vuoto che c'è tra il sistema partitico e gli
amministratori e cittadini».

Il centrodestra esiste o serve un ulteriore cambiamento?
«Esiste ancora, ci sono tante energie che arrivano dai partiti e dai
movimenti che lo costituiscono. La sfida è percepire i segnali che
arrivano dall'esterno e capire che i programmi scritti dentro quattro
mura non sono vincenti».

Nessuna insofferenza per la Lega?
«Non esistono posizioni di chiusura almeno per me e per il gruppo che
rappresento. Il mio obiettivo è riportare alla vita politica giovani,
famiglie, mondo dell'impresa, associazionismo e chi si è distinto
nella vita privata».

Che candidato serve al centrodestra?
«Una figura nuova, spendibile e in grado di rivendicare le esigenze
del popolo sardo. La coalizione deve essere capace di avere un ruolo
principale nell'attuazione dell'autonomia e partendo da questo aspetto
raccogliere le istanze delle comunità». (m. s.)


Pestano un migrante: «Qui siamo a casa nostra»
Uno studente di 21 anni della Guinea picchiato da tre persone

Il “ qui siamo a casa nostra ” usato come lasciapassare per le offese
e le botte. Nel modo più vigliacco, tre contro uno, e per un motivo
altrettanto vigliacco, il razzismo. Vittima uno studente 21enne della
Guinea, pestato con gomitate, calci e pugni. Ha la faccia impaurita e
lo sguardo basso, il naso fratturato e incerottato il giorno dopo
nell'ufficio del sindaco Nicola Sanna che ha voluto incontrarlo. «Mi
dicevano vai a cagare a casa tua e non qui - ha raccontato al primo
cittadino - ho paura che possa capitare ancora».

Il pestaggio è
accaduto lunedì sera nel quartiere San Giuseppe, in corso Margherita
di Savoia, tra l'ex istituto Magistrale e i giardini pubblici,
esattamente nel tratto di viale che di recente è stato intitolato a
uno dei sassaresi più illustri: Enrico Berlinguer.
L'AGGRESSIONE Il giovane, che compirà 22 anni la vigilia di Natale, ha
già ottenuto lo status di rifugiato e a Sassari è inserito nel
progetto Sprar, il Sistema per richiedenti asilo e rifugiati studiato
per un inserimento mirato. Camminava da solo all'imbrunire.

Era al telefono con un amico con cui dovevano vedersi in piazza d'Italia.
«Erano in tre; uno alto e robusto mi ha dato una gomitata - ha
proseguito - gli ho chiesto che cosa gli avessi fatto e lui mi ha
risposto: io sono a casa mia e faccio quello che voglio». Il pestaggio
è proseguito: «Mi è arrivato un pugno sul naso e un altro sulla testa.
Stavo cadendo indietro e allora uno mi ha tenuto, mi ha bloccato per
il collo mentre gli altri mi colpivano ancora con calci e pugni».

 È allora che sono intervenuti alcuni passanti. «Mi hanno fatto sedere e
mi hanno dato dei fazzoletti per fermare il sangue, una ragazza ha
chiamato la Polizia e l'ambulanza». Al Pronto soccorso gli hanno
riscontrato la frattura scomposta del naso. A mezzanotte è tornato
nell'appartamento che divide con altri rifugiati, anche loro inseriti
nel progetto Sprar. Al mattino si è presentato al comando della
Polizia urbana per sporgere denuncia.

LE INDAGINI Il giovane della Guinea è in Italia dall'aprile del 2017 e
ha già conosciuto il razzismo e l'arroganza. «Sento le persone che sul
pullman dicono cose brutte sui neri. Una volta ero in autobus e c'era
un sedile libero. Ho chiesto se potevo sedermi e un ragazzo ha messo
la sua gamba dicendomi che era il posto per un suo amico. Ma io con la
pazienza lascio perdere».

La Polizia locale coordinata dal comandante
Gianni Serra è al lavoro. Ha acquisito alcuni filmati e sentito
testimoni. La ricerca è concentrata tra i frequentatori dei giardini
pubblici e di via Tavolara, teatro di recente di diversi episodi di
violenza. Uno degli aggressori sarebbe stato identificato ma per ora
c'è la massima riservatezza.

RAZZISMO Sassari, dunque, ancora in prima pagina per un fatto
vergognoso e intollerabile. Per il sindaco Sanna «queste persone
pensano che fare violenza su gente di colore sia giustificato. Non c'è
nessuna autorizzazione da parte di chicchessia, tantomeno da parte di
ministri che inneggiano contro gli immigrati. Siamo di fronte a una
situazione difficile, a un fatto epocale da gestire. Noi italiani
siamo stati e saremo ospitali ma allo stesso tempo dobbiamo affrontare
un problema che non si risolverà con la violenza».

LE REAZIONI Condanna anche dal Gus, il Gruppo di umana solidarietà,
che gestisce il progetto Sprar. «Siamo disgustati da fatti tristi come
questa aggressione senza senso. Continueremo come sempre il nostro
lavoro a fianco dei beneficiari. Ora la priorità è supportare il
ragazzo aggredito e tutte le persone in accoglienza, mettendo a loro
disposizione gli strumenti utili per superare il momento difficile».
Casapound preferisce soffermarsi sui tanti fatti violenti registrati
in quella zona.

 «Rapine a mano armata ai danni di anziani sassaresi -
è scritto in un comunicato - bambini scippati e spaventati, baby gang
che si fronteggiano, cani aizzati contro i passanti, spacciatori dalle
prime ore del pomeriggio fino all'aggressione dello studente della
Guinea sono alcuni degli episodi avvenuti nelle ultime settimane
vicino all'Emiciclo Garibaldi.

Crediamo sia giunto il momento di un
intervento serio da parte delle istituzioni - si legge - attraverso un
maggior controllo di quest'area dove sembra essersi riversata tutta la
violenza cittadina e che necessita della presenza costante e massiccia
della forze dell'ordine».
Franco Ferrandu


L'arcivescovo: un'offesa a una città accogliente La Sardegna è scossa

L'arcivescovo di Sassari, Gian Franco Saba, è amareggiato:
«L'aggressione al giovane guineano è un'offesa alla città, che nelle
sue diverse espressioni culturali, sociali ed ecclesiali, si
caratterizza per i valori dell'accoglienza e della pacifica
convivenza. È indiscutibile che ciascuno ha diritto a vivere nella
società in un clima e in un contesto di sicurezza. Poiché non mi trovo
in città, ho avuto modo di mettermi in contatto telefonicamente con la
vittima, per esprimergli la vicinanza e la solidarietà mia personale e
della diocesi. Al mio rientro, ci incontreremo».

INDIGNAZIONE Il pestaggio ha scosso la Sardegna. «Se gesti brutali
come questo vanno condannati sempre, la motivazione razziale ne
aumenta la gravità, offendendo ogni senso di civiltà, di pacifica
convivenza e di umanità», sottolinea il presidente della Regione
Francesco Pigliaru. «I violenti vanno individuati, isolati e puniti.
Chi concepisce e mette in atto azioni simili è un nemico delle nostre
comunità». Aggiunge Filippo Spanu, assessore con delega sui flussi
migratori: «Un fatto che induce a riflettere sui pregiudizi diffusi.
La Regione è ancora più determinata a portare avanti i progetti
finalizzati all'inclusione dei richiedenti asilo e dei titolari di
protezione internazionale».

«UN GESTO VILE» Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco
Ganau, condanna «con forza un gesto vile, razzista, meschino e
ingiustificato, frutto di un clima che spaventa e che come istituzioni
non possiamo sottovalutare». Per Massimo Zedda, sindaco di Cagliari,
«il ripetersi di aggressioni razziste è preoccupante. È da condannare
la spregiudicatezza di un ministro che anziché garantire la sicurezza
cerca consensi fomentando l'odio». Avverte la deputata Pd Romina Mura:
«Che non si parli di ragazzata. Questo è il risultato del clima
d'odio, intolleranza e razzismo su cui soffiano il ministro Salvini e
i suoi amici al governo e fuori».

SITUAZIONE PREOCCUPANTE Il segretario regionale del Pd, Emanuele Cani,
sottolinea che «il nostro Paese, oggi, deve fare i conti con un
contesto politico preoccupante, in cui c'è un Governo che, al posto
della coesione e solidarietà, predilige innalzare steccati e creare
divisioni».

Intervengono il candidato alla presidenza della Regione del Movimento
Cinquestelle Mario Puddu e il deputato sassarese Mario Perantoni:
«Abbiamo sempre condannato ogni manifestazione violenta e a maggior
ragione le aggressioni, tanto più quando colpiscono soggetti in
condizioni di minorata difesa e a prescindere dai motivi che le hanno
determinate. Per combattere l'odio bisogna creare lavoro e coltivare
cultura, conoscenza e sapere».

Guido De Martini, deputato della Lega, dice che si tratta di «un
episodio da condannare, senza se e senza ma. Gli autori sono
delinquenti, spero vengano puniti per quello che hanno fatto. È un
episodio di razzismo? Non lo so, e se sì è, appunto, un episodio. Mi
colpiscono certe dichiarazioni che fanno collegamenti con il ministro
Salvini. La nostra battaglia è contro l'immigrazione irregolare, non è
certo una questione di colore della pelle, non esiste nessuna
emergenza razzismo».

AMNESTY INTERNATIONAL Preoccupazione da parte di Amnesty International
Sardegna: «Un fatto grave che si aggiunge ad altri episodi, come
l'incendio nell'ex scuola di polizia penitenziaria di Monastir,
destinata a diventare centro per la prima accoglienza o le scritte
minacciose nei confronti dei sindaci di Ozieri e Tula per aver aderito
al bando Sprar. Episodi fomentati da un clima di intolleranza e spesso
di confusione, ingenerato anche da comunicazioni avventate e
inopportune da parte di rappresentanti politici. L'Isola è molto più
accogliente di quanto questi episodi possano mostrare, ma le autorità
devono contrastare questo aumento di violenza». (cr. co.)

La Nuova

Aggredito perché nero naso rotto, botte e insulti
Tre giovani hanno picchiato un 22enne della Guinea: «Tornatene al tuo paese»

di Luigi Soriga
SASSARI
Il razzismo l'aveva respirato altre volte. Ha un odore schifoso, fatto
di ignoranza. Battute, sguardi ostili, che fai finta di non vedere.
Ieri invece, per la prima volta, la xenofobia gli si è rovesciata
addosso in tutta la sua bestialità. Si è indurita, è diventata un
pugno chiuso e gli ha spaccato la faccia.Sidibe ha 22 anni, viene
dalla Guinea, ed è come se di vite ne avesse vissute tre. Ha capelli
ricci, occhi nerissimi e spaventati, un naso formato zampogna, e una
garza che glielo copre.

Frattura scomposta del setto nasale, almeno
dieci giorni di cura. «Stavo camminando in corso Cossiga, dovevo
raggiungere un amico. All'altezza dell'istituto magistrale ho
incrociato tre ragazzi, avranno avuto più o meno la mia età. Uno di
loro mi passa accanto e mi sferra una gomitata. Io mi giro di scatto,
perché ho subito capito che l'aveva fatto apposta, e gli ho detto:
perché fai questo? E lui mi risponde: perché sono a casa mia. E a casa
mia faccio quello che voglio.

Se non ti sta bene tornatene al tuo
paese».Nemmeno il tempo di finire la frase che carica il destro e
centra il migrante in piena faccia. Lui mette le mani sul naso, il
dolore è fortissimo, quasi da perdere i sensi, e il sangue scorre tra
le dita.«Ho provato a reagire, ma non c'era modo. I due amici mi sono
saltati addosso, ed erano tre contro uno. Quello più grosso, credo lo
stesso che mi aveva colpito per primo, mi teneva forte per il collo.
Non riuscivo a liberarmi da quella presa.

E nel frattempo gli altri
due mi coprivano di calci e pugni, mi colpivano dappertutto».Sono le
19,30 e nella zona dell'Emiciclo ci sono diversi passanti. Una coppia
di anziani è ferma al semaforo che aspetta il verde per attraversare.
Vede il branco in azione, il ragazzo di colore massacrato di botte,
poi a terra, mentre i tre infieriscono con i calci. Allora gli anziani
urlano: «Basta, lasciatelo stare, così lo ammazzate». La violenza è
impressionante, qualcuno avverte i vigili urbani: «Venite, stanno
pestando un extracomunitario, fate presto». Una ragazza è spaventata,
grida: «Smettetela, lasciatelo».

Per Sidibe quelle voci sono come
balsamo sui lividi. «Il tipo che mi bloccava il collo mi ha lasciato
andare, e anche gli altri hanno smesso di picchiarmi. Ma per un po'
sono rimasti lì a guardare, non sono scappati subito».Forse
controllavano se il lavoro era ben fatto, o se la spedizione punitiva
era ancora incompleta. Ma capiscono che da lì a qualche minuto
sarebbero arrivate le forze dell'ordine, e spariscono a passo svelto
verso via Pasquale Paoli.Quando i primi due vigili urbani motociclisti
piombano in via Cossiga, il ragazzo è una maschera di sangue. Arriva
anche un'altra pattuglia, e gli agenti sentono i testimoni oculari.

C'è la coppia di anziani, c'è una ragazza, e c'è anche lui, il
migrante 22enne. Le versioni combaciano: tre ragazzi attivi nel
pestaggio, un quarto che assiste. E tutti parlano di violenza
gratuita, immotivata, innescata presumibilmente da odio razziale.
Arriva anche una volante della questura. Anche la polizia aprirà le
indagini. Intanto i medici del 118 hanno tamponato il naso di Sidibe,
hanno bloccato l'emorragia. Lo caricano sull'ambulanza e lo
trasportano al pronto soccorso. Lui è sotto choc: mai si sarebbe
aspettato una simile esplosione di violenza.

Eppure qualche minuscola
avvisaglia l'aveva colta: «Succede spesso nell'autobus. Non so perché,
ma la gente a bordo diventa più intollerante. Lo dico perché altri
brutti episodi sono capitati anche ad altri ragazzi di colore. A me è
successo questo: sono salito sul mezzo, ho visto un posto vuoto, mi
sono avvicinato e ho chiesto al ragazzo seduto accanto se mi faceva
passare per accomodarmi. Lui mi ha detto di no. E io: perché? Perché
alla prossima fermata salgono dei miei amici e io gli tengo il posto.

Ho insistito un poco, ma poi ho lasciato perdere per non avere
problemi».Ha l'aria mansueta e stanca, di uno che vorrebbe diventare
trasparente e vivere in santa pace la sua nuova opportunità di
riscatto, ma ha la pelle troppo scura per scomparire
nell'indifferenza.Quando racconta la sua vita, non riesce a non
piangere. Lo dice subito: «Scusatemi, ma non riesco mai a
trattenermi». E infatti gli occhi si inumidiscono di tristezza: «Mio
padre è morto quando ero piccolo e mia madre subito dopo ha avuto un
altro uomo. Era uno violento, mi picchiava, non mi voleva tra i piedi.

Ho resistito fino ai 18 anni, poi sono scappato. Ho viaggiato e sono
arrivato in Algeria. Lì ho lavorato duramente, e mi pagavano una
miseria. Era impossibile sopravvivere. Un mio amico mi ha chiesto se
volevo andare con lui in Europa, e io ho deciso di seguirlo. Siamo
arrivati in Libia e da lì ci siamo imbarcati. Lui è morto durante la
traversata, io ho avuto fortuna. Sono finito a Lampedusa e poi a
Cagliari. E infine mi hanno smistato a Sassari. Ho lo status di
rifugiato e studio italiano per poi iscrivermi al liceo. Vivo qui da
quasi quattro anni, e Sassari è una bella città».Il comandante dei
vigili urbani Gianni Serra ascolta tutta la storia. Ricaccia giù le
vampate di commozione, gli stringe la mano e dice: «Domani li
prendiamo. Non preoccuparti»

Grana per Conte, se l'Europarlamento vara le sanzioni la palla passerà ai leader
Salvini: «Nessun problema, in Europa tutti liberi». 5Stelle: «Non è
nel Contratto»m

Lega e M5s divisi sul voto ma Il Cav sta con il Carroccio
È arrivato il momento della verità per il copyright: in gioco miliardi
di euro di diritti d'autore tra artisti, musicisti, giornalisti ed
editori da una parte, e le grandi piattaforme monopoliste dall'altra,
da YouTube a Facebook. In mezzo, chiamati a decidere sulle sorti
dell'evoluzione del web, ma anche dell'editoria e dell'industria
culturale, gli eurodeputati, strattonati da una parte e dall'altra
sino all'ultimo dalle lobby, che mai come in questo caso hanno
esercitato pressioni fortissime.

«Sul copyright si deve fare
chiarezza, non c'è nessuna minaccia alla libertà» del web, ma allo
stesso tempo «i deputati devono essere liberi» da condizionamenti, ha
avvertito alla vigilia del voto il presidente Antonio Tajani. La
direzione in cui si dirigerà il voto sarà incerta sino alla fine:
prima dovrà essere votata la selva dei 252 emendamenti, poi la
relazione e quindi il mandato a negoziare con Commissione e Consiglio
per il testo definitivo della legislazione.

«Chiedo un comportamento
costruttivo» ai colleghi, ha invitato il relatore, il popolare tedesco
Axel Voss durante il dibattito che precede voto. Per smuovere gli
indecisi, è stato mobilitato anche il musicista fondatore dei Fugees
Wyclef Jean, contrario alla riforma Ue che secondo lui «fermerà gli
artisti dal creare il futuro». Posizione, però, contraddetta dai
colleghi di Impala secondo cui «niente potrebbe essere più lontano
dalla realtà», e dal distributore Artist First per cui è la situazione
attuale che «mette a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia».
YouTube, è stato ricordato durante il dibattito in Aula, rappresenta
infatti il 94% del consumo di musica online ma meno del 3% dei ricavi
per il settore.

Anche giornalisti ed editori hanno preso la parola per
spiegare le conseguenze se le piattaforme continueranno a non
remunerare per i contenuti.di Marcello CampowROMALe sanzioni europee
contro Viktor Orban spaccano la maggioranza: la Lega ribadisce il suo
appoggio al controverso premier ungherese, mentre i Cinque Stelle
annunciano il loro voto favorevole alla procedura contro l'Ungheria. A
fianco della Lega si schiera Silvio Berlusconi che chiama addirittura
lo stesso Orban per assicurargli il suo appoggio.

Il voto è previsto
in un clima di incertezza legato ai dubbi del gruppo popolare.
Tuttavia, lo scontro europeo rischia di diventare una grana seria per
il premier Giuseppe Conte. Se l'aula di Strasburgo dovesse dare
infatti il suo via libera alla procedura contro l'Ungheria, l'ultima
parola dovrà darla il Consiglio europeo.

A quel punto, il nostro
governo, quindi Giuseppe Conte, dovrà scegliere se dare ragione alla
linea filo-Orban di Salvini o quella contraria di Di Maio. Fonti di
Palazzo Chigi prendono tempo, ricordando che comunque bisogna
aspettare il voto. Quindi, se e quando la procedura arriverà al
Consiglio Ue - concludono le stesse fonti - il governo italiano farà
le sue valutazioni. Prudenza anche da parte dei due alleati di
governo: malgrado l'oggettiva distanza tra le due posizioni, sia la
Lega, sia i Cinque Stelle cercano di smorzare ogni conseguenza
dell'evidente strappo.Appena si sono diffuse le prime indiscrezioni di
un voto pentastellato contro Orban, Matteo Salvini ha ricordato che
quel voto «non costituisce alcun problema»: «Ognuno è libero di
scegliere cosa fare.

La Lega in Europa sceglie per la libertà». Anche
i Cinque Stelle diluiscono il significato politico del loro voto
contro Budapest, mettendo Orban sullo stesso livello degli altri
leader europei. «Per noi - ricordano gli europarlamentari M5s - Orban,
Macron, Merkel e Junker sono fatti della stessa pasta. Hanno lasciato
sola l'Italia perché non aprono i loro porti e non accettano i
ricollocamenti dei migranti. Il M5s è in Europa per difendere gli
interessi degli italiani!».

In più, i Cinque Stelle sottolineano che
il voto sull'Ungheria non è nel Contratto di governo. Dunque,
maggioranza divisa a Bruxelles, ma attenta a smussare ogni spigolo a
Roma. Dopo i dissapori dei giorni scorsi, la maggioranza cerca di
trovare un punto di equilibrio sulla questione della chiusura
domenicale dei negozi. Al termine di una lunga riunione dei suoi
esperti economici, la Lega propone la possibilità di stabilire 8
aperture l'anno, anche con l'intesa con le Regioni.

Voglia di
raggiungere un accordo anche sulla questione della Tap e della Tav. Il
ministro dell'Economia, Giovanni Tria spera di trovare un'intesa:
«Personalmente spero che si facciano, che il problema si sblocchi, che
ci sia una soluzione, anche perché si tratta di grandi collegamenti
internazionali», osserva alla Summer School di Confartigianato.
Qualche schiarita anche sul fronte ancora aperto della Rai. Com'è
noto, all'interno del centrodestra, nelle settimane scorse s'è
registrato un duro braccio di ferro sulla presidenza da affidare a
Marcello Foa, fortemente voluta dalla Lega e sinora osteggiata da
Forza Italia.

Da giorni le diplomazie dei due partiti sono al lavoro
per organizzare un vertice tra Salvini e il Cavaliere per trovare la
quadra su questo dossier, assieme alla questione delle candidature
unitarie alle regionali. Incontro che sinora non s'è realizzato. Ma
nel giorno in cui a Strasburgo Forza Italia vota con la Lega a favore
di Orban, Salvini ostenta ottimismo: «Conto di vedere Berlusconi nelle
prossime ore perché c'è un'azienda che ha voglia di correre e di
crescere. Credo ci sia la possibilità di trovare un accordo».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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